The Project Gutenberg EBook of Le livree dei nostri volatili domestici, by Teodoro Pascal This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have to check the laws of the country where you are located before using this ebook. Title: Le livree dei nostri volatili domestici in rapporto allo sport, alla produttività ed alla rusticità Author: Teodoro Pascal Release Date: May 12, 2019 [EBook #59488] Language: Italian Character set encoding: UTF-8 *** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LE LIVREE DEI NOSTRI *** Produced by Barbara Magni, Rosemarie della Scala, Riccardo Marino della Fazia and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net
TEODORO PASCAL
LE LIVREE
DEI
NOSTRI VOLATILI DOMESTICI
IN RAPPORTO ALLO SPORT,
ALLA PRODUTTIVITÀ ED ALLA RUSTICITÀ.
CATANIA
FRANCESCO BATTIATO — Editore
Via Androne, 28
—
1910.
[3]
Se si osservano dei volatili d'una medesima razza, ma di differenti livree, la nostra attenzione si concentra sulle svariate gamme di colori che si offrono al nostro sguardo indagatore: trattasi di colori del piumaggio degni d'essere presi in considerazione inquantochè essi ponno contribuire, se non sempre, assai spesso a menomare o ad accrescere il grado di produttività d'un volatile e così pure il suo grado di rusticità.
Qui dunque dobbiamo riconoscere che la livrea d'un volatile dovrà interessare, non solo chi alleva a scopo sportivo, ma anche chi è dedito all'allevamento industriale, quindi il pratico allevatore male si apporrà se giudicherà superfluo d'interessarsi a questo argomento. Nella pratica difatti non si dà peso alcuno alla livrea d'un volatile e, salvo rare eccezioni, poco importa che questo sia bianco piuttosto che nero, giallo piuttosto che bleu, variopinto piuttosto che uniforme, ma un esame accurato su questo soggetto persuaderà indubbiamente [4] i più restii a ricredersi, a ritornare sui loro passi, ed è appunto in questa convinzione che cercherò di sviscerare l'argomento importantissimo. Allo scopo procurerò d'essere scrupolosamente obbiettivo, illustrando sempre ogni mio asserto con molteplici esempi, che varranno ad accordare validità alle mie conclusioni, e se spesso considererò il lato sportivo di questo soggetto, più spesso ancora ne commenterò il lato pratico, così coglierò due piccioni ad una fava.
Credo bene di raggruppare le diverse livree che riscontriamo nei nostri volatili domestici nelle tre distinte categorie che seguono:
Si può dire che, astrazione fatta del nero e del bianco, non vi sono altri manti uniformi nel vero senso della parola e difatti le altre tinte come la bleu (cenere, ardesia, acciaio,) la gialla (fulva, isabella, paglierina, cedrata, ecc.) non sono interamente uniformi perchè appariscono, dove più e dove meno, di differenti gradazioni sulle diverse parti del corpo, così sono ordinariamente più nutrite al collo, al dorso ed alla coda (polli andalusi bleu, italiani gialli, ecc.) più nutrite alla covertura delle ali e parzialmente alle penne della coda (tacchini fulvi) e così continuando potremmo sciorinare altri numerosi esempi di mantelli uniformi incompletamente. Al contrario delle precedenti, le tinte variopinte sono infinite in tutti gli allevamenti, siano essi sportivi che industriali, e specie in questi ultimi, sono predominanti assolutamente e dovute al caso, semplicemente perchè non si fanno riprodurre a norma di regole stabilite come [5] nel campo sportivo. Si contano però anche eccezioni e così allevamenti industriali che curano lo sfruttamento di razze determinate e nella forma e nel mantello debbono rispettare oltre la prima, anche quest'ultimo, ma certo questo rispetto non va tanto oltre come nell'allevamento sportivo, quindi rimane circoscritto nell'insieme delle prerogative e non scrupolosamente e dettagliatamente nei meandri del codice.
Dopo aver letto il surriferito, sulle labbra dell'avicultore perspicace spunta genuina la domanda: quali sono dunque le livree che meglio si confanno nell'allevamento sportivo e quali quelle che meglio convengono nell'allevamento industriale? La risposta non può essere pronta e spontanea quanto la domanda, ed essa sarà necessariamente subordinata a svariate circostanze, che tutte metterò in evidenza nel corso di questo capitolo, circostanze che una volta conosciute nella loro essenza ci metteranno in grado di poter rispondere esaurientemente alla suddetta domanda.
Nell'allevamento sportivo sono rilevanti le difficoltà che s'incontrano per ottenere mantelli variopinti inappuntabili, cioè conformi in tutto e per tutto alle norme del codice d'avicultura: ogni allevatore sa le difficoltà che si connettono a certe livree variopinte specializzate in alcune razze di colombi, di polli, di anatre, ecc., ma non si creda però che le stesse difficoltà siano attenuate di molto nelle livree più o meno uniformi. Certo è più facile selezionare individui caratterizzati da mantelli perfettamente o non perfettamente uniformi, giacchè è escluso in essi qualsiasi traccia di disegno o di complicata ripartizione di colori come nei soggetti a piumaggio variopinto, epperò [6] le difficoltà per mantenere la purezza del colore uniforme danno anche grattacapi non pochi allo allevatore.
Le diverse specie dell'avicoltura contano tutte, salvo poche eccezioni, animali a manto bianco ed animali a manto nero, cioè animali dal manto perfettamente uniforme. La bianca e la nera sono due livree assai diffuse e che offrono, più di qualunque altra, ampio argomento di discussione, quindi le passerò ambedue esaurientemente in rassegna.
Le razze a manto bianco devono la loro origine a progenitori che subirono l'albinismo in seguito allo stato di domesticità e che poi perpetuarono l'anormale livrea nei loro discendenti. D'altronde non sono rari i casi d'albinismo che improvvisamente si manifestano negli animali da cortile e chiunque sia stato assiduo lettore di giornali di Avicultura avrà spesso trovato citati esempi del genere capitati ad allevatori sperimentati; così un gallo di razza Polverara nera divenne perfettamente bianco nella seconda muta, una gallina Wyandotte argentata imbiancò completamente nella muta annuale ed io stesso ebbi un'anatra muschiata pezzata che pure imbiancò completamente nella muta. Spesso succede che da genitori colorati nascono allievi bianchi e difatti non è gran che difficile di provocare il mantello bianco seguendo i dettami teorici che ci addita l'allevamento, e si raggiunge l'intento sia colla selezione che coll'incrocio: col primo sistema, certo più difficoltoso del secondo, si terranno per la riproduzione sempre gli allievi i più sbiaditi di colore [7] e si continuerà questa selezione per qualche generazione sino alla eventuale riuscita, che però non sempre si verifica. Se poi la razza ab origine fu formata coll'intervento di un progenitore bianco, allora il lavoro può essere più facilmente coronato da successo, così p. es. non fu difficile a formare dalla Wyandotte argentata la varietà bianca, che ora fa tanto parlare di sè per la sua produttività, perchè nella razza madre, nell'argentata, scorre appunto il sangue d'una razza bianca, la cocincinese bianca. Difatti chiunque abbia allevato la razza Wyandotte argentata avrà rimarcato che gli allievi a manto molto sbiadito, cioè più bianchi che argentati, non sono tanto rari: è chiaro che siffatti allievi riprodotti fra di loro per più generazioni di seguito dovranno finire per dare qualche soggetto perfettamente bianco. D'altronde quest'osservazione calza per tutte le razze di galline argentate in generale che sono note per la loro tendenza ad imbiancare ad ogni muta; ma più delle galline sono i colombi dai manti fantastici, disegnati di bianco e nero o di più colori, che formano la disperazione dell'allevatore per mantenerli a norma del codice. I mantelli di questi colombi, specie se bianchi disegnati di nero, hanno spiccata tendenza ad imbiancare e certo la formazione di razze bianche da simili soggetti non offrirebbe difficoltà di sorta col sistema della selezione. L'ottenimento del manto bianco col sistema dell'incrocio, confrontato col precedente, cioè con quello della selezione, può dichiararsi di esito assai più sicuro e sollecito, e difatti nell'incrocio il risultato è rapido e basta quasi sempre un solo accoppiamento d'un volatile bianco con uno colorato per ottenere diversi allievi bianchi: [8] certamente saranno allievi non perfettamente fissati nella livrea e che perciò, anche se accoppiati fra di loro, daranno più d'un soggetto colorato, ma d'altra parte l'inconveniente sparirà abbastanza speditamente mediante una selezione oculata dei soggetti.
