Io cerco moglie! This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at http://www.gutenberg.org/license. Title: Io cerco moglie! Author: Alfredo Panzini Release Date: April 22, 2012 [EBook #39506] Language: Italian Character set encoding: US-ASCII *** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IO CERCO MOGLIE! *** Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net. This file was produced from images generously made available by The Internet Archive. ALFREDO PANZINI Io cerco moglie! ROMANZO MILANO __Fratelli Treves, Editori__ 1920 *17.o migliaio.* ---- PROPRIETA LETTERARIA. _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda._ Si riterra contraffatto qualunque esemplare di quest'opera che non porti il timbro a secco della Societa Italiana degli Autori. Milano. -- Tip. Treves INDICE DEDICA. CAPITOLO PRIMO. -- IO! II. -- IL CONFLITTO DI DUE PROBLEMI. III. -- ELENCO MATRIMONIALE. IV. -- _FRAeULEIN_ VIOLETTA. V. -- I REQUISITI PER UNA MOGLIE IGIENICA. VI. -- L'ARCIERO DEL CINQUECENTO. VII. -- LA CONTESSINA GHISELDA. VIII. -- GLI AMORI EROICI DELLA CONTESSINA. IX. -- GITA ARTISTICA. X. -- LA SIGNORA DALLE CARAMELLE. XI. -- LA VIOLA MAMMOLA. XII. -- INTERVISTA ANCILLARE. XIII. -- SECONDA INTERVISTA ANCILLARE. XIV. -- IL PAPA MIO FUTURO SUOCERO. XV. -- ATTILA, RE DEGLI UNNI. XVI. -- CANI E GATTI. XVII. -- ED ALTRI ANIMALI. XVIII. -- ORETTA O GHISELDA? XIX. -- LE OPINIONI DI MIA SUOCERA. XX. -- ENTRO IN INTIMITA. XXI. -- LA LETTURA DEI "CANTI ERMETICI" XXII. -- FACCIO DELLE _AVANCES_. XXIII. -- MELAI. XXIV. -- CAPPELLETTI, _CHAMPAGNE_ E TARTUFI. XXV. -- COSE EROICHE. XXVI. -- UNO SPETTACOLO INDECENTE. XXVII. -- MI ADIRO PER LA PRIMA VOLTA. XXVIII. -- DIVENTO QUASI FILOSOFO E ANCHE POETA. XXIX. -- L'INUTILITA DELLA MIA SAGGIA ELOQUENZA. XXX. -- LA VENDETTA E IL CIBO DEGLI DEI. XXXI. -- _CHAMPAGNE_, PESCHE E PROSCIUTTO. XXXII. -- IL DISASTRO. XXXIII. -- L'ULTIMO CAPITOLO POTREBBE ESSERE IL PRIMO. DEDICA. _Questo romanzo fu scritto negli anni 1916-17, per sollevare il pensiero dalle tristezze della guerra._ _Fu pubblicato nella rivista,_ La Lettura, _dal 1o maggio 1918 al 1o marzo 1919, con qualche colpetto di soppressione su le punte piu ardite._ _Si stampa ora in volume con non pochi emendamenti; ma non sara mai emendato abbastanza da essere accettato nelle nobili sale della Letteratura._ _Cio mi fu detto, a voce e per iscritto, da amici, da critici e da qualche mia cara amica. A tutti io sono grato; e nell'emendare il libro, ho tenuto conto delle osservazioni, si benigne, si anche maligne, che mi furono fatte._ _Volevo dedicare il libro a qualcuno di questi miei critici, ma ho pensato che si sarebbe avuto a male di simile dono._ _E allora, ecco. Questo luglio, all'ufficio postale di Bellaria (un ufficio fantastico dove si attende di fuori la posta, facendo lunghe conversazioni) c'erano due signore, mamma e figlia, che tutte le volte che io arrivavo, mi guardavano con un sorriso di benevolenza, e direi di compiacimento._ _Un po' alla buona, mamma e figlia; ma cosi fiorenti e cosi sane che ricordavano le buone famiglie patriarcali di Romagna, ai bei tempi ospitali di una volta._ _Un giorno, la mamma si fece coraggio e mi disse: "E lei quello che ha scritto_ Io cerco moglie _nella_ Lettura?" _Io non potei dir di no, ma avevo un po' di paura._ _Invece la mamma mi disse: "Abbiamo riso tanto questo inverno"._ _E la figlia approvava con un simpatico sorriso._ _Cio mi ha fatto molto piacere._ _Mamma e figlia non devono aver pratica con la Letteratura: io non ne so nemmeno il nome, ma spero che non se ne avranno a male se dedico a loro il libro con riconoscenza._ Roma, ottobre 1919. IO CERCO MOGLIE! CAPITOLO PRIMO. -- IO! Cavalier Ginetto Sconer, fisonomia rosea, da cui spira intelligenza e coraggio; capigliatura solida, denti solidi, tutto solido. Questo sono io! In questa valle di dolore e di lagrime ho l'onore di trovarmi bene. Quando io viaggiavo ancora con la _marmottina_ dei campioni, i clienti mi dicevano: "Voi, signor Sconer, fate molto onore alla vostra Ditta". In realta la mia presenza e stata sempre molto distinta. Peso controllato, kg. 80. Ed ora passiamo all'esposizione morale. Anche il morale e molto favorito. Io sono uno spirito equilibrato e sereno, e questo mi piace, perche la Fortuna da le sue preferenze alle persone equilibrate e serene. Pero non e vero che io sia cosi insensibile che se ricevessi una pedata nella sedicesima lettera dell'alfabeto, il mio volto non tradirebbe nessuna emozione. Questa e stata una volgare facezia di Lionello. Certamente non sono eccitabile. Gli individui eccitabili vivono poco. _Achille, personaggio eccitabile, e morto giovane._ Questa sentenza si legge nel libro di _reclame_ della nostra Ditta: _Come devo preservare la mia vita._ La parte scientifica del libro e stata affidata al dottor Pertusius; ma la parte morale e di mia creazione. -- Realmente -- mi osservava il dottor Pertusius -- gli individui eccitabili, sensibili, vivono poco, oltre che vivere male, perche sperperano troppa energia vitale. -- Allora diciamo _vitalina_ -- dico io. -- Ma la _vitalina_ non esiste! -- dice il dottore. -- Non importa, la creiamo noi: _vitalina_, alcaloide della vita, produzione della Ditta. -- E un _bluff_ -- dice il dottore. -- E per questo? Il _bluff_ ha la sua ragione di esistere in quanto esistono le persone capaci di farsi _bluffare_. Il dottore aveva scritto: _evitate i dolori morali!_ Ed io vi ho aggiunto: "quando i dolori vanno a passeggio per il marciapiede di destra, non c'e motivo plausibile perche voi non preferiate il marciapiede di sinistra". -- Ma lei -- mi disse il dottore -- non tiene conto che della sua sacra persona! Rimango stupito dell'intonazione ironica. -- Ma questo e un dovere, caro dottore. Una signora, mia cliente, mi osservava che il prezzo della mia _Violetta ideale_ e un po' caro. -- Mia signora -- ho risposto -- se io vendessi per meno, forse avrei piu guadagno: ma le signore eleganti come lei diserterebbero il mio negozio: e se rivelassi che si chiama _ideale_ perche la violetta non c'entra, ma c'entra il catrame, la comprerebbe lei? -- Lei e poco onesto! -- mi dice la signora. "E lei che vende la sua gallina anziana per pollastrina novella, e forse onesta?" Questa era la risposta da dare se non fossi un _gentleman_. Ah, si! Io sono anche troppo scrupoloso; e quando penso a certi tremendi uomini d'affari, non posso a meno di dire a me stesso: "Tu, Ginetto, sei un modesto si, ma perfetto galantuomo," che e sempre una bella qualita. Quando poi penso che venti anni fa sono entrato in commercio senza l'esposizione di un centesimo, ed ora sono gerente della Societa in accomandita X*** e Compagni; sono consigliere di amministrazione dell'anonima Y***, e come tale dispongo di molta influenza personale per operazioni di credito, non posso a meno di dire a me stesso: "Ginetto, tu sei un bravo ragazzo!" Una favorevole combinazione mi ha permesso, di recente, di essere proprietario di una palazzina di stile _rococo_, collocata in uno dei quartieri piu moderni della citta. I due piani superiori sono affittati a inquilini selezionati e tranquilli. Il _rez-de-chaussee_, con annesso giardino, e riservato per me. Ho pavimenti tirati a lucido, _salle a manger_, stile _renaissance_, salotto stile _Louis Kenz_! La camera da letto e in istile impero con lettino di mogano, e annesso gabinetto di _toilette_, stile _liberty_. Sopra il letto pende un arazzo con la sacra famiglia, dipinta da un distinto pittore. La mia governante si chiama Desdemona. Essa e stata per tanti anni al servizio di una casa principesca, e il suo aspetto incute una certa soggezione. Benche molto riservata, tuttavia si e permessa questa osservazione: -- Lei, signor cavaliere, potrebbe formare la felicita di tante signorine! -- Voi ne siete convinta? -- Certamente, signore. * La regolarita e una delle mie qualita piu notevoli. Esco di casa al mattino alle dieci, accuratamente _sbarbificato_; la cravatta, il colletto in ordine, perche questo non soltanto e un dovere di una _individualita_ distinta verso se stesso, ma e anche una necessita per chi ha molto _personale_ alla sua dipendenza. Attendo ai miei affari, e alla sera rientro per il pasto nella mia proprieta. Quando guardo e tocco la mia proprieta, ho la perfetta sensazione di vivere. Spesso convito gli amici, fra i quali Lionello, che e un bel ragazzo, biondo anche lui e autore di libri assai in voga. Egli mi diceva giorni fa: -- Io non capisco: io sono uno dei pochi uomini di genio che siano in Italia; eppure non ho mai la disponibilita di mille lire. -- Vedi -- gli ho risposto --, io e tu siamo due artisti, e abbiamo tutti e due la sensazione esatta del pubblico: tu gli dai i tuoi libri; io i miei prodotti. Io e tu guadagniamo: ma il denaro ubbidisce ad una sua legge, cioe rifugge da alcuni individui.... -- Come sarei io --, dice Lionello. -- Press'a poco; e affluisce verso altri individui, benedetti da Dio. -- Come saresti tu --, dice Lionello. -- Press'a poco --, dico io. -- Facciamo cambio --, dice Lionello. -- Non si puo, perche bisognerebbe che tu ti mettessi dentro di me, e io dentro di te. Tu sei nato per consumare, e io per accumulare. Ma tu sei molto piu felice del povero Ginetto, perche tu, quando sarai morto, lascierai il tuo nome alle tavole immortali della gloria; e io, il mio capitale a chi lo lasciero? -- Lascialo a me --, disse Lionello. -- Perche no, amico mio? Sono certo che nessuno, meglio di te, saprebbe farne un uso veramente simpatico; ma non si puo, perche tu, Lionello, morirai prima di me, perche consumi troppa energia vitale. Io sono, invece, destinato a vivere almeno sino ai novantanove anni; e accumulare, accumulare, accumulare sempre, secondo la volonta del Signore. II. -- IL CONFLITTO DI DUE PROBLEMI. Si, non e improbabile che io campi sino ai novantanove anni, l'eta stabilita dal dottor Pertusius per gli uomini equilibrati e sereni, che e poi quella stabilita da Mose per gli uomini giusti. Dopo poi puo accadere di morire, benche sono di quelle cose che perche io le creda, bisogna che le veda. Ammesso questo, mi faranno splendidi funerali: ma, e dopo? Dopo non si sa mai quello che ci puo essere; e appunto per questo io tengo anche il mio bilancio morale in perfetto pareggio. Ma e certo che se io, Ginetto Sconer, avessi un erede che fosse come me, con il naso come me, con gli occhi come me, con il cuore come me, cioe equilibrato e sereno, io tornerei a vivere una seconda volta nel mio erede; e dal mio mausoleo sentirei questa simpatica voce: "Quell'eccellente uomo di mio padre, che mi permette di vivere felice come una cimice dentro una pelliccia!" Ma per avere un erede, bisogna avere un figlio, e in tale caso e necessario prendere moglie. Si, e vero: le mie brillanti qualita mi hanno reso molto ricercato; e non poche persone hanno ripetuto quello che dice la mia governante: "Lei potrebbe, tu potresti, voi potreste formare la felicita di molte signorine". Pero questa parola _matrimonio_ non mi e mai piaciuta troppo. Mi ricordo che gia Lionello mi assicurava che i casi di fedelta coniugale, debitamente comprovati, che lui ebbe a deplorare (diceva lui "deplorare"), erano pochi pochi. Cio e impressionante, non per la tragedia che io eviterei ad ogni modo, ma perche comprometterebbe l'autenticita dell'erede. Adesso poi che Lionello e passato a idee anche piu moderne, mi ha investito con disdegno di male parole perche io cerco moglie. -- Ma, amico mio -- gli ho risposto -- tu, come artista, ci guadagni ad essere -- diciamo cosi -- uomo del disordine; ma io, anche per ragioni d'affari, sono uomo d'ordine; e il matrimonio e un atto di deferenza verso la societa, come, in certi casi, la _redingote_ e il cappello a cilindro. E poi io cerco anche un figlio. -- I figli sono destinati per l'umanita! -- esclama Lionello. -- Questo va bene per te -- gli ho risposto -- che senti l'umanita, ma io il figlio lo voglio per me. Io gli potevo anche osservare che lui si mostrava ingrato, perche nei suoi drammi aveva ricavato tanti begli effetti dal matrimonio; ma per delicatezza non glielo ho detto. * Se non che, da qualche tempo, il problema dell'erede si complica col fenomeno grandioso della mia gioventu che rinasce. Io che fino a qualche anno fa uscivo e tornavo a casa tranquillamente, ora sono turbato: mi fermo a guardare le belle fanciulle. Quante ve ne sono! Una volta mi pareva che ce ne fossero meno. Anche le fanciulle di tipo popolare, che camminano con passo di tango, agitando la borsetta con dentro lo specchietto, il piumino, il cartoccino del salamino, mi piacciono. E.... cosa strana! Le care fanciulle si mutano in sensazioni di _dessert_: crema di panna montata, gelato di albicocche con labbra di fragole, ponce al rum con scarpette che fanno girare la testa. Oh, vezzose capinere, perche bezzicate il mio tenero cuore? Vi sono certe testoline cosi bene accomodate che mi piacerebbe di spiccarle e averle per sopramobili nel mio salotto. Senonche io che negli affari sono di una intraprendenza magnifica, quando mi trovo davanti al _buffet_ della bellezza, divento di una prudenza vergognosa. Queste fanciulle, come sartine, dattilografe, _postelefoniche_ e altre signorine del genere, le escludo dal matrimonio per un semplice atto di buon senso: ma confesso che mi hanno fatto molto soffrire. Anche quelle bruttine, vedute due volte, mi sono sembrate belle. Disponendo nel mio salotto di un pianoforte Bechstein, ho voluto prendere qualche lezione di piano. Alla prima lezione la maestra mi e parsa insignificante, alla seconda significante, alla terza seducente, alla quarta pericolosa. Considerando pero che questa signora ha una specie di marito di tipo molto equivoco, ho detto: "Ginetto, prudenza!" ed ho presentato alla signora una busta con dentro il contenuto per le sue _prestazioni_. Ma ogni volta che tocco il mio Bechstein, _brr!_ vedo la maestrina con tutte le signorine che volano per il soffitto e mi guardano coi loro occhioni di porcellana. Preoccupato per questa mia eccessiva sensibilita, ne ho chiesto al dottor Pertusius. Egli mi ha detto: -- E la conseguenza dell'eta pericolosa. -- Diavolo d'un dottore! Ma l'eta pericolosa non e quella delle donne sui quarant'anni? -- Anche degli uomini. Questa e una cosa che non sapevo. Si, riconosco: la nave della mia vita si e da qualche tempo allontanata dalla latitudine dei trenta anni, e naviga verso i quaranta, ma non e ancora arrivata a questi paraggi. -- E scusi, dottore, e pericolosa l'eta pericolosa? -- Alquanto, perche affatica il nobile organo del cervello, in cambio di altri organi automatici. Considerando i rapporti di buona amicizia fra me e il dottor Pertusius, gli confido come a vedere certi colli nudi, quali usano adesso, che sostengono certe testoline cosi sentimentali, mi viene la voglia di spiccarli. -- Fenomeno sadico, -- dice Pertusius. -- Fenomeno grave? -- Finche non li spicca non e niente: ma vi sono di quelli che li hanno spiccati. -- Cosa vuole, dottore -- dico io, -- a vedere quella pelle rosea-verdolina come il pistacchio, messa in mostra, mi vengono i brividi. -- Faccia conto -- dice lui -- di vedere la pancia di una lucertola. -- Capisco; ma non si puo. -- Ha ragione! -- risponde gravemente. -- E a lei che e vecchio, non accade mai? -- Non indaghiamo! Io mantengo verso i medici una benevola diffidenza, perche a furia di studiare le malattie, finiscono per considerare la salute anch'essa come una malattia. Comunque, anche per ragioni di igiene, bisogna che io cerchi moglie: una moglie che risponda alle esigenze dell'erede, e anche alle mie. * Ecco qui un elenco di signorine della buona societa -- si intende -- quale io ho notato nel mio taccuino, che sarebbero state adatte per il mio matrimonio. III. -- ELENCO MATRIMONIALE. Signorina A***, dote ragionevole, bella presenza, famiglia distinta, peso valutabile a vista, kg. 70. Oggi attraente, ma suo padre e enormemente obeso; sua madre, idem. Tendenza all'obesita. Si scarta per ragione di estetica. * Signorina B***: troppa licenza liceale: sa tutte le date a memoria. La sua fronte _bombee_ rivela la sua intelligenza. Dice sempre: "Io sono nata per la penna". Diventata moglie, e capace di fare l'analisi sopra di me. Ah, no! Poi troppa fronte _bombee_ e pochi capelli. * Signorina C***: domanda sempre: "Come mi trova? come mi trova?" e quando la si guarda, poi dice: "Cosa ha da guardarmi? Non sta bene guardare". Ride per niente. Una signora l'aveva incaricata di acquistarle un busto elegante come il suo. "Ma io non porto busto, -- dice -- io sono bella cosi". A una conferenza non ha fatto altro che ridere e criticare una signora perche aveva le scarpe gialle. "Mettere in mostra quei piedi, grandi come due cassette da fiori, e con i sopratacchi di gomma!" Quando esce per via, sbircia a ogni vetrina. "Mama, la vestina butta bene? butta male? E dritto? e storto?" "Si, carina!" Ma mama non s'accorge che la figliuola e stupidella? Io, si. E il mio erede deve essere intelligente. * Signorina D***: molto carina; ma troppo buona di cuore verso tutti quelli che sospirano per lei. Per questa sua eccessiva bonta e stata allontanata dalle scuole. Cara fanciulla, ma offre l'inconveniente che l'erede sarebbe il figlio, ma non la riproduzione di Ginetto Sconer. * Signorina E***; ricciolina, mingherlina, nominata "fior di pesco". La signorina B***, quella _nata per la penna_, le ha mandato a dire che _fior di pesco_ si dovrebbe chiamare _fior di zucca_. _Fior di pesco_ ha replicato: _Libro di testo!_ La signorina _nata per la penna_, ha replicato: _Bastone vestito!_ _Fior di pesco_ ha replicato: _Bastone vestito, ma femmina! una cosa che lei non sara mai! E poi adesso il seno non e piu di moda._ La signorina E*** possiede una eccessiva prontezza di linguaggio, e questa cosa mi impensierisce. Inoltre vuol sapere se io russo. "Tutti i mariti russano. Lo dice mama". * Signorina F***, invece, cosa importa che sia bella come una testa del Murillo, quando non sa dire piu di: "Ah, si! Vedi mo'! Ma gia!"? Io non conosco questo pittore Murillo, ma le sue teste devono essere incantate, perche lei e sempre incantata. "Signorina, che cosa le piace? leggere, lavorare, far da cucina?" "Mi piace far pulizia." Ma la sua camera farebbe orrore alla mia governante Desdemona. La sua pulizia consiste nel brillantarsi le unghie, e, quando nessuno la vede, girare la mano per far andare giu il sangue. "Signorina, che cosa legge? il bollettino della guerra?" Leggeva la corrispondenza di quarta pagina. * Signorina G***: "si erge a somiglianza del perfetto stelo," come dice Lionello, ma ha il torto di farsi vedere a passeggio in compagnia di sua madre, la quale era forse uno stelo anche lei, ma oggi e un archetto. Una fanciulla di buon senso dovrebbe evitare di farsi vedere con una madre che presenti un quadro disastroso della sua futura configurazione. E poi il figlio di Ginetto Sconer deve essere una quercia, e non uno stelo. * Signorina H***: figlia di un ingegnere architetto. E stata costruita con molta grazia da suo padre, nello stile _Louis Kenz_, da me preferito. Pare una bambolina, e si chiama Noemi. Porta i riccioli a _tire-bouchon_, come nelle vecchie stampe. Fa la svenevole, parla con una voce melliflua.... Ma queste apparenze ingannano: un giorno la ho sentita, nello studio di suo padre, che tirava su gli affitti a tutti gli inquilini delle sue case. Questa signorina ha delle buone qualita -- dico fra me --; ma un altro giorno sento una voce stridula che rompe le pareti: "Fa alla svelta, fa alla svelta, fa alla svelta! Sai bene che io non sono figlia della pazienza. Sei un'idiota, una stupida! Ti tiro la ciabatta su quella facciaccia da mummia!" "Pum!" "Ahi!" Era Noemi, nome soave, che parlava con la cameriera. Questa signorina mi sembra pericolosa. * Signorina K***, figlia di un ricco industriale, mio amico. Ci siamo trovati insieme per piu di una settimana all'_hotel_ X*** a Viareggio. Non so come sara d'inverno: ma d'estate va bene: e cosi vaporosa e fresca che pare di vivere accanto ad un gelato. E un po' distratta. "Signorina questo e suo?" La cameriera, il portiere, il paggetto dell'_hotel_ facevano un continuo domandare: "Signorina, questo e suo?" Dove si levava, lasciava qualche cosa: i guanti, l'ombrellino, le cartoline illustrate. Io raccoglievo un fazzolettino col pizzo tutte le volte che andavamo a spasso. "Ma, Clara, sta un po' piu attenta," diceva sua madre. "Non fa niente, mama," rispondeva. "E vero, signor Sconer, che non fa niente? E cosi bello non ricordarsi di niente! Si perde qualche cosa? Ci pensa papa." "Si, un pochino distratta -- mi confidava la mamma. -- Ma e tanto buona la mia figliuolina, e poi sara tanto felice! Ella non si ricordera mai domani di quello che e successo oggi". Era del resto una ben amabile compagnia da far dimenticare tutto, fuori che lei. Ella aveva persino promesso di ricordarsi di me. Ma un giorno in cui io, parlando delle mie conoscenze, ho detto che conoscevo Lionello, non ho avuto piu pace. "Davvero? lei conosce Lionello, proprio quello che scrive quei romanzi cosi sentimentali...? Ah, carino! Come e? E vero che e tanto giovane? che porta i capelli tagliati alla russa come Gorki? E vero che e tanto romantico? Gli scriva! Si, si; gli scriva che venga a Viareggio. Le giuro, Sconer, che dopo le vorro molto bene". Li chiama "sentimentali" lei, quel romanzi! La mia Desdemona, che ne ha letto uno, e rimasta scandalizzata. * Signorina K***; conosciuta in condizioni molto favorevoli perche fresca da un disinganno d'amore. Il babbo volgeva in mente gravi pensieri: "In Inghilterra, in America, una mancata promessa di matrimonio si pagherebbe a caro prezzo." Io poi adoperavo espressioni molto delicate per consolare la signorina, quando lei mi investi cosi: "Ma cosa e? Avete tutti paura che io mi suicidi dalla disperazione? che mi faccia monaca? Ma no! Quando avro voglia, ne trovero un altro. Ecco tutto. Chiodo scaccia chiodo." "Lei crede, signorina?" "Ma certo! Una donna bella ne trova sempre di chiodi. Lei, Sconer, per esempio. Se volessi, lei mi cade davanti _a quattre pattes_". Quasi mi si sedeva su le ginocchia, perche cosi fa spesso su la scena l'attrice Clara de los Dolores. Signorina affascinante, ma troppo impressionanti sono le condizioni da lei poste per il matrimonio: due anni di liberta coniugale, e col mio consenso. Enorme! * Signorina L***, conosciuta al _Bristol hotel_. Erano i giorni del terremoto in Abbruzzi. Tutti sospiravano: "Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!" Anche la signorina L***, seduta su di un sofa, sospirava: "Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!" Senonche, mentre diceva cosi, io la vedevo, riflessa in una specchiera, con la manina affaccendata a dare colpetti segreti per mettere a posto il drappeggio dell'abito. Pareva la mia Desdemona quando rovescia un bodino. Sbirciava con la coda dell'occhio nella specchiera, e mutava l'estetica del fianco: "Che orrore! Davvero? Bambini schiacciati!" Essa e in posa anche quando e sola. Le ho chiesto il perche, e mi ha detto: "Quando le stelle e la luna ci guardano dal firmamento, e bene assumere un'attitudine dignitosa". "Capisco, ma si vedono un po' troppo le forme". "Ah si? Perche, le dispiace forse?" Questa signorina e troppo estetica. * Signorina M*** di razza inglese, molto _ladylike_, molto ammirata nelle sale dell'_hotel_ delle Terme, dove beveva acqua. Ma chi faceva quel terremoto nella stanza vicina alla mia? chi cantava quelle canzoni molto allegre, anche se erano inglesi? Era la signorina M***. Beveva anche cognac, e faceva danze in liberta con una sua amica. L'Inghilterra e mal fida, benche alleata. * Viene adesso la nota di quella signorina che mi ha fatto soffrire di piu: la signorina N. Y., cioe New York, perche di tipo americano. E italiana pero; ed appartiene a quella classe distinta a cui appartengo io: suo padre, prima della guerra era esportatore in America di medicinali italiani fatti in Germania. Miss N. Y. e ricca, e si sente padrona del mondo. Ha vent'anni; statura sotto la media forse; ma e potente. E la sanita fiorente. Una vivacita gaia la trasforma. Sarebbe il tipo adatto per la _confezione_ dell'erede. La sua voce, venata di _erre_ parigino, sembra cantare l'inno della sua giovinezza. _Ci ci!_ canta sui rami dell'albero della vita. I suoi genitori le lasciano una liberta un po' americana. _Ci, ci!_ L'ho vista a una fiera di beneficenza per la Croce Rossa, dove ha fatto sborsare anche a me cento lire. _Ci, ci!_ L'ho vista di sera ad una conferenza futurista. Capiva tutto ed era entusiasta. _Ci, ci!_ L'ho vista, sul ghiaccio, pattinare come un geroglifico. _Ci, ci!_ L'ho vista al volante guidare l'automobile. _Ci, ci!_ L'ho vista ai funerali del banchiere Rodh. Lei era davanti con sua madre, io ero dietro con suo padre, e si parlava di affari. Tranne casi imprescindibili come quelli del banchiere Rodh, io evito i funerali perche mi pare che dietro una bara tutti siano pallidi, e cio danneggia la salute. Ma Miss N. Y., anche vestita di nero, era splendente, _Ci, ci!_ Esuberante creatura! La vita per lei e un albero su cui lei muta ramo, cioe muta _toilette_, e canta il suo inno: _Ci, ci!_ Parla bene l'italiano, ma al suo cane, un cane molto educato, parla in francese. Ho avuto l'onore di ospitarla in casa mia, che il babbo e la mamma volevano visitare il secondo piano, rimasto sfitto, della mia palazzina. In quella occasione siamo rimasti soli. "Magnifico!" disse alludendo alla mia palazzina. "Ah, si!" risposi. "Palazzina dei conti Tornamali: oggi mia proprieta, _miss N....!_" Ma vide una poltrona inglese; vi si sedette di un balzo, rimbalzo su, e poi si rincantuccio: "Si sta molto bene qui". Era di maggio. Ella portava un cappello fantasia di tulle, costellato di bolle nere, su la cui aureola spiccava il suo profilo, col suo nasino: l'abito di mussolina aveva sopraposti certi ricami di draghi e serpi, d'oro e di argento. Le belle braccia erano guantate di pelle bianca, le gambette erano tutte bianche, e protendevano ardite con le scarpette pur bianche. Mi pareva uno scoiattolo orientale. Mio Dio, possedere in casa questo animaletto prezioso! Se le allungo un braccio, mi balza sopra e si avvolge intorno. Infatti balzo dalla sedia a sdraio, e fece _ci, ci_: "Lei manca di una cosa, Sconer." "Io manco di una cosa?" "Si, lei non ha libreria." "Infatti." "Prenda nota!" "Prendo nota". Mi detta una serie di libri in _off_ e in _eff_. "Scrittori russi?" domando. "Ah, molto interessanti i russi!" Poi mi detta un nome che non riesco a scrivere. "Rabindranath Tagore! Un poeta senza precedenti. Fa parlare un bimbo alla mamma in un modo _delizioso_." "E lei, _miss N_...." domandai con intenzione, "non penserebbe a far parlare un bimbo con la sua voce deliziosa?" "Prendere marito? Gia! Ma in Italia offre un grave inconveniente." "Quale, _miss N....?_" "Che una _girl_ quando prende marito, si siede." "Cioe?" "Cioe non e piu libera, non puo piu cercare, piu _flirtare_, piu saltare, piu comandare, piu fare quello che vuole. La liberta! Mi sposerei in America, dove, piu tardi, si puo anche divorziare, rimaritarsi, seguendo il proprio beneplacito. In Italia il matrimonio e un'istituzione che si regge sull'adulterio. In America su la liberta!" In quell'occasione, se i miei affari me lo avessero permesso, sarei andato in America. * Signorina O***, terribile, e anche molto ricca. Dove aveva imparato a rovesciare gli occhi cosi? La tinta della sua pelle era prodigiosa; ma del tutto naturale: diafana! Pareva non nata come nascono tutte le donne, ma ricavata da uno scultore magico per entro la polpa di quelle pesche cotogne che sono gialline gialline. Vestiva con una personalita straordinaria; cioe sempre abiti di un colore diafano, sbiadito, intonato al colore della pelle. Io non so dire se era bella, perche io ero mezzo stregato. "Nasconda quella lingua," io le diceva, perche ogni tanto lei metteva fuori dalle labbra la puntina della lingua: questa pero non era diafana, ma rossa. "Nasconda almeno quelle gambe," perche lei aveva l'abitudine di mettere in esposizione le gambe, diafane ancora quelle, cioe con scarpette e calze di seta, sempre color diafano. "La turbano?" "Non mi fanno dormire!" Mi diceva nettamente: "Se mi vuole sposare, signor Sconer, approfitti finche sono libera". Io la avrei anche sposata, ma e che essa era contro-indicata ad uno dei due fini per cui io intendevo di accedere al matrimonio. Lei non voleva avere figliuoli "perche questa operazione rovina la pelle". Io volevo aver lei, ma anche l'erede. Lei si, la potevo avere, ma l'erede no. "Sono i contadini -- affermava -- che si sposano per aver figliuoli". Essa inoltre pretendeva come condizione di matrimonio che il marito facesse, ogni mattina, esercizi, per venti minuti, con manubri da venti chili. Anche questa signorina mi ha fatto molto soffrire. * Signorina P***, che puo essere bella o brutta, secondo che vi pare. La ho conosciuta in villeggiatura. Essa va sempre in bicicletta. Quando va a piedi cammina con passo sgraziato. Eppure e graziosa! Si puo calcare su la testa il feltro di suo babbo, si puo buttare -- come fa -- su le spalle la maglia della nonna, ma e elegante lo stesso. Ha denti di can cerviero, naso appuntito, mento appuntito, due occhi in punta nera: tutte queste cose in punta hanno una mobilita che producono il capogiro. E pallida come la cera, ma non e mai ammalata. Ha i capelli lunghi, ondulati, feroci, a cui fa fare i giuochi attorno alla testa come se fossero biscie. A tirarli, le arrivano sino al ginocchio. Ed e proprio vero! Come ha fatto ad avere una laurea se per studiare bisogna star fermi? Si vede che si puo avere una laurea senza studiare. Ma a sentirla chiamare _dottore_, mi fa un certo effetto.... Ha una sua voce fresca, aspra, saltellante, che non si capisce mai quello che vuol dire, perche non conclude mai. Non si adira mai: tutt'al piu manda un grido di gazzella. Cosa fara? Dove andra? Come finira? Non si sa! Eppure e assennata. Non cerca: e cercata, ma se ne _strafotte_, perche lei dice anche le parolacce. Eppure e damigella! Subisce un fidanzato ufficiale: un giovane di ricca famiglia. Costui la segue a fatica in bicicletta. Lei lo chiama: "Idiota, idiotino, imboscato, imboscatissimo, figlio di papa". Lui e felice. Non mi pare una signorina adatta per il matrimonio, e glielo ho fatto garbatamente capire, presente il fidanzato. Risponde lei: "Cosa importa? C'e lui che fara per casa". "Io sono il suo cameriere," conferma lui. Io ho domandato poi alla signorina, cosi, un giorno che la incontrai, insieme col fidanzato, per un solitario viale del bosco: "In confidenza, non e pericoloso perdersi tutto il giorno per le campagne col fidanzato dietro?" "E innocente come l'acqua fresca -- mi risponde. -- Gli ho promesso un bacio per la settimana ventura. E vero che ti ho promesso un bacio?" Dice il fidanzato: "Ah, come deve essere sdegnato il Dio d'Amore a vedere quanto mi farai soffrire!" "Meriteresti anche di piu," dice lei. Risponde il fidanzato: "Ah, e proprio vero, come dice il cav. Sconer, che tu non sei adatta per il matrimonio!" "Tu, piuttosto, non sei adatto," risponde lei. E a me dice in segreto: "Come faccio a sposare un uomo cosi timido? C'e una gioventu impossibile, ora! Sono tutti riformati. Dica lei, Sconer, posso cominciare a tradirlo subito? Ma che vuole? Io sono una buona ragazza, e fare il male con premeditazione, mi ripugna". Io avrei potuto sostituire il fidanzato senza pericolo di complicazioni. Eppure sono rimasto timido anch'io. Perche? Quel titolo di _dottore_ mi ha dato soggezione. * Signorina P***, un bel tipo, e cosi anche sua madre. "Signor Sconer -- mi dice sua madre -- guardi!" "Che cosa?" "Non glielo posso dire. Ma non vede da lei?" "No!" "Non vede gli occhi della mia bambina? Splendono! Io non so: e strano! Appena siamo in un luogo, dopo quindici giorni la mia bambina e proclamata la piu bella". In fatti e bella: una persona slanciata, elegante. Ma perche la mamma la chiama: "La mia bella odalisca?" Dove ha trovato questa parola? Cosa crede mai che voglia dire? "Signore, signore, mi dice la mamma, ha visto?" "Che cosa?" "Un aeroplano di guerra". "Ne passano tanti!" "Eh, si! -- fa misteriosamente, chiudendo gli occhietti -- ma lei non ha osservato una cosa!" "Che cosa?" "Che l'aviatore quando passa per qui, si abbassa sempre. E sa perche? Per vedere la mia bella odalisca". Anche lei, la sua bambina, dice: "Io non so, e strano! Appena sono in un luogo, sono proclamata la piu bella. Dicono che io assomiglio a Lyda Borelli, dicono!" Descrive il suo corredo da sposa coi calzoncini corti, larghi, e i pizzi di vera _valenciennes_: descrive gli abiti che le ha fatto la famosa Abeille, il primo _atelier_ di Torino, che ha tanti _mannequins_ aristocratici, che insegnano anche la lingua francese. Si e fatto fare tutti abiti ieratici! "Adesso sono di gran moda gli abiti ieratici," dice lei. Ma adesso non puo portarli perche e crocerossina. "Se vedesse, signor Sconer, -- dice sua madre -- come le sta bene l'abito di crocerossina! Gia le sta bene tutto! Quando passa per un reparto dell'ospedale, i feriti si rizzano tutti". Ma le altre crocerossine le hanno fatto una guerra spietata. Allora l'hanno messa alla stazione. Alla stazione ha distribuito le bibite a tutto un treno di prigionieri austriaci. Sua madre dice che il fatto e avvenuto perche la sua bambina e tanto di cuore. Ma le altre signore dicono che e invece perche non ha capito che erano austriaci. Il suo fidanzato e morto in guerra, e lei porta sul petto il medaglione col ritratto del suo fidanzato. Anche lei e molto patriotta. "Un giorno -- racconta la mamma -- mentre eravamo a un _five o' clock tea_, con tanti signori distinti, passa un corteo socialista. La mia bambina va alla finestra e sventola il fazzoletto bianco, rosso e verde e grida: Viva l'Italia! E stato in tutti noi un momento di terrore; per poco non scoppia una rivoluzione". Le altre signore invece dicono che lei aveva scambiato il corteo socialista per una manifestazione patriottica. Adesso che il fidanzato ufficiale e morto, ne ha tanti altri. "Il tale? il tale? il tale? Ma e di famiglia distinta? Crede lei, signor Sconer -- mi domandano madre e figlia -- che il tale sia di famiglia distinta?" Anch'io sono passato per ventiquattro ore per suo fidanzato ufficiale: una cosa molto seria, dico, perche se lei descrive i suoi calzoncini coi pizzi di _valenciennes_, non c'e pero niente da scherzare in quanto che lei avverte che ha un fratello che "sa essere gentiluomo e anche villano secondo i casi, e assomiglia a Maciste, quello dei cinematografi". "Dove e questo suo fratello, signorina?" domandai un poco preoccupato. "E al fronte!" Un ragazzo abile! Appena scoppiata la guerra, ha avuto l'intuito commerciale di andare al fronte e ha comperato -- che le davano per niente -- tutte le pelli dei buoi che morivano nei parchi o si ammazzavano per i soldati. Suo babbo era calzolaio, e figurarsi! Adesso hanno uno dei piu ricchi _scarpifici_ d'Italia. La storia di quel fratello Maciste mi ha molto raffreddato. * Signorina Q***, non e patriotta, ma pianista. "Io sono ipersensibile" dice lei, e anche sua madre dice: "Poverina, la mia Mary e un'ipersensibile!" "Noi artisti -- dice la signorina Mary -- siamo di un'altra razza. Che m'importa della guerra? Che m'importa chi comanda e chi e comandato? Tra Salandra che ha dichiarata la guerra e me, cosa c'e di comune? Tra me e il Kaiser? Perche immischiarmi nei loro litigi? Il Kaiser e il re dell'Ottentozia per me sono la stessa cosa". Lei suona Moszkowski, Stravinski, Debussy, Ravel. Suona? Vorrebbe suonare, ma non puo. Stende su la tastiera, racconta lei, _le mani lunghe con le unghie di onice aguzzo_, e poi accadono fatti strani, come anch'io ho visto un giorno che sono venute a provare il mio Bechstein. Comincia, e subito, dopo un po', diventa pallida. "Impallidisce -- mi avverte la mamma. -- Sempre cosi! Ah, e terribile! Cade in _trance_". "Cognac!" dico io. Si rimette un po' e dice: "Suonando, mi si vuotano le vene, i sogni mi sferzano, i capelli scendono per le mie guance come serpi di chimeriche meduse. La musica di Ravel, che io adoro, esaspera la mia sensibilita come un succhiello traforante: appena tocco i tasti, sento il magnetismo". Anche qui per l'erede non c'e da far nulla. E poi qui c'e un'esagerazione di sensibilita che puo riuscire pericolosa. * Signorina R***, profumata al _trefle incarnat_. Anch'io l'ho conosciuta. Si tratta di una fanciulla prodigio, cosi come vi sono i bimbi prodigio. Secondo altri si tratta di una fanciulla _Sfinge_. Lionello pero che non ammette la donna _Sfinge_ se non per gli imbecilli, la chiama _Proteo multiforme_. Essa e piuttosto piccolina, con un musetto tirato come un topolino, con due occhietti azzurri, fermi, un poco trasversali. Nella pettinatura e nel vestire e quasi monacale: ma ecco si leva in piedi, pare di elastico, si allunga e balla certe danze ieratiche sussultorie, che fanno rabbrividire, e anche imparare la storia, perche sono le danze di Salome, di Cleopatra, di Sibilla, di Santa Teresa. E molto giovane, ma la sua voce possiede certe inflessioni profonde come di donna matura, con la quale affronta qualsiasi argomento, anche di filosofia con quelli che se n'intendono. Viceversa -- se le gira -- e capace di rifare il verso e la smorfia di tutti: in dialetto, in francese, e anche in tedesco, secondo le persone: basta che le veda una volta. Come imita il teppista! Ha rifatto anche me! Questo e il suo genio comico, ma possiede anche il genio tragico, perche recita certi versi francesi di Pelleas e Melisenda in modo da far paura. Questa signorina, messa sul palcoscenico, potrebbe raccogliere gloria e milioni a palate. Invece niente di tutto questo. Essa non ha altro desiderio che di essere _amante amata di un uomo, e vivere in umilta_. Ma c'e una condizione: deve essere _un magnifico amante_! Tanti vorrebbero essere amanti, ma nessuno e _magnifico_. Lei domanda per amante l'_uomo rude_, l'_Ulisside dalla gran mano dominatrice_. Sinora non l'ha trovato. Pero, uno studente di liceo si e suicidato per lei; un uomo serio con moglie e figli e impazzito; un capitano d'artiglieria e tornato al fronte con la testa sconvolta, e invece di allungare il tiro su gli austriaci, ha fatto un massacro dei nostri: poi si e sparato. Io sono fuggito. * Ma ecco un avviso-_reclame_, in un giornale tedesco, mi presenta l'erede gia confezionato. _Christliches, Einziges Glueck! Sehr nettes, ehrliches Maedchen, mit einem Kinde und sehr reicher Aussteuer, sucht einen ehrlichen Gatten_, ecc., ecc. che vuol dire: "Famiglia cristiana, unica felicita! Simpaticissima, onesta fanciulla con un figlio e ricchissimo corredo, cerca un onesto marito". E il sistema tedesco del _dumping_. IV. -- _FRAeULEIN_ VIOLETTA. -- Lionello -- dissi un giorno -- tu che fai morire tutte le tue meravigliose eroine, non te ne avanza nessuna che vada bene per me? Lionello nei suoi libri fa morire tutte le donne di morte romantica. Le sue lettrici gli scrivono da tutte le parti: "Non la faccia morire, la salvi! E tanto cara, e tanto gentile. Non deve morire". Ma lui e inesorabile: o in un modo o nell'altro le fa morire tutte. -- Tu sei un po' idiota -- rispose Lionello alla mia domanda. L'ho pregato di spiegarsi. -- Le mie eroine -- disse -- o sono uccise o si uccidono per una necessita reclamata dal pubblico, il quale e _schifosino_ come te; ma vuole la morale. Pare incredibile, ma e cosi! Ora anche tu capisci benissimo che non si puo fare il dramma o il romanzo con la morale: senonche quando io ho fatto morire le mie eroine, io le ho purificate; ed ecco fatta la morale; come tu con i grassi fetidi fai le tue saponette. Ma nella vita le mie eroine godono di ottima salute, sta pur sicuro! -- E allora prestamene una. -- Impossibile! -- rispose Lionello. -- E perche? -- Perche nessuna delle mie eroine ti potra mai amare. -- Perche dici cosi, Lionello? Perche mi avvilisci? Sono brutto forse io? -- No, amico, anzi sei un campione discreto; ma non hai quel tipo, sai, dell'uomo fatale, _macro_, mefistofelico, che disorienta la donna come una coppa di _champagne_, che la fa capitolare, che le fa dire: "Vigliacco, ti adoro.... To'!". -- E a te capita? -- Certo. -- Sei un genio, Lionello, -- dissi tristemente. -- Lo so. Non hai nemmeno al tuo attivo uno di quei gesti che affascinano le donne: non so, un delitto passionale, uno scandalo estetico; non hai corso un _raid_, non hai vinta una coppa in una gara qualsiasi; non possiedi nemmeno una di quelle anomalie che rendono stuzzicante un uomo.... Per esempio, quello che vende i giornali sul corso, che e un nano: tutte le _cocottes_ lo accarezzano, e le serve se lo rubano. Per di piu, tu possiedi il piu grave dei difetti per ottenere dedizioni incondizionate. -- Cioe? -- Amico, le belle donne amano gli uomini generosi! -- Sono generoso anch'io. -- A te parra di essere: ma tu misuri, cioe ragioni. Ma ti pare che una bella donna che strapperebbe le stelle dal cielo per farsi piu bella, possa amare te, uomo che misuri? Esse sono capaci anche di donar tutto; ma all'uomo che si mostra capace di buttar via tutto, la ricchezza non solo; ma l'onore, la vita. Ma a te che tieni immensamente alla vita, a te che non dormiresti la notte se perdessi qualche biglietto da mille al _baccarat_, a te che tieni in ordine il libro del dare e dell'avere, a te che hai lo scadenzario, io non posso fornire nessuna delle eroine dei miei romanzi. -- Mi atterrisci, Lionello; ma credo che tu ti sia formata una cattiva opinione di me: tu pensi che io sia avaro.... -- Un po' tirchio. -- No, Lionello. T'ho detto: io sarei disposto a nominarti mio erede universale; ma e, vedi, che io sono nato cosi: ordinato, metodico, previdente. E che colpa ho io se il denaro va a radunarsi sempre nelle tasche degli uomini metodici, ordinati, previdenti? E bello, vedi, leggere nei tuoi romanzi la vita fugace e folle di quelle donnine sperperatrici: capisco che debbano dare grandi soddisfazioni. I miei sensi ne sono perturbati. Mi piacerebbe anche a me di provare: ma poi metto in bilancio, e m'accorgo del passivo. Per me sperperare sarebbe una forma di suicidio. Vedi che Ginetto Sconer e un uomo sincero. Non ti pare, Lionello? * Ma due giorni dopo questo colloquio, vedo Lionello che precipita come un bolide nel mio studio. -- Sconer -- dice -- un caso eccezionale, un caso del tutto straordinario, del tutto convenevole per te. Credevo che si trattasse di qualche affare, perche in quell'ora (erano circa le tre del pomeriggio) io sono orientato verso gli affari. No! Si trattava del matrimonio. Ho dovuto -- per cosi dire -- togliere la comunicazione del centralino del mio cervello per mettermi in comunicazione con Lionello. Egli si impazienti; ma io lo pregai di accomodarsi. -- Sconer -- comincio a dire Lionello --, sai tu qual'e la piu bella donna del mondo? Bada che esiste un plebiscito! Nicoletta, meglio nota sotto il nome di _fraeulein_ Violetta, perche fu a Vienna che ella vinse le prime battaglie dell'arte. Risposi a Lionello: -- Io non ho visto mai la faccia viva di _fraeulein_ Violetta: la ho vista al cinematografo, e la _reclame_ di quella sua faccia stravolta che pare abbia il mal di mare, e impressionante. -- Come sei sempre borghese nelle tue espressioni! -- disse con disprezzo Lionello. -- E _fraeulein_ Violetta che dissolve la sua bellezza nella canzone dell'arte. -- E prosegui: Conosci tu la storia di _fraeulein_ Violetta...? No?... Allora te la racconto. _Fraeulein_ Violetta proviene dalla lirica: anzi dal campo dell'operetta viennese. Di membra delicate, esile di vita, opalina di colore, minuta di lineamenti, calma, quantunque un po' beffarda. Ma i suoi capelli neri, duri e forti come la coda di un cavallo di battaglia, testimoniano la energia psichica che si nasconde sotto quell'apparente delicatezza. Artisticamente parlando, essa e una creatura di eccezione, come diciamo noi. Essa e uno dei piu esuberanti temperamenti che sappiano far vibrare l'anima delle folle, attraverso le eroine sentimentali e gaie di tutto un vastissimo repertorio.... -- Fermati, Lionello! (Mi pare un periodo dei suoi romanzi). --.... il suo canto era impeccabile, -- prosegui; -- pronto a tutte le inflessioni! Ebbene, ritorna da una _tournee_ nel nuovo mondo, dove aveva eccitato la piu grande ammirazione consolidando vie piu la sua fama, quando improvvisamente.... -- Fu silurata da un sottomarino tedesco. -- Peggio, amico. Perdette la voce. Che cosa doveva fare? E diventata artista di cinematografo. Studio la grande arte muta, e con la perseveranza di chi vuole arrivare ad una meta di gloria, con volonta ferrea, con la coscienza sicura e severa delle necessita artistiche, spicco il volo, con ali d'aquila, verso le eccelse vette della tragedia. Sai tu, Sconer, come e stata definita Nicoletta da un grande scrittore francese? _Toutes les femmes dans une femme._ Sai come la ha definita il poeta Flebis? "L'universo rinchiuso in una guaina di _chinchilla_", perche allora eravamo d'inverno. E la donna dinamica per eccellenza! In lei stanno raccolte le mille assise della femminilita, Thais e Salome; Nana e Giulietta: ella rivive tutte le creature del genio e vibra nei molteplici aspetti dell'amore, dell'odio, della volutta, della gelosia: felina, raffinata, dolce, implorante.... -- Tu mi cominci, Lionello, un altro dei tuoi meravigliosi periodi. -- Sai tu cosa guadagna Nicoletta, cioe _fraeulein_ Violetta? Piu di tutti i poeti italiani, compreso Dante. -- Questo lo credo, -- risposi. -- Si, vedi, perche _fraeulein_ Violetta, sotto apparenze anarchiche, nasconde un genio pratico di primo ordine, come ti e dimostrato dal fatto che essa riesce a mantenere il primato in mezzo a un'enorme concorrenza. Ora tu saprai la leggenda che corre sul conto suo: leggenda che ha il sapore dell'assurdo, ma cosi e. Dimmi, Sconer, tu hai mai veduto _fraeulein_ Violetta quando agonizza nell'estasi dei sensi? Non hai mai visto _Volutta_, interpretata da _fraeulein_ Violetta? Ebbene, essa e Vestale! -- Cioe? -- Cioe di quelle donne antiche, che se non erano di prescrizione, venivano sepolte vive. -- Vergine? -- Press'a poco. Pensa, Sconer, questa donna, che ha sverginato diverse generazioni di adolescenti, e vergine! Cioe passa per vergine, che e lo stesso. "Non vi vergognate, _fraeulein_ Violetta, -- le abbiamo detto -- di questa leggenda che corre sul vostro nome?" "Voi conservate vostro pulcellaggio?" domando il poeta Flebis che segue in arte le forme tradizionali. "Voi catafratta?" Pensa, Sconer, una donna che in apparenza e di velo, e in sostanza e coperta di piastre come una _dreadnought_! "Voi lo fate per _reclame_" le abbiamo detto anche. "Puo darsi" ha risposto. "E una originalita che vi fa torto, _fraeulein_ Violetta". "Voi dovete esser fornita di una insensibilita di pietra...!" "Credete?" disse con ambiguo sorriso. A me poi, come a fratello in arte, essa ha confidato che realmente la cosa si impone per non sciupare la linea. E poi e anche un mezzo di difesa. Essendo cosa notoria che e _vestale_, puo rifiutare ogni uomo. Sai che la sua condizione e terribile? Riceve pacchi di lettere come una sovrana; e alcune impressionanti di gente che ha perduto la testa. Ebbene, Sconer, ora ti dico una cosa che e anche piu meravigliosa della leggenda: _fraeulein_ Violetta ha annunciato da qualche tempo l'intenzione di prendere marito. Una cosa che ha scandalizzato tutti noi. Ma cosi e. Si e precipitata una mezza dozzina fra blasonati, banchieri, milionari. Respinti! Ci siamo presentati noi artisti, poeti. Trattandosi di _fraeulein_ Violetta, si poteva fare eccezione. Santamaria, che e architetto, si e persino offerto di costruirle un grattanuvole in istile assiro-babilonese dove lei potra approdare col suo velivolo. Siamo stati respinti, con bella grazia, ma respinti. "I poeti, gli artisti, gli uomini di genio in genere -- ha detto -- sono miei buoni amici, ma il mio ideale di marito e un altro". Avrebbe tutt'al piu fatta eccezione per il poeta Flebis, ma unicamente -- e etico -- per sentimento di umanita. "Tanto voi, caro Flebis -- disse Nicoletta, -- dovete morire, e io vi potrei abbreviare l'esistenza, facendovi spirare sopra il mio seno. Comporreste la vostra lirica migliore". -- Cosi brutale? -- E una sua specialita la brutalita. Ebbene, amico mio, c'e una terza cosa anche piu stupefacente della sua verginita, del suo matrimonio; ed e che l'ideale di marito per _fraeulein_ Violetta, sei tu. -- Io? -- Si, tu: Violetta ha dichiarato che sposera solamente un uomo di perfetto tipo borghese. "Un vile borghese?" abbiamo esclamato noi. "Si, -- ha risposto _fraeulein_ Violetta, -- un vile borghese, ma ordinato, equilibrato, purche sia fisicamente tollerabile e capace di farmi molti figli". Tu sei capace, e vero, Sconer? "E inaudito" abbiamo detto tutti noi. "Ma voi -- dico io -- volete ricostituire la famiglia cristiano-borghese! Voi vi volete dare alla pollicultura!" "Cosi e!" ha risposto _fraeulein_ Violetta. "Ma questo e uno snobismo di nuovo genere, mia cara!" "Nicoletta -- ho esclamato allora -- se voi avete deciso proprio cosi, io ho trovato l'individuo che va bene per voi". E ho pensato a te, Sconer. Mi sono alzato prima del solito e, come vedi, sono venuto da te. Rimango esterrefatto. -- Pensa, -- mi dice Lionello, -- alla gloria che verra sul tuo nome. -- Io non sono letterato -- rispondo -- e non ci tengo. -- Allora al vantaggio che verra alla tua Ditta. Tu lanci subito un articolo alla _fraeulein Violetta_, e tu sei celebre. -- Questo e vero! -- E poi pensa che Violetta e ricca, molto ricca. -- Si, ma chi ha fornito tutta questa ricchezza? -- Tu no, certo, anima esosa, anima avara; ma chiunque ha il culto della divina _bellezza_. Esiste cosa superiore alla divina _bellezza_? No! Esiste un piacere superiore a quello che puo dare una bella donna? No! E allora una bella donna non e mai pagata abbastanza. -- Dici tu.... -- Dice lei, _fraeulein_ Violetta. Ma sai che lei fa una propaganda in questo senso: che e ora di smetterla con questo sfruttamento indegno della _bellezza_! E come per il genio di noi scrittori: sfruttato! Chi lo vuole, se lo paghi! E cosi la _bellezza_! La _bellezza_ costituisce il genio della donna; chi la vuole se la paghi! -- Dici tu. -- Dice lei, _fraeulein_ Violetta. Ma sai che anche moralmente e una donna straordinaria? Le signore dell'aristocrazia, le borghesi perche sono ricche, si permettono di fare un'atroce concorrenza all'onesto proletariato delle lavoratrici, e buttano per niente sul mercato la divina _bellezza_. -- Ma chi dice cosi? -- Lei, sempre lei: ti dico che e una donna di genio! Ora _fraeulein_ Violetta e la piu bella donna del mondo. Esiste un plebiscito, e tu puoi capire com'e ricca _fraeulein_ Violetta. -- Ma in tale caso non e piu vestale. -- Anima mercantile di borghese, -- esclamo Lionello -- che non imagina una partita senza la contro-partita! Ma non sai tu che quando _fraeulein_ Violetta ha esposto la sua divina nudita, quando ha regalato il suo sorriso, ha pagato? Tu lanci le fialette dell'acqua da bagno di _fraeulein_ Violetta, e hai un successo strepitoso! E hai _gratis fraeulein_ Violetta! Vieni! Ti presento a _fraeulein_ Violetta. -- Viva? -- Certamente. * Domando tempo per riflettere e vado a consultare la ben nota sapienza del dottor Pertusius. Come e grande Lionello! Parla di donne con la sicurezza con cui un cavallerizzo parla di polledre. Come e artista! Quando dice _bellezza_, fa una parola lunga lunga, e tutti i capelli gli tremano. A me non riesce. V. -- I REQUISITI PER UNA MOGLIE IGIENICA. Il dottor Pertusius e quell'uomo di talento, scoperto da me, che ha scritto per la nostra Ditta, dietro mia indicazione, quel capolavoro che e il libro di _reclame_: "Come devo preservare la mia vita". Ma certo il suo talento deve essere colpito da qualche invisibile squilibrio, perche un uomo che arriva povero all'eta dei capelli grigi, e molto discutibile se sia fornito di vero talento. I ricchi clienti non devono conoscere i novanta scalini dell'abitazione del dottor Pertusius; e la mia _limousine_ deve essere la prima automobile che sosta alla sua porta. L'appartamento del dottore e di una semplicita cosi deprimente da far cadere ogni deferenza per la virtu della modestia. Vi e diffuso un odorino di aglio soffritto; e la donna che viene ad aprire, sigillata nel suo grembialone di massaia, e in perfetto stile con l'appartamento e con l'odore dell'aglio soffritto. Credo che sia la serva. Commetto una _gaffe_: e la moglie del dottore: "la mia ottima consorte". Il dottore e un uomo dalla testa in disordine abituale. I capelli della testa entrano nel dominio della barba; i baffi formano delle stalattiti sopra le labbra; i peli delle ciglia sembrano ribelli a qualunque brillantina. E una testa fuori di posto. E dire che da quella testa e sortito il capitolo sull'igiene della testa! Quella mattina la testa del dottor Pertusius era anche piu del solito fuori di posto, perche stava sopra un libro che parlava di una stella che non c'e piu, eppure "noi ne vediamo -- dice lui -- ancora la luce, tanto smisurata e la distanza! Le nostre cifre mortali non bastano piu. Non sente lei, cavaliere -- mi domanda -- vacillar la ragione?" -- Per questo no. Ma se crede, discendiamo dalle stelle. Io sono venuto da lei per parlarle di un ottimo affare. Lei ricorda di aver compilato per la nostra Ditta quel manualetto: "Come devo preservare la mia vita". Si tratterebbe di farne un altro anche piu simpatico: "Quali sono i requisiti per riconoscere una moglie perfetta". Per questo secondo manuale noi saremmo disposti a versarle, invece di duecento lire, anche duecento cinquanta lire. Naturalmente un libro a base scientifica, stuzzicante, scritto con _verve_, come sa far lei; pero su certe cose, _glissons, n'appuyons pas!_ Il nostro libro deve poter stare in qualunque salotto. -- Ma il matrimonio e in crisi, non sa lei, cavaliere? -- dice lui. -- E appunto perche e in crisi -- dico io -- noi facciamo il _vademecum_ del matrimonio moderno: cioe rapido, pratico, razionale, con esclusione dell'antica tragedia. In crisi? Ma, caro lei, una bella mogliettina, che dedichi tutta se stessa alla felicita di suo marito, e una di quelle istituzioni che andranno sempre bene, con o senza crisi. -- Anche _bella_ la vuole lei, cavaliere? Ah, la bellezza, la bellezza, -- esclamo lui, di colpo. -- La terribile bellezza! Lui l'ha su con la bellezza. -- La divina bellezza, -- correggo io, come dice Lionello. -- Terribile, terribile la bellezza -- ripete. -- Eppure cosa e? cosa e la bellezza? Sempre la stessa storia: una bertuccina con un musettino, con un nasino, con un orifizio boccale, con un sorrisino, con due iridi di qua e di la del naso; il tutto servito sopra un _mannequin_ di pannicolo adiposo, con contorno di lussureggiante capigliatura. Mistero di Dio! Veramente io non condivido questa opinione. Egli presenta le donne come articoli fabbricati a serie, mentre, invece, ogni donna ha una lavorazione speciale. -- Ma lasciamo stare -- dico -- i misteri di Dio, se no e come per la stella; non la finiamo piu. -- Il terribile inganno della natura! -- continuo il dottor Pertusius. -- Eppure la natura e stata quasi benigna nella sua frode. Che cosa era la bellezza di Eva all'epoca della creazione? Una cosa quasi innocua. E cosi era Adamo: quasi innocuo. Infatti che cosa sarebbe la violenza di Adamo limitata alle semplici energie naturali? Un piacevole esercizio ginnastico. Invece Adamo ha poi creato la selce appuntita, l'ascia, la scure, poi la mitragliatrice, poi la chimica applicata alla guerra. La donna, -- ne convengo -- non ha creato niente di tutte queste cose, come non ha creato le piramidi, i motori elettrici, ecc., ecc. Queste cose le ha create l'uomo. Pero la donna ha creato la donna! Ha perfezionato, sino al grado dell'irresistibile, l'arma naturale della sua bellezza. Questa e opera di Dio o di Satana? Mistero! Da quanto tempo, dopo Eva, la donna ha iniziato il suo progresso? Da tempo immemorabile! Giuditta quando volle andare alla tenda di Oloferne per sedurlo e poi tagliargli la testa, che cosa fece prima di tutto? Lavo il suo corpo, si unse di unguenti preziosi, scomparti la chioma del suo capo, si pose in testa la mitria -- il cappellino di quei tempi -- si vesti delle sue vesti di comparsa, si mise ai piedi i sandali, prese i braccialetti, gli orecchini, gli anelli, e apparve di grazia incomparabile. Che cosa fanno le pulcelle per piacere al re Assuero? Seguitano per sei mesi ad imbiancarsi la pelle con unguenti e aromati preziosi. -- Questo e un particolare molto interessante! -- E perche Ester fra le pulcelle e quella che piace di piu al re Assuero? Perche e la piu bella! Assuero, il terribile, voleva condannare a morte Mardocheo, l'amico di Ester. Ma Ester si presenta al re, e il re stupefatto le dice: "Se anche mi domandi la meta del mio regno, te la daro". E Sansone, quel balordo, quell'idiota di Sansone, perche rivela a Dalila dove e il segreto della sua forza? Perche Dalila lo fece addormentare sopra le sue ginocchia e posare il capo sul suo seno, _et in sinu eius reclinare caput_. E chi era Dalila? Una prostituta di quei tempi. -- Diciamo, _demi-mondaine!_ Ma caro lei, cosa pretende, che io offra ai miei clienti una moglie brutta? "Un caporale di pubblica sicurezza come sua moglie?" volevo dire. -- Bisogna distinguere -- dice lui -- tra bellezza e bellezza. -- Allora distinguiamo. Chino la faccia. Poco dopo la alzo, e mi domando: -- Conosce lei i funghi? -- Li conosco _trifolati_. -- Ma lei, cavaliere, non deve ignorare come, tra i funghi che si mangiano, cresce la _Amanita muscaria_, detta volgarmente _cocco_, che contiene il terribile veleno, detto appunto muscarina, che produce vertigini, allucinazioni, incoerenza di idee, sopore, e finalmente la morte. Per quale mistero la tremenda _Amanita muscaria_, e piu ancora la orrenda _Amanita phalloides_ -- sente che nome? -- cresce tra i funghi onesti? per quale mistero il fungo mortifero si presenta anzi piu iridato e attraente degli altri funghi? Ecco un enigma che non e ancora stato svelato. -- Lasciamolo velato. -- Ecco qui. -- E levo dal suo cassetto un ritratto di donna. -- Guardi! -- Molto carina -- dissi io. Era una testolina soave, triangolare, come un dolce cuore, piegata vezzosamente su la curva di una spalla perfetta: bocca a giglio, occhi di una dilatazione stupefacente. -- Mi piace molto -- ripetei. -- Se ne guardi bene -- disse il dottore. -- Questo e stato in vita uno degli esemplari piu formidabili della specie.... -- Morta? Oh, poverina! -- Cento anni fa. Lady Hamilton, detta altrimenti Emma Leona. -- Allora se e morta, si puo toccare. -- Pericolosa anche morta! Un'_Amanita phalloides_ delle piu terribili. Vede quell'ambiguo sorriso, che pare angelico, cavaliere? Questa donna ha prodotto la vertigine, l'incoerenza in molti uomini insigni; e quando non ha fatto perdere la vita, ha fatto perdere l'onore. -- Dottore, questa e cosa seria; ma scusi, sa: mi pare che lei sia come l'_imbonitore_ di un serraglio di bestie feroci: "ecco la terribile sirena dei mari del nord che mangia i cadaveri vivi". Ehi, dico! Che non sia il caso dell'eta pericolosa anche per lei? Il dottore mi guardo con due occhiacci. -- E adesso osservi questo -- disse levando un altro ritratto. -- Questo fa proprio paura. Era un volto non di donna, ma di uomo, cosi brutto che guai se lo avessi incontrato vivo di notte. -- Ah, questo lo riconosce anche lei -- disse il dottore con molta soddisfazione. -- Lei ha davanti a se il "delinquente congenito; l'uomo epilettiforme!" Vede le stigmate degenerative? Assimmetria facciale per sviluppo abnorme dello scheletro, sporgenza della mascella inferiore su la superiore.... -- Sembra -- dissi -- che voglia mangiare gli uomini vivi. -- In antico, infatti, li mangiava crudi. Fossa canina profonda del mascellare superiore, sporgenza eccessiva delle arcate sopraciliari, obliquita della rima palpebrale. E ora guardi l'orecchio: orecchio, col lobulo aderente, mancanza di elica, presenza del tubercolo di Darwin, come nei fauni.... Io mi toccai l'orecchio un po' spaventato, e: -- Dottore -- dissi -- in me non ci sara mica niente di tutto questo! -- Lei e perfetto. -- Quello che dico anch'io. Ma scusi, perche questa lezione sui delinquenti con tutte queste brutte parolacce? -- Perche -- disse trionfante il dottore -- nella donna delinquente avviene il fenomeno opposto dell'uomo. L'uomo delinquente porta scritto sul volto "Io sono delinquente". Nella donna, niente! Anzi il piu delle volte la delinquenza della donna sta nascosta sotto la maschera di quella fatale bellezza che prima le accennavo: bellezza spesso iridata da un fascino intellettuale che puo simulare la intelligenza. Possono essere tali donne mistiche o sensuali: ma insensibili sempre! ma menzognere sempre! Non la menzogna comune, badi! bensi quella che noi chiamiamo pseudologia patologica: la menzogna cioe incosciente, che puo sembrare sincerita. Sono costoro le grandi isteriche, le grandi voluttuose, sono quelle che hanno esercitato un'azione velenosa sui centri nervosi della storia, come Cleopatra.... -- Intesa nominare. --.... come Semiramide, come la imperatrice Caterina di Russia, come Emma Leona qui presente, come le grandi etere, come certe regine del palcoscenico, e via dicendo. Loro carattere e la distruzione: dove passano, bruciano. -- Non c'e pericolo, dottore, che lei esageri? -- Non esagero: sono le Attila femmine con l'angelico volto; mentre gli Attila maschi hanno volto ferino. Generalmente bruciano anche se stesse. Ma se campano molto, ecco tu le vedi improvvisamente sfasciarsi, cadere l'intonaco della ingannevole bellezza. Ecco apparire, o la deforme pinguedine o la ributtante magrezza: ecco la voce roca, ecco il cinismo che spunta dove era la intellettualita. E badi ancora: generalmente sono infeconde; e noi sappiamo che soltanto la maternita da l'intelligenza alla donna. E i poeti esaltano queste creature, _flagellum Dei!_ -- Evitare i poeti, d'accordo -- dissi io --; ma lei ammettera che una _reclame_ con queste cose non si raccomanda alle signore. -- E cosa me ne importa a me della _reclame_ e delle sue signore! -- esclamo il dottor Pertusius. -- Ma io vado anche piu in la. -- Questo mi pare difficile. Disse allora il dottore cosi: -- Tutte le donne oggi vogliono essere belle.... -- E la nostra gloria, dottore! -- risposi. -- Io non so, io non so.... -- Medito un poco, e disse: -- Mi pare oggi che tutte le donne aspirino ad accostarsi, come a un ideale, a questo tipo di donna delinquente. E l'uomo che cosi vuole per spremere dalla donna una volutta piu tormentata? e la donna che gode di questo sfacelo dell'uomo? Non so, non so. E cosi. Dove e piu la _casta porpora_ di cui era sparso alle donzelle il viso? -- Superata dalla nostra cipria _ravissante_, _naturelle_, rosa incarnato, lire sette la scatola. -- Ah, lei scherza! Si, si, io la prendo in parola, cavaliere. Guardate la moda, essa e altamente significativa. La gente crede che la moda sia cosa da poco, di cui si curano soltanto sarte e modiste. Essa e cosa molto filosofica. -- Bravo, dottore! Questo lo metta pure nel libro. -- Non vedete per via certe donne eleganti, che hanno un fare da teppista? -- Oh, dottore! Questo no! _Glissons!_ -- E certe altre che si vedono con strani mantelli neri che sembrano quelle falene paurose che si chiamano atropo? E certe altre che trascinano le loro carni e i loro pennacchi, che sembrano bersaglieri della morte in lussuria? E certi atteggiamenti stupefatti del volto che sembrano meditare una irrumazione? Dove e piu la puberta? Vi sono esili fanciulle quasi impuberi che ondeggiano come Ermafroditi. Prego di spiegare queste altre brutte parole. Mi spiega. -- Oh, che porcherie! -- Porcherie, io? Porcherie loro. Cioe _porcherie_? Segni dei tempi. La verginita, che prima era un onore della famiglia, oggi e tenuta in non cale. (Tranne che per _fraeulein_ Violetta. Ma io non la sposero). -- Il marasma sociale si avvicina non soltanto col piede ferrato del proletario, ma anche col piedino di seta gemmata della bella donna. -- Non occupiamoci di politica, dottore, perche non e igienico. -- E crede lei che io me ne preoccupi? Io sto alla finestra. Cosa crede lei che io voglia fare da carabiniere alla societa? Io osservo il fenomeno con la obbiettivita dello scienziato. Le ha viste mai nei ritrovi mondani, nelle _halls_ degli alberghi, ai teatri, ai caffe? Hanno i profondi sdilinquimenti, i profondi rapimenti. Poi _frin frin_. Si puliscono le unghie. Poi cadono in estasi nelle poltrone. Sospirano, ridono il riso folle, fanno lo sguardo meduseo. Poi si levano con brivido serpentino, trascinano le membra al passo delle danze in voga: le sottane corte e i manti strascicanti contro i deretani. Questi sono i modelli. Che mogli, che madri ne vuole lei ricavare? -- Anche lei -- dissi io -- sotto un altro aspetto, e artista, come il mio amico Lionello. Ma non esageriamo! Secondo lei, una mogliettina estetica e nel tempo stesso igienica, non e attuabile? -- Non dico questo: dico che bisogna cercare bene. -- Cercare come? -- Cercare un'altra forma di bellezza che e meno appariscente, cioe la bellezza soave, vestita di purita; e specillare ben l'occhio, invece di altre cose! L'occhio e il solo punto indifeso per cui si puo accedere alla fortezza del cervello. Gli occhi della donna che io dico, devono essere assolutamente limpidi, liquidi, impavidi: vi si deve poter scorgere sino in fondo quello che la donzella non vi puo dire: cioe la purita morale, e non la sola purita naturale. Quegli occhi che si occultano come biscie, e poi saettano e tremano, sono da evitare. Puo, anzi, deve la femminile pupilla velarsi d'un amabile velo di pianto, ma per giusta ragione. Poi il sorriso ed il riso.... -- La signorina deve ridere? -- Certo. Riso sano, caro, squillante: ma per giusta ragione! Quel bocchino ristretto, con quella smorfia stereotipa, e un sintomo pericoloso. Poi cantare. -- Benissimo, dottore: io adoro la musica. -- E io odio la musica -- esclamo il dottor Pertusius -- perche e l'arte emolliente. -- Mi rimetto a lei in questo: ma come puo cantare la signorina senza musica? -- Senza musica, senza piano! cosi per letizia come fa l'augelletto che si desta al mattino. E niente romanzi! Il meglio che possa capitare e quell'aria incantata di donne fatali che non sanno far nulla per casa. -- E altri dati? Pertusius rispose: -- Evitare il colore lunare, il color rosa-thea, il color pallido-crema. Lasciarlo ai poeti, romanzieri, e simile gente scriteriata. E vero che Ovidio Nasone nella sua "Arte di amare" ha dato il precetto, _pallat omnis amans_, "ogni amante deve essere pallido," ma idiota e meretricio anche lui! Sotto il pallido-crema dei poeti scorre la scrofola e il pus. E nemmeno niente colore tenuemente rosato. "Oh, viola! oh, pervinca! oh, giglio!" sospirano i poeti. Dite piuttosto: "bacillo di Koch". -- Scusi, quale colore, allora? -- _Nigra sum sed formosa!_ -- Mi dispiace, ma non capisco. -- Vuol dire quel colore bruno, forte, naturale. -- E poi? -- I denti! Denti forti, ben incastrati nelle gengive: bianchi si, ma mica diafani, madreperlacei, mica con l'oro o col platino! E poi informarsi a che ora la signorina si alza al mattino. Come sono gli occhi? Puliti naturalmente? E gaia o triste al mattino? A che ora va a letto la sera? E coraggiosa? La madre come e? Informarsi come sono la madre e il padre. Saremmo noi da meno di un mercante da fiera, che guarda la vacca madre quando vuol comprare la vitella? E attiva? Vi sono certe fanciulle che seducono gli uomini con la loro indolenza. "Indolente come una creola -- dicono i poeti --: sdraiata sui divani come un'odalisca." Idioti! Deve essere attiva, svelta, capace di fare da se; non aver sempre dietro la cameriera. E quanto alla sensualita, meglio poco che troppo. Sono cose che crescono con l'esercizio. Dimenticavo la cosa piu importante: come digerisce? naturalmente? -- E spoetizzante, dottore -- dico io. -- Spoetizzante il contrario -- ribatte lui. -- Quando la signorina vi dice: "ho l'emicrania, ho la malinconia," allora si e spoetizzante. Oh! e pulita? Intendiamoci: pulita si, ma con un limite: una signorina occupata eccessivamente a risciacquarsi, fa venire in mente certi cuochi d'albergo che lavano lavano la selvaggina perche e putrefatta. E unghie pulite. -- Questo mi piace. -- Si, ma non occupata tutt'il giorno a tagliarsi le pipite. -- E ancora: la signorina come calza? Ah, quelle perfide seriche calze; ah, quelle scarpine che le fanno andare con quel passo isterico! Belle scarpe piatte! Cosi lei e sicuro che quando la signorina la sera va a letto, non le infliggera lo spettacolo dei suoi piedi deformi. Bisognerebbe che le donne venissero al mondo come le bambole di Norimberga, o stessero instivalate sul letto come le meretrici. E, infine, non cercar moglie per volutta! Tobia, nella Bibbia, quando sposo Sara, disse: "Io prendo questa fanciulla per moglie, non per principio di libidine, ma per amore della prole". E il Signore benedi Tobia e Sara, che vissero felici. La signorina, inoltre, deve essere profumata. -- Ecco un'altra cosa che mi piace. -- Intendiamoci: profumata senza profumi. Lei sa che in latino c'e una preziosa sentenza: _mulier bene olet quae nil olet._ -- Cioe? -- "La donna e ben profumata quando ha odore di niente", cioe odor naturale. -- Dottore -- dico io -- mi pare che noi tiriamo sassi in piccionaia. -- Come sarebbe a dire? -- Sarebbe a dire che un manuale _reclame_, scritto nei termini surriferiti, sarebbe un disastro per la nostra Ditta. La nostra Ditta, di cui io ho l'onore di essere gerente, lavora appunto in _cachets_ digestivi, in pomatine, in ciprie per isbiancamento, in tinte per i capelli, in polveri per le unghie che nobilitano la mano, in profumi che, come noi proclamiamo nelle nostre _reclames_, donano il fascino della personalita. Un manuale in questi termini e contrario al nostro interesse; senza contare poi che la signorina che lei propone, e un articolo che non si trova piu in commercio. La vera donna comincia dalle calze di seta! * Cosi ci siamo lasciati. Il manuale non si fara. VI. -- L'ARCIERO DEL CINQUECENTO. "E anche il matrimonio di Ginetto Sconer non si fara a quel che pare." Torno a casa e trovo nel salotto Maioli. Costui e un uomo straordinario. Lo conosco da quando io facevo la piazza di P***. Lui dice che era ufficiale di cavalleria al tempo della battaglia di Custoza, ma e rimasto sempre uguale; magrolino, a passettini svelti svelti, zazzera bianca, cravattina bianca, fiorellino all'occhiello. Il suo volto e fresco e roseo come quello di un bambino. Dopo che ha parlato, fa sempre un risolino di felicita. Non lo fa certo per mostrare i denti perche e una dentiera: deve essere una misura igienica, ridere. Quando una cosa gli piace, compone le labbra a ventosa, e succhia. Quando, invece, una cosa non gli piace, fa il contrario, buffa; e quando poi si commuove, piange: e anche queste devono essere misure igieniche. "Lei, mi insegna -- gli ho detto piu volte -- come ha fatto a conservarsi cosi bene dal tempo della battaglia di Custoza, ed io la metto nelle mie _reclames_ come esempio vivente dell'efficacia della mia _vitalina_, piu le regalo dieci mila lire." Anche pei vestiti deve avere un segreto: ogni tanto lo vedo ricomparire con certi abitini che ho conosciuti tanti anni fa. "Lei e sempre elegante" gli ho detto. -- "E la figura elegante -- mi ha risposto -- e poi e la contessa mia moglie". Quando nomina la _contessa sua moglie_, si commuove sempre. Dove vive? Vive in provincia nella citta di P*** con la contessa sua moglie; "che e un tesoro per la casa"; i suoi canarini, che sono cosi intelligenti; i suoi fiori, che sono cosi belli; e le sue anticaglie, fra cui deve essere la contessa sua moglie. Giacche Maioli si intende di vecchi quadri, di vecchie stoffe, di vecchi cocci; e siccome a P*** c'e tutto uno _stock_ di famiglie nobili in liquidazione, cosi qualche affare lo rimedia. Quando non e a P***, e ospite "nel castello del suo buon amico il conte A***; o nella villa dell'altro suo buon amico, il marchese B***". Deve essere un ospite piacevole, perche sa fare in fine dei pranzi le strofette all'antica, come _la vispa Teresa_; possiede una dozzina di vecchi _bons mots_; ricorda la cronaca galante del tempo che fu. E venuto da me per sentire se gli cedo un certo automobile, che mi dara in cambio un quadro del Pinturicchio. "Cosi nobilitate -- dice lui -- questo vostro appartamento". Ringrazio, ma non accetto. -- E che voi ignorate il Pinturicchio. -- Sara benissimo, ma non vendo. -- Gia, quando uno ha un appartamento cosi, non puo apprezzare il Pinturicchio. -- Perche? Cosa c'e nel mio appartamento? c'e forse cattivo odore? Vedo che raggrinza il naso come sentisse cattivo odore. -- Ma, mio buon amico, levate intanto dalla porta quel tappeto con su scritto: "prego pulire le scarpe". Si, e bello: scale di marmo, _parquets_, termosifone, ma ci manca quel non so che, quel non so che.... Scommetto che ve lo ha messo in ordine un mobiliere questo appartamento. -- Macche "manca quel non so che!" C'e tutto. -- Si, ma troppa roba fresca, troppo oro, troppo stucco. L'occhio non riposa. I sopramobili, scusate, mio buon amico, sono da fiera di beneficenza. L'avete scelto voi questo appartamento? -- E mio! -- Caspita! L'avete fabbricata voi questa palazzina? -- E stata una favorevole combinazione. Era prima dei conti Tornamali, e adesso e mia proprieta. Sbuffa. -- Cosa c'e da sbuffare, caro conte? (Io lo chiamo cosi in omaggio alla contessa sua moglie: cio a lui fa piacere e a me non fa danno). -- E che le vecchie case se ne vanno.... -- E vengon su le nuove -- dico io. -- E anche il giardino e vostro? -- Si intende. -- Gia, cosi e. Voi potreste esser capace di mettere qui un cameriere in istile, invitare ad un _garden-party_, parlare anche di arte, fare anche della beneficenza.... -- Non ci trovo niente di straordinario. Guarda attorno, guarda me, e poi dice: -- Sta il fatto che voi, mio buon amico, potreste formare la felicita di molte signorine per bene. (E quello che dicono tutti. Cio mi piace, e lo prego di rimanere a colazione). -- Ma perche, mio buon amico -- mi domanda -- non prendete moglie? -- E quello appunto che sto cercando, ma non trovo. -- E gli racconto in succinto le mie peripezie. -- Ma naturale, -- esclama lui -- naturale, mio buon amico! Voi cercate la moglie nella vostra classe di gente quattrinaia. Non la potete trovare: troverete roba da capriccio: _satin_, cotone mercerizzato: non una vera moglie. -- Lei ha _crepe de Chine_ da offrirmi? -- Macche _crepe de Chine_! Broccato a gigli d'oro! di quelle stoffe antiche _ancien regime_, che dopo due secoli sono ancora fresche, belle, che sembrano fatte ieri.... -- Scusi, caro conte, lei mi vuol dare una moglie _ancien regime_ di parecchi secoli? Scuote la zazzera compassionevolmente e dice: -- Voi, perdonate, mio buon amico, ma non capite. Voi non potete capire che cos'e l'_ancien regime_. Io avrei da offrirvi -- _offrirvi_, badate bene, perche non vi garantisco se lei accettera -- la vera eroina, la donna misteriosa e superba che nobiliterebbe questo vostro appartamento, e anche, permettete, la vostra persona. -- _Ancien regime_ di che eta? -- domando io. -- Non diciamo sciocchezze: la piu bella donna del mondo. -- Mi dispiace, -- rispondo -- ma il posto della piu bella donna del mondo e gia occupato: _fraeulein_ Violetta. Esiste un plebiscito. E do alcune spiegazioni intorno all'incomparabile _fraeulein_ Violetta. -- Puah! -- esclama Maioli, e fa con la manina certi gesti, come mandasse via uno sciame di mosche. -- Sono le vostre degne beccamorte: prima vi spoglieranno e poi balleranno il _can-can_ rivoluzionario su la vostra pietra _tombale_. Se lo sentisse Lionello e gli altri poeti a parlare cosi di _fraeulein_ Violetta! -- Ma, dicevo: questa signorina, che lei mi propone, e Vestale anche lei come _fraeulein_ Violetta? -- Basta, basta! Quando si scherza su certe cose sacre, io non parlo piu. Da farne? -- Come s'e fatto cattivo! Ma parliamone, anzi. Sara, m'imagino, ma non importa, senza un quattrino come tutti i nobili del vostro paese. -- Volete far l'affare anche col matrimonio? Danaro e danaro, voi volete. Brillanti e brillanti! Solo un soffitto del palazzo di donna Ghiselda vale come tutta questa vostra chincaglieria. Bramante autentico. E non vi dico altro. Per far pace con Maioli, do ordine di portare una bottiglia di _champagne_. -- Dunque dicevamo: stato decente di conservazione matrimoniale. E sarebbe capace di fare un erede? -- Due, se ne volete. -- E adesso diciamo un'altra cosa: e grassa o e magra? alta o bassa? bruna o bionda? -- Sono cose -- dice Maioli -- che bisogna vedere; non si possono descrivere. Vi diro una cosa sola: come questo _champagne_. Che cosa e questo vostro eccellente _champagne_? Raggio di sole imprigionato. Ma il turacciolo balza, ed ecco il sole. Povera, cara fanciulla! Maioli teneva davanti agli occhi la coppa dello _champagne_; e due lagrime gli cadevano giu per le belle guancine. -- Si calmi, conte. Mi dica almeno se e sana. -- Sana? Come un arciero giovanetto del Cinquecento. -- E non e pericolosa? Maioli fa gli occhietti feroci: -- Vi compatisco perche voi non avete mai veduto donna Ghiselda. -- Il nome mi piace. Sara per lo meno duchessa -- dico, perche Maioli non avvicina che gente titolata. -- Contessa -- dice con solennita. Domando dove si puo vedere questo _champagne_, quest'arciero del Cinquecento, questa contessa. -- Non pretenderete mica che ve la porti qui! Se voi una domenica, verso mezzogiorno, capitate a P***, alla pasticceria della Maddalena, sul corso, ve la posso presentare. Io verso quell'ora prendo il mio _vermut_, e donna Ghiselda vi capita dopo l'ultima messa a fare qualche acquisto di dolci. -- Va a messa questa contessina? -- Ma certamente! Tutti noi, nobili, andiamo a messa; se non altro per protestare dignitosamente contro la canaglia che non ha piu religione. E poi, scusate: senza una religione che matrimonio pretendete di fare? VII. -- LA CONTESSINA GHISELDA. Ho dato quest'ordine a Biagino, il mio _chauffeur_: -- Domani, che e domenica, tenete pronto per le nove. Andiamo a P***. Vedete di arrivarvi per le undici e mezzo. Perche questa decisione? Non so: ma l'idea di sposare una contessina, mi fa sentire un sapore di alta dominazione. Non ci avevo pensato al sangue blu. Vedo l'avvenire quando avro sposato la contessina. Naturalmente, da principio, lei non mi ama. Mi ha sposato, perche e povera. E stata comperata! E delizioso comperare una contessina. Si aggira altera, disdegnosa, per questo appartamento. Ma io sono pieno di riservatezza e di delicate premure; non domando niente, attendo! Finche un bel giorno la contessina mi dice: "Ginetto Sconer, voi siete la perla degli uomini, l'ideale dei mariti." Come nel "Padrone delle Ferriere". E strano: ma con quell'affare dello _champagne_ di Maioli mi sono creata in testa un'imagine di donna bionda. Ma forse e anche l'effetto dei romanzi di Lionello. Quando quell'uomo lavora le donne nella padella dell'arte, le gonfia cosi bene che non si possono dimenticare. Maioli e un mirabolano; e chi sa invece che roba sara questa contessina di provincia, senza soldi. Comunque, ho fatto una _toilette_ anche piu accurata, e mi sono messo molto denaro nel portafogli. Perche? Perche mi pare di andare a comperare la contessina. Se e il caso, ordineremo un letto gemello, e ci faremo mettere sopra un arazzo col bambino Gesu. Del resto, e un lusso che mi posso permettere. Il viaggio e stato bellissimo; la mia potente _limousine_ filo nel sole di maggio, entro in P*** alle undici e tre quarti: si e fermata, fra la ammirazione dei buoni provinciali, davanti alla pasticceria della Maddalena, indicata da Maioli. Maioli era proprio li che prendeva il vermut. -- Oh, caro, caro, amico -- mi fa --. Mai piu pensavo di rivedervi cosi presto. -- Noi uomini di affari siamo di una puntualita tedesca. -- E questa la vostra automobile? -- Si, ma non quella del Pinturicchio. Essa e riservata per lei, se le cose andranno bene. -- Volete -- mi dice con tono misterioso -- che andiamo in chiesa? Fate a tempo a vederla mentre prega. E un punto di vista interessante. -- Preferisco qui alla pasticceria. -- Allora vi presento il proprietario: uno dei grandi artisti dell'arte dolciera: burro autentico, marmellate di vera frutta. Nel fare i conti farfuglia un po'. Non dice chiaro che il totale. Ma ecco che la messa e finita. -- Come lo sa, conte? La risposta e data da uno sciame di signorine che fanno irruzione nella pasticceria. Gran fruscio, gran cinguettio. Si girano tutte su le sottanine gonfie; son tutte fiorite; tutte stanno diritte su le scarpine lucide: in alto dondolano pennacchietti. Si spande odore di vestine fresche. Dietro vengono le mamme nere, che dicono: "Adagio, adagio, bambine!". Libriccini di preghiere sono deposti sui cristalli delle vetrine: piccole manine; manine nude, manine guantate spuntano; occhioni si spalancano; pacchettini dei dolci si formano. Ne mangiano anche col permesso di mama. Allora graziose bocchine si aprono. "Io prendo un cannoncino con la cioccolata. Tu, Mary, prendi un africano? Questo _bigne_ come e buono! Oh, le sfogliatelle fresche!" Sgretolano con i musini in avanti le sfogliatelle e con le manine scuotono le schegge dalle vestine. "Dio, che straordinario! Come ha parlato stamattina! Vero, mama, che adesso va a Roma?" "Si, carina, ma bada che ti sbrodoli tutta col _bigne_". Sono tutte piene di entusiasmo; e io non capisco bene se per i _bigne_, le sfogliatelle, o per qualcos'altro. Percio domando a Maioli: -- Di che parlano? -- Di un predicatore forestiero che ha tenuto una serie di conferenze nell'oratorio del duomo su la missione della donna. Oh, c'e ancora della religione qui a P***. Altre signore, signorine entrano. Improvvisamente io dico: -- Questa e lei. -- Avete indovinato -- dice Maioli con solennita. Un'irradiazione d'oro e entrata. E maggio, ma la luce e aumentata, come dice Lionello. E lei! lei! Ha la veletta. Ma il mio cuore fa _tac!_ Una mano solleva la veletta che si posa sul naso. Dio, che naso aristocratico! L'altra mano prende un _marron glace_; la bocca si apre, il _marron glace_ scompare. Felice _marron glace!_ Stringo la mano al conte in silenzio. E commosso. Anch'io! Ma ecco, le signorine si fanno attorno alla contessina. Una, due parlano: tutte parlano. "Si, si, si, contessina: vogliamo lei presidentessa del comitato per le onoranze al padre. Si, si, si". "Bisogna fare pero due comitati" dice una vocina. -- "No! Un comitato solo" dice un'altra vocina. -- "Ma impossibile -- esclama quella dal _bigne_ -- che io stia in un comitato dove c'e anche la mia sarta. Vi pare?" Sento la contessina che risponde gravemente: "Signorine, io sono desolata, ma le prego di dispensarmi. Oh, in modo assoluto." Ma come ella s'accorge della presenza di Maioli, "Ah, _pardon!_" e in un momento si disimpegna da quelle signorine, e la vedo apparire dritta davanti al nostro tavolo. Il suo volto, prima cosi serio, ora che ella volta le spalle alle signorine, si scompone in una smorfia di marioleria. -- Auf! Grazie, caro Maioli -- dice -- di avermi liberata da tutte quelle mimose pudiche. Ora sono tutte in vibrazione per il predicatore. -- Donna Ghiselda, cara donna Ghiselda, ma che piacere! -- diceva Maioli agitando per la emozione la zazzera d'argento. -- Ho pero inteso dire che e un predicatore molto valente. -- Ma si: un pretino discretamente abile, che sa fare del _pathos_. Ha condotto per tutto questo mese di maggio le matrone e le mimose pudiche a rabbrividire sui margini del peccato. Certe storielle di Abelardo e Eloisa, di Ruth e Noemi le ha saputo presentare con garbo. Adesso le signorine ripetono: _dovunque andrai tu andro io, e dove starai tu, ivi pure staro._ Sono gia venute da me a domandarmi la Bibbia. "Proibito, signorina!" "Abelardo e Eloisa". "Piu proibito ancora". Mai piu prestar libri! Ne ho avute abbastanza di noie quella volta che diedi da leggere "Madame Bovary". Ah, ah, ah! Io naturalmente ero balzato in piedi con rigidita militare. Confesso che rimasi sconcertato, perche anche il vestito di lei era sconcertante. Non rispondeva alle ultime esigenze della moda, eppure non era provinciale come quello delle signorine. Ella era alta, piu alta delle signorine: eppure era al livello delle signorine! Si, era un arciero del Cinquecento; ma ben inteso che si capiva, ahime! che era un'arciera. Che eta! Mio Dio, che eta? forse venticinque, forse trenta. Ma e certo che anche visto da vicino, il di lei volto non temeva l'analisi del mio acuto sguardo. Quando ella fini con quell'ah, ah, ah! mi venne in mente lo squillo metallico del mio Bechstein, e dissi a me stesso: "Ginetto, sta in gamba!" Disse Maioli: -- Donna Ghiselda, si accomodi, la prego. -- Un momentino solo, perche aspetto mama. -- Permetta intanto che le presenti il mio buon amico cav. Ginetto Sconer, arrivato adesso adesso con la sua automobile da Milano. Io allora ho fatto un inchino protocollare, e ci siamo seduti. -- Guardavo bene -- disse la contessina -- di chi poteva essere quella _limousine_: ah, e sua? -- Con l'onore di servire. Ho subito un rapido interrogatorio da parte della contessina, su la mia automobile. -- Nuovo modello, si, contessina. 16-24 HP, messa in moto automatica, luce elettrica. -- E la prima volta che viene a P***? -- Ci sono stato altre volte, ma non mai in cosi fortunata occasione. -- Allora lei conoscera le antichita artistiche di P***. -- Mi dispiace -- ho risposto -- ma la di lei presenza mi esonera dal conoscere le antichita artistiche di questo paese. La contessina torna ancora a fare, ah, ah, ah! Poi dice: -- Molto galante il signore. -- Contessina -- rispondo gravemente -- io sto sul terreno della realta. -- Lei viene da Milano? -- Direttamente. -- Ha molte relazioni con artisti a Milano? -- Lionello.... -- Ah, lei conosce Lionello? Delizioso, delizioso, delizioso! (Fortunato Lionello! Dovunque io vada, tutte le signore lo chiamano "delizioso"). -- Con qualche riserva -- dico io. -- Sarebbe a dire? -- Non oso, signorina. -- Osi liberamente. -- E un po'.... un po'.... Come dire? In certe situazioni dei suoi drammi e un po' audace.... La contessina ripete, ah, ah, ah, in modo sconcertante per me. -- Ma in arte, caro signore -- mi dice -- non usa piu menare il can per l'aia per trecento pagine. Fa dispiacere a lei? E moralista forse lei? -- Me ne guardo bene. Mi scruta un po', e poi mi domanda: -- Lei e artista? -- Si, signora! Artista della bellezza. Allora parlo Maioli e disse che io sono gerente della Casa X*** e compagni. -- Un uomo mercantile, pur troppo! Ma che farci? Oggi il mondo cammina cosi. La contessina ripete i suoi ah, ah, ah!, in modo quasi offensivo al mio confronto. Io sono molto _gentleman_ con le donne belle, salvo a rifarmi con le donne brutte; e percio non rilevo la sconvenienza di quegli _ah, ah, ah_; ma al signor Maioli dico: Gli _uomini mercantili_, prego notare, sono essenzialmente energetici e valgono per lo meno come i pittori e i poeti, in quanto costituiscono la piattaforma, solida e nel tempo stesso girevole, su cui passa tutto il treno della civilta. _Sleeping car_, prima classe, terza classe, e anche carro bestiame. Capisce lei? Io ho parlato con energia. La contessina si fa seria e dice: -- Ma e molto intelligente il suo amico, caro Maioli. -- Certo. Ogni uomo che arriva al milione e intelligente, pur troppo! -- sospiro ancora Maioli. -- Oh, Maioli, -- dissi io -- il milione! Si diceva una volta. Ma oggi che cosa e il milione? Appena quanto basta ad un modesto ritmo della vita. Ma cos'e il milione, cos'e il miliardo rispetto alla divina bellezza? l'epifania della bellezza, come dice Lionello? Nulla! Un'entita evaporante. -- Ma e molto simpatico questo suo amico, caro Maioli -- dice la contessina. -- Un uomo felice -- dice Maioli. -- La felicita e un dovere -- dice la contessina. -- Questo mi piace, -- dico io. -- Benche da mezz'ora a questa parte, io non so piu se sono felice o infelice. -- Sarebbe a dire? -- domando la contessina sconvolgendo in modo tragico tutto il suo volto. -- Non oso. -- Ma lei non osa mai! -- Ebbene, contessina, la di lei conoscenza.... Il volto tragico si scompone in un volto comico e torna ancora a fare ah, ah, ah! Questa donna e sconcertante. * -- Oh, ecco mama -- esclamo di scatto la contessina. Una carrozza si era fermata alla porta della pasticceria. Donna Ghiselda si levo, e corse alla porta. Si alzo anche Maioli per andare alla porta ad ossequiare la vecchia dama. Io rimasi li, solo, e aprii il libro da messa, che la contessina aveva posato sul tavolo, quando mi sentii dire: -- Ah, ma lei scopre i miei segreti. Lei e molto curioso. Era la contessina, balzata ancora verso di me, per riprendere il suo libro da messa. -- _Pardon_, -- dissi. -- Vuol vedere? Perche lei e curioso, vero? Apri ella stessa il libro, e io lessi: Paul Verlaine: _Confessions_. -- Conosce? -- Mi dispiace.... -- Poesie religiose, o quasi. * Ho accompagnato anch'io la contessina alla porta. Un _coupe_ nero era li fermo: dentro al _coupe_, una figura argentea imponente: la contessa madre. Ma la nuova presentazione non pote essere fatta che in modo sommario perche quella signora e sorda. La contessina sali, lo sportello fu chiuso: noi ci inchinammo. -- Ah, Maioli -- disse d'un tratto la contessina sporgendo la testa mentre la carrozza girava, -- lei potrebbe combinare col signore una gita per visitare i monumenti artistici. -- Quale onore! -- esclamai. Un vecchio cavallo nero, coperto di vecchi finimenti, stemmati d'argento, levo un piccolo trotto, e il _coupe_ si avvio. -- Povero Grifone! -- esclamo Maioli. -- Chi e Grifone? -- Il cavallo della contessa madre. -- Quel cavallo -- dissi io -- deve avere conosciuto i tempi eroici della famiglia. -- E che tempi, amico! -- sospiro Maioli. -- Voi non avete che intravveduto la contessa madre! E stata una delle donne piu affascinanti e, diciamo, piu radio-attive che io abbia conosciuto. Ma _ancien regime!_ Ah, mio buon amico, chi non ha conosciuto l'_ancien regime_, non sa, come diceva il principe di Talleyrand, cosa e la gioia di vivere. Che donna, la contessa madre! Io la avevo definita: "un mazzo di rose in un confessionale". Bello, eh? Il suo salotto desta malinconia di ricordi negli uomini della mia eta. Eravamo in pieno romanticismo allora, e tutti i giovani erano cavalieri. -- E la contessa era al servizio della cavalleria. -- Come siete sempre plebeo, caro Sconer, nelle vostre espressioni! Voi, d'altronde, non potete ignorare che una donna di grande bellezza non puo sottrarsi a certi doveri inerenti alla sua stessa bellezza. -- E la figlia, non c'e pericolo, caro conte, che cammini su le orme materne? -- Lodo la vostra previdenza; ma escludo, e per una ragione semplice: perche Ghiselda e essenzialmente un'intellettuale. VIII. -- GLI AMORI EROICI DELLA CONTESSINA. Ho pregato Maioli di salire in automobile e venire a fare colazione con me all'albergo. L'albergo dell'Aquila d'Oro, dove io, passando, avevo preso alloggio, era un edificio tetro e solitario, come e solitaria e tetra tutta la citta, tranne quel pezzetto del Corso. -- In questo albergo hanno alloggiato Giuseppe II, Carlo di Borbone, Carlo Felice.... -- diceva Maioli. -- Si vede -- dissi io -- che quei signori, a quei tempi, avevano poche pretese. Finalmente comparve nel salone da pranzo un cameriere con un _frac_ preistorico e Maioli da lui gli ordini al cameriere. -- Avete i tortelloni di ricotta col ragu? Benissimo. Ma fumanti! E dopo, cosa preferite, Sconer, un'_omelette_ coi tartufi, o le costolettine di vitello col prosciutto? Sono specialita di P***. Quando arriva il piatto fumante dei tortelloni col ragu, gli basta una severa occhiata per sincerarsi che tutto e proceduto con ordine. -- Senza precedenti, eh? -- disse allora Maioli filando con grazia nella sua bella bocchina il primo tortellone tutto lagrimoso di burro. -- Che cosa? I tortelloni? -- No! Donna Ghiselda. Dite la verita: voi non credevate, Sconer. -- _Mica male._ E impressionante anche per uno che viene da Milano. A sciogliere quei capelli viene giu un Niagara di biondo. -- Ma poi la resistenza! -- dice Maioli. -- Vedete, le vere bellezze sono quelle resistenti, organiche, di razza. E avete osservato? In donna Ghiselda voi avete la fusione del rettilineo col curvilineo; dell'evanescenza con la consistenza; della belta classica con il capriccio moderno. E il modo come cammina? Adesso queste donnette borghesi camminano a passo artefatto. Ma Ghiselda e naturale, come una berlina a otto molle del buon tempo antico, e nel tempo stesso e ritmica come se genietti nascosti le segnassero il passo al suono di gighe e violini. La vera bellezza, vedete Sconer, ubbidisce sempre ad un ritmo in tutti i suoi movimenti. E le estremita? Amico, avete osservato le estremita? A Venere callipigia date due piedoni, e Venere e rovinata. (In questo punto entrarono le costolette col prosciutto. Maioli si arresto, esamino le costolette: si, anch'esse erano in regola, onde prosegui:) Le estremita, amico! questa disperazione della natura, della pittura, e, diciamo, della borghesia. Vedete, Sconer, io ammiro il progresso moderno di una mano curata dalle _manicure_. Ma sa di meccanico. Io non posso imaginare una dea che ricorre alla _manicure_ e alla _pedicure_. -- Conte -- dico -- forse la contessina e un po' troppo imponente per me. -- Mi aspettavo questa vostra obbiezione. Badate intanto che quelle bertuccine in formato _pocket_, rappresentano una degenerazione. Nel caso poi di Ghiselda, io vi spieghero perche vi pare imponente: perche voi non siete abituato alla maesta della razza. Ma avete osservato come ride? -- Si, ho osservato. Non si capisce perche fa sempre ah! ah! ah! Pare che prenda in giro la gente. Pero mi piace, perche pare che abbia delle perline in gola. -- E gli occhi, mio buon amico? Stupefacenti. -- Gli occhi, infatti -- dico io -- sono eccezionali. Forse un po' di _maquillage_, ma non mi dispiace. -- E cio e prova del vostro buon gusto -- dice Maioli --: i ritocchi al volto delle signore erano gia in uso al tempo degli Egiziani. E la intelligenza di Ghiselda? Essa era destinata, in altre eta, a lasciare impronta di se nelle storie. Ma se Ghiselda vi fara onore di essere vostra moglie, la vostra casa sara il _rendez-vous_ delle piu spiccate personalita dell'arte e della politica. -- Vediamo, caro conte, di non precorrere gli avvenimenti. Piuttosto sarebbe interessante sapere come mai la contessina, in un'eta di primavera alquanto avanzata, sia ancora signorina. -- Ma e naturale, scusate! Pretendereste forse che potesse amare un uomo comunale? In relazione poi alla domanda che mi fate, vi diro che Ghiselda ha consumato, pur troppo! i suoi anni migliori in una passione infruttifera verso un giovane che dava grandi speranze di se. -- Conte -- interrompo io -- questa cosa mi pare grave. -- Niente _grave_, perche in donna Ghiselda tutto e puro. Si tratta di un amore eroico! -- Allora proseguiamo. Maioli con la linguettina libo il bicchierino della _chartreuse_, ma invece di proseguire, mi rivolse questa domanda: -- Sapete, e vero, quale e il male maggiore di cui soffre l'Italia? -- Che non sa farsi la _reclame_. -- Questo e poco serio, Sconer! Il male d'Italia e che manca un'aristocrazia! e che le forze sane della nazione non sono organizzate contro la canaglia! Ci siamo, e vero, noi nobili, che abbiamo sacrificato i nostri interessi per l'Italia; ma questa e la gratitudine, che, se si parla, dicono: "Taccia lei, che e un reazionario!" Per vivere, bisogna che noi non ci facciamo sentire. In questo paese, poi, la canaglia e peggio che a Milano, che a Torino, che a Bologna, ed e tutto dire! Basta, un giorno comparve fra noi un uomo di genio. Genio? Ohime! Noi l'abbiamo creduto! Parlava benissimo; affrontava la canaglia con apostrofi magnifiche: "I miserabili, capaci soltanto di puntellare le porte per cui deve passare l'uomo di genio! Bestie da soma che valete solo a portare il peso della gloria della nazione! Nessuna tregua con la canaglia! Se la canaglia andra al potere, la prima cosa che fara, sara di innalzare la forca per noi. Innalziamola noi per loro, finche siamo a tempo". Bello, eh? Ma il genio vero non era lui, era Ghiselda! La cara fanciulla ha dato tutto per la gran causa. Lei era la Ninfa Egeria di lui! Ce ne siamo accorti al tempo delle elezioni che lui non era un genio. Quella lotta elettorale e stata un vero disastro, mio buon amico. -- Questo lo credo. Per me in politica e indifferente tanto la _omelette_ coi tartufi quanto le costolettine di vitello col prosciutto, ma nel primo caso ci vogliono le uova, e nel secondo ci vuole un vitello. -- Come sarebbe a dire? -- Sarebbe a dire che voi avete fatto fiasco perche siete fichi secchi.... -- Oh! oh oh! -- esclama Maioli, scandalizzato. -- Noi potevamo affrontare un colpo di spada, ma non un'artiglieria di fango! -- Dopo ci si lava -- risposi io. -- Li fabbrichiamo noi i saponi. E ci ando di mezzo anche la contessina? -- Terribile, mio buon amico! Terribile! Allusioni su le loro sconce gazzette, frasi da trivio, e durante le elezioni persino cartelloni impudichi sui muri. Quella gente ignora la cavalleria. La poverina non si poteva piu far vedere per le strade; ed io, uscendo la mattina di casa, mi sentivo tremare le gambe. -- E l'amore per quell'uomo di genio? -- Scomparso! Voi capite che quando un uomo di genio fa fiasco, non e piu uomo di genio. Povera fanciulla! Il popolino diceva che era stata lei a rovinare lui. Vi basti sapere che si e dovuta appartare per qualche tempo nella magnifica villa di famiglia: le Cipressine. "Maioli -- mi diceva -- e terribile! Io sono disperata. Pur di non vivere piu a P***, sposerei il primo che mi capita." -- E allora avete pensato a me -- dissi io. -- Sconer! Sconer, voi mi offendete! Invece vi diro che dopo qualche tempo Ghiselda si tranquillo: un'altra forma di attivita la assorbi totalmente. L'arte, amico. Ah, sublime, si, l'arte! Voi non potete capire, ma sublime. * Mentre cosi parlavamo si udi un _plaf ciac_, nella sottostante via silenziosa. Maioli quasi mi rovescia tavola e stoviglie per affacciarsi al balcone. -- E lei. Venite. Presto. Ah, e troppo tardi. E passata! Tuttavia venite, venite; ammirate la parte posteriore, Venere callipigia. Mi affacciai: ebbi appena il tempo di vedere la contessina, vestita da amazzone, che svoltava via con un cavaliere monturato. -- Ma con chi e? -- Con suo fratello, il conte Desiderio, tenente di cavalleria. IX. -- GITA ARTISTICA. La notte mi sono sognata la contessina. Io ero un pascia, come si vede in quel quadro dove c'e un pascia turco sul trono che compra le schiave nude. Io comperavo Ghiselda: palpavo, esaminavo bene. Davo a Maioli, che era il negriero, un numero considerevole di quei fedeli amici che sono i biglietti da mille. Lei era umile e muta, vestita soltanto con la sua capigliatura: una cosa da fare impazzire! Mi stavo vestendo al mattino, e il cameriere mi recapita questo biglietto: "Caro Sconer, donna Ghiselda vi fa l'onore di esservi guida nella visita ai monumenti e dintorni. Tenete pronta automobile ore quattordici. Maioli". "E va bene -- dico --. Passeremo una bella giornata". Macche! Mi hanno fatto consumare due latte di benzina, col prezzo che costa oggi, e non mi sono divertito niente. Ecco come sono andate le cose. Alle due mi vedo arrivare la contessina, Maioli e un terzo individuo: una specie di nanerello, che mi arrivava appena alla spalla, con un abito sport, color kaki. "Cioccolani," mi dice la contessina, presentandomi costui. Soltanto Cioccolani! Il nanerello si limita a piegare la testa, come se gliela avessero tirata giu controvoglia con lo spago. Maioli mi spiega che quel signore mi onora di essere la guida artistica. E va bene. Dico: "prego," e lui non si fa pregare: prende posto accanto alla contessina, e prende il comando lui dell'automobile. Si comincia il giro artistico: chiese, battistero, chiostri, palazzi, conventi, ecc. Ecco, diro: a me non importava niente di vedere queste cose, ma gia che la proposta veniva da loro, cortesia voleva che avessero dovuto dare le spiegazioni. Invece, come se io non ci fossi stato! In ogni luogo dove andavamo, gran discussioni fra di loro, tanto che una volta venne fuori un prete a sgridare. A me dicevano: "Guardi li! Vede questo? Vede quello?" Intanto nelle chiese e tutto scuro e non si vede niente: e poi a me cosa importava? Il bello poi era questo che, quando Maioli mi diceva: "Guardi in su, divino, ah! giottesco, oh! Pinturicchio, abside" che so io, sentivo loro due che ridevano, e lui che ripeteva: "Dinamite, dinamite!" Mi accosto e guardandolo dall'alto della mia persona, gli domando: -- Dinamite, e perche? -- Egli leva verso di me la sua faccia impertinente e dice: -- Per buttar giu tutti questi cimiteri del passato, che mettono il loro _tabu_ su l'avvenire. Lei e forse di opinioni contrarie? -- Si figuri! Per me si accomodi pure. Anche noi, a Milano, abbiamo i futuristi che la pensano come lei. -- Superati, oramai -- mi risponde. -- Ah, benissimo. -- Sconer, Sconer, -- mi dice Maioli commosso -- guardi lassu quel trittico. Divino, oh! -- Non si metta a piangere, Maioli, e mi dica piuttosto: quella _mezza cartuccia_ chi e? -- Un artista. -- Un architetto? -- No. -- Un pittore? -- No: un poeta. -- E del paese? -- Una gloria paesana. -- Ma cosa fa? come vive? -- Un grande poeta. Questa e stata la gita artistica ai monumenti. A me fu riserbato l'ufficio di dare le mance. * Dopo, e venuta la gita pei dintorni. Lui, la guida artistica, da gli ordini. Era quasi piacevole sentirlo, con una calma che pareva lui il proprietario dell'automobile, comandare: "Velocita, velocita". E volta di qua, e volta di la, su, giu, gran velocita. "Velocita! Oh, salire al Carro di Boote! infrangersi a Vega!" sentivo che diceva alla contessina. La contessina agitava con la mano una lunga rama di rose, e diceva anch'essa: "Velocita!" Un momento, perche l'automobile e mia. Biagino, il mio _chauffeur_, era fuori della grazia di Dio. Prendo posto vicino a lui, perche se mettiamo sotto qualcuno, chi ci va di mezzo sono io. Era supponibile che li, nella campagna, dovessero andar d'accordo: perche la campagna e quella che e. Ma niente affatto! -- La natura -- gridava il poeta -- bisogna violentarla, prenderla a calci e a pugni. -- Ma no! accarezzarla -- diceva Maioli. -- Ma no, Maioli -- dice lei. -- Soltanto la violenza e dinamica. _Stop! stop!_ -- grido poi. -- Fa il piacere, ferma -- dico a Biagino. Ci fermiamo. -- Sentiamo lei, signor Sconer -- dice la contessina, -- che e un'anima, direi cosi, vergine: che cosa vede? -- Io? -- Si, signore -- dice la contessina, -- che cosa vede davanti a se? -- La strada, che se non stiamo attenti.... -- No, io parlo del paesaggio. -- Ah! Era verso le sei e mezzo: il sole tramontava con un bel tempo di maggio: c'erano belle collinette verdi; su le collinette, belle casettine bianche con le finestre aperte, e una gran pace. -- Cosa vedo? delle case su la collina -- rispondo. -- Guardi bene. -- Guardo bene: case su la collina. -- Questa e la prima sensazione -- dice la contessina: ma lei si concentri e avra una seconda sensazione. In altre parole, se lei fosse pittore che cosa dipingerebbe? -- Casette su la collina -- dissi io. -- Ma non vede -- insistette la contessina -- qualche altra cosa fluttuare nell'atmosfera? -- Mi dispiace; ma non vedo. La guida artistica fece un gesto d'impazienza. Cominciava a diventare seccante quel signore. -- Scusate -- dice Maioli, -- anch'io non vedo che casette su la collina.... -- Perche lei e vecchio -- salta su a dire la guida artistica. -- Il suo occhio non e ne piu ne meno di una macchina fotografica: lei non ha sensazioni: lei non vede il movimento vibrante. Le casette danzano in lento ritmo, ma danzano: le finestre aperte esclamano per la beatitudine: oh, oh, oh! Bisogna esprimere questa danza e questa beatitudine. Io per esprimere quelle che quel signore (questo son io!) chiama casette, farei una teoria di fanciulle ondeggianti in ritmo, che con la bocca aperta per la beatitudine fanno oh, oh, oh! La contessina e entusiasta. -- E chi non ha questa sensazione -- conclude lui -- e un rinoceronte! Lui parla con Maioli, ma pare che si riferisca a me. Mi pare che sia il caso di rilevare l'offesa. -- Si -- dico -- signore, per me e indifferente o casette o fanciulle. Ma lei mi sembra che conosca poco la modestia. -- La modestia? Ah, ah, ah! Tutti e due si mettono a ridere come matti. Vorrei sapere cosa ho detto da far ridere a quel modo. * Questa e stata la gita artistica; per effetto della quale l'anima saggia di Ginetto Sconer ha preso sempre piu il sopravvento. Con quella gita mi e stato fornito una specie di campionario di quello che sara la mia casa quando essa diventera il _rendez-vous_ delle piu spiccate personalita dell'arte e della politica. Il giorno seguente prendo le mie informazioni: ed ecco quello che risulta. La contessa vecchia e stata di una galanteria cosi generosa che ha distribuito i suoi favori, oltre che ai cavalieri, anche alla fanteria di casa: il conte, padre, si e occupato, a Montecarlo, della liquidazione del suo patrimonio. Il figlio Desiderio, ufficiale di cavalleria, seguirebbe, se potesse, le vie paterne. Ultima speranza, il matrimonio con una figlia di un ricchissimo formaggiaio. Ma e sfumato anche il matrimonio, perche i genitori della ragazza hanno fatto capire che in tempo di guerra un ufficiale puo morire, e percio non si fanno nozze con prospettiva di funerali. Vi e gente che ha ancora la testa su le spalle. Rimane il palazzo, coperto di ipoteche, rimane il sangue blu, benche molti dicano che il sangue blu del padre non c'entra. Rimane Grifone, cavallo nero e storico, che, con finimenti d'argento, trascina su la vecchia carrozza la vecchia contessa. Quanto poi alla contessina, chi sostiene che le manchi qualche altra cosa oltre alla totalita del sangue blu; chi si limita alla mancanza di un venerdi. Ora anche Ginetto Sconer, per quanto sensibile, ha la testa su le spalle e, fra le orecchie, il cervello. -- Caro conte, -- dico a Maioli -- mi dispiace: il matrimonio non e una lirica ma un poema continuativo. Ho pensato, e rifiuto. (Esclamazione di meraviglia). Proseguo: -- Potrei dire che la merce non e uguale al campione. (Esclamazioni di sdegno). -- Ma non e per questo. Lei voleva _cacciare l'articolo_, come dicono a Milano. Lei mi ha parlato del sangue blu, ma non mi ha mica detto che e un sangue blu mezzo matto, che non sa cos'e il preventivo, e cos'e il consuntivo. -- Ma che linguaggio e questo? -- esclamo Maioli. -- Io vi facevo capitano della piu bella fregata che sia stata varata nell'oceano femminile, e voi mi parlate di consuntivo e di preventivo. -- Si, per essere poi silurato! -- Voi siete un uomo glaciale, un calcolatore! ma voi sarete punito! L'amore concede le sue gioie supreme soltanto a chi e pronto ai supremi cimenti. Voi siete un pusillanime. Non sarete mai amato, mai! E mi volto le spalle. Quell'uomo e idiota e terribile. X. -- LA SIGNORA DALLE CARAMELLE. Io sono stato _tranchant_, come e il mio solito; pero ho molto sofferto. "Perche -- dicevo fra me, sorbendo un buon caffe alla pasticceria della Maddalena, deserta in quell'ora, ore dieci del mattino, -- sui precedenti della contessina ci si puo passar sopra, ma la mancanza di un venerdi.... Se l'erede mi viene fuori anche lui senza un venerdi, io avro accesa un'ipoteca tremenda su tutto il mio patrimonio, materiale e morale. Ah, questo no! Ebbene, facciamo le valigie, e torniamo a Milano." Una piramide di _marrons glaces_ attiro la mia attenzione. Ne presi uno e lo mangiai. Che malinconia! Mi venne in mente il _marron glace_ scomparso due giorni prima nella bocca della contessina. Cosi sono scomparse le mie speranze! Ebbene, onoriamo i defunti, e siamo sempre cavalieri! Io faro omaggio alla contessina di una scatola di _marrons glaces_. -- Prepari -- dico al pasticcere -- una scatola di _marrons glaces_ e altri ingredienti, che lei mi fara il piacere di recapitare alla contessina Ghiselda. Forse il dono e un po' volgaruccio, ma rimedieremo con un biglietto che esprima con eleganza questi miei sentimenti. Io ero tutto occupato a _stillare_ il biglietto, e sentivo dalla parte del banco un confuso discorrere di caramelle, del prezzo delle caramelle, della crisi delle caramelle, quando d'un tratto fui colpito da queste parole: -- Sicuro che ne consumo di caramelle! Ogni mattina, quando mio marito esce di casa, gli metto in bocca una caramella. Ma chi mai ha proferito queste straordinarie parole? Chi e la prodigiosa creatura che ogni mattina mette in bocca a suo marito una caramella? Alzai gli occhi, e vidi una signora in colloquio col pasticcere: una signora di mezza eta, ma ben portante, vestita con serieta. Mi feci attentissimo. Il pasticcere lega il sacchetto delle caramelle e lo consegna con largo gesto alla signora, dicendo: -- E tanti, tanti saluti all'avvocato.... (Questo e il marito, l'uomo felice). -- e tanti saluti anche alla signorina! Le dica pure che se vuol venire questo settembre a vedere come si fa a fare la cotognata, venga senza complimenti.... (Ma questa e la figlia, o una figlia! Io sono intuitivo! Se la madre mette in bocca a suo marito una caramella, si puo presumere che anche la figlia mettera in bocca a suo marito una caramella, o qualcosa di dolce). Io sono stupito della mia scoperta. Rimane da sapere se questa figlia risponde anche alle esigenze estetiche. Appena la signora e uscita, domando: -- E un avvocato da potersi fidare il marito della signora? -- Lo puo prendere a occhi chiusi, come si prende la moglie. -- La moglie si prende a occhi chiusi? -- Se la prende a occhi aperti, non la prende piu. (Sono intelligenti i pasticceri in questo paese). Dico: -- Hanno una figliuola bruttina pero.... -- Oh! Un bottoncin di rosa! -- Ma e piccina, mi pare. -- Era piccina l'anno scorso, ma adesso e cresciuta: le ragazze crescono come l'erba, notte e di. -- Non si vede quasi mai in giro, pero, questa signorina _bottoncin di rosa_. -- Di quelle che lei vede in giro c'e poco da fidarsi -- mi risponde il pasticcere, facendo una faccia assai brutta. * Assumo altre informazioni: l'avvocato e un buon professionista. Ha lo studio in casa propria, via X***; ma non abita in citta che nei mesi d'inverno. Per tutta la buona stagione abita con la famiglia in una villetta a tre chilometri dalla citta; viene giu la mattina, ritorna a casa la sera. Della sua signora non mi hanno saputo dir niente, ne in male ne in bene. Allora deve essere una signora per bene; perche le signore per bene sono quelle di cui non si sa dire niente. Quanto alla signorina essa e completamente ignorata. "Ma e naturale, caro Ginetto -- dico a me stesso. -- Se la signorina appartiene realmente alla classificazione del dottor Pertusius, questo _bottoncin di rosa_ e una violetta mammola, e le viole mammole, stanno nascoste". * Ho sospeso la partenza. Non faro piu le valigie, faremo un sopraluogo. Forse ho trovato moglie! XI. -- LA VIOLA MAMMOLA. Era un bel pomeriggio di maggio, come si legge nelle descrizioni, e io do ordine a Biagino di fare un giro, piano piano, per i dintorni dove si trovano le collinette verdi con sopra le villette bianche con le finestre aperte. Cerchiamo di individuare quale sara la villetta della signora dalle caramelle. Eravamo ai piedi di una salita e guardavo attorno, quando sento: _drin, drin, drin!_ e vedo dall'alto della strada venir giu a scatto libero una bicicletta con sopra una signorina, dritta. Scarta e passa via come un lampo. -- Quella li e lei! Non l'ho potuta veder bene in faccia, ma dev'esser lei. Infatti, dopo un quarto d'ora, ecco che la vedo tornare indietro: ma questa volta a piedi, e in compagnia d'un uomo: il papa. Carina! Era andata incontro al suo papa. Venivano su tutti e due, piano piano, soli soli, parlando fra loro, e non hanno badato nemmeno alla mia automobile ferma. D'altronde io ero cosi ben truccato con gli occhiali e col berretto che non mi avrebbero mai potuto riconoscere. In faccia non la ho potuta veder bene ne meno allora; ma come figura, molto carina. Un po' faceva _caro_ al suo papa con la manina; un po' faceva festa ballonzolando avanti per la via, e poi si appendeva al braccio del papa, che conduceva lui la bicicletta a mano. Come si dondolava graziosa anche lei al braccio del papa! Ho potuto individuare anche la villetta: un che di mezzo tra la casa rustica e la villa; un cancelletto ben verniciato, un vialetto con sassolini tenuti puliti. I margini del vialetto sono formati da alberelli fruttiferi a spalliera; e lungo il vialetto, gran vasi di limoni. Poi intorno c'e l'orto. Nell'orto vi sono piselli, insalata, ed altra botanica da mangiare. Una mattina, presto, ho veduto la signora Caramella che impartiva comandi a una servetta. _Cocode, cocode!_ si avanza una superba schiera di galline. Non e molto fine tutto cio: ma si puo considerare sotto l'aspetto dell'_home_ inglese; e allora diventa fine. Del resto, una signora che attende alla pollicoltura presenta ottime garanzie. Quanto alla signorina, ho osservato che tutti i giorni, verso quell'ora del pomeriggio, va incontro al suo papa fin dove arriva il tram con l'ultima fermata. Venerdi soltanto la signorina non e venuta. Verso le dieci del mattino, la servetta viene giu con la sporta a far la spesa nelle botteghe fuori di porta. Ho deciso: affronto la servetta. La apposto in una svolta della strada. XII. -- INTERVISTA ANCILLARE. La servetta veniva giu per la stradicciuola fra le due siepi di biancospino, col cesto della spesa: passo baldanzoso; testa scoperta. E una ragazza rossiccia, solida, sagomata alla campagnola, con qualche sovrapposizione di capriccio cittadinesco. Labbra grosse, guance fiorite di salute, nonche di bitorzoletti. Le attraverso la strada e le parlo cosi: -- Permettete una parola, signorina: in quella villa, lassu, avvengono cose molto sospette. Si sentono grida; si vedono segnalazioni con bandiere bianche. Ogni sera, poi, una signorina precipita sino alla linea del tram a dare appuntamento ad un signore con un plico nero. Tutte le sere, e non il venerdi. Perche non il venerdi? Cio e misterioso. Voi non ignorate che siamo in tempo di guerra. La ragazza un po' si mette a ridere, un po' ha spavento. -- Lei e uno della questura? -- Tutto puo essere. -- Gli strilli -- dice -- sono della signorina che canta. -- Col piano, canta? -- Senza piano: e la bandiera bianca e la biancheria lavata. -- La biancheria la lava il lavandaio. -- E invece la mia signora fa il bucato in casa. Ma lei quante cose vuol sapere? Se andasse invece a prendere i ladri, sa quanto farebbe meglio! (Forse la servetta ha ragione, e muto sistema). -- Sentite: io sono un uomo d'affari e ho bisogno di alcune informazioni riservate sul conto del vostro padrone; e questo e per voi. -- Cosi dicendo le presento un bel biglietto nuovo da dieci lire, che la fa sorridere. Rifiuta il denaro, perche del signor avvocato non puo dire che bene. -- Cio vi fa onore, ma il denaro di regola non si rifiuta mai. Dunque la signorina canta? -- Tutte le mattine come un fringuello. -- Allora non e melanconica la signorina? -- Melanconica? Gia che si sta a questo mondo, si deve anche essere melanconici? -- Mi piace, perche questa e anche la mia opinione. Dunque allora la signorina si alza presto al mattino? -- Certamente, perche la sera va a letto presto. Si, ma lei vuole sapere della padroncina e non del signor avvocato. Lodo la sua perspicacia e la prego di accettare una moneta d'oro. Io premio sempre la intelligenza, perche cio costituisce sempre un ottimo affare. Pero la avverto di non cambiare alla pari perche le monete d'oro stanno diventando rarita di museo. L'oro e un metallo prezioso, in quanto fa sorridere di felicita. La servetta sorrise anche lei e mi parve disposta a stringere con me un patto di alleanza. Domando alla servetta perche venerdi la signorina non e andata incontro a suo padre. -- Forse perche aveva mal di testa? -- La signorina non ha mai mal di testa. -- Forse perche aveva mal di denti? -- La signorina non ha avuto mai mal di denti. -- Allora perche ha preso il purgante? -- Ah, signore.... -- Potete voi assicurare che la signorina non ha preso il purgante? La servetta assicura che la signorina non fa uso di purganti. -- Ma lei fa bene delle vaghe domande.... -- Vi prego di occuparvi della risposta e non della domanda. Allora la signorina leggeva venerdi qualche romanzo.... Ah, i romanzi! quella cosa che fa liquefare il cuore! Dove era stata prima a servire, c'era una signorina che leggeva sempre romanzi, e lei era chiamata a partecipare alle emozioni della lettura. Ma la signorina Oretta non legge romanzi. -- Si chiama Oretta la vostra padroncina? -- Si, Oretta. -- Mai inteso: ma un bel nome. E se non suona il piano, se non legge romanzi, che cosa fa tutto il giorno? -- Cosa fa? ah, cosa fa? anzi cosa facciamo tutto il giorno? Lo domandi alla padrona. Non si finisce mai di lavorare in quella casa. -- Allora -- dico io -- venerdi la signorina Oretta era occupata a scrivere una lettera all'innamorato. Oh, che cosa io avevo mai detto! -- Bene e vero -- osservo la servetta -- che oggi le signorine cominciano a parlare di fidanzati dal tempo delle sottanine corte; -- ma ella mai aveva inteso dalla signorina Oretta proferire discorsi di fidanzati. -- Voi garantite che non ha fidanzati? -- Ma se ne avesse uno, sarei io la prima a saperlo. -- Allora perche non e venuta venerdi? E un segreto che la servetta mi confida dietro promessa di non palesarlo a persona. Due anni fa la padrona e stata molto male; e durante la malattia la signorina ha fatto un voto al Signore: che se la mamma guariva, tutti i venerdi non sarebbe mai uscita dalla sua camera. La signora e guarita, e lei tutti i venerdi non esce di casa. -- Sa lei, signore, che e una cosa ridicola? -- E vero, -- risposi, -- ma vuol dire anche che la signorina fa onore ai suoi impegni, e cio mi piace. XIII. -- SECONDA INTERVISTA ANCILLARE. Questa signorina Oretta risponde alle esigenze eccezionali del dottor Pertusius. E un po' primitiva; ma trapiantata da questo ambiente rusticano nel mio giardino, ecco, il fiorellino semplice diventera fiorellino doppio. Io pregustavo -- standomi ancora al mattino nel letto dove dormi Giuseppe II e tutti quei re -- la gioia di questa trasformazione operata dalla mia mano possente su la semplice Oretta; ed ella esclamava: "Ginetto, tu mi fai soffrire troppo!" Pero non e bene che tu pensi tutto per te. C'e anche l'erede. L'erede fara _ua ua!_ e altre cose contrarie all'estetica, fara; ed e un pretendere troppo che Oretta con una mammella dia a te la sciampagna eccitante, e con l'altra il latte calmante all'erede. La nascita dell'erede era decretata; e percio deliberai una seconda intervista ancillare. Questa volta mi recai all'appostamento della servetta in tutto lo splendore di una _toilette_ primaverile; e percio la ragazza, quando mi vide, rimase offuscata, e quasi non mi riconobbe. (Il giorno prima mi ero truccato in modo indegno). -- Altre meraviglie vi aspettano, ragazza mia, -- dissi. -- Ma prima di tutto il vostro nome. -- Lisetta. -- Ebbene, Lisetta, noi siamo destinati a diventare intimi amici. Voi dovete essere la mia collaboratrice. -- Che dica ben su.... -- Ecco di che si tratta.... -- Ma la Lisetta aveva, oltre al cestello della spesa, un involto in un giornale da cui pendevano laccioli. Evidentemente, un paio di scarpe. -- Le vostre, Lisetta? -- No, della signorina. -- Fate, fate vedere. Guardo. La vista di quelle scarpe, benche conformi alle idee del dottor Pertusius, mise una spina nel mio cuore. -- E ben fatto -- domando -- il piede della signorina? -- Come il mio.... -- Oh, ma in proporzioni minori, vorrei credere. Dal piede risalii con domande riservate alle regioni superiori; ma qui la Lisetta non seppe darmi che vaghe referenze. Poteva ben dirmi di altre signorine, perche portavano camiciole di pizzo che arrivavano appena a coprire.... -- Ho capito. Proseguite! --.... e poi facevano i quadri plastici davanti alla specchiera; ma la signorina Oretta porta una camicia lunga come quella di Santa Veronica. Pero brunetta ella e. -- Ma queste scarpe sono da buttar via -- dissi. -- Buttar via? Le porto a risolare. Vada, vada a dire alla mia signora "buttar via". Oggi, poi, col prezzo delle scarpe! Non si butta via niente: nemmeno la broda dei piatti. -- Oh! -- C'e il maiale in casa. Un utile animale, ma spoetizzante. Galline in casa, pazienza, ma anche il maiale.... Comunque dico: -- Ascoltatemi, Lisetta: vi sarebbe uno di quei giovani assolutamente eccezionali: bello, ricco, come si legge nei romanzi: un perfetto signore, disposto, forse, a sposare la signorina Oretta, vostra padroncina. -- E lei forse? -- e mi squadra. -- Perche? Non vi piaccio? Trovereste forse qualcosa da eccepire sul mio conto? -- Io trovo che lei e un simpatico signore. -- Lodo la vostra intelligenza. -- E poi con un'automobile cosi bella! -- Cosi che voi credete, Lisetta, che la vostra padroncina rimarrebbe favorevolmente impressionata all'annuncio che un giovane ricco, simpatico, serio, sarebbe disposto ad iniziare serie trattative di matrimonio? -- Se glielo dico io, mi manda in cucina. Tutte le volte che le ho detto certi bei pensierini d'amore, lei mi dice: "Lisetta, va in cucina!" Io direi che lei, signore, cercasse di entrare in simpatia del papa e della mamma. La padrona se viene poi a sapere che lei e ricco.... -- Questo e un particolare interessante! Ma per entrare in simpatia, prima bisognerebbe entrare in relazione. -- Ah, signore! -- esclamo Lisetta battendosi d'un tratto con la mano la fronte, -- se non e che per questo, lei non poteva capitare in un momento migliore. -- Favorite di spiegarvi, ragazza mia. -- Ha lei osservato, proprio di contro alla nostra casa, una villetta piccina piccina? E cosi nascosta dalle piante che gia non si vede. Sono quattro camerine che la signora ha fatto tirar su con le sue economie per affittarle ammobiliate; e proprio l'altro ieri le sono rimaste sfitte. Adesso non le racconto come: le basti sapere che la signora e rimasta imbrogliata di tutto l'affitto, senza contare il resto. Son due giorni che ha una luna.... Ha pianto persino dalla bile. Bene: lei si presenta, prende in affitto la villetta, non tira un centesimo sul prezzo, e lei e accolto in casa come un Dio. Eccellente idea! Cosi vedo la signorina _messa in opera_, come si dice a Milano, senza impegnarmi. -- E scusate, una domanda: l'avvocato che uomo e? Non e mica un uomo furioso?.... -- E tanto buono! -- risponde Lisetta. -- