*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 65798 ***

LA SIGNORA MORLI
UNA E DUE


MASCHERE NUDE

TEATRO DI LUIGI PIRANDELLO

LA SIGNORA MORLI
UNA E DUE

COMMEDIA IN TRE ATTI

FIRENZE
R. BEMPORAD & FIGLIO — EDITORI
Via Cavour, 20


PROPRIETÀ LETTERARIA
DEGLI EDITORI R. BEMPORAD & FIGLIO

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l’Olanda.

Copyright 1922 by R. Bemporad & F.

1922. — Prato, Tip. Giachetti, Figlio e C.


[1]

PERSONAGGI

Il primo e il terzo atto si svolgono a Firenze, il secondo a Roma. — Oggi.

[3]

ATTO PRIMO

SCENA

Ricco salotto in casa dell’avvocato Carpani. La comune è nella parete di fondo, verso sinistra. Due usci laterali. Quello a destra dà nello studio del Carpani.

Al levarsi della tela, la scena è vuota. Entrano dalla comune Lisa, vecchia domestica con la cuffia e gli occhiali, stupida e pedante, e Ferrante Morli, bell’uomo, forte, sui quarantacinque anni, sbarbato, con folti e ricci capelli, già tutti grigi, vestito con eleganza un po’ abbondante, all’americana. È in preda a una viva ansietà, ma si sforza di dominarla. Questo sforzo lo fa apparire più d’un po’ strano e distratto.

Lisa

(dando passo sulla soglia a Ferrante)

Ecco, entri qua. Chi debbo annunziare?

Ferrante

Ah, sì.... Pedretti, l’ingegner Pedretti. Sono tutti in casa?

Lisa

Dice anche la signora?

Ferrante

(con foga)

La signora, già! (contenendosi) Anche.... anche la signora.

[4]

Lisa

Sissignore. Credo che sia in casa. Ma lei, scusi, con chi vuol parlare propriamente?

Ferrante

(in fretta)

Con l’avvocato, con l’avvocato.

Lisa

Va bene. S’accomodi. Vado ad annunziarla. — Ha detto, mi pare....

Ferrante

Che cosa? — Niente.

Lisa

No. Il nome, scusi. L’ingegnere, come ha detto?

Ferrante

(senz’imbarazzo, cercando di ricordare)

Ah, Pe.... Pedretti mi pare d’aver detto.

Lisa

(lo guarda stupita, come se domandasse: «Ma come! Non ne è sicuro?»)

Ferrante

(notando lo stupore, con stizza)

Non si confonda, per carità! Sono un po’ distratto.

Lisa

Ingegnere?

[5]

Ferrante

(sbuffando)

Dio mio, l’avvocato non mi conosce! (Poi, di scatto, come per darle una lezione) Lei, scusi, come si chiama?

Lisa

Io? Lisa.

Ferrante

E che vuole che importi a me che non la conosco, che lei si chiami Lisa, o che si chiami, poniamo, Beatrice? — Dica che c’è un signore che vuol parlargli, e basta così!

Lisa

Eh, lo so; ma è che il signor avvocato mi rimprovera quando non so ripetergli con precisione i nomi dei signori clienti. — Pedretti.... l’ingegner Pedretti....

Così dicendo quasi tra sè, s’avvia verso l’uscio a destra; fa per picchiare con le nocche delle dita, ma se ne trattiene, perchè dall’uscio a sinistra irrompono gridando e ridendo, Aldo e Decio, entrambi sui diciott’anni, elegantissimi; in maniche di camicia, con le racchette in mano.

Aldo

(tenendo in una mano dietro la schiena una palla di tennis, che Decio vorrebbe strappargli)

No, no! Non te la do! non te la do!

[6]

Decio

Ma tocca a me ora, scusa!

Aldo

No! Tu non l’hai ripresa! Non te la do!

Decio

Sfido, me l’hai buttata male! Dammela! dammela!

Lisa

(che s’è turate le orecchie allo schiamazzo, alzando ora le braccia e facendosi avanti)

Per favore, non mi fanno sentire se il signor avvocato risponde!

Ferrante

(non riuscendo più a dominarsi fin dall’irruzione dei due giovanotti, facendosi avanti anche lui e dicendo quasi a sè stesso, sospeso e sorridente, con gli occhi ora all’uno ora all’altro)

Vorrei indovinare.... vorrei indovinare....

Decio

(con sorpresa, scorgendo ora soltanto il visitatore e rivolgendosi ad Aldo)

Oh! E chi è il signore?

Ferrante

(c. s.)

Vorrei indovinare.

[7]

Aldo

(stordito)

Che cosa?

Lisa approfitta di questa pausa per picchiare all’uscio a destra. Poco dopo lo aprirà e andrà via, richiudendolo.

Ferrante

(ponendosi davanti l’uno e l’altro giovanotto e seguitando a guardarli con ansietà sempre più viva e commossa)

Ecco.... mi permettano.... così accanto.... (Poi, dopo aver guardato ancora, bene, l’uno e l’altro negli occhi, posando una mano sulla spalla di Decio, gli domanda:) Aldo? sei tu?

Aldo

No, scusi: sono io.

Ferrante

(deluso, che la così detta «voce del sangue» lo abbia tradito)

Ah — lei?

Aldo

(ridendo)

Oh bella! E perchè, se Aldo era lui (indica Decio), gli dava del tu, e, sapendo che sono io, mi dà del lei?

Ma Decio all’improvviso, approfittando della distrazione di Aldo, gli strappa la palla di mano. Tutt’e due, allora, gridando, prendono a inseguirsi, girando attorno a Ferrante.

[8]

Decio

Ah! Eccola, me la riprendo!

Aldo

No! Questo è un tradimento!

Decio

Te l’ho fatta! Te l’ho fatta!

Aldo

No! Ridammela! Ridammela!

Ferrante

(sorridendo tra i due, sballottato)

Signori miei.... signori miei....

A questo punto, l’uscio a destra si spalanca e ne vien fuori l’avvocato Lello Carpani, irritatissimo. È anch’egli sui quarant’anni, molto posato, avvocato di grido, che sa come bisogna comportarsi per farsi valere. Sarebbe, o vorrebbe essere ben altro, se non stimasse pericoloso abbandonarsi alle velleità letterarie della sua prima giovinezza piuttosto romantica. La quale s’intravede ancora da certi mezzi sorrisi, e da come si passa la mano sui capelli, ch’eran tanti e che sono pochini ormai, ma ben rassettati, con la scriminatura da un lato e un ciuffetto sulla fronte. La posizione. Tutte le apparenze da sostenere e da rispettare. E come si fa, Dio mio! È pur necessaria questa grande serietà, che contiene tanta segreta malinconia.

Lello

Ma Aldo, vergogna! A un signore in visita....

[9]

Aldo

(a Ferrante)

Oh, già! Scusi. — M’ha strappato la palla, ha visto?

Ferrante

Ma io godo moltissimo....

Lello

No, la prego: non dica così, perchè è una vera indecenza....

Aldo

Hai ragione, papà. Torno a chiedere scusa al signore.

Lello

Ti prego di tacere. Basta a denunziare la tua sconvenienza il fatto che mi giuochi a tennis in camera!

Aldo

No, permetti?

Lello

Basta così!

Aldo

M’accusi di sconvenienza.... Ti prego di guardare! (S’accosta d’un balzo a Decio e gli strappa di mano la racchetta per mostrarla a Lello insieme con la sua). Di chi sono queste racchette?

Lello

Che vuoi che sappia di chi sono!

Aldo

Questa, della mamma; e questa di Muci.

[10]

Lello

(scattando)

Ma che Muci! Si chiama Titti!

Aldo

Titti, sì: muci-muci — Me le ha lasciate in camera; con la palla. Non c’è caso che a me sarebbe venuto in mente di giocarci, senza questo disordine. E di’ tu, Decio, dov’erano posate?

Decio

(ipocrita)

Ma.... non so se debba dirlo....

Aldo

No, dillo! dillo!

Decio

Eh.... veramente.... sul letto....

Aldo

Hai capito? Con la palla! Cose che non dovrebbero essere ammissibili in una ragazza governata da Miss Write. Signore, la ossequio. — Vieni Decio!

Via tutti e due dall’uscio a sinistra. Lello resta male.

Ferrante

Eh, la gioventù!

Lello

(pigiando sulla parola)

D’oggi! Che vale quanto dire arroganza, impudenza, petulanza!

[11]

Ferrante

Anche quella di jeri, là!

Lello

No, prego! Sono stato anch’io giovane, e mi sentirei, creda, d’esser tuttora giovanissimo; ma gli eccessi, proprii della gioventù, erano, almeno per me, di ben altro genere.

Ferrante

Secondo nature. Mi sa che quel giovanotto debba tener molto da suo padre.

Lello

(impuntandosi)

Ah, lei è a conoscenza che non è mio figlio?

Ferrante

Sì. So che....

Lello

Ha conosciuto forse il padre?

Ferrante

Sissignore. E vengo anzi, se permette, a nome di lui....

Lello

(tirandosi indietro e quasi parando con la mano la notizia inattesa)

Di lui? Che dice? Di Ferrante Morli?

Ferrante

Non s’allarmi, prego!

[12]

Lello

È ritornato?

Ferrante

Sissignore.

Lello

Ferrante Morli è ritornato? Ma come? dove? quando è ritornato?

Ferrante

Da sei giorni.

Lello

Da sei giorni? E dove? Qua?

Ferrante

Non qua. Ha mandato me. Si calmi, per carità; mi lasci dire.

Lello

(senza dargli ascolto, indietreggiando e squadrandolo)

Manda lei? E che vuole? Che cosa può pretendere dopo quattordici anni?

Ferrante

Ecco: niente! Vorrei che mi lasciasse dire....

Lello

Ma che mi vuol dire! che mi vuol dire! È uno scompiglio! Uno sconquasso, ora.... (casca a sedere). Uno ch’era sparito, lei lo capisce? cancellato dalla memoria, come se fosse morto....

[13]

Ferrante

(con strana espressione)

Ecco, precisamente.

Lello

(stordito, voltandosi a guardarlo)

Che, precisamente?

Ferrante

Quand’uno parte (come partì lui) e ritorna dopo quattordici anni....

Lello

(balzando di nuovo in piedi)

Si ha tutto il diritto di considerarlo come morto!

Ferrante

(con l’espressione di prima)

Ecco, precisamente.

Lello

Lei sa come se ne partì? Saprà anche, allora, che fui io a cavarlo dal carcere!

Ferrante

Ah no, questo, scusi....

Lello

Sissignore! Minacciato d’arresto....

Ferrante

Se ne partì....

[14]

Lello

(con forza)

Se ne fuggì! E allora lo cavai io, qua, da tutto quel groviglio d’imprese spallate, per cui non aveva veduto altro scampo, che nella fuga.

Ferrante

(turbato, ritenuto, come sospeso in una costernata meraviglia)

Ah, lei.... lei riuscì a chiarire la.... la situazione del Morli?

Lello

Io! sissignore!

Ferrante

Ma.... so che c’era anche un forte ammanco — distorsione d’altri, lei lo saprà — ma di cui purtroppo il responsabile era lui.

Lello

(mostrando di non volersi indugiare nella discussione risponde, seccato, come se per lui la cosa non avesse importanza)

Per quell’ammanco intervenne la moglie.

Ferrante

(facendo un violentissimo sforzo su se stesso per dominare lo stupore e la commozione)

La moglie? Come?

[15]

Lello

(c. s.)

Con la dote. Contro il mio parere, badiamo. Non avrei voluto a nessun costo.

Ferrante

(non riuscendo a nascondere il dolore e la commozione)

Ma sì! Fu male! Non doveva mai! (Con ansia): E allora.... allora la signora perdette la dote?

Lello

(dopo averlo osservato un po’; con freddezza)

No, non la perdette.... Ma lei forse ha da comunicarmi qualche cosa, per cui questa notizia la turba tanto?

Ferrante

(cercando di riprendersi per rimediare)

No.... è.... è che lui ignora, ignora affatto, che la moglie.... Mi disse anzi, ch’era sicuro, allontanandosi forse per sempre, ch’ella — almeno materialmente — mercè la dote che le restava intatta e cospicua, non avrebbe patito di quella sua rovina. (Di nuovo con ansia) Ma lei mi dice che non la perdette?

Lello

Grazie a me, non la perdette, caro signore. Se si fosse rivolta a un avvocato di meno scrupoli....

[16]

Ferrante

(con fervore di gratitudine)

Ne sono convinto! ne sono convinto!

Lello

(interpretando male quel fervore)

Oh, sa? tanto per prevenire qualche sottintesa ironia....

Ferrante

(subito)

Ma no! Per carità!

Lello

No, dico, se mai! posso dichiararle senz’ambagi che m’interessai tanto alla sorte della signora, abbandonata a ventitre anni, con un bambino di quattro, sola, bella, inesperta....

Ferrante

(con uno scatto inconsulto)

Inesperta, no! (poi subito, per rimediare) Per quanto io ne sappia!

Lello

Basta a dimostrarlo il fatto che voleva dar via, così senz’altro, la sua dote....

Ferrante

Ma potè anche essere per amore del marito....

Lello

Ah, sì.... questo sì.... difatti....

[17]

Ferrante

Mi duole — badi! — doverlo riconoscere, perchè il Morli.... — eh, lo conosco bene! «La vita, a chi resta; la morte, a chi tocca!» — era questo il suo motto; per significare che non dobbiamo più impacciarci di chi se ne va.

Lello

Precisamente! Ma non fu così per lui! E so io quel che dovetti penare per far valere — prima su quell’intenzione di sacrifizio; poi, a poco a poco, sui sentimenti della signora — quell’interesse che, come le dicevo, presi subito alla sua sorte (reciso, con forza), per amore, sì — non esito affatto, ripeto, a dichiararlo — per l’amore che mi nacque improvviso allora per lei — giovane anch’io.... (Subito); Badi però; poteva essermi di vantaggio ch’ella sacrificasse al marito scomparso la sua dote, e si riducesse povera e bisognosa d’ajuto e di sostegno. — Non volli! La difesi contro me stesso!

Ferrante

Ah, bello!

Lello

Le feci costituire la dote a garanzia dei creditori; domandai una dilazione per dipanare tutta quella matassa arruffata d’affari; mettere in chiaro le spese, coprir quell’ammanco.... — Un anno d’inferno! — Non certo — lei capirà — per salvare il signor Morli!

[18]

Ferrante

Ma giustissimo! Per salvare la dote!

Lello

La dote, sì, ma perchè lei potesse disporre di sè, non solo liberata da ogni difficoltà materiale, ma anche secondo la sua elezione, senza più nessun ostacolo a ricongiungersi, se voleva, col marito, richiamandolo a sè, in patria, senza più pericolo che fosse arrestato.

Ferrante

Bello! Ah bello! Bello!

Lello

No — ecco.... onesto; e — creda — non facile!

Ferrante

Se permette, io dico bello. — Onesto, mi scusi, se lei non avesse amato la signora.

Lello

Anzi perchè l’amavo!

Ferrante

Lei, sì; ma la signora? la signora, è chiaro che doveva ancora amar molto, molto suo marito!

Lello

(con stizza, subito)

Gliel’ho già detto io stesso, mi pare!

[19]

Ferrante

Appunto. E perciò bello! Lei, mi perdoni, forse non sentì tanto il bisogno dell’onestà, quanto di farsene bello di fronte a quell’amore di lei, quasi per sfidarlo col paragone tra la viltà del marito che se n’era scappato e codesta sua abnegazione che glielo ridava libero di ritornare a un suo richiamo.

Lello

Ebbene? Quand’anche fosse così?

Ferrante

Ah no, niente! Per chiarire la mia idea....

Lello

Ma nient’affatto! Perchè non m’arrestai qui, io, caro signore! Dopo averlo cavato dagli imbrogli, fui ancora io ad avviar tutte le ricerche possibili e immaginabili presso i nostri consolati per rintracciarlo all’estero e fargli sapere che poteva ritornare tranquillo a casa sua! Le ho detto perciò che io, io più di tutti, ho il diritto di considerarlo come morto!

Ferrante

Già! Ma veda, non era possibile, ch’egli avesse notizia di codeste ricerche....

Lello

Voglio essere franco in tutto. Contai su questa.... non dirò impossibilità....

[20]

Ferrante

Ma sì, impossibile! E del resto, quand’anche codeste ricerche lo avessero raggiunto, egli non sarebbe ritornato lo stesso. Perduto ogni credito, rovinato per colpa d’altri più che sua, non si sarebbe mai acconciato a vivere qua sulla dote della moglie.

Lello

Ma se ora è ritornato, scusi, prima della prescrizione di quella condanna che s’aspettava e per cui era fuggito?

Ferrante

È segno, lei dice, che deve aver saputo che nessuna condanna più pendeva su lui?

Lello

Mi pare!

Ferrante

Lo seppe, difatti, pochi mesi or sono; e s’affrettò a liquidare i suoi affari per il ritorno.

Lello

Ma sperando che cosa? Dopo....

Ferrante

(interrompendolo subito)

Ecco.... mi lasci dire! Dopo quattordici anni, lei vuol farmi osservare; spezzato ogni vincolo....

[21]

Lello

(con impeto)

Non si sarà mica aspettato che la moglie stesse ancora in attesa di lui! Da pazzo — una simile speranza! Perchè morta tutt’al più — ecco, morta — avrebbe potuto trovarla, se contava ch’ella fosse innamorata di lui fino al punto di poterlo aspettare per quattordici anni, così, senza saperne più nulla!

Ferrante

(dopo aver tentato parecchie volte d’interromperlo, invano)

Quel che dico io! Quel che dico io!

Lello

(c. s.)

Ma no, caro signore! Bisogna non aver niente qua (si picchia sul petto) per non immaginare che il cuore d’una donna innamorata, d’una moglie giovane, che si vede abbandonata da un momento all’altro, col suo bambino, avrebbe potuto schiantarsi, schiantarsi — come difatti rischiò di schiantarsi! — Questo lei non lo sa, caro signore, e che io mi dibattei nella disperazione per più di tre anni, a vedermela morire per un altro, che — spassi, estri, follie; uh! cinque anni di vita in comune, tutt’un giuoco d’artifizio: pim! pam! — Si fa presto così a prendersi tutta l’anima d’una donna! E ora lei viene a dirmi, calmo calmo, che quest’uomo non vuol niente!

[22]

Ferrante

Ha ragione! ha ragione, avvocato! Ma scusi, quando uno dice niente! Meno di così?

Lello

No, io rispondo a ciò che m’ha detto lei: che il signor Morli s’è affrettato a ritornare. — Ricco di nuovo, eh?

Ferrante

Sì, ricco....

Lello

E pronto, è vero, a riprendersi, come se non fosse avvenuto nulla, la moglie, il figliuolo....

Ferrante

Ma no, santo Dio! Pronto ad accettare, ritornando, tutto ciò che la sorte, i casi della vita gli avrebbero fatto trovare.

Lello

Glielo dico io che cosa gli hanno fatto trovare!

Ferrante

Ne è già informato....

Si presenta a questo punto sulla soglia della comune Lisa.

Lisa

Permesso, signor avvocato?

Lello

(voltandosi di scatto)

Che cos’è?

[23]

Lisa

C’è un signore....

Lello

Non posso, non posso dare ascolto a nessuno in questo momento. Chi è?

Lisa

(smarrita)

Il signor Filo.... Filoni....

Lello

Finali! Finali! Ditegli che torni più tardi. Via! (Lisa si ritira. — A Ferrante, con forza, riattaccando) Da undici anni la signora convive con me!

Ferrante

Sì sì, va bene.

Lello

No, aspetti! Trattata, considerata, rispettata da tutti come una legittima moglie!

Ferrante

E madre anche....

Lello

Sissignore, d’una ragazza che ha ora sette anni: mia figlia!

Ferrante

Va benissimo. Dunque....

[24]

Lello

No. Aspetti. Ho fatto da padre in tutto questo tempo al suo figliuolo — quel giovinotto che lei ha veduto e riconosciuto anche.... eccessivamente vivace come il padre — sì, purtroppo!

Ferrante

Tutte queste cose, le dico....

Lello

Aggiungo, no, aggiungo che profittando delle ricerche riuscite vane, trascorso il tempo che la legge prescrive per la ricomparsa del coniuge, avrei potuto anche regolare legalmente col matrimonio la situazione mia e della signora....

Ferrante

Ecco, già. E sarebbe stato bene, io credo, che lei lo avesse fatto.

Lello

Perchè? Per dare al signor Morli adesso la soddisfazione di farlo annullare?

Ferrante

Ma no, scusi, avvocato. Se sono qui per farle sapere che il signor Morli, informato di tutto al suo arrivo, vuole che tanto lei quanto la signora stiano tranquilli e sicuri ch’egli non darà la minima ombra e non farà nulla, da parte sua, per alterare le condizioni di vita che si sono stabilite durante la sua assenza....

[25]

Lello

Ah, per questo vorrebbe che io avessi anche legalizzato la mia unione? Le dico che per il solo fatto del suo ritorno il mio matrimonio, adesso, sarebbe annullato.

Ferrante

Già, ma io dico, veda, per la sua figliuola, avvocato. Non m’intendo di legge; ma ritengo che, annullato il secondo matrimonio contratto in buona fede per la scomparsa, come lei dice, del primo coniuge, i figli di questo secondo matrimonio, non perdono, è vero? il diritto della loro legittimità.

Lello

No, no!

Ferrante

Sarebbe iniquo! Ora, non avendolo lei fatto, la sua figliuola....

Lello

(prevenendo, dopo avere stentato a comprendere)

Già! È naturale.... Ora non potrei più farlo.... Ma questo importa fino a un certo punto. La mia figliuola è riconosciuta, e basta così. È donna; troverà marito.... Se fosse stato un maschio, forse, non mi sarei fatto scrupolo di richiamar la madre a considerare una condizione di fatto, su cui, capirà, per mia delicatezza, ho rifuggito sempre dal richiamarla.... — Non perchè non fossi sicuro di lei! Ma perchè.... [26] fare il nome di quell’uomo.... venire a un atto che importava, da parte di lei, così nell’incertezza, doversi considerare come vedova di colui.... — m’era odioso.

Ferrante

Ah, ecco....

Lello

Tanto più che non ne abbiamo sentito proprio bisogno per la stima ch’ella, grazie a Dio, gode intera, accanto a me, presso tutti. — (Riscaldandosi) È questo, è questo ora lo scompiglio vero, che mi porta il signor Morli col suo ritorno! Mi manda a dire che non vuol niente; che non darà la minima ombra! Ma come vuole che non ne dia ombra? — Col suo ritorno cangia tutto!

Ferrante

Ma no, perchè? Non cangia nulla.

Lello

Cangia tutto! Per forza! Finchè lui non c’era — passati ormai tanti anni — sparito — forse morto — la situazione della signora qua con me era diventata agli occhi di tutti quasi normale.

Ferrante

Già! Ma non vedo....

Lello

Come non vede? Ora diventa falsa, col marito di nuovo qua!

[27]

Ferrante

No, dico, scusi, non vedo che cosa possa farci lui.... il Morli....

Lello

E non la mette lui, adesso, in questa falsa situazione?

Ferrante

Non lui, scusi....

Lello

Lui, lui! Perchè avrebbe potuto ritornar subito! Questa situazione è stata determinata, provocata dal suo abbandono!

Ferrante

Già.... ma per impedirlo non credo che lei possa pretendere ch’egli arrivi fino al punto di sopprimersi!

Lello

Non pretendo questo! Penso alla reputazione della signora!

Ferrante

Capisco! capisco!

Lello

Non negherà che ora ella si troverà a convivere, davanti a tutti, con un uomo che, legalmente, non è suo marito.

[28]

Ferrante

Ma questo è di fatto, scusi!

Lello

Nossignore! Di fatto, finora, questo marito non esisteva; nessuno ci pensava più! Ero io, per tutti, di fatto il marito! Ora invece, con lui di nuovo qua....

Ferrante

(stringendosi nelle spalle)

Che vuole che le dica.... Mi dispiace....

Lello

(non riuscendo a darsi pace)

È stata da anni, da anni, la mia cura più assidua.... Tutta la mia passione per questa donna.... (andando innanzi a Ferrante, quasi aggredendolo). Sa! avrei saputo farle anch’io, le follie, quelle che forse a lei un tempo piacevano, nel marito! — Nossignori: frenarla, comporla, questa passione, per guadagnarle con la correttezza di tutte le forme, il rispetto della società. — Ora viene lui, e addio! — Io divento l’amante. — Questa donna, ha il marito, e convive con l’amante!

Ferrante

Lei se n’ha per male, scusi, come se l’amante, intanto, non fosse lei!

Lello

Nossignori! Perchè per me, ormai è come una moglie!

[29]

Ferrante

Appunto.... Ma mi pare che tra lei e il marito, questo fatto dovrebbe più dispiacere al marito, che a lei.

Lello

Ma che vuole che dispiaccia a lui, se mi manda qua uno a dirmi che non glien’importa nulla!

Ferrante

Ah no! no! che non glien’importi nulla, signore, io non gliel’ho detto! Il Morli è disposto....

Lello

A ripartirsene?

Ferrante

No! Ah, no! Basta! Quanto a ripartirsene, stia sicuro che non se ne riparte più!

Lello

E allora? — Disposto a che cosa? — Ma dunque vede che è vero, lei che mi diceva di no?

Ferrante

Io? Che cosa?

Lello

È pazzo! È pazzo! Ah, è venuto anche sul serio con l’intenzione di riprendersi la moglie?

Ferrante

Ma no!

[30]

Lello

(senza dargli tempo)

Aspetti! aspetti! Abbia pazienza un momento, caro signore!

Esce concitatamente per l’uscio a sinistra. Ferrante Morli resta interdetto e sospeso su quello che ora avverrà. — Poco dopo, dalla comune, si precipita la Titti — bella ragazzetta di sette anni — vestita di bianco come una farfalla — seguita dalla sua governante inglese Miss Write, giovane e bella, ma assiderata in una dolente rigidezza.

Titti

(accorrendo e abbracciando per di dietro Ferrante)

Buon giorno, papà, buon giorno! (Poi, tirandosi indietro, e irrigidendosi anche lei, come la sua governante, appena Ferrante le si mostra) Oh, prego, scusi!

Miss Write

Ma Titti!

Ferrante

Niente — bella bambina! (Ammirandola) Ah, deliziosa... — Ma guarda! Sai che somigli molto — molto — (volgendosi a Miss Write) — è curioso! — (riguardando la ragazza) — ma sì, a quel birbante che ti chiama muci-muci?

Titti

(alzando una mano come una bambola inorridita)

Ah!

[31]

Miss Write

Shocking. Non retto dire così, signore! (Rivolgendosi alla Titti) Make your compliments and let us retire.

Ferrante

(comprendendo molte cose sulle condizioni del figlio in quella casa, dice con ironia)

Ah, bene.... — Non credevo, scusi....

Rientra dall’uscio a destra Lello, seguito da Evelina. La signora Morli ha circa trentasette anni. È quale i casi della vita e la compagnia d’un uomo malinconico, posato e scrupoloso come Lello Carpani l’hanno ridotta: vale a dire seria, contegnosa, compresa del rispetto che una donna e una madre cosciente dei suoi doveri verso la società e la famiglia, deve ispirare con la sua dignità inappuntabile, temperata però da un misurato languore nello sguardo, nella voce, nei sorrisi, di nobile compatimento, ispirato da non si sa quale soave rimpianto lontano. Tutto questo, si badi, senza la minima ombra di affettazione, come una necessità naturale della sua convivenza col Carpani, la quale, senza concorso di volontà o di studio, abbia determinato istintivamente in lei questo suo modo d’essere, quasi che, volendo piacere all’uomo con cui convive, ella non abbia mai pensato di poter essere altrimenti. Penerà molto, però, in questo momento, a serbare questo suo naturale contegno, agitata com’è dalla notizia del ritorno del marito, ch’ella del resto riconosce subito nella persona di quel sedicente amico.

Titti

(accorrendo per abbracciare Lello)

Oh, eccoti finalmente!

[32]

Lello

(arrestandola)

No, Titti; vai, vai.... (Poi, mostrando la ragazza a Ferrante, con intenzione:) Ecco la mia (indica Evelina), la nostra figliuola.

Ferrante

(turbatissimo, guardando invece Evelina)

Ho avuto.... ho avuto il piacere d’ammirarla.

Titti

(accorrendo verso la madre)

Mamma sai? ho visto la signora Armelli. Ha detto che verrà con l’avvocato. Senti, mamma?

Lello

(a Titti)

Vai, vai, cara! (Ma vedendo che Titti, andata verso la madre, resta smarrita di fronte al turbamento di lei, esclama sorpreso, guardando Evelina). Che cos’è?

Evelina

(quasi per venir meno; tra sè, guardando e non volendo guardare Ferrante, dice, convulsa)

Ma.... la voce.... gli occhi.... (Poi, risolutamente arrossendo, impallidendo, quasi con un grido:) Ferrante?

Ferrante

(in un sussulto)

Eva!

[33]

Evelina

(con la smania di chi non vorrebbe smarrirsi, e si smarrisce; portandosi le mani alla faccia)

Oh Dio.... Dio mio.... (casca a sedere).

Lello

(a Ferrante)

Ah, come! È lei? Ferrante Morli?

Ferrante

Chiedo scusa.... (accostandosi a Evelina) No, Eva.... Su! su! Me ne vado subito.... Non ho saputo resistere alla tentazione di venire a vedere....

Evelina

(levandosi con franca fierezza)

Venire a vedere che cosa?

Ferrante

(quasi sorridendo, nel vederla così)

Ma no! Niente, Eva....

Lello

Qua bisogna venir subito, Lina, a una spiegazione!

Evelina

(combattuta, fremente, vedendo il marito così placido)

No! Basta! Che spiegazione? Non.... non c’è bisogno di nessuna spiegazione! (Accorgendosi che Titti è ancora lì, stupita, smarrita) Ma vai, vai, figliuola [34] mia.... — (Volgendosi a Miss Write) Mi pare che lei, signorina, avrebbe potuto portarsela anche di là!

Titti e Miss Write si ritirano per la comune.

Evelina

(a Lello)

Nessuno ha diritto di chiedere a me spiegazioni.

Ferrante

Ma io non ne ho chieste. È stato lui, Eva....

Evelina

Non so con quale ardire tu abbia potuto così.... all’improvviso, dopo tanti anni, presentarti qua....

Lello

Sotto veste d’un amico, sai!

Ferrante

(ancor sorridente, ma già cominciando a seccarsi sul serio)

Ma per non fare scene, Dio mio, come questa a cui tutt’a un tratto, senza ch’io potessi impedirglielo, ha voluto trarre qua te, Eva, e me.... — Ho rifuggito sempre dal farne! Tu lo sai!

Evelina

E perchè allora.... perchè allora sei venuto?

Ferrante

Ma l’ho detto a lui.... gliel’avevo già detto....

[35]

Lello

No, no, scusi, lei ha manifestato anche l’intenzione....

Ferrante

Nessuna intenzione, no! (Con scatto d’impazienza) Maledetto il momento che a uno viene l’ispirazione di fare un piacere agli altri!

Lello

Ah per lei è un piacere questo?

Ferrante

Ma sì, perchè mi sono preoccupato che v’arrivasse di sorpresa la notizia del mio ritorno, senza sapere con quali intenzioni fossi ritornato!

Evelina

Ma io ancora non le so, le tue intenzioni!

Ferrante

Nessuna! Eva! Nessuna, ti dico!

Evelina

Sarebbe inconcepibile, difatti, che tu potessi averne ancora qualcuna!

Ferrante

Avrei voluto, veramente, o scriverti, o mandare qualcuno. Decisi all’ultimo di venire io stesso, fidandomi che tu — anche se mi avessi visto — ormai, [36] dopo tant’anni, così.... tutto grigio, senza barba.... Mi hai invece riconosciuto subito!

Lello

(seccato di questo tentativo d’approccio familiare)

Aspetti, aspetti, scusi! Non è possibile! Se è venuto di persona.... qualche speranza, per lo meno....

Ferrante

Ma no, le dico! Nessuna speranza! Un desiderio, al massimo, di vedere.... Oh, perdio! mi sembra naturale infine....

Evelina

(subito, intuendo, con uno scatto quasi ferino)

Aldo tu dici?

Ferrante

Mio figlio!

Evelina

(c. s. tutta vibrante d’ira e di sdegno)

Ma che tuo figlio! Tuo figlio? Tu lo abbandonasti, lo lasciasti a me bambino, senza più curarti di lui....

Ferrante

(gridando più di lei, per interrompere la scena che lo secca enormemente)

Ma sì! ma sì! Va bene! Basta! Ora l’ho visto e me ne vado!

[37]

Evelina

(restando)

L’hai visto? Dove? Qua?

Ferrante

Poco fa; ma non temere! Non sa d’aver parlato con suo padre!

Lello

Ma lo saprà; verrà a saperlo! Non sarà possibile tenerglielo nascosto! — Ah, eccolo qua....

Entrano dall’uscio a sinistra Aldo e Decio. Aldo ha il cappello in capo, per uscire; Decio lo tiene in mano. Subito Evelina si lancia incontro al figlio, come per ripararlo.

Evelina

(frenetica)

No, no, Aldo! no! mio! mio soltanto! (Volgendosi come una belva a Ferrante). Se sei ritornato per questo, puoi andartene perchè non hai, non hai più nessun diritto su lui!

Aldo

(sbalordito)

Mamma, ma che cos’è? che dici?

Evelina

(seguitando, con foga crescente)

No! Nessuno! nessuno! perchè tu sei rimasto a me; t’ho cresciuto io, Aldo; io soltanto ho sofferto per te, e soltanto la tua mamma tu ti sei trovata accanto!

[38]

Aldo

(comprendendo e guardando l’estraneo)

Ma che.... che forse.... lui?

Evelina

(abbracciandolo, riparandolo)

No! Tu non devi neanche guardarlo!

Ferrante

(ad Aldo; impaziente e imperioso, vedendo ch’egli accenna di sciogliersi dal cieco abbraccio della madre)

Stai, stai lì!

Evelina

(voltandosi di nuovo contro di lui, senza lasciare il figlio)

Non c’è bisogno che glielo dica tu di stare qui!

Aldo

Ma no, mamma, aspetta! Non sono un bambino!

Evelina

(atterrita)

Come!... Che dici, Aldo?...

Aldo

Dico che.... preso così, scusami.... — Ho diritto anch’io di sapere....

[39]

Evelina

(subito)

No, niente, Aldo! niente! Perchè lo riconosce lui stesso di non avere nessun diritto su te! Ha detto che non vuole niente, e che se ne va! È vero?

Ferrante

(ridendo dell’agitazione di lei e della fretta di mandarlo via)

Ma sì! Calmati! Calmati! Non voglio niente!

Evelina

(subito)

Te ne puoi dunque andare!

Ferrante

Ecco, me ne vado....

Aldo

(risolutamente staccandosi)

Aspetta, mamma! Ti dico che io voglio sapere!

Lello

(a Ferrante)

Ecco, vede? vede? lei che non vuol niente!

Ferrante

(a Lello)

Io? Ma no! È lui! (indica Aldo).

[40]

Evelina

(al figlio)

Che vuoi sapere? Non ti basta quello che sai?

Aldo

Sì: quello che m’hai detto tu. Ma forse egli avrà ora esposto qua le ragioni per cui, per tanti anni, non s’è fatto vivo!

Ferrante

Ah no, caro, nessuna ragione! nessuna!

Aldo

Ne avrai avute!

Ferrante

Nessuna, davanti a tua madre che grida, giustamente, perchè l’abbandonai con te, bambino.

Evelina

(interrompendolo)

E non è forse vero?

Ferrante

Sì, e dico infatti «giustamente!»

Aldo

Ma davanti a me?

Evelina

Ah no, nient’affatto! Ci devo esser io!

[41]

Ferrante

(ridendo)

Temi che inventi? — Ma no! Perchè tu stia tranquilla, eccole qua a mio figlio spicce spicce, le mie ragioni. Volli abbandonarvi tutt’e due. Te e lei! Per andare a divertirmi! Va bene così?

Evelina

Ah no! Perchè così tu vuoi fargli supporre....

Ferrante

(con scatto d’impazienza)

Ma se non voglio averne per lui! non lo capisci? Prima di tutto perchè credo con te, che per lui debbano valere soltanto le tue; e poi perchè non ammetto che debba giudicarmi mio figlio!

Lello

Ma egli ha pure tutto il diritto di sapere....

Ferrante

(subito, interrompendo)

Nossignore! Perchè io non gl’impongo, nè gli chiedo di venirsene con me! — Potrei dirle a lei (indica Evelina), se mai, le mie ragioni; ma me ne guardo bene! — Io posso riconoscere le sue e accettarle in pace, — lei, le mie, no — per forza! (Volgendosi subito a Evelina) Perchè tu, Eva, hai ora — qua, lui (indica Lello) — e di là, tua figlia! — Due fatti, contro cui non potrebbero mai valere le [42] mie ragioni, fossero pure le più giuste e le più vere! — Dunque, basta! — Me ne vado.

Aldo

E non pensi, che queste che sono ragioni per lei....

Evelina

(cercando d’interromperlo)

Ma che dici?

Aldo

(forte, reciso)

Lasciami dire, ti prego, mamma! Tra te e lui, ci sono anch’io! — Dovete pure tener conto di me! — (A Ferrante) Tu non dovevi più ritornare, se volevi riconoscere e tener ferme soltanto queste ragioni di lei, nelle quali io non entro affatto!

Evelina

(con un grido)

Come non entri? Che dici?

Aldo

(pronto, con forza)

Ma sì, mamma, scusa! Se son lui (indica Lello) e la Titti le tue ragioni, quelle ch’egli accetta, — io non c’entro; io ne son fuori!

Evelina

(subito, con forza)

E che forse la Titti m’ha impedito d’esser mamma anche per te?

[43]

Aldo

(tentando d’arginar quella foga, dolcemente)

No, no, mamma!

Evelina

(c. s.)

Quando? quando mai? Sono stata tutta per te; tutte per te le mie cure!

Aldo

(c. s.)

Sì, sì....

Lello

Questa è ingratitudine!

Evelina

E anche lui (indica Lello) è stato per te un padre affettuoso!

Aldo

Ma sì! va benissimo! E gliene sono grato! — Ma considera la mia situazione, ora, con lui qua! (indica Ferrante).

Lello

Ah, questo sì, è giusto. Gliel’ho detto anch’io! Giustissimo!

Evelina

(stordita, non aspettandosi quest’approvazione da parte di Lello)

Come? Che dici, giustissimo?

[44]

Aldo

Ma sì, mamma: se mio padre è tornato, ti par giusto ch’io stia qua ancora con lui? (indica Lello; poi, scorgendo per caso Decio di cui s’era scordato) È vero, Decio? Non ti pare? Su, su, di’! tu puoi giudicarne meglio d’ogni altro, da estraneo....

Decio

Ma no.... io.... chiedo scusa....

Aldo

No, no. — Di’, di’ francamente.

Decio

Ma io non so....

Lello

È inutile! è inutile! Perchè è proprio così, Lina tuo figlio ha ragione!

Aldo

Finchè mio padre non c’era....

Lello

Anche la nostra situazione, adesso, gliel’ho fatto notare (indica Ferrante) diventa falsa, con lui qua, agli occhi di tutti. — E tuo figlio naturalmente....

Evelina

Ma se finora c’è stato, qua con noi!

Lello

Sì; finchè non si sapeva nulla di lui, neppure se fosse in vita!

[45]

Evelina

(ad Aldo)

Ma se lui, Dio mio, lui stesso te lo dice, di rimanere con me!

Ferrante

O se no, me ne riparto....

Lello

(con uno scatto di sincerità)

Ecco! Bene! Dovrebbe far questo, lei!

Aldo

(subito)

Sarebbe inutile! (Voltandosi a Ferrante) Te ne riparti? Vengo con te; e sarà peggio per lei!

Evelina

Ma allora sei tu, Aldo?

Aldo

No, mamma! Dio mio, non so come tu non te ne persuada! Tu te ne stai con lui (indica Lello) e con la Titti — com’è giusto. Ma è giusto allora che anch’io me ne vada con mio padre....

Ferrante

Volete lasciarmi dire due parole?

Evelina

Ecco che parla lui, adesso!

[46]

Ferrante

No, Eva, — con calma! con calma!

Evelina

Lo so che cosa vuoi dire! Che non essendomi bastato lui bambino, è vero? e avendo io ora un’altra figlia e lui (indica Lello)....

Ferrante

Ma non te ne fo un rimprovero!

Evelina

E intanto mi porti via il figlio, senz’aver mai fatto nulla per lui! (Voltandosi verso Aldo e abbracciandolo e stringendolo a sè con furia di disperazione) Non è possibile! Non è possibile, Aldo! Io non ti lascio andar via! Io non potrei più vivere; non potrei più vivere senza di te, figlio mio! Come puoi pensare d’abbandonarmi, d’abbandonar la tua mamma?

Aldo

Ma no.... vedi....

Evelina

Che vedo? Non capisci che viene a essere una condanna per me se tu te ne vai con lui, se mi lasci qua senza di te? E ti pare ch’io me la meriti, se lui stesso ti dice di no?

Aldo

Ma perchè condanna, mamma?

[47]

Evelina

Condanna! condanna!

Aldo

Ma nient’affatto! T’ho detto che è giusto! E se tu non pensassi soltanto alla tua situazione....

Lello

È certo che tu la renderai più falsa, andandotene.

Evelina

(con subitaneo contrasto, rivoltandosi contro Lello)

No, no! — Ha ragione! — Dice che io non penso alla sua! — Che penso alla mia, e non penso alla sua! — Ha ragione! — (Ad Aldo) No, non me n’importa, della mia — è che io non voglio perderti, Aldo!

Aldo

Ma perchè perdermi? Chi ti dice che mi perderai?

Evelina

Non starai più con me!

Aldo

Ma ci vedremo sempre....

Evelina

Come? dove? sei stato con me sempre, da piccino; e non lo sai, non lo sai tutto quello che ho sofferto; tutto quello che io feci anche per lui (indica Ferrante)....

[48]

Lello

(con fermezza, turbandosi)

Gliel’ho già detto, Lina!

Evelina

(subito)

Io non lo dico per lui; lo dico per mio figlio!

Ferrante

Ma Eva, scusa....

Evelina

(di scatto, dura, aggrottata)

Che vuoi tu?

Ferrante

Non per mio figlio; ma per te....

Evelina

Non voglio saper più nulla, io!

Ferrante

Ma non intendo parlare di te, come sei ora!

Evelina

Di quello che fui, in me, non c’è più traccia!

Ferrante

Non è vero! Ah! non è vero! Lo so per prova! Lo credetti anch’io, quando volli troncar tutto, di netto, fuggendo come un pazzo, senza lasciare più, apposta, nessuna traccia di me! — Scusa, tant’è vero, che t’è bastato risentir la mia voce, e sei cascata lì a sedere....

[49]

Evelina

Ma sfido!

Lello

Mi sembra perfettamente inutile....

Ferrante

Inutilissimo! inutilissimo! Ma per mandare così una voce — a quattordici anni di distanza — a una certa piccola Eva folle....

Evelina

Folle, sì! folle! folle!

Ferrante

Non rimpiangere, saresti ingrata!

Evelina

Ma lo scontai!

Ferrante

Questo sì! Ma anch’io! E peggio di te! Non rimpiangere! Per questo, capisci? volli sparire. Quando una vita, come quella che vivemmo tu e io, per cinque anni, crolla — è tale il crollo, che: basta! serrare i denti! sparire! — So quello che volesti fare per me! Una pazzia.... Se il mio unico pensiero era stato quello di salvare almeno te e lui (indica Aldo) — così, proprio così come ho fatto — sparendo! — Vedi che, sì — avrai sofferto — ma non t’è finita male.... Con me, se fossi ritornato, sapendo a tempo dell’opera sua (indica Lello) — immagina che vita sarebbe stata.... Diversi, non si può essere se non [50] con gli altri. — Tu, con lui.... (indica di nuovo Lello) — ma diversi noi due, Eva — dopo essere stati com’eravamo — no, ah! sarebbe stato per me una cosa impossibile! meglio niente!

Aldo

Avresti potuto pensare che c’ero io, anche.

Ferrante

No! Anche per te, anche per te — meglio! Dopo quanto avvenne, per colpa d’altri, ma certo anche per il disordine mio — t’avrei fatto male e non bene, restando! (Subito cangiando tono, calmo, arguto, sorridente, per richiamare ai fatti) — Signori miei, insomma, io v’ho trovati qua in perfettissima pace. Mi pare che voi adesso rimpiangiate, non la mia fuga di tanti anni fa, ma ch’io sia ritornato!

Lello

Appunto! appunto! — guastando tutto, con questo ritorno!

Ferrante

Vediamo di guastare il meno possibile! Sono qua per questo.

Evelina

(ad Aldo)

Dunque, tu vuoi andartene con tuo padre? Bada che io non so.... non so come farò.... quello che farò, se tu te ne vai....

[51]

Aldo

Ma se ti dico che ci vedremo sempre....

Evelina

Voglio sapere dove!

Lello

Già, perchè.... (rivolgendosi a Ferrante) spero che lei non penserà di domiciliarsi qua, nella stessa città....

Ferrante

Ah, no.... certo....

Lello

Sarebbe una condizione per me, per lei (indica Evelina) intollerabile!

Ferrante

Stia tranquillo. Non mi domicilierò qua certamente.

Evelina

E dunque, come sarà questo sempre?

Aldo

Ma si vedrà, mamma.... Combineremo....

Evelina

No, no! — Ora! — Lo voglio sapere ora! lo voglio sapere prima! — Non verrà fuori che tu non potrai più venire qua perchè io sto con lui! (indica Lello, guardando come a sfida, Ferrante).

[52]

Ferrante

(sorridendo)

Ma non ti rivolgere a me. Io non dico niente! Fate voi! Fate voi!

Lello

(schizzando stizza; irritato, non si sa se dalla gelosia o dal dispetto di vedersi tutto scombinato)

Comoda, ah, comoda, la sua parte!

Ferrante

E dalli! Ma non me lo dica lei, almeno, scusi!

Lello

Glielo dico io, sissignori, glielo dico io!

Ferrante

Oh bella! Ma abbia pazienza, si rende un po’ conto perchè la cosa le sembra così?

Lello

Ma perchè è così! Non crede che sia comodo lasciar fare agli altri dopo aver messo tutto sossopra?

Ferrante

Nient’affatto. Guardi. Le sembra così, perchè io proprio non voglio nulla, neanche mio figlio; di fronte a lei che invece vorrebbe tutto.

Lello

Io?

[53]

Ferrante

Sissignore. Tutto. Come se io non solo non ci fossi, ma non fossi mai stato nessuno nè per questa donna, nè per questo ragazzo. Bene. Io faccio come vuol lei, cioè appunto come se non ci fossi; ed ecco che lei se n’irrita e se la piglia con me. — Se la pigliasse almeno con lui! (indica Aldo) — Quantunque per esser logico, lei, dovrebbe riconoscere che mio figlio, qua, non dovrebbe metter più piede.

Lello

(stordito)

Come per esser logico?

Ferrante

Ma sissignore! Perchè lei si dà pensiero delle false situazioni e della buona reputazione, solo quando fanno comodo a lei. Bene. Voglio darmene pensiero anch’io. E posso pretendere — poichè il marito sono io, infine, io e non lei — posso pretendere che mio figlio, qua, non metta più piede!

Evelina

(subito, costernatissima)

Ah, vedi? vedi?

Ferrante

(scoppiando a ridere)

Ma no! ma no! Stai tranquilla, cara! Non pretendo nulla, io! — Non posso soffrire la pedanteria, [54] lo sai! — Povera piccola Eva, sei diventata accanto a lui una brava saggia mammina feroce. Ti ricordi? Iviù! (farà questo grido, che evidentemente era il modo con cui un tempo la chiamava, con una strana luce negli occhi e alzando tutte e due le braccia) E tu mi saltavi al collo.

Evelina, che durante tutta la scena ha cercato di nascondere il vivo e profondo turbamento richiamandosi di continuo alla sua malinconica e austera dignità, tanto più soffusa d’una cert’aria di comicità, quanto più in lei vuol essere sincera, e che nella difesa del figlio ha messo tanta aggressività contro la sorridente remissione del marito, perchè in questa aggressività trovava anche una difesa contro il suo proprio turbamento, ora a quel grido di lui, per nascondere ancora una volta questo turbamento, ricorre a un fiero atto di sdegno.

Ferrante

(subito, notando quest’atto)

No! Basta.... Scusami.... Mi pare impossibile che, pur essendo all’aspetto quasi la stessa, tu sii divenuta un’altra, così....

Evelina

(non potendone più)

Ma insomma!...

Ferrante

Basta, basta, sì.... Me ne vado. Non c’è da far tragedie, come vedete, disposto come sono alla massima condiscendenza. Tuo figlio se ne starà con te, con me, come vorrà. E standosene con me non soffrirà, [55] perchè ho pensato per lui, credi, più che non paja. Da questo bel giovanotto (posa una mano sulla spalla di Decio) mi farete sapere quello che stabilirete fra voi due: dove, come e quando vi volete vedere; e non ne parliamo più....

Fa per avviarsi, con Decio, quando sulla comune si presenta la Signora Armelli, sui trent’anni, molto ritinta e riccamente abbigliata.

Signora Armelli

Permesso?

Evelina

Oh, Lucia. Vieni, vieni.

Ferrante

(piano a Decio)

Su, su, andiamo, andiamocene, noi due! (Saluta con la mano Aldo, e inosservato dagli altri esce con Decio, approfittando della visita sopravvenuta).

Signora Armelli

(a Lello)

C’è mio marito in automobile che la aspetta giù, avvocato, per andare.... non so, al convegno per la causa....

Lello

(imbarazzatissimo)

Già! Ma non è possibile, vede? (Voltandosi a cercar nella stanza Ferrante) Dov’è? Se n’è andato?

[56]

Signora Armelli

(stordita)

Chi?

Lello

Niente niente. Scenderò io stesso giù a portare a Giorgio le carte e a dirgli che faccia lui, perchè per oggi io non posso.... non posso.... (Esce di fretta per l’uscio a destra).

Signora Armelli

Oh Dio, ma che cos’è accaduto?

Evelina

Ah Lucia, che cosa! che cosa!... Vedi questo ingrato? (indica Aldo. — Poi volgendosi a lui) Perchè non te ne sei andato via subito con lui?

Aldo

Ma per carità, mamma.

Evelina

(alla signora Armelli)

Lo abbiamo cresciuto insieme, è vero, Lucia? E ora....

Signora Armelli

E ora?

Evelina

Hai veduto quel signore che si disponeva a uscire quando tu sei entrata?

[57]

Signora Armelli

Sì, col signor Decio....

Evelina

È mio marito!

Signora Armelli

(sbalordita)

Tuo marito?... tuo marito?

Evelina

Sì, che si porterà via con sè Aldo!

Signora Armelli

(con un grido subito represso)

Ah!

Evelina

E lui è felicissimo d’andarsene!

Signora Armelli

(sentendosi vacillare e accennando di portarsi le mani al volto, esclama quasi sotto voce)

Oh Dio.... Oh Dio.... (E mentre Evelina e Aldo accorrono a sorreggerla, casca su una sedia, svenuta)

Evelina

(guardando quasi impaurita il figlio)

Che cos’è?

[58]

Aldo

(confuso, premuroso chinandosi sulla svenuta)

Signora Armelli.... Dio mio.... signora Lucia.... (Poi, alla madre con un gesto espressivo delle mani) Mamma.... mamma.... va’, corri pei sali....

Evelina

(trasecolata)

Ma come, tu.... con lei? (E si porta le mani alle tempie, come a reggersi la testa che le va via davanti alla rivelazione d’una cosa così enorme e incredibile).

Aldo

(piano, con una certa stizza)

Anche per questo, vedi? è bene che io me ne vada.... — Su, corri, corri....

Evelina, con la bocca aperta, le mani per aria, fa per avvicinarsi, ma come se non sapesse più dove andare; poi si volta accora una volta verso il figlio come impaurita, ma Aldo con le mani le fa un atto iroso d’andare.

TELA

[59]

ATTO SECONDO

SCENA

Giardino della villa di Ferrante Morli a Roma. La villa è a sinistra; se ne scorge tra gli alberi la facciata, col portone aperto, a cui si sale per alcuni scalini d’invito, non più di cinque, che man mano si restringono fino alla soglia del portone. A destra è prima il cancello con un magnifico eucaliptus presso uno dei pilastri; poi, fino in fondo, la ringhiera che s’intravede di tra gli alberi, tutta coperta d’edera e di roselline rampicanti. Alberato è anche il fondo della scena, in parte sul davanti praticabile. Tra due alberi, un’altalena. In mezzo qualche tavolino e sedie e sedili da giardino.

Sono passati circa due mesi dal primo atto. È un dolcissimo pomeriggio d’aprile.

Sono in iscena il cameriere Ferdinando, sui cinquanta anni, in marsina, Toto, giovinastro equivoco, che accompagna una Giovane non meno equivoca, in cappellino, la quale viene a profferirsi per governante.

Ferdinando

Per me, se volete, entrate pure (indica il portone della villa). Ce n’è di là altre due che aspettano. (Osserva la giovane) Ma per dir la verità, non mi pare il genere...

[60]

Toto

(aggressivo e provocante, facendosi avanti)

Come sarebbe a dire, che non ti pare il genere?

La giovane

(tirandolo indietro, non tanto per metter pace, quanto per far vedere che basta lei sola)

Lascia, Toto; andiamocene. L’avviso del giornale diceva: «Donna eccepibile».

Ferdinando

(correggendo)

Ineccepibile! ineccepibile!

La giovane

E va bene! «Governo casa signore solo».

Ferdinando

Già, ma vedete, qua, propriamente, questa donna non la vorrebbero nè il signore nè il signorino....

La giovane

(interrompendo)

Ah, come? c’è pure il signorino?

Ferdinando

Sì; ma questo per voi non vorrebbe dire, perchè «solo» anche lui. Meglio anzi!

Toto

(c. s.)

Oh! Che discorsi fai? Bada come parli!

[61]

Ferdinando

No; faccio per dire adesso!

Toto

(interrompendo, agitando un giornale che tiene in mano aperto)

Ma allora perchè mettono l’avviso sul giornale e fanno incomodare le persone a venire fin qua?

Ferdinando

Abbiate pazienza. Lasciatemi finire. La governante la vorrebbe la signora.

Toto

(subito, scattando)

Che? La signora?

La giovane

(c. s., quasi contemporaneamente)

Senti senti, che scappa fuori adesso anche la signora!

Si sente sonare il campanello del cancello.

Toto

(alla donna, tirandola via con sè)

Vieni via! vieni via!

Ferdinando

(accorrendo verso il cancello)

Un momento.... aspettate un momento....

Ferdinando apre il cancello. Entrano la Vecchia zia, grassa, ciabattona, e la Nipote, sui trent’anni, molto formosa ma finta modesta.

[62]

La vecchia zia

È qua che cercano la donna per un signore solo?

Ferdinando

Qua, entrate.

Toto

(subito, alle due nuove arrivate)

Ma non date retta!

La giovane

(sulle mosse d’andar via con Toto)

Questo si chiama ingannare la gente. Dicono «signore solo», e poi viene fuori che c’è pure la signora!

Ferdinando

Ma no!

La vecchia zia

Come? La signora?

La giovane

(rispondendo a Ferdinando)

L’avete detto voi!

Ferdinando

Se non mi lasciate spiegare! — La signora c’è e non c’è.

Toto

E che «solo e solo» allora, me lo dici? se ci ha l’amante che va e viene?

[63]

Ferdinando

Ma non è l’amante, è la moglie!

La giovane

La moglie che va e viene?

Ferdinando

È venuta per qualche giorno, e ora se ne riparte.

La vecchia zia

Perchè non sta con lui?

Ferdinando

Sta fuori.

La giovane

(con un riso sguajato)

Ho capito! Ce l’avrà lei allora, l’amante.

La vecchia zia

E come? e lui, il marito?...

Ferdinando

Io non so niente. So che la Signora, prima di partire, vorrebbe lasciar qua per il governo della casa una donna.... ma....

La giovane

(subito, facendogli il verso)

Incepibile! (E scoppia di nuovo a ridere, c. s.)

[64]

Ferdinando

Posata.... anziana....

Toto

(afferrando con una mano e tirando a Ferdinando il bavero della marsina)

Per tua regola, quando sull’avviso si mette come ci sta scritto qua.... (s’interrompe e lo guarda negli occhi) Ci siamo intesi! (Poi, subito, rivolgendosi alla giovane e tirandosela via con sè) Andiamo via!

Escono tutt’e due per il cancello.

La vecchia zia

Eh già. Se prima mettono una cosa, e poi ne vien fuori un’altra....

Ferdinando

Ma no! (Piano, con uno sguardo d’intelligenza) Si capisce che cosa cercavano quei due là, lei per un verso e lui per l’altro. Ma voi entrate. La signora starà poco a venire. Voi mi sembrate adatta.

La vecchia zia

Io? Ma che! Non mi metto mica a servizio io....

Ferdinando

(squadrando la nipote)

Ah, è allora per....

La vecchia zia

Per questa mia nipote qua, buona come il pane.

[65]

La nipote

(con gli occhi bassi)

Già.... ma se c’è la signora....

Ferdinando

(spazientito)

Oh, insomma, entrate, se volete, e come verrà la signora, ve l’intenderete con lei.

Suona di nuovo il campanello del cancello.

Ferdinando

(accorrendo ad aprire e indicando l’entrata della villa alle due donne)

Di là, di là....

La vecchia zia

(alla nipote)

Vediamo prima che signora è.... (Si dirigono verso il portone aperto della villa, a sinistra, ed escono)

Ferdinando intanto apre il cancello, ed entra l’avvocato Giorgio Armelli: media statura, piuttosto grasso; sessant’anni; capelli bianchi, corti, tagliati rigorosamente a spazzola; viso acceso, occhietti acuti, baffi neri, insegati e ritinti, ritinte anche le sopracciglia; tiene sempre rigida la nuca, come per un torcicollo fisso; è compitissimo, elegantissimo, parla piano, spiccando tutte le sillabe e porgendo quasi a una a una le parole con l’accompagnamento d’un gesto delle dita a chiocciolino.

[66]

Ferdinando

Scusi, il signore?

Armelli

Sono l’avvocato Giorgio Armelli. Vengo da Firenze. Vorrei parlare con la signora Lina.

Ferdinando

La signora Lina? Non sta mica qui....

Armelli

Come non sta qui?

Ferdinando

Qui non ci sta nessuna signora Lina.

Armelli

Ma come? Non è la casa del signor Morli, questa?

Ferdinando

Sissignore.

Armelli

E dunque! La signora si chiama Lina.

Ferdinando

No, sa. La signora qua si chiama Eva.

Armelli

Lina! Lina! Volete insegnarlo a me?

[67]

Ferdinando

Potrei giurare, signore, d’averla sentita chiamare sempre Eva dal marito.

Armelli

Ah! Ho capito. Perchè veramente.... sì sì.... Evelina, ecco, si chiama Evelina.... Si vede che il marito ne avrà presa la prima parte, e la chiama Eva. Noi a Firenze la chiamiamo signora Lina.

Ferdinando

Scusi; io non sapevo....

Armelli

Chiarito l’equivoco — basta! — E così, dunque?

Ferdinando

Per il momento la signora non è in casa.

Armelli

(meravigliato)

Ah no? E come? Col figlio.... (Rimane in sospeso e costernato)

Ferdinando

(interpretando a suo modo la sospensione)

Sissignore, col figlio e il marito; sono usciti per una passeggiata a cavallo.

[68]

Armelli

(strabiliando, a due riprese)

Una passeggiata?... A cavallo?...

Ferdinando

Sissignore.

Armelli

(c. s., a tre riprese)

La signora Lina? A cavallo? E col figlio?

Ferdinando

(col viso di chi non capisce il perchè di tanto stupore risponde naturalmente)

E il marito, sissignore.

Armelli

Ma dunque, perfettamente guarito?

Ferdinando

Scusi, chi, guarito?

Armelli

Come, chi? Il figlio!

Ferdinando

Ma non è stato mai malato, ch’io sappia.

Armelli

(cascando dalle nuvole)

Come come? Non è stato mai malato, il figlio? anzi, gravissimo? quasi per morire?

[69]

Ferdinando

Da che ci sto io, no, signore; e sono a momenti due mesi. Vispo come un grillo.

Armelli

Ah, ma dunque?... Dio mio.... Arrivò, otto giorni or sono, a Firenze un telegramma che dava il figlio quasi per ispacciato dai medici; per cui la madre è accorsa qua.... — E noi che s’è stati in tanta costernazione, senza nessuna risposta ai nostri telegrammi....

Ferdinando

Ah, ecco, per questo! Sissignore: ne sono arrivati tanti, di questi giorni! Un diluvio!

Armelli

Ma sì, Dio mio, costernatissimi! Vi dico che voleva venir con me perfino mia moglie! — Ma allora.... allora hanno fatto finta.... per attirare qui la madre? Non so.... non capisco però, come la signora Lina....

Ferdinando

Eh, caro signore....

Armelli

Indignatissima, mi figuro! Sfido! Se sono scherzi da fare a una madre! (Voltandosi di scatto, come se Ferdinando avesse parlato) Che?

[70]

Ferdinando

Mah! Ne combinano! Ne combinano!

Armelli

Padre e figlio?

Ferdinando

Mai fermi un momento!

Armelli

E la signora?

Ferdinando

Eh.... sa, direi che.... anche lei....

Armelli

Ah sì?... Sbalordisco.... Perchè.... (E resta tutt’a un tratto in tronco)

Ferdinando

(per rimediare)

Ma fa piacere, sa, vederli così, sempre allegri....

Armelli

Ah; lo credo, lo credo. — E allora.... allora non dite niente, mi raccomando, di questa mia visita: per non guastar la loro allegria. Corro io, adesso, a spedire un telegramma d’urgenza per tranquillar tutti a Firenze; e ritornerò più tardi per parlare con la signora.

[71]

Ferdinando

(esitante)

Non debbo avvertire?...

Armelli

No, no. Anche nel vostro interesse, perchè forse la signora non voleva si sapesse che il figlio non è stato mai malato, essendosi trattenuta qui una settimana....

Ferdinando

Già; ma io non sapevo....

Armelli

(per troncare, accomodante)

Lasciamo le cose come sono; come se io non fossi venuto. Ritornerò più tardi, nuovo di tutto. Fidatevi.

Entra a questo punto dal cancello rimasto aperto la Signora vedova, sui trentacinque anni, in gramaglie.

Signora vedova

Permesso?

Armelli

(avviandosi, a Ferdinando)

Siamo intesi, eh? Addio.

E l’avvocato Giorgio Armelli, salutando Ferdinando con la mano, esce dal cancello.

[72]

Ferdinando

(seccatissimo, quasi sgarbato)

Viene per l’avviso del giornale, signora?

Signora vedova

Sono una povera vedova....

Ferdinando

Va bene, scusi. Favorisca dentro (indica il portone della villa). Ce n’è altre quattro che aspettano. Creda che io non ne posso più!

Signora vedova

Ma è solo, veda, per la mia sventura che io....

Ferdinando

(sbrigativo)

Lo credo, lo credo. Parlerà con la signora. S’accomodi di là.

Signora vedova

(si porta invece il fazzoletto listato di nero agli occhi e si mette a piangere con impeto, ma silenziosamente; poi dice)

Da appena un mese....

Ferdinando

(un po’ pentito dello sgarbo usatole)

Il marito?

[73]

Signora vedova

Che mi voleva tanto bene!

Ferdinando

Eh, disgrazie.... — Sa però, se lei piange così, signora, non credo che questa sia una casa per lei. Gliel’avverto.

Signora vedova

Ecco, volevo appunto qualche notizia. Il signore è forse vedovo anche lui?

Ferdinando

Che! Ha moglie. Moglie e un figliuolo. Ma la moglie sta a Firenze. (Piano, in confidenza) Sa.... pasticci!

Signora vedova

E che età ha?

Ferdinando

La signora?

Signora vedova

No, lui.

Ferdinando

Mah.... tra i quaranta e i cinquanta....

Signora vedova

Ah, dunque.... ancora....

Ferdinando

Che cosa?

[74]

Signora vedova

Non tanto vecchio....

Ferdinando

(che ha capito l’antifona)

Signora, io debbo apparecchiare qua per il thè. (Vengono dal fondo a sinistra le voci e le risate di Ferrante Morli, d’Evelina e di Aldo che ritornano dalla passeggiata a cavallo e sono entrati nel giardino dalla parte della rimessa) Vada, vada. Ecco che giungono. — (Indicando la villa) Di là, dove aspettano le altre....

Ferrante Morli e Aldo, che hanno intrecciato le mani a seggiolino per sorreggervi su Evelina, entrano rumorosamente dal fondo a sinistra, tutti e tre in costume da cavalcare. A Evelina, da tanti anni non più abituata a montare a cavallo, s’è intorpidita una gamba. Ella ha una amazzone nuova, con redingote di panno marrone molto sciallata a un sol bottone, alta fin sopra il ginocchio, calzoncini aderenti di stoffa scozzese, abbottonati da un lato e gambali. Durante la scena seguente Ferdinando uscirà parecchie volte dalla scena e vi rientrerà, sempre attraverso il portone della villa, intento ad apparecchiare in giardino il tavolino per il thè.

Evelina

(sorretta a sedere sulle mani di Ferrante e di Aldo, tenendosi con le braccia appoggiata a entrambi)

Ma no! Giù! Che fate! Giù! giù!

Aldo

No! così, così!

[75]

Ferrante

In trionfo! in trionfo!

Evelina

Qua! qua! basta! giù! Fatemi scendere! (Scende e si prova a poggiare in terra il piede)

Ferrante

È passato?

Evelina

(subito)

Ah! (E solleva il piede) No.... Dio! mi formicola.... mi formicola....

Aldo

Siedi; siedi....

Ferrante

No, meglio in piedi.... Così, guarda: alzati, alzati e premi sulla punta dei piedi!

Evelina

Ma no, non posso! non me lo sento più, il piede!

Ferrante

Da’ ascolto a me! Ti reggo io.... (La regge. Evelina prova a rizzarsi sulla punta dei piedi) Così.... così....

Aldo

Ti passa?... ti passa?...

[76]

Evelina

(ridendo nervosamente)

Sì.... sì....

Ferrante

Vedi? — Ah, il mio cau-bòi! A che siamo ridotti!

Evelina

Sfido! dopo tant’anni che non monto più a cavallo!

Ferrante

(ad Aldo)

L’avessi vista sul suo «iumper» (pronunziare giùmpeur) Tutt’una con esso! Che salti!

Evelina

Basta, basta! Per carità, basta, Dio mio! Sono come ubriaca.... Basta, di pazzie, ora!

Aldo

Ma che basta!

Evelina

No, no, basta! basta!

Ferrante

Lasciamola dire! Diceva così anche prima! E sai in che modo buffo, venendomi avanti con certi occhi da bambina spaventata e scotendo il dito.... Come dicevi?

[77]

Evelina

(ripetendo con grazia fuggevole l’antico modo, quasi bambinesco, ma con l’aria di volerne subito profittare richiamandosi a un proposito serio)

«Non ci faccio più!» — Ah, ma davvero, sai! Ora basta, ora basta: «non ci faccio più» davvero! — E prima di tutto, via quest’abito! (accenna d’avviarsi)

Aldo

(subito, trattenendola)

No, no! Resta così, mammina!

Evelina

(cercando di svincolarsi)

Ma no — via — lasciami!

Aldo

(c. s.)

No, così.... come un maschietto in mezzo a noi....

Evelina

(impostandosi severamente)

Aldo! Impertinente! (Ma come Ferrante scoppia a ridere forte, vedendole assumer quell’aria di severità, subito smettendola e fingendo d’esser seccata) Sì, bravo, ridi....

[78]

Ferrante

(seguitando a ridere)

Ma sì, abbi pazienza, Iviù! T’ho visto far con la testa.... (le rifà il gesto con cui ha accompagnato il rimprovero al figlio, come se questo gesto gli ricordasse le mossette di lei per i rimproveri che un tempo soleva rivolgere a lui, ed esclama) Tu non sai come sei tutta, sempre, la stessa!

Evelina

Sfido!

Ferrante

(subito, rifacendole anche il modo con cui ha detto «Sfido!»)

Ecco: «Sfido!» — E l’hai ripetuto già due volte! (Ad Aldo) — Non sapeva far altro che dirmi «Sfido!»

Evelina

(involontariamente, tirata dal discorso, ripete)

Sfido! (ma subito l’avverte e s’arresta: basta questo, per far prorompere naturalmente quei due in una gran risata; e allora subito ella, per ripigliarsi) Sì, sì, perchè prima era lui a farmi commettere tutte le pazzie, e poi aveva il coraggio di farmele notare, sissignori: che erano pazzie! Io allora, mortificata, gli dicevo: — Non lo faremo più! — E lui: — Che? Queste sono niente! Vedrai quelle che faremo domani! — (Abbassa gli occhi e aggiunge) E le facevamo davvero.

[79]

Aldo

(dopo averla contemplata un pezzo, beato)

Ma sai che per me sei tutta, tutta nuova, mammina? Io ti sto conoscendo adesso! Non t’ho mai veduta così!

Evelina

(con comico dispetto, facendo gli occhiacci)

Me l’immagino bene, conciata poi in questo modo.... — No, via, lasciate che vada a levarmi di così.... Peccato! Per una volta sola, una spesa così forte.... (Sale i cinque gradini d’invito davanti al portone della villa)

Aldo

(con un sobbalzo)

Che!

Ferrante

(c. s.)

Per una volta sola?

Evelina

Ah sì! Se aspettate di riprendermici un’altra volta!

Ferrante

E il bajo che resta di là?

[80]

Evelina

Potete cominciare a rivenderlo.... (Poi con tono d’ammonimento a Ferrante, per richiamarlo alle spese pazze d’una volta, che determinarono la sua rovina) E ti prego.... e ti prego.... (fa per ritirarsi)

Ferdinando

(dal giardino)

Ci sono di là, signora, parecchie donne venute a profferirsi per governanti....

Aldo

(a precipizio, protestando)

Nononononò! Niente, mammina, governanti!

Ferrante

Abbasso le governanti!

Aldo

Non vogliamo saperne!

Ferrante

Muffa! Muffa da signora Lina!

Aldo

Pensieri da mamma Lina! Via! via! via!

Evelina

Ohè, ragazzo! Ma sai che tu m’hai conosciuta sempre da mamma Lina?

[81]

Aldo

Eh, scusa, l’ho detto io stesso, or ora.... Ma a Firenze, non qua, mammina! Qua non ci sta mica, di casa, mamma Lina, nè presumerai d’esser quella, ora — vestita così....

Evelina

E perciò vado subito a spogliarmi, e me ne riparto stasera, cari miei! (Scappa via per il portone della villa)

Ferrante

(a Ferdinando, seccato e risoluto)

Vai, vai a cacciar via tutte quelle donne, e senza farle uscire di qua: non voglio neanche vederle!

Ferdinando

Sapesse che roba! (Fa per avviarsi a eseguire l’ordine)

Ferrante

Via! via! (E come Ferdinando esce) Senti, Aldo. Seriamente. Bisogna ch’ella rimanga qui, con noi!

Aldo

(angustiato di quell’aria risoluta del padre, con un sospiro)

Eh....

Ferrante

(con forza)

No. Bisogna! bisogna!

[82]

Aldo

Figurati se lo vorrei anch’io! Ma capirai....

Ferrante

(subito, fosco e duro)

Capisco solo una cosa io, adesso: che non posso più tollerare, assolutamente, ch’ella ritorni là. Bisogna impedirglielo a ogni costo!

Aldo

Ammalandomi di colpo per davvero?

Ferrante

(con pronta e aspra severità)

Aldo, t’ho detto «seriamente»!

Aldo

Ma, papà, se dici seriamente....

Ferrante

Seriissimamente!

Aldo

E allora temo, purtroppo, che non verrai a capo di nulla.

Ferrante

Perchè ti sembro fatto soltanto per scherzare, io?

Aldo

No, papà! — Perchè vedo che ti rivolgi a me.

[83]

Ferrante

Come a dire, a uno che sa soltanto scherzare?

Aldo

Ma no, Dio mio! Ti parlo anch’io adesso seriamente. Vedo.... vedo con tanta pena, che tu....

Ferrante

(interrompendolo, smaniando)

Non dovevo, non dovevo farla venire! — Ma sei stato anche tu! «Per farle prendere una boccata d’aria!»

Aldo

Eh già.... Per questo soltanto! Credendo che tu, ormai....

Ferrante

Ma non vedi, con l’aria che ha preso, con l’aria che ha respirato subito, di nuovo accanto a me....

Aldo

Già, sì, è un’altra!

Ferrante

Ma che un’altra! L’ho ritrovata, s’è ritrovata lei stessa, subito, tutta, qua — lei, lei — quella che era prima! Pare a te un’altra! Come era parsa a me là, quando la rividi come una mummia.... Fosse venuta quella, mi sarei anch’io divertito «a farle prendere un po’ d’aria!» Ma che! S’è avuta per male, [84] lì per lì, di trovarti qua sano; ha fatto un po’ l’indignata per la crudeltà dello scherzo; se n’è voluta andare prima all’albergo, ma poi, nel vederci andar via mogi mogi, s’è messa a ridere....

Aldo

E io, quando ha riso....

Ferrante

Tu, sì; ma io mi son sentito lacerare tutto, subito, dentro, a quel riso! — Tu non lo sai, come ha riso!

Aldo

Ha riso.... e poi.... ce la siamo portata via.

Ferrante

Ah, caro mio.... Ho riso anch’io, guardandoti, come ti ha guardato lei. Ma poi i nostri occhi si sono incontrati; ed è stato uno sgomento (un attimo!) — Sono sicuro, guarda, che tu come sei ora, cresciuto, un giovanotto, non sei stato più niente per lei; come per me — niente; perchè, per noi, piccolo, così soltanto, potevi essere in quell’attimo, e non questo che sei. Ho visto nel suo sorriso, dopo che mi guardò, quella stessa momentanea freddezza ch’era nel mio, impacciata, come se tu, così grande, non fossi.... non fossi nostro (oh, per un momento, bada!) e noi due, io e lei.... — non so dirtelo — divisi — presenti e divisi — come divisi, sì, in due vite distanti e contemporanee, vere tutt’e due, e [85] vane tutt’e due nello stesso tempo! — Ora, in questi otto giorni, tu l’hai vista: quella che è stata per tant’anni la tua mamma là, è sparita. Qua è vera quella che conosco io. E questa è mia, è mia; dev’esser mia; non può più ritornare là!

Aldo

(quasi sgomento)

Ma papà, tu così....

Ferrante

(forte, non ammettendo repliche)

Non posso più tollerarlo!

Aldo

Già; ma vuoi....

Ferrante

(pronto, interrompendo c. s.)

Che rimanga qui assolutamente!

Aldo

E l’altra?

Ferrante

(stordito dalla subita e placida domanda del figlio, che lo arresta)

Che altra?

Aldo

Quella di là! Come la conoscevo io; come la conoscono tutti gli altri, là.... È vera anche quella, sai, papà!

[86]

Ferrante

(c. s.)

Come, vera? No! Ormai no! Non può, non deve più esser quella!

Aldo

E come, papà, se ha pure quell’altra sua vita, là, che tu non puoi cancellare?

Ferrante

(scrollando furiosamente le spalle)

Ma che vita! che vita!

Aldo

Bene o male. Quella che è. Come ha potuto fargliela quel....

Ferrante

(subito, voltandosi di scatto, furibondo)

Non me lo nominare!

Aldo

Oh, papà: un uomo che s’è fumato tutto da sè, piano piano, come un sigaro dolce. È rimasto intero, ma di cenere; che guaj se lo scrolli un po’ o se ci soffi sopra, appena appena!

Ferrante

Ah, se lo scrollo! Lo scrollo! lo scrollo! — Ci soffio! ci soffio! (E si mette a passeggiare sulle furie)

[87]

Aldo

(quasi tra sè)

Sarà un bel guajo....

Ferrante

(vedendolo, si ferma un po’, per poi riprendere a passeggiare)

Sì; contentati di dire così, tu, e basta....

Aldo

Ma che vuoi che ci faccia io?... Non ci ho mica colpa io, papà....

Ferrante

Lo so! Ma è tempo, sai, che lei su, la signora, cominci, cominci a riconoscere che la colpa fu anche sua, sua, allora!

Aldo

Ma no, papà, io dico colpa, se lei se ne vuol ripartire. Ti rivolgi a me. Io ho potuto farla venire, e avrò fatto male; ho fatto male certamente. Non posso mica trattenerla....

Si ode a questo punto dall’interno del portone la voce di Evelina.

Voce di Evelina

Ferdinando, il thè.

[88]

Ferrante

Eccola! Non posso farmi vedere da lei così agitato.

S’avvia concitatamente verso il fondo e scompare tra gli alberi.

Rientra in iscena poco dopo Evelina, in abito grigio, da viaggio.

Evelina

(vedendo Aldo ancora in abito da cavalcare)

Come, e tu ancora così?

Aldo

(confuso, guardandosi l’abito addosso)

Ah, sì.... Mi sono trattenuto a parlare con papà.

Evelina

E dove.... dov’è andato?

Aldo

Mah.... non so, di là....

Evelina

E non viene a prendere il thè?

Aldo

Credo che.... che ne abbia poca voglia, oggi, papà.

Pausa. Evelina lascia cadere, apposta, il discorso. Entra Ferdinando con la tejera e con le paste.

[89]

Evelina

Oh, bravo Ferdinando. Posa qua, posa qua (indica il tavolino apparecchiato).

Ferdinando

Comanda altro?

Evelina

Nient’altro, grazie. (E come Ferdinando va via, si mette a versare il thè e il latte, prima per Aldo, poi per sè. Dura ancora un po’ la pausa. Poi, rivolgendosi ad Aldo, domanda) Non sarà cambiato, è vero, l’orario delle ferrovie?

Aldo

Te ne vuoi dunque, proprio, ripartire stasera? No, mammina!

Evelina

Sì, sì, sì!

Aldo

No; almeno stasera, no!

Evelina

Stasera, stasera....

Aldo

Domani, senti....

Evelina

Stasera. Basta!

[90]

Aldo

Tutto domani, qui; e poi, doman l’altro mattina....

Evelina

Basta, basta ti dico! È ormai deciso.... Ma come sono buone queste paste! Prendine una.

Aldo

(rifiutando, ingrugnato)

Grazie. (Poi) Qui, per tua regola, è tutto buono.

Evelina

Sì. Tranne te.

Aldo

No. Tranne te. Sono appena otto giorni, e....

Evelina

Avrei dovuto ripartirmene il giorno stesso dell’arrivo, appena scoperta la vostra bella birbonata!

Aldo

(con le mani congiunte e aria e voce di preghiera bambinesca e birichina)

Mammina!

Evelina

Smettila, Aldo!

Aldo

Mi sono tanto strapazzato, oggi, a cavallo.

[91]

Evelina

Peggio per te!

Aldo

Mi fa tanto male il capo!

Evelina

Smettila, ti dico!

Aldo

E va bene, vattene! Se poi, appena montata in treno, io mi metto a letto per davvero con la febbre....

Evelina

Oh sai, impostore, ricordati la favola di quello che gridava al lupo! Io non vengo più, bada, neanche se sei davvero ammalato. Ci hai fatto questo bel guadagno!

Aldo

(con la più tranquilla impudenza)

Eh sì.... Tu scherzi....

Evelina

(voltandosi sbalordita)

Io scherzo? Io dico sul serio!

Aldo

E intanto questo accadrà sicuramente prestissimo, con la vitaccia americana che facciamo qua, io e papà. Io non ci sono abituato.... Senza le cure di nessuno....

[92]

Evelina

Ma va’ là, commediante, che non sei stato mai così bene come adesso!

Aldo

Sì; ma anche tu, sai, mammina! Vedessi come stai bene, tu!

Evelina

Via, basta ti dico, Aldo....

Aldo

No, via, confessa, confessa, mammina, che tu ti sentiresti maledettamente più felice, qua, con papà!

Evelina

(balzando in piedi)

Insomma, vuoi che me ne risalga su?

Aldo

Ma non devi neanche credere, sai, come quando sei arrivata, che io abbia ancora quattro anni, oh!

Evelina

(lo guarda come se cascasse dalle nuvole)

Ma che dici? io? io ho creduto che?... (Siede di nuovo e si mette a ridere).

Aldo

Tu, tu, sì, me l’ha detto papà! — Lo sgomento! Un attimo!

[93]

Evelina

Io? Ma che dici? Sei impazzito?

Aldo

(caricando burlescamente l’espressione)

Vi siete guardati e — niente! come se io, così cresciuto, un bel giovanotto, non fossi più vostro. Più niente per te; come per lui — più niente!

Evelina

(un po’ smorendo, stupita ma pur sorridente, riconoscendo la verità di quel che realmente, al suo arrivo, guardando il marito, aveva anche lei avvertito in confuso, nel turbamento)

Ma che pazzie....

Aldo

(subito, intuendo)

Mammina, come lo dici! Deve essere stato vero!

Evelina

(reagendo al suo sentimento)

Follie, follie di tuo padre! — Non è stato vero nient’affatto!

Aldo

(sognante, dopo una breve pausa)

Potessi andare a nascondermi là, dietro quell’albero, e ricomparirvi davanti un cosino.... così, col cerchio e la bacchetta....

[94]

Evelina

(profondamente turbata, sconvolta; non potendone più)

Aldo, Aldo, per carità, basta! basta! Non posso più sentirti parlare! (E si mette a piangere, nascondendosi il volto).

Pausa. Rientra dal fondo Ferrante. Fa segno ad Aldo d’andar via in silenzio: Aldo va via. E allora egli, piano, s’accosta a Evelina. A poco a poco, lentissimamente, a cominciar da questa scena, la luce andrà scemando per modo che, alla fine dell’atto, resti soltanto come un ultimo barlume di crepuscolo.

Evelina

(rialzando il capo, e credendo di parlare ancora a Aldo)

Tu dovresti piuttosto.... (vedendo Ferrante, e arrestandosi) — Ah — dov’è andato?

Ferrante

(in apparenza calmo, sorridente)

T’ha visto piangere, e se n’è andato.

Evelina

(confusa, imbarazzata dalla presenza di lui, perchè non più sicura di sè)

E tu?... Di dove sei venuto?

Ferrante

Se volevi darmi un po’ di thè....

[95]

Evelina

Ah.... il thè.... ma sarà freddo.... (E si volta a chiamar verso il portone della villa) Aldo!

Ferrante

Lo prendo anche freddo.... — lascia!

Evelina

(nell’imbarazzo, volendo dare a intendere che ha chiamato il figlio per un’altra ragione)

No.... È, perchè.... Sono un po’ nervosa.... Diceva tante sciocchezze.... Ma tu dov’eri?

Ferrante

(freddo, senza dar la minima importanza alla cosa)

Di là. Ho sentito....

Evelina

(che ha versato il thè nella tazza, porgendolo senza guardarlo)

È proprio freddo, sai....

Ferrante

Non importa.... (All’atto di Evelina di prendere il bricco del latte) No, senza, senza latte.... (E dal taschino in alto del panciotto trae una fialetta oblunga e versa alcune gocce del liquido che vi è contenuto premendo col pollice la piccola leva del turacciolo d’argento automatico)

[96]

Evelina

(che è stata a guardare)

E che è?

Ferrante

Gin.

Evelina

Lo porti con te?

Ferrante

L’America! (E accompagna l’esclamazione con un gesto vago della mano)

Evelina

No.... È brutto.... — ti.... ti.... (Vorrebbe esprimere il suo dispiacere, ma si trattiene)

Ferrante

Non mi fa niente.... Un sorso ogni tanto....

Evelina

Ma.... Dio mio, ad Aldo.... ad Aldo no, non lasciar prendere codesto vizio!

Ferrante

Stai tranquilla. Del resto, non è neanche vizio per me, perchè, se voglio....

Evelina

(con impeto di premura, subito di nuovo trattenuto)

Ecco sì.... non.... non lo fare....

[97]

Ferrante

Davanti ad Aldo?

Evelina

No, per te stesso....

Ferrante

E allora, non perchè non voglia più io, ma perchè non vuoi tu?

Evelina

(sempre più imbarazzata)

Dico per te.... È proprio un brutto vizio.... E ad Aldo, anzi, volevo raccomandare appunto....

Ferrante

Che invece di dir «quelle sciocchezze», pensasse a farmi un po’ da papà?

Evelina

Ma sì, perchè tu spendi, tu spendi enormemente, all’impazzata di nuovo!

Ferrante

(sorridendo)

No, no.

Evelina

Come no! T’ho visto buttar via il danaro.... come prima, Dio mio!

[98]

Ferrante

No. Un po’ in questi giorni, perchè ci sei stata tu. — «Come prima», dici? — Ma tu, prima, non te ne accorgevi!

Evelina

È vero, sì! cieca! cieca! — Ma pensa che tu hai ora Aldo con te!

Ferrante

Oh, se fosse per questo, no! Non pensai che avevo accanto te, allora! Figurati, se potrebbe trattenermi Aldo adesso! — Ma non dubitare che ora ci penso....

Evelina

Sul serio?

Ferrante

Sì, ci penso.... — ci penserò, via, se non oggi, domani — ma sai perchè? perchè sono di nuovo qua; e mi ci sento, qua, di nuovo.... non so, come.... — come dovresti sentire anche tu! — come se non fossi mai partito, ecco — e lo avessi, ah perdio, ancora e senza fine, quel danaro — non questo d’ora! — quello, quello! — quello che, per non averlo allora calcolato, mi distrusse, spezzò la nostra vita.... — Ah, ma ora l’ho di nuovo e lo tengo, lo terrò perchè mi par di riaverla in pugno con esso, la mia vita — quella, quella di prima! L’ho sentito in questi otto giorni, con te qua.... — Stai sicura che non me lo lascerò più sfuggire.

[99]

Evelina

(timida, dolente)

Già; ma io.... io....

Ferrante

(scartando, fosco, estroso)

Te ne vai? E allora che vuoi che me ne importi più?

Evelina

No! Come? E Aldo?

Ferrante

(con un riso cattivo, e finto sdegno e finta indifferenza)

Aldo?... Aldo, se mai.... — In America!

Evelina

Ah, no! Mai! Mai! Questo non devi neanche pensarlo!

Ferrante

Ma no, via, non temere!

Evelina

Me lo dici per spaventarmi?

Ferrante

No, cara. Sarebbe un ricatto. Io non ne faccio. Sai bene che volevo lasciartelo là.... Ha voluto venir via lui. — Ripigliarti, trattenerti qua per mezzo del [100] figlio, non lo farò mai: — Sei stata qua otto giorni. Sei venuta per lui. Hai visto come (a bassa voce per la delicatezza del sottinteso) come ho mantenuto la promessa.

Evelina

(piano anche lei, senz’ombra di ribellione, come per obbedienza a una necessità)

Me ne sarei ripartita subito!

Ferrante

Sì, e per farti rimanere, dopo questa minaccia, mi sono trattenuto con tutte le forze dell’anima e del corpo! Ma non è possibile, non è possibile, Eva, che tu....

Evelina

(interrompe, di nuovo timida, su le spine)

No, no.... basta.... Che dici, ora?... basta....

Ferrante

Dico che, dopo questi otto giorni di festa, di.... di quella nostra, antica festa, non è possibile che tu, chiudendoti la notte, nella tua stanza, sola.... (Pigia su la parola «sola» e le battute seguenti saranno intercalate da tutti e due nel discorso, rapidamente; come tra parentesi)

Evelina

(subito a occhi bassi)

Ma certo!

[101]

Ferrante

(pigiando)

E a chiave!

Evelina

(c. s.)

A chiave, sì....

Ferrante

(riattaccando)

Non abbia pensato, che ti era accanto....

Evelina

No, no....

Ferrante

Eh via, sii sincera! — Fui tuo marito! — E tu tremi tutta....

Evelina

(subito)

No!

Ferrante

Come no?

Evelina

No.... scòstati.... smetti, Dio mio! non mi tormentare!

Ferrante

Ma dunque vedi che è vero?

Evelina

E che pretendi, se è vero? Ragione di più per ripartirmene, se mai — per me e per te!

[102]

Ferrante

Per me? No! Come?

Evelina

Ma sì! Anche per te.... Perchè io.... (e non sa più come proseguire)

Ferrante

(incalzandola)

Perchè tu? Che vuoi dire?

Evelina

(con grazia da innamorata, ma un po’ ambigua, da potersi anche interpretare come un espediente di estrema difesa)

Vorrei poter venire ancora qua....

Ferrante

E come? Così?

Evelina

(subito)

Ah, per Aldo!

Ferrante

Per Aldo! — Grazie! — Non per me!

Evelina

(con la grazia di prima)

Anche per te; ma.... così....

[103]

Ferrante

Grazie tante! Ah, grazie tante, così! Che vuoi che mi importi di mio figlio, se vieni per lui? Verrà lui da te! — Così non voglio più io allora!

Evelina

(sempre con quel suo giuoco di grazia)

Dovresti capire, che non sarebbe possibile altrimenti.

Ferrante

Ma perchè? Se è vero che tu mi vuoi ancora bene?

Evelina

(pronta, interrompendo)

Appunto perchè è vero!

Ferrante

E vuoi che ti lasci ripartire, che ti lasci ritornare là, se mi dici che è vero? No! no! (fa per abbracciarla)

Evelina

No, lasciami.... lasciami.... Qua con te potrei esser di nuovo soltanto una folle!

Ferrante

Ma sì! ma sì! Com’io ti voglio! La mia piccola folle d’allora!

Evelina

E ti pare possibile?

[104]

Ferrante

Perchè no?

Evelina

Perchè non sono più quella, da tanti anni....

Ferrante

E in questi otto giorni qua, come sei stata?

Evelina

Ah così.... per otto giorni.... Può sempre, in qualche momento, a una donna non brutta capitare.... (e lascia il discorso in sospeso)

Ferrante

(spingendola a dire)

Capitare, che cosa?

Evelina

Che so!... Di vedersi guardata da qualcuno con una strana insistenza.... e colta all’improvviso, turbarsene; sentendosi ancora bella, compiacersene.... Si può, senza che paja di commettere una colpa, in quell’istante di turbamento o di compiacenza, carezzar col pensiero dentro di sè quel desiderio suscitato; immaginare.... così, come in sogno, un’altra vita, un altro amore.... Ma poi.... basta! La vista delle cose attorno, un minimo richiamo della realtà....

Ferrante

Ma non è anche questa, non è anche questa una realtà per te?

[105]

Evelina

No.... sono come.... non so....

Ferrante

Perchè non vuoi toccarlo qua, in me, in te stessa, il tuo sentimento....

Evelina

Sono come lontana.... lontana....

Ferrante

No! Tu devi essere qua!

Evelina

Non posso.... non posso....

Ferrante

Mia! Mia! Mia!

Evelina

No, Ferrante: — via! Basta.... Ajutami, Dio mio! Intendendo che io debbo pure — debbo — poter tornare là!

Ferrante

E perchè, là, sì? — Tu hai pure qua tuo figlio! E io sono tuo marito!

Evelina

Ah, ma non è la stessa cosa....

Ferrante

Come non è?

[106]

Evelina

Non è! Prima di tutto perchè.... guarda! — se io restassi qua con te — (e dovrei per forza restare, perchè certo non potrei più, allora, ritornare là — tu lo intendi!) — ebbene, perderei per sempre ogni diritto di rivedere mia figlia. E sarebbe per me impossibile! — Poi, per me stessa....

Ferrante

Per lui, vuoi dire!

Evelina

(subito, con forza)

Ma non per lui! — Per te, anzi!...

Ferrante

(scrollando le spalle)

Ma via.... ma via....

Evelina

(c. s.)

Sì, sì, per te! per te e per me! Perchè non potrei più dire — lo capisci — che vengo qua per Aldo, perchè verrei, invece, realmente, per te! Mentre tu puoi esser sicuro che là vado solo perchè c’è mia figlia....

Ferrante

Bello! Ah, un bellissimo ragionamento, codesto! Grazie! Là, dove andresti soltanto per poter rivedere tua figlia, là, sì! E qua, invece, dove verresti....

[107]

Evelina

(subito, ostinata)

Per te....

Ferrante

(compiendo la frase)

No!

Evelina

(c. s.)

No! — precisamente: — no!... E non deve sembrarti soltanto un ragionamento, perchè credi che è anche il mio sentimento, ed è sincero! Pensa che c’è pure mia figlia là!

Ferrante

Va bene; e Aldo, qua?

Evelina

Aldo.... — Tu non puoi intenderlo, non puoi intenderlo, perchè soltanto una donna — questo — lo può intendere! — Io sento che ci sei tu, in lui, nel mio amore per lui; mentre mia figlia, là, la sento sola! Ecco.

Ferrante

E perchè è così, vuoi ora ritornare da lui?

Evelina

Ma non che voglia! debbo! — È una necessità, che non è dipesa solo da me. L’hai riconosciuta tu stesso, santo Dio, ritornando; e anche accettata.

[108]

Ferrante

Finchè non sapevo....

Evelina

(subito troncando)

Che cosa? Non mi forzare a dire.... Non posso mica dirti che cosa io sento là.... Io debbo più, più che la gratitudine a chi m’ha difesa, protetta, salvata dalla disperazione in cui ero caduta per te, senza mai approfittare del mio stato, con una devozione....

Ferrante

Basta! basta! basta!

Evelina

No! È bene che tu lo sappia!

Ferrante

Ma me le ha dette lui, non dubitare, tutte le sue benemerenze! — Non capisco però, come avendo tanta.... tanta vita, quanta in questi giorni hai saputo ritrovarne in te — ti sii potuta acconciare a vivere là.... con quello....

Evelina

Ma no, che c’entra! — Qua, con te.... con questa vita senza nè capo nè coda.... sfido! — Là.... una vita tranquilla.... Non ho mai neppur pensato di doverne esser contenta.... Ho tanto da fare, da badare.... Qua dài tu, tutto. Là do io; e ho la soddisfazione di farla io, agli altri, la vita....

[109]

Ferrante

Negandola a me! Perchè a chi la darò più, io, la vita, se tu te ne vai?

Evelina

(con slancio, posandogli le mani sulle spalle)

Ma a me, a me, come l’hai data sempre, anche quando non c’eri! — Sì.... Tutta la vita — tutta la vita, che mi veniva da Aldo, perchè era tuo — la tua vita! — Seguita a darla a lui, qua, e sarà come se la dessi anche a me! (Troncando, perchè vede Aldo sulla soglia del portone della villa)

Dalla soglia della villa Aldo, sporgendo il capo, domanda:

Aldo

Pace?

Evelina

Pace, pace.... sì.

Aldo

(balzando sulla scena e correndo a Evelina)

Ah! Dunque resti? Viva la mammina!

Evelina

No.... Parto....

Aldo

Ma che partire più! Come parti, se hai fatto pace?

[110]

Evelina

Ma parto anzi per questo; perchè ci siamo intesi!

Aldo

No, no, senti, almeno fino a domani!

Evelina

Ma se ho tutto pronto su per la partenza!

Aldo

E tu lascialo pronto! — Via, sì — concesso! concesso!

Ferrante

Non ci siamo affatto intesi. — Parte. E se vuoi partire anche tu con lei.... Sono stato un pazzo, un pazzo a ritornare. Ero riuscito così bene a strapparmelo dal petto il cuore e a calpestarlo, così, sotto il piede.... Nossignori! Sono ritornato.... (Con esasperazione, quasi gridando) Non posso vedervi insieme! Ecco — eravate voi due.... C’ero anch’io con voi, quando tu eri così piccino.... Ora voi potete stare insieme — e io no, ne sono fuori! Perchè lei deve poter ritornare là! Ebbene, ritorni là! ritorni là! (Silenzio — lunga pausa. — Ma a questo scatto di disperata passione, Evelina, sentendosi tutta sconvolgere, reclina il capo e si mette a piangere. — Aldo le si accosta, le pone una mano sulla spalla, si china verso lei e non osa dir nulla. Ferrante — che s’è allontanato un po’ in fondo al giardino passeggiando — riesce [111] a riprendersi, a dominarsi, s’accosta anche lui ad Evelina e le dice:) No, Eva.... su, non voglio che tu pianga qua.... Basta.... Io, capisco, capisco.... Ma alla vita che puoi avere qua, che hai ancora in te — e l’hai dimostrato, l’hai dimostrato in questi giorni, — bada che io non voglio rinunziare.

Evelina

Ah no! Non più! non più, adesso!

Ferrante

Come non più? io voglio!

Evelina

Ma io lo dico per te.

Ferrante

Non pensare a me. Ci stordiremo!

Evelina

No.... no.

Ferrante

Sono gli unici istanti di vita che posso ancora darti.... Figurati se ci rinunzio! Su via, su Aldo, a noi! (Prendono l’uno e l’altro Evelina per le braccia).

Evelina

No, lasciatemi....

Ferrante

Qua, Eva non deve pensare. E quando tu sarai stanca là, d’essere mamma Lina: voglio, voglio, intendi, [112] che ritorni ad essere qua la mia piccola, la mia piccola Eva folle. — Non per me, per te sola.... — Basta.... su.... su....

Evelina

Ma no.... dove?

Ferrante

Ma al solito....

Aldo

Già! La volata, mammina! (Indica l’altalena) Non abbiamo fatto oggi la volata. Ma resta inteso che tu non parti più per stasera — almeno questo sì! concesso.... concesso!... Tutto domani e poi basta!

Evelina

E poi basta! Badate!

Aldo

Sì, sì, grazie, grazie, mammina: tutto domani, e poi basta! — Concertiamo subito subito una bella pazzia per stasera? — Su, mammina, vieni, vieni! (La tira col padre per la mano verso l’altalena in fondo)

Evelina

Ma no! ma no....

Aldo

Qua, sull’altalena....

Evelina

Ma no....

[113]

Aldo

Sì, sì.... (La fa montare) Perchè ti venga una bella idea volante, mammina! (La spinge) Su.... opla.... là....

Suona il campanello al cancello. Ferrante, rimasto fosco e taciturno sul davanti della scena, si volta al suono, e poichè è lì presso, e vede davanti al cancello un signore, si reca ad aprire. Si fa avanti l’avvocato Giorgio Armelli.

Ferrante

Desidera?

Armelli

Sono l’avvocato Giorgio Armelli.... Vengo da Firenze.

Evelina

(voltandosi dall’altalena e scorgendolo)

Ah, Dio.... Ferma, ferma, Aldo.... — C’è l’avvocato!

Armelli

(vedendola andare sull’altalena)

Uh.... Dio mio.... Signora Lina!

Aldo

Oh guarda, l’avvocato!

Evelina

Ma, Aldo, ti dico ferma!

[114]

Aldo

Ecco, mamma.... Tieni conto che m’alzo adesso dal letto.... (Fingendosi convalescente, debolissimo, riesce a fermar l’altalena) Ecco, scendi....

Evelina

(riassumendo, come può, tutta la sua aria di dignitosa signora)

Mi scusi tanto, avvocato!

Armelli

Ma no.... di che?

Evelina

(indicando Aldo)

Lei sa com’è matto.... Ha voluto farmi provare.... (indica l’altalena)

Aldo

E metta che sono ancora debolissimo! Posso ben dire d’averla scampata bella, caro avvocato!

Armelli

Mi.... mi congratulo....

Evelina

Segga, segga, avvocato.

Armelli

No, grazie. Ho di là la carrozza (indica fuori del cancello). Me ne riparto tra un’ora per Firenze. (Poi imbarazzato, perchè non è stato ancora presentato a Ferrante) Ma io.... veramente....

[115]

Evelina

Ah, già, scusi.... (Presentando) L’avvocato Giorgio Armelli — mio.... mio marito, Ferrante Morli.

Ferrante

(con un riso poco invitante)

Il socio?

Armelli

Sissignore.... Da tanti anni.... — Fortunatissimo!

Evelina

E sarà venuto per affari professionali, m’immagino, avvocato....

Armelli

No, ecco.... No, e sì — veramente.... Avevo un affaruccio da sbrigare e l’ho sbrigato. Venivo per prendere notizie e anche per darne, perchè — lei può immaginarsi — siamo stati tutti, là, in gran pensiero.

Ferrante

E si figuri noi qua, caro signore!

Armelli

Ah, lo credo, lo credo.... Ma vedo che, grazie a Dio, Aldino, adesso....

Aldo

Ah no, sa! Non sto mica ancora bene, io....

[116]

Armelli

Eh, ma, via — puoi contentarti.... Mentre.... ecco, a Firenze.... a Firenze, corrono anche là per i ragazzi certe malattie....

Aldo

(scoppia in una gran risata)

Evelina

(in tono di rimprovero)

Ma, Aldo!

Aldo

(ridendo sempre)

E non capisci, mamma, che cosa viene a dirti? Che s’è ammalata la Titti, adesso, a Firenze! (E seguita a ridere, a ridere, comunicando il riso a Ferrante e poi anche ad Evelina, per quanto ella forse non voglia)

Evelina

(mentre la risata involontaria le muore sulle labbra)

Anche la Titti là adesso?

Armelli

(rimasto imbarazzato, mortificato, tentando di sostenersi)

No, ecco.... veramente....

Evelina

(per scusare il figlio)

Lei vede bene, avvocato, che questo briccone qua.... (indica Aldo, sottintendendo «Non è stato mai malato»)

[117]

Armelli

Già, ma io, ecco.... posso assicurare....

Aldo

(subito sopraffacendolo con voce goffa)

Ma sì! Ma sì! Malattiacce, malattiacce, caro avvocato, che sogliono venire ai figli lontani!

Armelli

Già, sì....

Aldo

E sa come si chiamano? «Mammanconìe».

Evelina

Vede che bel tipo, avvocato?

Aldo

No, scusa! Un bel tipo anche lui, allora, se serve dello stesso mezzo!

Ferrante

Eh, mi pare!

Armelli

Ma no, scusi.... È che propriamente....

Evelina

(subito)

Dio mio, avvocato, lei non mi vuol dire che la Titti è ammalata davvero?

Armelli

No, no.... È che chiede, chiede molto di lei, ecco! Si sa, la mamma....

[118]

Aldo

Ecco, dunque, vede? «Mammanconìa» Dica così.

Evelina

Sì, Aldo, ma per concludere allora, ch’io me ne debbo ripartire subito — ora stesso!

Aldo

No!

Evelina

Sì!

Aldo

Se la Titti non ha niente....

Evelina

(rivolgendosi recisamente all’Armelli)

Ha detto che ha fuori la vettura, avvocato?

Aldo

Avevi promesso....

Evelina

Basta, Aldo. (Ad Armelli) Vengo subito con lei. Avevo già deciso di partire questa sera. Ho tutto pronto su. M’aspetti un momento (via di fretta per il portone della villa).

Armelli

Ecco.... veramente la ragazza....

Aldo

Ammalata?

[119]

Armelli

Ha avuto una febbretta due giorni fa.

Aldo

Ma passata adesso?

Armelli

Sì, passata.... Ma mia moglie la tiene a letto per precauzione.

Ferrante

Per carità, non la turbino senza ragione.... Non le dica nulla durante il viaggio, la prego, di questa febbretta già passata....

Armelli

No no, stia sicuro.... nulla!

Aldo

Scommetto, avvocato, che non è neanche vero che la Titti la chiede così molto, come ha detto lei.

Armelli

Ah, no! per questo ti posso assicurare....

Aldo

Ma non fino al punto che la mamma non possa star qui neanche per un altro giorno.... Guardi, avvocato, andremo tutti e quattro a cena questa sera. Venga, venga con noi!

[120]

Armelli

Ma che! No, non è possibile!

Sopravviene Evelina pronta per partire seguita da Ferdinando che attraversando la scena recherà la borsa da viaggio alla carrozza che si suppone fuori del cancello.

Evelina

Che cos’è?

Aldo

Senti, mamma, l’avvocato dice che non c’è da avere tanta fretta, e che vorrebbe venire, dice, a cena con noi, fuori, questa sera....

Armelli

Ma no! io?...

Aldo

Come no! Lei....

Armelli

Ma se ho preso finanche il biglietto per partire, figliuolo mio! Impossibile!

Evelina

Non gli dia retta. Non dia retta a questo matto, avvocato. Andiamo, andiamo.... (A un pensiero che le sovviene improvviso) Ah senti, Aldo.... Un momento, scusi, avvocato. (E tirandosi Aldo in disparte) Ho visto nella valigia una gran confusione.... certe.... sì, pazzie.... che tuo padre ha voluto comperare per forza.... Non posso portarmele là.... A levarle non [121] facevo a tempo. Lascio tutto. Le leverai tu, e mi spedirai la valigia domani. Mi porto solo la borsa da viaggio.

Aldo

Sì, sì. Brava! Così resta qua la roba ad aspettarti, mammina!

Evelina

Ah, no, caro! Adesso t’aspetto io a Firenze.

Aldo

Che! Non finisce il mese che sono di nuovo ammalato.

Evelina

Eh, no — basta.... Con questo gancio non mi tiri più, sai!

Aldo

Eh, ma ne abbiamo tanti altri! Guarda! (rivolgendosi a Ferrante) Papà, tu quando hai detto che partirai?

Ferrante

Io?

Aldo

Ma sì, per quel viaggio che mi hai detto che devi fare in Spagna.... per le piriti.... non so....

Ferrante

Ah sì! Ai primi del mese venturo forse....

[122]

Aldo

Capisci, mamma? Resterò solo per una ventina di giorni. E tu verrai a tenermi compagnia almeno per una settimana! Ecco fatto!

Evelina

Sì, sì.... va bene, va bene. Dammi un bacio per ora e lasciami andare, chè l’avvocato ha fretta (lo abbraccia e bacia).

Aldo

L’avrei fatto divertire tanto io stasera, avvocato!

Armelli

Eh, caro.... Tu sei giovane. Addio, addio.

Evelina

(accostandosi a Ferrante)

Addio, anche a te....

Ferrante

(piano)

No, a rivederci!

Evelina

Andiamo, avvocato! Addio, Aldo.

Aldo

T’accompagno fino alla carrozza.

[123]

Armelli

(saluta Ferrante che inclina appena il capo)

Tanti ossequi. (Via con Aldo ed Evelina)

Ferrante resta solo nel giardino. Si ode fuori del cancello una cara allegra risata di Evelina, certo per qualche cosa che le avrà detto Aldo. Nel giardino è già quasi sera. Rientra dal cancello prima Ferdinando, che attraversa la scena per riuscire dal portone della villa, poi Aldo.

Aldo

Partita....

I due uomini, soli, non sanno più nè che cosa dirsi, nè che cosa fare. Nella tristezza del barlume crepuscolare, come una bolla che assommi silenziosamente, s’accende il globo di luce elettrica in cima al portone.

TELA

[125]

ATTO TERZO

SCENA

Stanza di passaggio in casa dell’avvocato Carpani. La comune in fondo. L’uscio laterale a destra dà nella camera del Carpani; quello a sinistra, nella camera di Titti. Quanto all’arredamento, è necessario soltanto un ampio letto a sedere. Gli altri mobili, armadio, cassettone, ecc., diano l’impressione di un interno intimo, agiato.

Prime ore del mattino. (Dal secondo al terzo Atto passa soltanto una notte).

Al levarsi della tela sono in iscena Lello, la Signora Armelli e la Signora Tuzzi. Lello passeggia fosco per la stanza. La signora Armelli sulla soglia dell’uscio a sinistra parla, rivolta verso l’interno, a Titti ancora a letto. La signora Tuzzi seduta, quasi sdrajata; sul letto a sedere tiene la testa reclinata sulla spalliera, come una che, avendo vegliato tutta la notte, abbia ora inavvertitamente ceduto al sonno.

Signora Armelli

(parlando verso l’interno)

Ma no, ma no, figliuola mia! se mai, più tardi.

Lello

Ps! Piano, piano, signora Lucia....

[126]

Signora Armelli

(voltandosi)

Perchè? (E come Lello le accenna che la signora Tuzzi s’è addormentata) Ah, poverina, dorme? (Ma poi, come a una minaccia di Titti d’alzarsi dal letto, grida facendo qualche passo verso l’interno) Insomma, no, Titti! Io non te lo permetto! (E rientra in iscena, richiudendo l’uscio)

Lello

Ma che cosa vuole, si può sapere?

Signora Tuzzi

(svegliandosi al rumore, infastidita)

Dio mio, che cos’è?

Signora Armelli

(rispondendo a Lello)

Che? Vorrebbe alzarsi a quest’ora!

Lello

Ma non c’è Miss Write di là?

Signora Armelli

Ma sì! Dice che s’è sognata che arrivava (sta per dire la mamma; si trattiene, dice:) lei; e vorrebbe alzarsi.... (Alla signora Tuzzi) Mi dispiace cara, d’averti svegliata....

[127]

Signora Tuzzi

Ma no.... non dormivo.... M’ero un po’ appoggiata.... così.... (Si stropiccia con le mani le braccia, come per freddo).

Lello

Povera signora, si sarà infreddolita....

Signora Tuzzi

Sì.... un po’. Fa ancora freddo di notte.

Lello

Passare una nottata così!

Signora Tuzzi

Ma non lo dica nemmeno, caro avvocato! Ho tenuto compagnia a lei, a Lucia....

Lello

E io le sono proprio grato. Ma ora, guardi, mando giù la Lisa a prendere una vettura, e lei se n’andrà a riposare.

Signora Tuzzi

No, no, no....

Lello

Ma sì — comodamente a casa!

Signora Tuzzi

No, guardi: prenderò un caffè, e sarò perfettamente a posto. — Lei, piuttosto, avvocato....

[128]

Signora Armelli

Ma gliel’ho già detto tre volte!

Signora Tuzzi

Vada, vada a riposarsi un momento!

Lello

Ma che! Non posso.... non posso....

Signora Armelli

Come non può! — Col da fare che ha avuto jeri, per giunta: — solo — capisci? nell’assenza di mio marito. — Tutto il peso dello Studio addosso....

Signora Tuzzi

(scotendo amaramente il capo)

E un simile colpo a tradimento! — Via, via, faccia questo piacere a noi, avvocato!

Lello

Vi assicuro, signore mie, che non potrei.

Signora Armelli

Si stenda almeno sul letto per un pajo d’ore!

Signora Tuzzi

Ecco, anche senza dormire....

Lello

Sarebbe peggio, credano! Non posso neanche star seduto. — Ho bisogno di muovermi.... Una smania!

[129]

Signora Tuzzi

Eh, ha ragione....

Lello

Vadano, vadano loro, piuttosto.

Signora Armelli

(alla signora Tuzzi)

Tu; se vuoi....

Signora Tuzzi

Ma no; quando andrai via tu....

Signora Armelli

Io ho lasciato detto a casa jersera di mandar questa mattina il cameriere alla stazione per avvertire Giorgio, appena arriva, che venga a prendermi qua....

Signora Tuzzi

Ecco, brava! Così sapremo. Porterà certo qualche notizia.... se l’ha veduta....

Signora Armelli

(sospirando)

Speriamo!

Signora Tuzzi

(a Lello)

E forse — chi sa! — le darà, avvocato, una spiegazione plausibile....

[130]

Lello

(fosco, agitato)

Oh, una spiegazione ci sarà.... ci sarà.... (E all’improvviso, colto da un capogiro, si porta una mano su gli occhi) Dio mio....

Signora Armelli

(subito, premurosa)

Che cos’è?

Signora Tuzzi

(c. s.)

Si sente male?

Lello

Niente.... niente.... un piccolo capogiro....

Signora Armelli

Ma vede? ma vede? — Su! su! su! Non le permettiamo più di stare in piedi....

Signora Tuzzi

Sia buono, via!

Signora Armelli

Obbedisca, obbedisca — a letto!

Lello

(lasciandosi portare dalle due signore fino all’uscio a destra)

Sì, grazie.... sì; un po’ di stanchezza.... La notte perduta.... (via)

[131]

Signora Armelli

Mi fa una pena! mi fa una pena!

Signora Tuzzi

(scotendo il capo con sdegno, con l’aria di dire: «Che cosa è il mondo!»)

Mah! dopo essere stato così esemplare....

Signora Armelli

Esemplare? Eroico!

Signora Tuzzi

Col suo valore, con la sua posizione, avrebbe potuto costituirsi attorno....

Signora Armelli

Ma sì, una famiglia, tersa come uno specchio! — Invece, è andato a confondersi con una donna compromessa in.... in chi sa che pasticci!

Signora Tuzzi

Già. Dicono tra l’altro, che il marito....

Signora Armelli

Sì, se ne dovette scappare! E l’abbandonò col figlio. Capitò qua, in cerca d’un avvocato; scelse lui; egli la vide; se ne innamorò.... — Lottare, come ha lottato, pover uomo, per farla entrare in relazione con la gente per bene — ed essere alla fine compensato così!...

[132]

Signora Tuzzi

Io non so! C’era parsa a tutte così.... seria, tranquilla....

Signora Armelli

Oh, senti: lei sostiene che il figlio se n’è voluto andar lui col padre, con la scusa che qua ormai non poteva più stare.... — Figurati che scusa! Noi tutte, amiche, la migliore società, avevamo reso normalissima la situazione e nessuno più, nessuno, trattando con Aldo, stava a pensare che la madre e l’avvocato non fossero marito è moglie; egli lo chiamava papà.... — Per me non c’è dubbio: dev’essere stata lei! è stata lei!

Signora Tuzzi

A indurre il figlio ad andarsene col padre?

Signora Armelli

Nessuno me lo leva dalla testa!

Signora Tuzzi

Per avere il pretesto di.... di fare la spola tra Roma e Firenze?

Signora Armelli

Precisamente! — Io non credo, non credo che Aldo.... (si corregge) il figlio, altrimenti, se ne sarebbe andato!

[133]

Signora Tuzzi

Ma allora può darsi che anche....

Signora Armelli

La malattia del figlio, dici?

Signora Tuzzi

Sia una commedia concertata.

Signora Armelli

Ma sì! Tutti d’accordo, là! — È chiaro, ormai! Scusa, più chiaro di così?

Signora Tuzzi

(nauseata)

Ah! mettere avanti il figlio.... — la malattia del figlio, per.... — ah! È ributtante!

Signora Armelli

Ributtante! ributtante! (Poi, risoluta) Io non so che decisione prenderà qua lui (allude a Lello).

Signora Tuzzi

Oh, ma credo che, se è così....

Signora Armelli

No, sai — è tanto.... troppo debole.... troppo debole.... — per bontà....

Signora Tuzzi

Supponi che....

[134]

Signora Armelli

Ah, ma io, no! — io, basta! — Io, per me, qua, se lui se la tiene, non rimetterò più piede!

Signora Tuzzi

Ma figurati — neanch’io!

Signora Armelli

Ma tutte, credo!

Signora Tuzzi

Che sciocca, infine! Aver fatto accettare una simile situazione, e perderla, rovinarsi, così, in un momento!

Signora Armelli

Mi dispiace sinceramente per questo poverino (allude a Lello) che poi, capisci? è anche socio di mio marito. Ma non transigo! Avrà un bel persuadermi Giorgio: — non transigo, non transigo!...

Si schiude cautamente l’uscio a sinistra, ed entra Miss Write col suo cappello a cuffia annodato sotto il mento, pronta per andar via.

Signora Armelli

(alludendo a Titti)

S’è addormentata?

Miss Write

Sì, signora.

[135]

Signora Tuzzi

Ah, finalmente!

Miss Write

Io, signora, adesso — ho pensato, ho pensato — desidero andare via.

Signora Armelli

Ma no, per carità; adesso, no....

Signora Tuzzi

Aspetti almeno, prima, che ritorni lei.... la signora!

Miss Write

Ah no, ah no — desidero andare via prima, prima. Adesso.

Signora Armelli

Dio mio, ma parli almeno con l’avvocato! Adesso è impossibile.... È andato a riposare un po’... Abbia pazienza ancora per qualche ora.

Miss Write

Per qualche ora, sì — bene.

Signora Tuzzi

E intanto, se non le dispiace, ci faccia portare....

Signora Armelli

Ah già.... sì, da Lisa, la prego.... un po’ di caffè....

[136]

Miss Write

Caffè. Bene. Farò portare.

Miss Write, via per la comune.

Signora Armelli

(subito, in tono di grazioso rimprovero)

Hai avuto troppa fretta, troppa fretta!

Signora Tuzzi

Io? Ma no.... È stata lei! M’assicurò che qua non sarebbe più rimasta, assolutamente!

Signora Armelli

(con ammirazione, alludendo alla moralità della governante inglese)

Ma come sono!

Signora Tuzzi

Proprio assolutamente, ti dico! E allora, vista questa risoluzione irremovibile di licenziarsi, sapendo che la Nori cercava una governante....

Entra dalla comune Lisa con un vassojo e l’occorrente per il caffè.

Signora Armelli

Oh, ecco — brava, Lisa!

Lisa

Aspettavo che venissero a prenderlo di là.... Avevo apparecchiato anzi per la colazione....

[137]

Signora Armelli

No no, basta una tazza di caffè.... Grazie.

Si sente sonare il campanello, lontano.

Signora Tuzzi

Suonano, mi pare....

Signora Armelli

(guardando l’orologio da polso)

Ah, ma forse.... — son già le sette e mezzo — può darsi che sia lui, Giorgio....

La Lisa va ad aprire. La signora Armelli verserà intanto il caffè per la signora Tuzzi e per sè.

Signora Tuzzi

Sentiremo, sentiremo....

Si ode dall’interno la voce di Evelina, ansiosa.

Voce di Evelina

Titti! Titti mia! Dov’è la Titti?

Subito la signora Armelli e la signora Tuzzi si turbano, posano le tazze e si irrigidiscono.

Signora Tuzzi

Ah, eccola!

Signora Armelli

È arrivata con mio marito! Io allora vado subito via!

Entra Evelina, seguita dall’avvocato Giorgio Armelli.

[138]

Evelina

Ah, tu qua, Lucia? Anche lei, signora? (Si spaventa) Ma dunque? Dio mio! (E si precipita verso la camera di Titti)

Signora Armelli

(cercando d’impedirle l’entrata)

No — guarda, è tranquillissima.

Evelina

Lasciami, voglio vederla!

Signora Armelli

Già, ma dorme....

Evelina

Farò piano.... Non la sveglierò....

Evelina entra nella camera di Titti. Subito le due signore corrono a prendere sul cassettone i loro cappelli e se li calcano in capo, chinandosi per guardarsi allo specchio dell’alzata, con movimenti sincroni e uguali.

Signora Armelli

Andiamo via!

Signora Tuzzi

Andiamo via!

Giorgio

Non così subito, per carità!

[139]

Signora Armelli

Subito!

Signora Tuzzi

Subito!

Signora Armelli

Ci dirai, via facendo....

Signora Tuzzi

Ci dirà.... ci dirà....

Giorgio

Uh.... cose!... cose!...

Signora Armelli

Ah sì?

Signora Tuzzi

Ah sì?

Signora Armelli

E hai il coraggio di dire «non così subito»?

Signora Tuzzi

Cose indecenti?

Giorgio

Follie.... Cavalli.... altalena....

Signora Armelli

Circo equestre! — Andiamo via!...

[140]

Signora Tuzzi

Andiamo via!

Le due signore stanno per andar via con Giorgio, quando s’apre l’uscio da destra ed entra Lello Carpani, il quale, vedendoli andar via, chiama, meravigliato, dolente:

Lello

Giorgio!

Giorgio

(voltandosi)

Oh, Lello.... Buon giorno, caro....

Lello

Ma come! Ve ne andate?...

Signora Armelli

Sì, sì, avvocato!

Signora Tuzzi

È arrivata!

Lello

Arrivata?

Giorgio

Sì, con me.... È corsa di là!

Lello

(alle signore)

E loro.... se ne vanno?

Signora Armelli

Ah sì, mi dispiace, avvocato.... ma....

[141]

Signora Tuzzi

Ormai....

Lello

(a Giorgio)

E anche tu?

Giorgio

Ma io ritorno subito! È.... per.... sì, per lasciarti in libertà adesso....

Signora Armelli

Ma certamente! certamente!

Rientra dall’uscio a sinistra Evelina. Si sarà liberata del cappello e del velo da viaggio. Lieta d’aver trovato la figlia già guarita, non s’accorge in prima del contegno freddo, ostile, impacciato di tutti e quattro.

Evelina

Ah, niente! M’ero spaventata, vedendovi qua.... (Guarda le amiche; le vede col cappello in capo) Ma come?... State per andar via?

Signora Armelli

Sì. E tengo a dichiarare, che siamo state qua questa notte, non per la bambina già guarita, che non aveva più bisogno di noi — ma per lui! (Indica Lello)

Evelina

(stordita, volgendosi a Lello)

Per te? (Non capisce e balbetta) Come.... perchè?

[142]

Lello

(indispettito nel vederla così, come ignara di tutto)

Ma dopo il suo telegramma, Lina! (Indica Giorgio)

Evelina

(più che mai stordita, volgendosi a Giorgio)

Telegramma? Che telegramma?

Lello

(c. s.)

Che m’annunziava che Aldo non è stato mai malato!

Evelina

(che non sa di questo telegramma, rivolgendosi di nuovo a Giorgio)

Ah, come! Lei? (Sottintende: «Ha spedito a tradimento questo telegramma?»)

Giorgio

(subito, imbarazzato)

Per tranquillare, veda.... per tranquillare....

Evelina

Ma io le ho pur spiegato in viaggio.... (Dirà questo, sospettando ch’egli abbia perpetrato il tradimento di quel telegramma durante il viaggio)

Giorgio

(intuendo)

Ma è stato prima! è stato prima!

[143]

Evelina

E quando, prima?

Giorgio

Sì.... perchè, veda.... ero venuto jeri alla villa, prima che lei ritornasse dalla sua passeggiata a cavallo (movimento di sorpresa delle due signore e di Lello) e, saputo dal cameriere che Aldo, grazie a Dio....

Evelina

Ah, ecco.... — per tranquillare....

Lello

(con forza, insorgendo a difesa di Giorgio)

Per tranquillare, sì! Perchè noi tutti qua, per otto giorni....

Evelina

(subito, dolente, affettuosa)

Ma l’ho già detto a lui in treno, Lello! Ti giuro che io non ho visto nessuno, nessuno dei tanti telegrammi spediti da voi, di cui lui mi ha parlato! Vi avrei tranquillato subito io stessa!

Lello

Te li hanno dunque nascosti?

Evelina

Certo per trattenermi là con loro, temendo che, se avessi saputo della vostra inquietudine, mi sarei affrettata a ripartire! Ah, ma son sicura che in nessuno [144] di quei telegrammi tu avrai accennato alla disperazione di Titti, perchè non posso credere che Aldo mi avrebbe tenuto nascosto anche questo! Ti prego di dirmelo! È vero?

Lello

È vero, sì! Ma perchè abbiamo creduto che lui, là, stesse, a dir poco, per morire! Darti l’annunzio che qua la Titti piangeva per te — metterti come tra due fuochi — c’è parso troppo.... Tanto più che qua, per lei (allude alla Titti) c’erano queste buone amiche, che non si son mica divertite, sai?...

Signora Armelli

Basta, la prego, avvocato....

Signora Tuzzi

Queste son cose....

Signora Armelli

Sì, ecco — che vi direte tra voi. Noi non dobbiamo, nè vogliamo più entrarci. (Ostentatamente, rivolgendosi soltanto a Lello) A rivederla, avvocato!

Evelina

Ma io sono stata, infine, in compagnia di mio figlio, che non vedevo più da circa due mesi!

Signora Armelli

(con uno scatto d’indignazione)

Ah, via.... (Rivolgendosi alla signora Tuzzi) Andiamocene, andiamocene!

[145]

Signora Tuzzi

Sì, ecco è troppo....

Evelina

Ve ne indignate? Anche tu, Lucia?

Signora Armelli

(fremente, contenendosi a stento)

Ma sì, cara! Il figlio.... (atto di nausea) — ah! Avrei almeno il pudore di non nominarlo, ecco!

Evelina

(con scatto spontaneo, sbalordita)

Tu?... Mio figlio? E dici il pudore?... Ma Lucia!

Signora Armelli

(facendosi torbida)

Che?

Evelina

(subito, sorridente, calma, arguta)

No, niente, cara! — Ti faccio soltanto osservare che, anche per tutto il peggio che tu possa sospettare, io — dopo tutto — sto tornando, mi pare, dalla casa di mio marito.

Signora Armelli

Ah, basta, basta, via! andiamo! Via, via, Giorgio! Andiamo!

La signora Armelli, via, con la signora Tuzzi e con Giorgio.

[146]

Evelina

(piano, quasi più stupita che sdegnata)

Oh guarda. Sono proprio indignate.

Lello

(macerato dalla bile)

E te ne meravigli? Ma ti pare davvero una scusa che ritorni dalla casa di tuo marito?

Evelina

(di scatto)

Ah sì! Per loro, sì! Perchè la signora Lucia Armelli (l’altra, non lo so), ma la signora Lucia Armelli, quando ritorna in casa, non lo può mica dire, sai? a suo marito, dove è stata.

Lello

Ma lascia star quella! Voglio sapere che cosa puoi dire tu, ora, a me!

Evelina

(offesa, ma fors’anche più addolorata che offesa, lo guarda un po’; poi si passa una mano sulla fronte e dice, stanca)

No, per carità. Così, no, Lello.

Lello

(investendola)

No? Come no? — Chiaro! chiaro! — Voglio che tu mi risponda! — E chiaro!

[147]

Evelina

(c. s. ma con più recisione)

Oh Dio, ti prego! Lello, per te stesso!

Lello

(c. s. più violento)

Ma io voglio sapere! Ho diritto di sapere! Lo sai quello che hai fatto?

Evelina

Lo so. Mi sono trattenuta là otto giorni.

Lello

(la guarda, e vedendola così placida e semplice, quasi si sente mancare il fiato per proseguire)

E.... e ti par poco? Lasciando credere a tutti, qua....

Evelina

Io? Che ho lasciato credere? Senza codesta tua aggressione, t’avrei detto tutto io stessa, ritornando; perchè non ho proprio nulla da nascondere, io.

Lello

Nulla, eh? nulla! — Otto giorni là con lui, e....

Evelina

(profondamente avvilita per lui, più che per sè, troncando)

Ma no, caro!

[148]

Lello

Come no?

Evelina

Non «con lui» — «in casa di lui», se mai.

Lello

Ah, brava! «In casa» — così, innocentemente? E non «con lui»; con tuo figlio soltanto, eh?

Evelina

(c. s.)

Ma sì, anche con lui.

Lello

Ah, ecco! Ammetti. Ma come con un fratello, è vero? Un fratello che ti chiama Eva, no? che ti chiama.... come ti chiama?... non so.... «Iù!», come una cavalla!

Evelina

(turbata da questo richiamo a quell’altra sua vita là, col marito; offesa per la crudezza del richiamo e, nello stesso tempo, più che mai addolorata, si nasconde il volto con le mani mormorando)

Oh Dio mio.... oh Dio mio....

Pausa. Lello passeggia concitato. Si ferma. La guarda.

Lello

Ma non la trovi intanto una scusa, d’esserti trattenuta là otto giorni, senza che tuo figlio fosse malato; [149] non la trovi! non la trovi! Stai con la faccia nascosta.... Parla! Di’ almeno qualche cosa.... (Stupito, come davanti a un vuoto che gli s’apra sempre più davanti, per quel silenzio nascosto che sempre più gli s’appalesa come una confessione tacita della colpa) Non hai nulla da dire? E allora? Ah, dunque, allora....

Evelina

(levandosi, piano, con tristezza grave e quasi sorda, avendo intuito il sospetto di lui, ma sentendo altresì che, pur potendo subito distruggerlo, le resterà sempre da dire una cosa di maggior peso per lei)

Ma no, caro, non è questo.

Lello

Non.... non è questo? E che cos’è? che cos’è? che intendi dire? Parla, perdio!

Evelina

Parla.... sì, parla.... Che vuoi che ti dica, così? Dico che m’hai fatto sentire, con la crudezza delle tue parole.... non so, vedere che là.... (resta sospesa: vorrebbe aggiungere: «che là ho pure una mia vita, a cui tu hai il torto di richiamarmi così crudamente, mentre già a me par quasi un sogno, trovandomi adesso qua, in quest’altra mia vita, da cui mi frastorni e m’allontani, con questa scena che m’offende»)

[150]

Lello

(rimasto in attesa angosciosa, premendola a dire, con sgarbo)

Che là? Che cosa?

Evelina

No.... niente.... niente di male.... Sono stata con Aldo e con lui, ma sempre, ogni giorno, col pensiero di dovere ritornare a casa mia.

Lello

Vivendo, intanto, e sollazzandoti là?

Evelina

(non sopportando più la naturale, scusabilissima volgarità dei sospetti di lui)

Per carità, taci! Non finire di rompere ora, così, il sogno che mi tenne là, di questa casa, di te, di mia figlia, e che sentii subito — subito, appena vi ho rimesso il piede — come la mia vera vita! — Sì, qua.... te.... tutto.... — E un sogno adesso, là.... quella che fui là, quello che feci....

Lello

(dapprima quasi sbalordito di sentirle dire così; poi, subito, accendendosi di nuovo)

Ma io.... io ancora non lo so, non lo so che cosa fosti là, che facesti! Sei rimasta otto giorni — questo solo so — quando l’obbligo tuo, trovando che lì ti [151] avevano (con un violento scatto di nausea) oh, vigliaccamente, vigliaccamente, sai? brutalmente ingannata — l’obbligo tuo era di ritornartene subito qua!

Evelina

Sì, sì, è vero, è vero! — Ma Aldo....

Lello

Che Aldo! Dici Aldo? Senti: ci vuole una bella sfrontatezza! Come se non sapessi che fu «lui», «lui!» E il figlio, d’accordo! Un inganno da mascalzone, sì, sì, una trappola per riprenderti «americanamente», servendosi del figlio! E tu ti sei lasciata riprendere!

Evelina

(con forza)

Ma no!

Lello

Come no? Non sei rimasta, invece di ripartirtene subito?

Evelina

Ti giuro che volevo ripartirmene subito, appena alla stazione mi vidi davanti Aldo, sano, che rideva.... E glielo dissi, sai? glielo dissi. (Con l’aria grave della signora Lina, ma sincerissima) Manifestai tutto lo sdegno. — Ma sai Aldo com’è.... quello che cominciò a dire, a fare....

[152]

Lello

(sempre convinto che non sia stato Aldo soltanto)

Aldo, eh?

Evelina

(non comprendendo l’ironia della domanda)

Sì, al suo solito, tante pazzie....

Lello

(c. s.)

Aldo! — Non mi dici quello che cominciò a far lui!...

Evelina

(ingenuissima)

Eh, lui no, non venne alla stazione.

Lello

Ah, non venne? Consentisti però ad andare con tuo figlio in casa di lui....

Evelina

(c. s.)

No, prima no; prima andai all’albergo. E non mi sarei mai arresa ad andare in casa di lui, se....

Lello

(troncando con sdegno)

Ma via! Poi ci andasti! E allora, sotto lo stesso tetto, con tuo marito.... tutti i ricordi antichi, eh? (Sghignazzando) Ma niente di male, niente di male, si sa! Era, dopo tutto, tuo marito!

[153]

Evelina

(irrigidendosi, con alterezza dolente)

Ti prego di credere che, se sono ritornata, vuol dire che puoi essere sicuro che «ho sentito» di poter ritornare.

Lello

Grazie, grazie di codesto sentimento! Ah, mi piace tanto! «Hai sentito» di potere ritornare?

Evelina

Sì. E ti dico che non merito affatto codesto tuo dileggio. (Cangiando aria e tono) Sbagli, sbagli, Lello, a mostrarti, a parlare ancora così con me. Perchè mi costringi allora a una sincerità di cui nessuna donna avrebbe l’obbligo — guarda! — neppure con sè stessa; figurati poi col proprio marito! E tu non sei neanche mio marito.

Lello

(subito, quasi trionfante nell’ira)

Ah, eccola, eccola la confessione che ti sfugge senza volerlo!

Evelina

(stordita, quasi tra sè)

La confessione?

Lello

Ma sì, ecco, lo dici tu stessa che è quello adesso tuo marito!

[154]

Evelina

(di nuovo, altera, recisa, contenendosi)

Non è «quello!» — Io lo dicevo a te. — Ma dunque davvero puoi credere che sia «quello» come intendi tu, e farmi poi capace di ritornare a te, a mia figlia? (Pausa. Lello resta come interdetto. E allora con sdegnoso rammarico, come per un’imposizione della coscienza a cui non può più opporsi, aggiunge) Ah, ma vedi? vedi? io mi sento costretta ora a dirti una cosa, che avrei potuto risparmiare a te e a me; che avevo sentito, venendo, di non doverti più dire. Ma ora debbo dirtela! debbo dirtela!

Lello

Che cosa?

Evelina

Questa. Che se sono ritornata, non devi credere che non mi sia costato nulla il ritorno.

Lello

Ah, confessi.... confessi anche che t’è costato molto?

Evelina

Sì. Là, sì. Ma appena mi sono staccata di là, no. Ho sentito soltanto il desiderio di ritornare al più presto.

Lello

E vuoi, di’, vuoi che ti ringrazii anche di codesta sincerità?

[155]

Evelina

L’hai voluta tu, mostrandoti così diverso, nemico, a me che ritornavo alla mia casa perfettamente rimessa nel sentimento che ho di tutta questa mia vita qua e con l’unico pensiero della mia bambina malata....

Lello

Ah, ecco — per lei! Sei dunque ritornata unicamente per lei?

Evelina

Ma no — anche per te.

Lello

Grazie di nuovo, cara! Ma come vuoi che ci creda più, se m’hai detto che t’è costato molto staccarti di là? È segno che tu là con lui....

Evelina

(subito, arrestandolo)

No! Ah, no! Tu mi costringi prima a ferirti con la mia sincerità, strappata così, per forza, e vuoi fartene poi un’arma contro di me? — No! Perchè, se pure essa m’ha costretto a dirti che m’è costato molto, questo — se mai — farebbe più grave il sacrifizio con cui avrei pagato il diritto di poter ritornare a te e a mia figlia!

[156]

Lello

Ah, di bene in meglio! Il sacrifizio! Altro che molto, dunque, t’è costato! Dici sacrifizio, ora!

Evelina

(pigiando sulle parole)

Ho detto «se pure»; ho detto «se mai». Non l’ho più sentito, venendo. La mia vita è qua — questa. — Sono stordita ancora.... (Con la meravigliosa ingenuità di una che non può fare a meno di dire, quasi senza pensare che cosa dice a chi la dice) È così strano, è così strano quello che sento, che.... — tu forse avrai ragione — ma sono ora qua così tranquilla, che non capisco più — ti giuro — di che cosa ti lamenti ancora....

Lello

Sei diventata incosciente? Come, di che mi lamento? Ti par poco adesso lo scandalo? Ne hai pure avuto una prova tu stessa, or ora!

Evelina

Dici di quelle due pettegole?

Lello

Ma puoi esser certa che tutti, adesso.... È la rovina, la rovina della tua reputazione, lo vuoi capire? È finita!

[157]

Evelina

(come se parlasse d’un’altra)

Finita.... la signora Lina? (E aggiunge sotto voce, come se lo dicesse Aldo) Muffa della signora Lina! (E ride)

Lello

(più che mai trasecolato, mirandola)

Ma che dici? sei impazzita?

Evelina

(riprendendosi, ma sempre un po’ stordita)

No.... È che.... (E si butta a ragionare con ambigua serietà) — dico che, se quelle due pettegole non fossero accecate dall’invidia o dal dispetto....

Lello

E dàlli! Lasciale stare, quelle due! Non saranno quelle due sole, ti dico! Ma tutti! tutti!

Evelina

(seguitando come sopra: Eva e Lina; la voce di Eva, l’aria di Lina)

Aspetta, scusa. Tutti sanno, mi pare, perchè sono andata da mio figlio.

Lello

Già! Ma sanno anche, ora, che non era vero niente, che tuo figlio fosse malato, e che, non ostante questo....

[158]

Evelina

(subito dice per lui)

Sono rimasta là otto giorni con mio marito. (E non potendone più, sbuffa) Auff!

Lello

Sotto lo stesso tetto!

Evelina

Questo lo dicono loro.

Lello

No, questa è la verità!

Evelina

Sì, ma per quello che ne pensano loro, intendo. (Si ferma un po’ a guardarlo, come per confermare un patto) Oh, non più per te, ora! Almeno spero.

Lello

(approvando ironicamente, con un inchino rabbioso)

Benissimo! Ma bisognerebbe che lo credessero anche gli altri! Non basta, cara, che lo creda io! E vai, vai tu adesso a farlo credere agli altri!

Evelina

Scusa, se sono ritornata a te....

Lello

(con un grido)

Peggio! Dopo essere stata là!

[159]

Evelina

(stanca)

Oh, insomma, senti, Lello, a me basta la mia coscienza, e che mi creda tu. Non m’importa degli altri. Pensino quello che vogliono.... come vogliono....

Lello

Ma importa a me, se permetti! A me! a me! Per la tua reputazione! E anche per me stesso!

Evelina

Per te stesso, no, scusa; perchè tu, comunque pensino gli altri, non ti dovresti lamentare.

Lello

Ah, nemmeno?

Evelina

Nemmeno. Perchè, se è peggio per me, è meglio per te: che io sia ritornata, dopo essere stata là — l’hai detto tu stesso. Suppongo, perchè la gente, mio marito adesso — almeno legalmente — sa che è quello là....

Lello

(gridando)

Ma no! Nient’affatto! Perchè io non mi sono mai considerato come il tuo amante! Il mio studio è stato sempre questo!

[160]

Evelina

Lo so. E infatti non mi viene di dirlo, credi, neanche a me, che sei il mio amante. Io forse non capisco ancora bene: scusa, ti lamenti per gli altri o per te?

Lello

Per me e per gli altri mi lamento!

Evelina

E allora hai torto doppiamente. (Pigiando sulle parole) Ho lasciato là mio marito, per ritornare a te. Per la gente, come amante, puoi esserne contento, mi pare. Ma siccome poi non hai voluto mai considerarti, mai essere il mio amante, ma mio marito, è vero?

Lello

Mi pare!

Evelina

Ecco, dunque: marito, con tutto il diritto di pretendere alla fedeltà della propria moglie, è vero?

Lello

Mi pare!

Evelina

Oh, e allora come marito puoi anche essere contento e soddisfatto, perchè t’assicuro che ho osservato per te tutto il mio dovere di moglie, ed eccomi qua! — Che vuoi di più?

[161]

Lello

(scattando)

Ah, bello! Ah, grazie così! Là l’amore, e qua il dovere? Grazie, cara, no! Io preferisco allora il contrario!

Evelina

Ah, ora, il contrario?

Lello

Il contrario! il contrario, sicuro! Che fosse stato lui, là, tuo marito, un sacrifizio per te, e non il tuo ritorno qua — così!

Evelina

Ma se non è stato....

Lello

L’hai detto tu stessa! tu! E viene a essere per me un insulto — guarda!; — così, la tua fedeltà!

Evelina

Anche un insulto?

Lello

Sì, cara, un insulto! un insulto! E non so che farmene!

[162]

Evelina

Ma sai? credetti che bisognasse a me — se tu non sai che fartene — per potermi riaccostare, senza arrossire, a «tua» figlia. — Se mi dici che non sai che fartene....

Lello

(accecato dall’ira)

Ma che vuoi che m’importi, in questo caso, di mia figlia!

Evelina

(ironica e con forza)

Ah, ecco! Benissimo! Anche lui là mi disse: — «Che vuoi che m’importi di mio figlio, se vieni qua per lui?»

Lello

(impressionato)

Ti disse così?

Evelina

(con foga appassionata)

Così! così! Ed è tempo che la finiate tutti e due! Perchè importa a me, se non importa a voi! — Oh, insomma! Tu hai qua la Titti; lui s’è preso Aldo là. Ciascuno di voi può stare per sè, con tutta la sua vita. Ma io no, perchè Aldo là è mio e suo; la Titti qua è mia e tua. Lui mi vuole per sè; tu mi vuoi per te! Non posso mica dividermi, io, metà qua, metà là! Sono là e qua! Una e una!

[163]

Lello

Là e qua? Ah no! Là e qua, no! Là e qua, no! — O qua o là, cara! o qua o là!

Evelina

E non capisci che non toccherebbe di dirlo a te, questo?

Lello

No no: te lo dico io! te lo dico io! Qua e là, no!...

Evelina

(sdegnata, fiera)

Ma come intendi ch’io dica qua e là? Dico per i miei figli; non per te e per lui! E perciò potevo farti osservare che non conveniva a te di ribellarti e di fare lo sdegnoso! — Se con qualcuno io avrei l’obbligo di stare, non l’avrei con te!

Lello

Come?

Evelina

No! Perchè se sono qua con te, nessuno può credere che sia per «obbligo», nè per convenienza; tanto più ora, se è vero che per questa mia andata là la mia reputazione è irrimediabilmente compromessa! Starei con te perchè voglio starci, ad onta della mia reputazione.

[164]

Lello

Ma se ora so che non vorresti....

Evelina

Come non vorrei, se sono ritornata, se ho difeso là, contro me stessa, il mio diritto di ritornare! (Minacciosa, recisa) Vuoi che vada là? Mi respingi tu, allora! E allora il diritto di rivedere qua mia figlia io non lo perdo, bada! Me ne starò là, e faremo, come tu preferisci, al contrario!

Lello

(stretto dall’argomentazione, con un viso molto inebetito)

Io, preferisco? io, preferisco?

Evelina

Eh, mi pare....

Lello

(irritato di non potersi in alcun modo riprendere; con violenza)

Io non preferisco niente! non preferisco niente!

Evelina

(prima placida, sicura; poi, man mano, con foga crescente)

Oh, e neanche io, vedi? Niente. M’impongo di non preferire niente, perchè non voglio perderlo il diritto di rivedere i miei figli. Se pretendi che non [165] veda più Aldo, rompo con te. Sì, sì, caro mio! Proprio come là ho respinto lui, per ritornare a vedere qua mia figlia. Siete uomini, voi — e basta! Io sono madre! Messa in una situazione impossibile! Una là con quello che mi fa essere.... come qua con te, Dio mio, non mi passa, non mi passa neppure per il capo di poter essere! Un’altra — un’altra. — Ma non rimpiango, oh, non credere che rimpianga nulla per questo! Perchè io.... non so.... sono pure «questa», qua. Non soffro, non soffro, ti giuro, Lello, d’essere qua, questa, come per tanti anni sono stata! Non mi costa nulla volermi anche per me, come tu mi vuoi, placida, sennata, ordinata; tutt’al contrario di come.... io non so perchè.... divento subito per quell’altro, appena.... appena mi guarda dentro gli occhi.

Lello

E ti grida: «Iviù!»

Evelina

Già, così.... Vedi, m’è corso come un brivido per tutte le carni....

Lello

(furioso, sprezzante)

E vai dunque là, vai dunque là, dove c’è chi ti fa correre di codesti brividi per le carni!...

[166]

Evelina

(forte, gridando, quasi piangendo dalla rabbia di non esser compresa)

Ma no! Sei sciocco! Non farmi impazzire, ora! Sento che impazzisco, io, così! E non voglio impazzire! Non sono mica impazzita, io, là, ti prego di credere! Ho tenuto a posto me e lui! Mi è parso piuttosto d’impazzire durante il viaggio, pensando.... pensando... (Parandoglisi davanti improvvisamente) Tu non sei mica lo stesso, scusa, con me e con un’altra donna!

Lello

(stordito)

Come? io? che c’entro io ora? Quale donna?

Evelina

Dico una qualunque; una donna che per caso.... (non dico che sia vero), una donna che ti facesse essere diverso da quello che sei per me....

Lello

(scrollandosi, non comprendendo)

Come, diverso? Ma che dici?

Evelina

No, senti, senti quante cose ho pensato! — Tu, per me, lo sai perchè sei così? Pare facile; una sciocchezza. Sei così, perchè naturalmente il sentimento che io t’ispiro, il sentimento che tu hai per me ti fa essere così.

[167]

Lello

Naturalmente.

Evelina

Ma se t’ispirassi domani un altro sentimento? Se tu non sentissi per me quello che ora senti? Tu diventeresti un altro.

Lello

Perchè non t’amerei più, sfido! Un altro, per te. Ma sarei sempre io.

Evelina

No! no! Ecco, è questo! Non è vero! Perchè tu, anche adesso, anche adesso, potresti avere un diverso sentimento per un’altra donna; e basterebbe questo perchè tu fossi uno con quella, e uno con me: diverso! — Vedi? è questo! L’ho provato io, con tutto l’orrore di vedere in me un’altra — quell’altra — oltre questa che sono qua per te e per me stessa: — due, in una persona sola! In un solo corpo, ma che potrebbe essere di «questa» e di «quella», se non dovesse parere mostruoso e assurdo che allora, per se stesso, questo corpo, non sarebbe più nulla, fuori di quel sentimento che lo fa essere ora di «questa» e ora di «quella»; e con la memoria intanto dell’una e dell’altra — vedi? questo è il terribile! — terribile perchè rompe quell’illusione che ciascuno si fa, ricordando, di essere «uno», sempre lo stesso. Non è vero! L’ho veduto, l’ho provato io! Se tu m’avessi vista là, a cavallo....

[168]

Lello

Sei andata a cavallo?

Evelina

Sì; come prima! una cavallerizza! e Giorgio Armelli m’ha sorpreso sull’altalena.... Se m’avesse visto la Titti! Dio, Dio.... Non m’avrebbe più riconosciuta; avrebbe esclamato: «Ma come! Quella, la mia mamma?» Eppure per me, là, allora, era naturale, naturalissimo.... E io stessa, ora, guardandomi di qua.... mi pare un sogno.... vedendomi poi anche «questa», qua.... un’altra; irriconoscibile.... Una qua, una là.... E l’una che non ha nulla da vedere con l’altra, se non questo tormento di scoprirsi, di sentirsi «due» veramente, fino a respingere là — com’ho fatto — mio marito, non già perchè non mi sentissi viva di tutta quell’altra mia vita là; ma perchè qua c’era quest’altra, che sentii, sentii ugualmente viva di tutt’intera quest’altra mia vita — così diversa — capisci?

Lello

E vorresti, dopo questo, ritornare ancora là, «a quell’altra tua vita?»

Evelina

(precipitosamente)

Nonononononò! Basta! basta! Impazzirei! Verrà lui, Aldo, qua, d’ora in poi! Per me, basta; puoi esserne sicuro! Mai più! — Vedersi un’altra? È la [169] pazzia. Sono anche quell’altra, sai? È certo! Ma non debbo più vedermi così, qua e là, questa e quella. Basta! basta!

Si schiude l’uscio a sinistra e compare la Titti, palliduccia, spettinata, non ben sicura sulle lunghe gambette. Da questo punto, con stacco netto, dia la scena la sensazione della vita che si riassetta tranquilla su le sue basi naturali.

Titti

Mamma!

Evelina

(subito voltandosi e accorrendo a sorreggerla e abbracciandola)

Titti! Titti mia! Come? Oh Dio! Ti sei levata da te?

Titti

(fremente)

Sì, sì....

Evelina

Hai ragione, la mia Titti! Tanti discorsi inutili, sciocchi, inconcludenti qua, e ho lasciato sola di là la mia Titti! (Se la guarda; se la carezza; le ravvia i capellucci) Come sei pallidina! come sei magrolina! (Mostrandola a Lello) Ma guarda: più alta.... sì, guarda! non ti pare che si sia fatta più alta?

[170]

Lello

(tranquillissimo ora anche lui, chinandosi a guardare la figlia)

Eh sì, eh sì.... oh guarda: t’arriva quasi alla spalla....

Evelina

(serrandosi di nuovo al seno la figlia)

Quasi alla spalla.... quasi alla spalla, la mia piccina bella! la mia piccina! (E prende a dondolarla, a dondolarla piano, così dicendo, mentre Lello le guarda tutt’e due, rasserenato e sorridente) Ma non voglio, non voglio, sai? che tu mi diventi presto una donnina, piccolina mia, piccolina mia, non voglio, non voglio....

TELA

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.

Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.

*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 65798 ***