Il colore bianco è effetto della mancanza di pigmento alla piuma, ma non sempre trattasi di assenza totale, poichè in talune razze delle specie avicole, in particolar modo nel pollo, non tutta la piuma è imbiancata e bensì le sole barbe, il fusto rimanendo colorato: ciò si verifica in tutte le razze di galline a zampe gialle e che sono per conseguenza ad epidermide e fusti pure pigmentati di giallo, così la gallina italiana bianca, la Wyandotte bianca, la Cocincina bianca, ecc.; ma diverse altre razze di galline hanno epidermide, se non giallastra come le precedenti, per lo meno tendente più o meno al giallastro assai sbiadito e per conseguenza anche tenuamente giallastro il fusto delle piume.
Tutte le razze francesi da carne hanno questo requisito, poichè la loro epidermide è del colore dell'avorio e similmente si può dire delle generalità dei polli europei a zampe verde oliva, bleu ardesia, grigio nerastro, nere, ecc., infine quasi tutte le razze classiche da carne del suolo europeo hanno epidermide colorita in bianco avorio e non altrimenti. Epperò ciò non si verifica sempre, e così si vedono polli dall'epidermide assolutamente o quasi non pigmentata, dall'epidermide infine finamente rosata; siffatti individui hanno per correlazione anche tarsi e becco più o meno rosati e, pure sempre per correlazione, fusti più o meno bianchi alle piume. Trovansi in simili condizioni [9] quasi tutte le razze di allevamento inglese che sono note per le carni finamente rosate, ma ritorneremo su questo soggetto.
L'esempio il più saliente dell'epidermide intensamente colorita malgrado la piuma bianca, più che nella Italiana bianca, nella Wyandotte bianca, ecc. l'abbiamo nel gallus lanatus, la Mora a seta degli Avicoltori: in ambedue i sessi la pelle è nera in tutta l'estensione del corpo, e ciò in contrasto col candore niveo del serico piumaggio che ricovre l'animale. Questo carattere anormale ha una stupefacente forza di trasmissione, tanto che se s'incrocia un pollo a pelle bianca e piume normali con questa razza (le piume di questa gallina sono composte di fusti deboli e molli e di barbe eccessivamente lunghe, molli e pioventi sì da sembrare a fili di seta), i prodotti d'incrocio risultano quasi sempre a pelle nera, e gli stessi, riprodotti fra di loro, daranno allievi la di cui generalità avrà anche la pelle nera in tutta la estensione del corpo, mentre che le prerogative del serico piumaggio andranno scomparendo.
Il chiaro Prof. Antonino Fienga, dell'istituto fisiologico della Università napoletana, ebbe il gentile pensiero d'inviarmi un suo lavoro «sulla pigmentazione nera nel gallus lanatus.» Mi disobbligo della sua cortesia, citando alcuni brani di quelle ricerche che maggiormente possono attirare la nostra attenzione.
Nell'esordio sulle ricerche del pigmento nero il prof. Fienga dà alcune generalità che meritano di venir riprodotte:
«La prole proveniente da genitori simili è sempre identica; non così però nell'incrociamento con le specie comuni nostrali, potendosi avere [10] mancanti molti dei caratteri descritti, e delle volte se non fosse per la speciale pigmentazione, non si potrebbe punto spiegarne la provenienza. Infatti nell'incrociamento si potrà avere che le piume si conservino bianche; ma più ordinariamente sono quasi per niente sfioccate, ed hanno il colore di quelle della specie con la quale è avvenuto l'innesto; la pelle però con le altre parti esterne del corpo è completamente nera, e sono neri anche alcuni organi interni, come vedremo in appresso. In quanto alla grandezza, la nuova specie può essere piccola come nel «gallus lanatus», e grande quanto la specie innestata. La cresta sarà costantemente piccola. Un fatto singolare è stato quello di avere ottenuto in un incrociamento con una razza comune, una gallina della grandezza del gallus lanatus, con piume affatto nere egualmente sfioccate; cresta piccola e nera; becco, gambe e piedi neri, mentre la pelle era completamente bianca. Alla sezione gli organi interni si mostrarono più o meno pigmentati, come vedremo per tutte le varietà. — Un tale esemplare, inviato al direttore prof. Costa, conservasi nel museo zoologico della nostra Regia Università.»
Dopo l'esordio, il prof. Fienga procede alla sezione degli organi interni, descrivendo la localizzazione interna del pigmento.
«Aprendo tali polli, vedesi indistintamente, anche in quelli ottenuti per incrociamento con le specie comuni nostrali, come la pigmentazione nera osservatasi sulle cute ed altre parti esterne, si ripete egualmente nella massima parte degli organi interni, o, per meglio dire in speciali parti degli stessi.
[11]
Una simile pigmentazione vedesi poco nei muscoli, e quelli del petto costantemente non la mostrano: bene pigmentati sono:
«Le parti ed organi cennati non mostrano però sempre l'uguale pigmentazione, ed in tutta la loro estensione. Fra essi il tubo gastro-intestinale lo è solamente nel tratto superiore e nella seconda metà dell'inferiore. La milza è rare volte tutta nera, spesso per metà o solo in parte. Le ovaie lo sono o completamente o per solo due terzi o fra le altre suaccennate glandule le linfatiche, e più di esse le lagrimali si mostrano completamente nere. Lo stesso osservasi nella trachea, però la pigmentazione è più carica sugli anelli anzichè sugli spazi connettivali e fibrosi che separano i singoli anelli, una buona parte dei quali, specialmente gl'inferiori, altre volte mostransi affatto scolorati, e dei bronchi solo quelli di maggiore calibro si mostrano pigmentati.
Dal surriferito, quindi le membrane cerebrospinali, il rivestimento esterno delle ossa e qualche glandola speciale sono state le parti rinvenute sempre pigmentate. Dalle ripetute analisi fatte sul pigmento, mi sembra chiaramente trattarsi di melarina. Riassumendo diciamo che nel caso in esame trattasi di una melanosi fisiologica.
[12]
Spesse volte è stata posta la questione se vi è relazione fra l'assenza di pigmento e la rusticità, se cioè i soggetti a manto bianco sono più delicati di quelli a manto colorato: in tesi generale si dovrebbe rispondere affermativamente, poichè difatti l'albinismo non è certo un fattore di robustezza, ma in avicultura sono poi tutti i soggetti bianchi da considerarsi come albini? L'occhio scuro, il fusto della piuma colorato, la epidermide altresì colorata non sono certo indizii di albinismo, e se di albinismo si dovesse parlare, questo si dovrebbe considerare soltanto come parziale assolutamente e perciò non influisce sulla robustezza degli animali e sulla loro produttività; difatti sono ultraproduttivi i Wyandotte bianchi e non meno di questi gli Italiani bianchi, nella razza Dorking la varietà bianca è meno delicata della colorata ed anche più produttiva. Dunque? Gli è che anche la Dorking bianca non si può considerare come perfettamente albina poichè se tale fosse non avrebbe l'occhio scuro come le due consorelle grigie. Quanto è detto per la gallina Dorking si può egualmente attribuire ad altre specie dell'avicultura: per diversi anni allevai un robusto ceppo di pavoni bianchi, che erano più forti di taglia dei miei pavoni colorati e così continuando posso affermare che fra le mie anatre muschiate furono quasi sempre le bianche quelle che emersero nel volume, tanto che ebbi sempre a portare queste stesse alle Mostre a preferenza delle nere. La domesticità ha reso l'oca grigia selvatica perfettamente bianca e non per questo i soggetti grigi e pezzati sono più forti dei bianchi. Dunque?
Riepilogando il surriferito diremo: Che vi possano [13] essere dei soggetti delicati nel campo dell'avicultura, e che questi di preferenza siano da scorgersi fra le razze bianche, sarà forse possibile in quelle stesse razze che mostrano di essere bianche anche al fusto della piuma, bianche nella pelle, bianche sino al midollo delle ossa, ma che poi tutte le razze bianche abbiano ad essere di natura più delicata delle colorate, questo non è assolutamente ammissibile e credo di averlo sufficientemente dimostrato coi sullodati esempi, esempi che ci portano alla logica conclusione di non poter sconsigliare le razze bianche nell'allevamento industriale. Più che non sconsigliare le razze bianche nell'allevamento industriale, bisognerebbe addirittura propugnare caldamente la loro adozione, e difatti nell'industria la piuma bianca è più ricercata della colorata e specie la candida piuma dell'oca è pagata a prezzi rimunerativi, dunque gradatamente e senza accorgercene siamo giunti alla conclusione che le razze bianche sono finanche da preferirsi alle colorate nell'allevamento pratico a scopo d'industria.
Considerando la livrea bianca esclusivamente dal punto di vista dello Sport molto vi è da osservare in merito, inquantochè sempre sorgono inconvenienti nell'allevamento delle razze bianche, inconvenienti dovuti alle difficoltà che si presentano per conservare il mantello allo stato di purezza: cercherò di enumerarle tutte queste difficoltà e nel contempo ne illustrerò i rimedi per combatterle e che adottano gli allevatori dedicati alla coltivazione sportiva delle razze bianche.
Il codice d'Avicultura è esagerato in tutti i suoi dettami, così non viene meno alla sua pedanteria quando sono in giuoco le bianche livree e spesso, [14] specie il codice americano, richiede che le penne bianche abbiano, oltre le barbe, anche il fusto bianco: gli animali esposti alle Mostre vengono esaminati attentamente su questo requisito e non considerati se si mostrano in opposizione a questo desideratum. Purtuttavia, malgrado ogni buona volontà, gli americani si devono assai spesso adattare alle numerose eccezioni, così fra i polli formano sempre eccezioni la razza Italiana, la Cocincinese, la Wyandotte, la Plymouth, ecc, ecc., fra le anatre la Pechino, l'Italiana e qualche altra. Alle mostre del continente europeo non si cade però in simile esagerazione e basta che l'animale sia bianco esteriormente per soddisfare le esigenze del codice: difatti la pretesa degli americani è assolutamente in opposizione colle influenze climatiche, tanto che riuscirebbe quasi impossibile di applicarle in climi caldi, e poi anche il cibo esercita non poca influenza ad ostacolare il desideratum degli americani. I polli di allevamento italiano p. es., siano essi di razza Dorking bianca finanche, acquistano sempre un po' di colore ai fusti delle piume e la caratteristica pelle finamente rosata diventa di tenue tinta bianco avorio: ciò devesi oltre al clima, non poco alla nutrizione che preponderantemente consta di granturco. Più innanzi ho sfiorato questo soggetto e se ora l'ho ripreso in discussione l'ho fatto per dimostrare che il codice americano è soverchiamente esagerato nel richiedere come norma assoluta il rispetto alle sullodate prescrizioni, e tanto più esagerato inquantochè deve, bon grè malgrè fare numerosissime eccezioni alla regola, tanto che finisce questa per diventare eccezione. Certo nei colombi a livrea bianca, al contrario dei polli, il desideratum americano [15] non è fuori posto, poichè il fusto bianco è di regola, più refrattario ad ingiallirsi, ammenochè ciò non si volesse provocare con speciale nutrizione che ne favorisse la trasformazione.
Abbiamo detto che un clima caldo ed una nutrizione a base di grano turco tendono a fare ingiallire lo stelo bianco della piuma presso polli che nel loro paese d'origine sono ad epidermide rosata. Sin qui non vi è nulla di allarmante, anzi il sensibile cambiamento non è ostacolato dal codice e perciò simili soggetti saranno sempre degni d'essere portati alle mostre, ma se l'effetto va più oltre allora la colorazione giallastra invade anche le barbe delle piume del collo, del dorso, dei reni e l'animale è squalificato alle mostre, abbenchè questa colorazione acquisita non influisca per nulla sulla progenie. Per portare polli bianchi alle mostre fa d'uopo non esporli ai raggi cocenti del sole ed allevarli in parco ombreggiato, chè altrimenti senza questa precauzione è inutile di spediverli.
I manti bianchi sono mollo apprezzati dagli amatori, la loro adozione è preponderante negli allevamenti sportivi e gli allevatori fanno a gara per presentare soggetti di candore irreprensibile, eliminando le contrarietà ora accennate coll'esporre soggetti non soltanto tenuti all'ombra e nutriti con cibi che non troppo favoriscono l'ingiallimento dell'epidermide, ma anche col portare soggetti non troppo vecchi, chè questi, checchè si faccia, non saranno mai bianchi come i giovani soggetti. Dal surriferito si può a priori arguire che le razze bianche di polli sono alquanto difficili a coltivarsi e ciò nonostante la prerogativa dell'uniformità del mantello assolutamente privo di sfumature e disegni; [16] ciò è tanto vero che basta leggere qualsiasi descrizione della livrea bianca d'una razza di polli per convincersene ed all'uopo reputo indicato di riportare la descrizione della livrea della nostra gallina italiana bianca, che è molto apprezzata negli allevamenti sportivi.[1]
L'intiero piumaggio della gallina italiana bianca deve essere bianco puro, le lancette del collo e della sella a riflesso untuoso e non altrimenti. Se si mettono assieme una gallina italiana bianca ed una gallina Minorca dello stesso colore si osservano due gradazioni di bianco: questa rileva in piena luce una tinta bianca che appare appena mista di bleu, quella una stessa mista di giallo. Siffatta differenza deriva dalla pigmentazione gialla dell'epidermide della Italiana e la colorazione del niveo mantello con tendenza al giallo non è percepibile se si hanno animali tutti di razza italiana bianca. Il colore bianco argento è il desideratum. Il sole e la luce trasformano questo colore del piumaggio, che acquista, più o meno riflesso giallo paglierino visibile maggiormente nel gallo alle lancette del collo, delle spalle, della sella e nella gallina sulle ali e sul dorso. Se presso i giovani allievi appare un riflesso di giallo, allora questi sono da escludere come riproduttori, mentre che gli animali di pregio trasformati dal sole sono bensì indicati per la riproduzione, ma non per le mostre.
I tacchini, i pavoni e le faraone a livrea bianca resistono bene all'ingiallimento derivato dal sole, quindi la loro coltivazione per uso sportivo non [17] offre grattacapi e similmente si può dire delle oche e delle anatre bianche, senonchè queste stesse esigono per la conservazione d'un piumaggio puro, acqua corrente a loro disposizione, senza di che lo stesso acquista aspetto lucido, privo di lucenti riflessi e ciò specie negli animali non troppo giovani.
Comunque sia tutti gli animali da esporre che hanno livrea bianca devono essere ripuliti, altrimenti si presenterebbero troppo sudici e figurerebbero male nella gabbia da esposizione: all'uopo 3 o 4 giorni prima della mostra si dà loro un bagno in acqua saponata strofinando bene la piuma, mai a rovescio, con una spazzola dura sino a che il sudiciume sia scomparso, dopo di che si lava ripetutamente l'animale in due o tre acque appena tiepide per allontanare completamente il sapone. Taluni nell'ultima lavatura vi aggiungono un po' di colorante bleu, così il piumaggio acquista una tinta più azzurrata cioè meno giallognola. S'intende bene che il lavaggio non si fa mai ai palmipedi, che sono sempre puliti a causa dell'acqua d'immersione di cui usufruiscono nel recinto di allevamento.
Abbiamo già detto che la qualità del cibo può influire più o meno sulla pigmentazione dell'epidermide e del fusto della piuma, ma quello che è più saliente si è che siffatta pigmentazione si può estendere finanche alle barbe della piuma se al cibo mescoliamo dosi adeguate di sostanze coloranti. Questo fatto è ben noto agli allevatori di canarini che ricorrono a somministrare a questi uccellini il pepe di Caienna nei pastoncini per ravvivarne la livrea; il pepe di Caienna da solo rende la piuma più rossastra, ma gli allevatori [18] inglesi vanno più oltre e preparano miscugli speciali per ottenere diverse gradazioni di colori, così coll'aggiunta di cocciniglia al pepe di Caienna ottengono livree quasi rosse, coll'aggiunta di curcuma ottengono livree intensamente gialle e così via. Vi sono all'uopo ricettari speciali che si possono trovare in qualsiasi manuale sull'allevamento dei canarini e che mirano a fornire tutte le gradazioni di tinte dal giallo al rosso: si cominciano a fornire ai giovani uccellini piccole dosi, cominciando dalla quantità del 3% sino a giungere al maximum del 10% poichè un quantitativo maggiore produrrebbe effetti letali. Si sono intrapresi esperimenti speciali coi suddetti miscugli anche sui polli e, s'intende, su polli bianchi.[2] Veramente non si potrebbe dire se siffatti esperimenti [19] abbiano uno scopo pratico nel campo sportivo, poichè non è affatto dimostrato che polli similmente colorati per diverse serie di generazioni possano finalmente dare una livrea fissa, ma ove ciò fosse, allora certamente varrebbe la pena di continuare la somministrazione di miscele coloranti. Però gli allevatori di canerini che ricorrono alle suddette miscele hanno potuto constatare che prendono più facilmente il colore individui provenienti da genitori che furono già sottoposti al regime del pepe di Caienna, e se questo è vero allora è dimostrato che esiste un principio di forza di trasmissione in quei soggetti dipinti. Ammessa questa iniziale forza di trasmissione, si può a priori ammetterne il suo graduale incremento in un'epoca futura, se per lunghe serie di generazioni si continua il regime colorante: così un bel giorno, da polli primitivamente bianchi, sorgeranno razze fissate di colore rosso, arancio, giallo, ecc.
Veramente io vorrei proporre l'esperimento della colorazione addirittura con materie coloranti artificiali, invece che col pepe di Caienna: per la bisogna occorrerebbe impiegare sostanze coloranti conosciute per la loro assoluta innocuità, così p. es. si potrebbero iniziare esperienze del genere col giallo d'oro in vista di ottenere a lungo andare livree gialle nei polli, simili a quelle del canarino. Il giallo d'oro è una materia colorante assolutamente innocua, tanto che le leggi sanitarie ne permettono l'uso incondizionato per la colorazione artificiale delle paste: si può dire che non vi sono paste non colorite col giallo d'oro, e specie la cosidetta pasta all'uovo è quasi sempre trattata con questo colorante. Veramente non saprei se realmente l'impiego dei coloranti artificiali sia suscettibile [20] di comunicare a lungo andare una colorazione alle barbe delle piume, ma tentare non nuoce; se però ci dovessimo attenere ad esperimenti felicemente riuscitimi sul baco da seta forse la riuscita potrebbe ottenersi anche coi polli. Egli è bensì vero che il baco è impregnato di materia serica che è nota per la sua straordinaria proprietà assimilativa delle materie coloranti e che l'organismo della gallina è in opposizione a questo requisito, ma infine citerò egualmente l'esperimento, che forse potrà sempre portare un po' di luce nell'argomento che trattiamo.
Nel 1879 per convincermi dell'influenza che può esercitare il cibo sulla pigmentazione dell'epidermide e dei succhi nutritivi assimilati dagli animali, intrapresi una serie d'esperimenti con bachi da seta di razza bianca. Durante tutto il periodo dell'ultima muta sino al giorno in cui i bigatti salirono al bosco somministrai per lotti separati foglie di gelso tinte preventivamente in apposite soluzioni di materie coloranti innocue e poi fatte asciugare in aria corrente, così somministrai ad un lotto di bachi foglie rosse, bleu ad un altro, azzurre ad un terzo, violette ad un quarto e gialle ad un quinto. L'epidermide dei bachi divenne notevolmente colorata, ma stante il fondo cupo del suo colore rimase di tinta sporca ed indefinita, ma la bava che emisero i bachi durante la confezione del bozzolo era riccamente colorita di modo che alla fine si ebbero magnifici bozzoli rossi, verdi, gialli, bleu e violetti. Il lotto figurò alla mostra regionale di Caserta dello stesso anno ed attirò la viva curiosità di tutti i visitatori. La dimostrata colorazione dei succhi nutritivi risultata dalla colorazione dei bozzoli dovrebbe far supporre che forse [21] polli così trattati potrebbero anche dare.... uova colorate, dunque potremmo ottenere polli dal manto e dalle uova vivamente colorate, polli infine che darebbero.... le uova di Pasqua.
Nel mentre la livrea bianca deriva dalla mancanza di pigmento alla piuma, la nera rappresenta all'opposto la piuma pigmentata sino alla saturazione da tutti i colori dello spettro. Se realmente esistesse, in rapporto alla rusticità e produttività degli animali, una relazione col pigmento tutte le livree nere dovrebbero appartenere ad animali più robusti dei bianchi: come ho detto precedentemente ciò è presumibile se poniamo di fronte alle razze nere altre razze completamente albine, cioè bianche per così dire sino al midollo delle ossa, ma ho dimostrato che tutte le razze dell'Avicultura a livrea bianca, quasi nessuna esclusa, non si trovano in simili condizioni. Ciò premesso, affermare p. es. che un pollo nero sia più robusto d'uno bianco generalmente non è esatto, specie poi se l'affermazione dovesse riflettere le anatre si direbbe allora specialmente una castroneria.
L'anatra domestica deriva dal germano reale che non è nero mentre abbiamo qualche razza domestica di questo colore, similmente non è nero il gallo Bankiva, il capostipite della gallina domestica, mentre che abbiamo razze nere a dovizia fra le galline e così continuando potremo dire lo stesso del colombo che deriva dal torraiolo noto pel suo manto ardesia. Come nella livrea bianca trattasi di albinismo quasi sempre parziale, nella livrea nera constatiamo che si tratta di melanismo pure sempre parziale; difatti il melanismo nei polli si presenta perfettamente alle [22] barbe delle piume, non sempre così completo al fusto e per nulla affatto all'epidermide, che al contrario rimane bianchiccia, ma non così nella Labrador che è un'altra nota pel suo manto nerissimo e per la sua pelle bensì bianchiccia, ma sempre parzialmente ed insensibilmente soggetta a melanosi. La mora a seta, la gallina che ci offre uno splendido esempio di melanosi localizzata parzialmente nell'organismo e quasi totalmente all'epidermide, ma per nulla affatto alla piuma, che al contrario è bianca, ci prova maggiormente che il melanismo nei polli è come lo albinismo quasi sempre parziale.
Nell'allevamento industriale dei polli la livrea nera è più diffusa della bianca, così molte fra le più celebrate razze da prodotto sono tutte nere e difatti abbiamo la famosa poule de Bresse, la poule du Mans, la poule de Nantes, la poule de Caumont, la Caussade, la Crèvecoeur, la Flèche, la Barbézieux, la courtes-pattes, ecc. che giustamente formano il vanto dell'Avicultura francese, la razza antica del contado padovano, già celebrata nei versi del Tassoni, la Polverara, la Valdarno vanto dei Toscani, la Langshan, già tanto sfruttata nella formazione di nuove razze e nel rinsanguamento di antiche razze ed ora un po' ingiustamente dimenticata, ecc. ecc. A tutte queste razze ultraproduttive e di fama mondiale, sono state aggregate le corrispondenti varietà bianche che sono, come è noto inferiori alla razza tipica nera sotto tutti gli aspetti, assolutamente. Da questo fatto indiscutibile taluni vogliono inferire che i manti bianchi rappresentano individui più delicati dei neri, ma così non è indubbiamente come ho dimostrato più avanti: net caso che c'intrattiene, [23] se si hanno individui bianchi inferiori alla tipica razza nera, vuol dire che tutte le suddette celebri galline vennero sempre, per abitudine inveterata, a preferenza coltivate nel manto nero e che perciò sotto queste non mentite spoglie assursero gradualmente, di generazione in generazione, alla fama attuale. Vuol dire, che le stesse galline avrebbero egualmente raggiunto gli stessi risultati se fossero sempre state coltivate sotto le spoglie di razze bianche invece che nere. È radicata però in tutti i nostri contadini la convinzione che le galline le più produttive siano le nere e difatti, nel mentre questi sono restii ad adottare un mantello unico nei loro piccoli allevamenti, le adottano talvolta per le galline nere e non è rarissimo il caso di vedere nei cortili, nelle campagne, branchi di simili animali e forse così si spiega il numero preponderante di celebrate galline a manto nero. Il fatto per se stesso è significativo inquantochè dovrebbe deporre a favore delle livree nere di fronte alle bianche ed alle colorate nel requisito della produttività in generale, ma ripeto alla noia che ciò non è ammissibile e che se le razze nere sono in numero preponderante ciò è da attribuirsi soltanto all'uso inveterato di coltivarle con preferenza. Se però abbiamo in sovrabbondanza campioni mondiali fra le razze nere di polli, non così possiamo dire assolutamente sulle razze delle altre specie dell'Avicultura, così p. es. fra le anatre i pochi rappresentanti a manto nero, se sono in generale di valore industriale riconosciuto, non perciò sono superiori alle consorelle bianche, anzi quasi tutte sono di gran lunga inferiori nei requisiti economici.
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L'importanza straordinaria della livrea nera nell'allevamento industriale delle galline, specie in Francia, trova eco anche nell'indirizzo sportivo, epperò in questo campo credo che sia prevalente la preferenza al bianco. Tutti i polli neri, specie il gallo, sono caratterizzati da vivaci riflessi verde-metallico, ma spesso degenerano nel violetto. Lo sport saggiamente rifiuta questi ultimi poichè non si accompagnano mai ad un nero perfetto e perciò richiede per qualsiasi razza esclusivamente riflessi verdi. Non tutte le razze di galline nere hanno la medesima intensità di riflessi, così questi sono rappresentati nella massima proporzione presso la splendida Langshan ed in grado veramente sorprendente, tanto che un gallo Langshan dal primo anno di età sino al secondo, che più nero, appare per così dire quasi tutto verde. Il codice tascabile d'Avicultura del Kramer che contiene ben 90 tavole colorate di rara perfezione ci mostra p. es. una coppia di Langshan che dovrebbe sembrare troppo vivacemente ornata di riflessi verdi, e difatti a tutti i profani cui mostrai il libro quella tavola fece sempre l'impressione d'essere troppo caricata di verde; ma positivamente non vi è per nulla esagerazione in quella dipintura, che riproduce assai fedelmente l'eccessivo riflesso di questa splendida razza, riflesso strabiliante non rinvenibile in tale proporzione presso nessun'altra razza di galline nere. La razza italiana nera p. es. è pure fornita di abbondanti riflessi e forse, dopo la Langshan, non ha rivali in questo campo, ma checchè si voglia è sempre abbastanza meno verde di questo. La Cocincinese nera p. es. ha ancora meno riflessi dell'Italiana quantunque, senza dubbio alcuno, [25] per lo passato si perfezionò il già difettosissimo manto nero della Cocincinese coll'intervento della Langshan. Ora se osserviamo la piuma della Langshan in confronto delle altre razze troviamo che la stessa è sempre più intensamente nera, dunque possiamo concludere che l'intensità dei riflessi metallici è proporzionata all'intensità del nero della livrea.
Abbenchè uniforme completamente come la bianca, la livrea nera offre egualmente non poche difficoltà per ottenersi pura e vi sono razze nere di galline che spesso deviano dal nero intenso dando allievi soverchiamente affumicati, specie nelle parti inferiori del corpo. In generale per le razze nere si esigono le seguenti caratteristiche: piumaggio nero intenso a riflessi verdi, penne del volo e della coda anche nere, mai nero fumo o grigio cenere chiaro od oscuro, mai e poi mai parzialmente bianche. Nel cortile più d'un animale appare nero, ma preso nelle mani ed esaminato attentamente lascia molto a desiderare. Costituisce grave difetto, non solo come fu detto la presenza di bianco al volo, ma anche alle falci e similmente un piumaggio grigio-cenere nelle parti inferiori del corpo. Fra tutte le razze di galline nere la Langshan è indubbiamente quella che mostra più di tutte caratteri perfettamente fissati, e tutti i grattacapi in cui si va incontro per attenersi alle prescrizioni d'un manto irreprensibilmente nero come è richiesto dal codice quasi non si verificano in questa razza. Non così p. e. l'Italiana, che spesso venne meno al suo compito e similmente dicasi della Cocincinese nera.
Non meno difficile è la conservazione della livrea nera nei colombi, che assai spesso deviano [26] dal nero intenso o più spesso ancora tradiscono penne bianche: nel colombo nero, al contrario della gallina, sono prevalenti i riflessi violetti e perciò ammessi dal codice. In relazione dei riflessi violetti è pure il nero della piuma, che è perciò sempre piuttosto d'un nero rossastro, anzichè verdastro come nei polli, quindi credo di non errare se affermo che fra tutte le razze nere di colombi nessuna eguaglia nell'intensità il fondo nero del piumaggio della gallina Langshan.
Le anatre nere, più ancora dei polli e dei colombi, formano la disperazione dell'allevatore, poichè è difficile, se non impossibile il più delle volte, d'ottenere costantemente un mantello irreprensibile. L'anatra muschiata p. es. tende sempre a dare allievi pezzati e questo inconveniente manifestasi anche con soggetti selvatici importanti: mantenere un mantello irreprensibile in un allevamento di questi utili animali è difficile assai, quindi varrebbe la pena di adottare la livrea bianca che è molto facile ad essere fissata, ma non così la pezzata che dà sempre macchie irregolarmente distribuite. Non meno ostinata è l'anatra del Labrador che sempre tradisce penne bianche al petto e che non si possono eliminare malgrado la più oculata selezione. Sono caratteristici gli appariscenti riflessi metallici che sempre accompagnano il nero mantello della Labrador: sono riflessi verdi di straordinaria lucentezza distribuiti molto intensamente alla testa e con un po' di minore intensità su tutto il corpo, ma sempre in modo rilevante.
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Avendo già definita la natura di queste livree all'esordio di questo capitolo, ora non ci resta che ad esaminarle nel loro dettaglio e ne enumereremo solamente le principali, che le secondarie, quelle cioè che da queste derivano, non meritano particolareggiata menzione, ma solo un accenno fugace. Difatti queste livree secondarie concordano nei particolari, nella disposizione delle loro graduazioni sul piumaggio dell'animale perfettamente colle principali e ne differiscono soltanto nel fondo di colore. Due soltanto sono le livree fondamentali di questa categoria e cioè la livrea bleu e la livrea gialla: sia la prima che la seconda danno origine a colori di differenti toni, ma che tutti hanno, nel primo caso il fondo bleu e giallo nel secondo.
La livrea bleu è diffusa in quasi tutte le razze dell'Avicultura e perciò la considereremo separatamente per ogni singola specie che più frequentemente appare sotto queste spoglie.
La livrea tipica bleu è propria della gallina di razza andalusa e per lo passato si può dire che era esclusivamente rappresentata da questa razza spagnuola, tanto che si designava allora come livrea andalusa: attualmente le razze a livrea bleu tipica della gallina andalusa sono in soprannumero, ma tutte vennero formate coll'intervento del sangue andaluso, così p. es. la nostra italiana bleu, la Langshan bleu, l'Orpington bleu, ecc. Potrebbe forse darsi che vi fossero eccezioni alla regola, specie nelle razze del Mediterraneo e così p. es. si potrebbe includere in queste eccezioni la gallina [28] italiana bleu e perciò dichiararla non proveniente da intromissione di sangue andaluso nella nostra gallina comune; però se si considera che la livrea bleu nella Italiana è in opposizione al colore giallo del becco e dei tarsi e che spesso presso buoni soggetti, d'altronde sempre molto rari sotto la spoglia andalusa, si riscontrano tarsi quasi grigiobleu come nell'andalusa, si può a priori concludere che il sangue della splendida razza spagnuola bleu a guance rosse non vi è estraneo affatto.
Veramente non mancano nelle nostre campagne soggetti la di cui livrea sia bleu, e che presentino tarsi e becco perfettamente gialli, ma trattasi sempre di mantelli che abbiamo definiti come secondari in rapporto al colore fondamentale e tipico della razza andalusa, cioè di mantelli il cui fondo di colore entra nella categoria delle livree bleu, ma che si discosta dal tono tipico della razza andalusa, di tinte infine che sfumano in grigio o in acciaio, ma mai in bleu ardesia. Chi non ha visto simili polli nelle nostre campagne aventi ben rappresentati i caratteri essenziali della razza? Per ogni dove si vedono polli di colore grigio chiaro, grigio affumicato, grigio brunastro e grigio finalmente quasi nero: trattasi sempre di tinte non perfettamente uniformi come la tipica livrea andalusa, ma talvolta, specie nei grigi chiari, si verifica l'uniformità precisamente come nei manti bianchi e neri e da ciò è facile arguire che spesso trattasi di fusione di caratteri dovuti appunto all'unione di polli bianchi con neri. Non ho creduto di accludere simili livree fra le uniformi, primo perchè raramente si mostrano tali, e poi perchè trattasi di livree indefinite e non entranti ancora nell'orbita del codice di pollicultura.
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La livrea bleu tipica, infine la livrea andalusa delle differenti razze di polli deve consistere, come prescrive il codice di pollicultura, in un vivace bleu ardesia, che non deve sfumare nè in grigio e nè in acciaio. Un orlo bruno oscuro, quasi nero ad ogni penna, forma un disegno rimarchevole, che avrebbe potuto indurci a classificare questa livrea fra le variopinte, ma che abbiamo invece preferito di ritenerla fra le non perfettamente uniformi, dal momento che non abbiamo un vero e proprio disegno marcato e molto variato. Il gallo ha le lancette del collo e della sella e la coda sempre un po' più scure. Gli animali perfetti sono dotati di forte riflesso che, secondo la luce, appare d'un untuoso argento chiaro. Il colore fondamentale varia in diverse graduazioni, che sono tutte ammesse dal codice sempre che rappresentino tinte bleu ardesia. Si escludono come riproduttori i galli con rosso o giallo al collo ed al dorso, le galline con giallo paglierino alle ali; remiganti striate d'altri colori e similmente le falci escludono anche gli animali dalla riproduzione. Poco o nulla diffusa nell'allevamento industriale, la livrea bleu tipica andalusa è straordinariamente coltivata nello sportivo e quasi tutte le razze che appariscono sotto diverse livree hanno sempre la corrispondente varietà bleu.
Anche nell'anatra riscontriamo livree bleu, ma trattasi d'un bleu grigiastro piuttosto tendente al cenere anzichè no... e non già d'un vivace bleu ardesia come nella gallina. Due soli sono i rappresentanti di questa livrea e cioè l'anatra svedese e l'anatra Orpington, quest'ultima però è maggiormente coltivata nella livrea gialla. La livrea bleu dell'anatra è mollo apprezzata nell'allevamento [30] sportivo, specie perchè rara, e non è come nel pollo parzialmente uniforme, ma uniforme completamente, precisamente come il nero ed il bianco, però soltanto nella Orpington, giacchè la svedese porta una grande bavetta bianca all'avancollo. In tutte le anatre comuni appariscono le traccie della livrea bleu, quindi non sarebbe difficile di selezionare gradatamente allievi bleu, ma ove più si accentua la livrea bleu è nell'anatra muschiata pezzata e spesso si vedono animali quasi esclusivamente pezzati di bleu.
È semplicemente attraente la livrea bleu nel tacchino, ma per ora assai rara. Una coppia colossale, assolutamente splendida, si vide per la prima volta alla mostra di Roma nel 1903 e giustamente formava la meraviglia di tutti i visitatori. La livrea bleu nel tacchino non raggiunge però mai la tinta bleu ardesia vivace del pollo ed assomiglia piuttosto al grigio bleu dell'anatra, ma è sempre alquanto più vivace di tono.
La livrea bleu abbonda nei colombi e non potrebbe essere diversamente, visto che il loro capostipite, il torraiuolo, è di colore bleu ardesia. Spesso razze variopinte danno allievi che mostrano spiccata tendenza al bleu e si raggiunge questo colore in breve tempo se siffatti allievi si fanno riprodurre fra di loro. Una volta raggiunto lo intento, la livrea è bella che fissata e pochi allievi mostrano riversione di caratteri, cioè ritorno alla livrea variopinta che avevano i progenitori. La grande maggioranza delle razze di colombi che contano diverse livree ha sempre rappresentata la livrea bleu (viaggiatori, gozzuti inglesi, di Lilla e tedeschi, parrucchi, pavoncelli, romani, ecc.)
La livrea gialla è pure, come le precedenti, [31] largamente rappresentata in diverse specie della Avicultura ed è assai diffusa nelle galline, un po' meno nei colombi e meno ancora nell'anatra e nel tacchino. Sotto la denominazione di livrea gialla si comprendono gradazioni di tinte le une diverse dalle altre che hanno di comune solo il fondo giallo del colore; così abbiamo la livrea fulva più o meno chiara e più o meno scura che è propria della gallina cocincinese come la bleu è propria dell'Andalusa, la livrea isabella, la livrea giallo paglierina o cedrata, ecc. ecc. che compaiono in quasi tutte le specie dell'avicultura e che ordinariamente si designano come livree gialle, di modo che spesso i cocincinesi fulvi si chiamano cocincinesi gialli, i colombi di manto isabella colombi gialli e così via. Comunque sia le livree gialle sono molto popolari e gli avicultori le hanno estese, oltre che alle razze di galline, anche alle razze di altre specie, formandone delle varietà d'indiscussa utilità.
Nelle razze galline la livrea la più caratteristica, fra le gialle è la fulva, anzi si può dire che è la tipica, poichè tutte le altre tinte come p. es. la paglierina, la cedrata, ecc. sono poco o nulla rappresentate.
Prima dell'importazione in Europa della mastodontica razza Cocincinese non si conoscevano polli fulvi, quindi si può supporre che in tutte le razze a manto fulvo non vi sia estraneo il sangue asiatico ed a comprova di ciò vale il fatto che sono assai instabili nel mantello la maggior parte delle razze fulve, l'Italiana gialla insegni, ma che per lo contrario la razza della Cocincina ha livrea non stabile e relativamente non tendente a mostrare difetti come nelle suddette razze. La [32] mastodontica Cocincina a livrea fulva mostra tre gradazioni di colore e così abbiamo la varietà fulva chiara, la varietà fulva scura e la varietà fulva rossiccia o scurissima. Il gallo fulvo chiaro è così colorito: petto e parte inferiore del corpo (fulvo chiaro); testa, collo, sella, dorso e coverture delle ali (fulvo più scuro, cioè fulvo dorato); coda (fulvo abbastanza scuro sino a diventare fulvo nerastro). Le altre due varietà fulve, la scura e la scurissima, tranne nell'intensità del colore, corrispondenti alla fulva chiara. Costituisce difetto di poca entità la presenza della coda più chiara nella varietà fulva chiara e quasi nera nella fulva scura, ma la varietà chiara è squalificata completamente se ha coda nera e penne punteggiate di nero al collo. Nelle varietà scure non di rado appare qualche po' di bianco alla coda e talvolta anche alle ali, tutto ciò contribuisce a squalificare gli animali egualmente.
Relativamente si offrono poche difficoltà per conservare a norma del codice le livree suddette ma nella razza Italiana gialla si affacciano enormi contrarietà per ottenere animali irreprensibilmente colorati di giallo. Nessun altro colore offre tanta difficoltà come questo. L'intera livrea, dalla testa alla coda, al petto ed alle ali deve avere la stessa intonazione gialla. È ammissibile un colore chiaro o scuro, ma si preferisce quest'ultimo, poichè gli allievi spesso appariscono più chiari dei genitori e finirebbero per divenire troppo sbiaditi se si utilizzassero riproduttori chiari. Il colore intenso e giallo dorato, speciale della razza Cocincina, è preferito. Il gallo ha le lancette del collo e della sella, specie le coverture mediane dell'ala, ordinariamente un po' più oscure, cioè [33] giallo rossastre, ciò non è desiderato dal codice, ma è quasi inevitabile. Il petto ed il ventre sono senza riflessi in ambedue i sessi, più matti del resto del piumaggio; parte posteriore spesso più pallida quasi giallo grigiastra e ciò squalifica l'animale. Le remiganti e le penne della coda sono spesso più scure, quasi nero-bruno. Ciò costituisce vantaggio nell'allevamento, ma non per la gabbia d'esposizione. L'animale da esposizione deve essere giallo intenso anche alla coda, al massimo giallo bruno, mentre che il resto del corpo si richiede uniformemente dorato di giallo appena giallo-rossastro alle spalle. Occorre badare che gli animali da riproduzione non abbino la voluta coda bronzata mista o striata di grigio. Il colore della coda può al massimo essere giallo bruno, lo scuro, disegno bronzino si richiede verdognolo o bruno castagno. Macchie grigie da rigettarsi e similmente le penne della coda quasi nere e con stelo idem. Orli più chiari alle penne del petto, del dorso, delle spalle e della parte posteriore sono da escludere fra i riproduttori. Piccole striature alle lancette del collo si considerano come difetto insignificante se il colore fondamentale è assolutamente ed intensamente giallo dorato; se il colore fondamentale è chiaro allora la listatura al collo costituisce difetto grave. Da escludere nella riproduzione il bianco negli italiani gialli in qualsiasi parte del piumaggio. La piuma alla parte inferiore del corpo si richiede d'un bel giallo e non grigio pallido o grigio biancastro.
Colombi gialli ve ne sono pure a dovizia e sono rinomati i bastardoni caldani (Sottobanca di Modena), i sauri della stessa razza, ecc.; bellissimi i colombi romani gialli di diverse gradazioni, isabella, [34] caldani, sauri, ecc.; molto rappresentato è il giallo cuoio in diverse razze di colombi come p. es. nei Carrier, negli Indiani, ecc. Se solo si volesse compendiare le liste dei colombi gialli questa sarebbe assai lunga e ci basta di avere citato solo tre o quattro razze tipiche.
L'anatra anch'essa è entrata da qualche tempo in quà a far parte in questa categoria e solo due razze vi sono per ora rappresentate, anzi se vogliamo, una sola e questa è l'Orpington gialla o fulva detta altrimenti Khaki. Il corpo del maschio è interamente giallo bruno, mentre che la testa, il groppone e la coda sono bronzati, ma non così la femmina che è interamente giallo bruno. La corritrice indiana è pure prevalentemente fulva, ma in sostanza ha mantello variopinto.
Una delle più attraenti livree nel tacchino è certamente la fulva, che si riscontra frequentemente in quel di Casalduni, Solopaca, Solofra (Benevento). In quelle amene plaghe trovai sempre soggetti di merito e che esposi con pieno successo a Torino (una coppia che presi al mercato di Solopaca riportò medaglia d'oro). E' una varietà che meriterebbe maggior diffusione assolutamente e che quando è perfetta deve rispondere alle seguenti caratteristiche del mantello: collo, petto, dorso fulvo rossastro con riflessi untuosi. Covertura dell'ala fulvo rossastro più scuro delle precedenti penne, quasi bruno. Remiganti fulvo chiaro, quasi bianco con bande trasversali di colore quasi bruno. Coda e treno posteriore come le remiganti, ma con bande assai più larghe. Secondo la mia esperienza conviene utilizzare per la riproduzione i soggetti i più scuri, altrimenti i più pallidi daranno molti allievi aventi le remiganti [35] e la coda di colore bianco sbarrato di fulvo quasi bruno: i primi daranno soggetti di colore assai vivace, uniformi di colore, cioè con sbarratura alle remiganti, alla coda ed al treno posteriore poco visibili. Il colore fulvo che sia quanto più possibile rossastro ed allora risulterà quella tinta calda e vivace che dà trasparenze di fuoco quando l'animale fa la ruota. Chi vuol mantenere questa livrea all'altezza della sua fama, segua le norme che ho esposte e vi troverà il suo tornaconto: altrimenti non proverà che disillusioni nell'allevamento di questi bellissimi tacchini.
Riuscirebbe impossibile di riassumere qui tutte le numerosissime livree variopinte delle principali specie dell'Avicoltura, poichè all'uopo occorrerebbe un volume intiero e poi, ciò facendo noi usciremmo dai limiti del nostro compito, che è quello di escogitare non la fattura del mantello, ma le sue qualità intrinsiche. Se però ho riassunto le livree uniformi e quelle parzialmente uniformi vi ci sono stato indotto dall'obbiettivo di dimostrare le difficoltà che ci si parano dinanzi nella loro coltivazione, difficoltà che apparentemente non dovrebbero sussistere, ma che invece sono pronunziatissime.
Salvo il colombo torraiuolo, che si può considerare come quasi uniformemente colorato, sono variopinti tutti i capostipiti delle specie domestiche dell'Avicoltura, quindi si dovrebbe concludere che le razze variopinte dovrebbero essere le più robuste appunto perchè più affini alle specie madri. Difatti sia il manto nero che il bianco, per non dire degli altri più o meno uniformi, sono dovuti ad anomalie [36] che vengono specificale come casi di melanismo ed albinismo, anomalie che appariscono bensì anche allo stato selvaggio, ma che però sono proprie agli animali sottoposti alla domesticità. Per quanto quasi sempre di nessuna influenza sullo stato di salute degli animali, trattasi sempre di anomalie che nel campo sportivo danno non pochi grattacapi, così abbiamo visto le difficoltà che ci si parano dinanzi per mantenere perfetti siffatti mantelli anormali, difficoltà che certo non mancheranno nemmeno nella selezione dei mantelli variopinti, che anzi spesso accresceranno, ma che una volta superate daranno sempre minore contingente alle anormalità. Vogliasi però notare che quanto è detto non riflette tutti i mantelli variopinti in genere, ma bensì soltanto quelli che, chi più e chi meno, si avvicinano al mantello della specie madre, poichè, quelli che troppo se ne allontanano, sono da considerarsi anche come anormali e difatti spesso rientrano nel bianco o nel nero.
Osserviamo la gallina domestica per convincerci di quanto abbiamo ora enunciato; molte razze nella muta annuale del piumaggio tradiscono non di rado una certa tendenza a riprendere la livrea del capostipite, del gallo Banckiva, così vediamo galline intieramente nere nel primo anno covrirsi di qualche penna rossa alle spalle, altre anche al collo o solo in questa parte e similmente dicasi di galline di altre livree. Ma non basta; spesso da galline di svariati colori si hanno individui che hanno livree non molto dissimili da quella del gallo Bankiva. Ora se osserviamo qualche razza che nella livrea non si discosta di molto dal gallo Bankiva, constatiamo che in generale ci si presentano [37] individui noti per la loro robustezza e per la costanza di riproduzione del mantello. La razza Combattente inglese a manto rosso bruno, nonchè la consorella a manto rosso nero, sono per lo appunto i degni rappresentanti di questi preziosi requisiti: la resistenza di questa razza è nota a tutti gli allevatori, niente mortalità negli allievi che si sviluppano rapidamente e niente degenerazione della livrea; egli è perciò che più volte è stato consigliato di usare questa gallina come razza incrociante per rigenerare la gallina comune abbandonata a se stessa per ogni dove, ed in verità non sì potrebbe ostacolare una simile proposta tanto più se si fa entrare in considerazione la costituzione eminentemente robusta della gallina combattente a manto rosso bruno o rosso nero; basta soltanto ricordare che il Darwin la crede la discendente più diretta del gallo selvaggio, del capostipite di tutti i nostri polli domestici, il gallo Bankiva. Così continuando potremmo citare la nostra gallina Italiana pernice rossa, la dorata dei tedeschi, che, come la sullodata Combattente, ha la livrea non dissimile di molto dalla specie madre, il gallo Bankiva. Il manto dorato della nostra gallina è il più diffuso per tutte le campagne, poichè non essendo i nostri polli mai selezionati per determinati mantelli ne consegue che mai si ostacola la naturale tendenza che è insita in tutti i polli di riprendere il colore della specie madre. Alla livrea pernice rossa si associa la pernice gialla (ala d'anatra dei tedeschi) e la pernice bianca (l'argentata dei tedeschi), che sono anche molto comuni appunto perchè pure coincidono di molto colla livrea pernice rossa di cui hanno il disegno del piumaggio perfettamente simile: però le parti [38] rosse sono rimpiazzate da giallo o da bianco, dunque il mantello è simile nella varietà dorata con tendenza all'albinismo.
L'anatra comune è il diretto discendente del Germano reale che è noto pel suo mantello variopinto: molte sono le razze classiche da prodotto non variopinte, anzi si può dire che le stesse sono prevalenti sulle variopinte, però uno fra i migliori prodotti, se non il migliore di tutti, è appunto variopinto e quasi perfettamente uguale di livrea al capostipite. Questo stesso è rappresentato dall'anatra di Rouen, insuperabile prodotto industriale, che è vanto dell'allevamento francese.
Quali sono dunque le livree che meglio si confanno nell'allevamento sportivo e quali quelle che meglio convengono nell'allevamento industriale? E' questa la domanda che ci siamo posti al principio di questo capitolo ed alla quale ora, dopo l'esame delle svariate circostanze che abbiamo suesposte, riepilogandole e commentandole brevemente, possiamo dare ampia evasione.
In tesi generale sostenere la maggiore o minore produttività d'un volatile in rapporto al suo mantello non è possibile, anzi è assurdo, epperò molte razze speciali di galline che appariscono sotto diverse livree sono più o meno produttive a seconda della livrea, così p. es. la famosa poule de Bresse ecclissa tutte le sue consorelle di diverso mantello e similmente ne è della Crèvecoeur, della Flèche, della Langshan, della Valdarno, ecc. che sono distintissime galline sotto le non mentite spoglie nere: in tutte queste razze è dunque la livrea [39] nera l'indizio d'una buona produzione. Continuando la solfa possiamo citare la Dorking bianca come più produttiva della grigia, la razza combattente inglese rosso-bruna come la più robusta fra le sue consorelle tanto da essere stata additata come atta alla rigenerazione di molte razze decrepite, l'Italiana pernice come la più atta ad essere coltivata perchè appunto predominante in tutti i rustici allevamenti, ecc. Osservando le altre specie dell'Avicoltura non troviamo come nei polli una relazione fra la livrea e la produttività e, meno che meno, colla rusticità, senonchè la sola anatra, e se vogliamo anche l'oca, formano eccezione.
Difatti i due migliori rappresentanti nella coltura delle oche e delle anatre sono l'oca di Tolosa e l'anatra di Rouen, che sono note per la loro analogia di mantello colle rispettive specie madri, cioè coll'oca grigia selvatica e col germano reale. La gallina combattente inglese rossa, bruna, l'anatra di Rouen e l'oca di Tolosa ci forniscono la prova che le specie coltivate le più robuste e produttive sono appunto quelle che più si avvicinano alla livrea della specie madre e se si volesse andare più oltre ancora si potrebbe anche citare il colombo messaggiero belga che è noto per la sua forte resistenza e che più frequentemente riveste la livrea del torraiuolo, cioè del capostipite di tutti i colombi.
In quanto alla preferenza d'una livrea piuttosto che d'un'altra nell'allevamento sportivo non possiamo certo dare un giudizio, perchè qui tutto è dovuto al capriccio della moda, e nel mentre che oggi speciali livree vengono portate alle stelle, domani passeranno in seconda linea. Epperò se di preferenza devesi parlare, lo Sport, per non troppo [40] mettersi in antagonismo coll'allevamento industriale, dovrebbe sempre dare la preferenza alle livree che più frequentemente compariscono nel podere e nel cortile, poichè saranno queste le più affini a quelle delle specie madri, e perciò indizio di stabilità maggiore, e certo anche di rusticità e di produttività. Abbiamo però fatto rilevare che la domesticità assai spesso è causa di far deviare dalla livrea originaria gli individui assoggettativi ed il caso è specialmente contemplato nell'anatra muschiata, che tende ostinatamente a divenire pezzata, ma è presumibile che questa eccezione, se tale la vogliamo definire, non possa influire a farci ricredere di quanto è sovra accennato: certo non possiamo mai esprimerci in tono assoluto su questo soggetto, ma infine una certa regola possiamo stabilirla. La coltivazione di livree troppo abberranti, troppo fantastiche, dovrebbe restare circoscritta negli allevamenti puramente e semplicemente sportivi, infine indicata per amatori che si prefiggono di coltivare i nostri volatili domestici, per solo passatempo, così p. es. i colombi sono gli uccelli che più si prestano a questo divertimento e ciò a causa delle loro svariatissime livree. C'è un vero scopo nella fantastica creazione di tante e tante livree nell'allevamento dei colombi? Indubbiamente no, ma trattandosi di difficile passatempo, questo può sempre essere preso in considerazione per l'intelligenza che richiede da parte dell'allevatore, intelligenza forse sprecata per uno scopo futile del tutto, ma infine intelligenza, se non altro, messa a profitto dell'estetica e perciò dell'arte.
1. Teodoro Pascal — Le razze della gallina domestica — Edit. Roux e Viarengo, Roma-Torino 1905.
2. Sono interessanti le esperienze fatte in proposito da Saermann. Durante un anno egli cibò 12 galline italiane bianche con una miscela di pepe di Caienna. La nutrizione cominciò allorquando i pulcini avevano 8 settimane di età. Oltre il grano turco e l'orzo si distribuì ai polli al mattino e al dopo pranzo 25 grammi di pepe di Caienna, mescolato con pane rammollito e patate. I polli sembrarono di gradire questo miscuglio, quantunque al principio scuotessero il capo, sternutassero e bevessero molto. Al decimo giorno apparvero le prime penne aranciate al petto di un giovane gallo. Dal collo si dipartivano due linee aranciate e si prolungavano da qui sino all'addome. Pochi giorni dopo lo specchio dell'ala diventò aranciato. Nel frattempo un altro galletto si coprì delle stesse strisce al petto. Col tempo il petto del primo galletto divenne sempre più saturo di colore e tutto il corpo si covrì di penne aranciate. L'altro galletto rimase bianco con petto rosso ranciato. Gli altri animali sottoposti all'esperimento rimasero intatti. Secondo i risultati di Saermann l'influenza del pepe di Caienna sulla pigmentazione del piumaggio dei polli è dunque individuale e si manifesta solo presso qualche individuo, mentre che presso i canarini si manifesta su quasi tutti i soggetti. — Allgemeine deutsche Geflulgel-Zeitung, 1905.
Nota del Trascrittore
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.
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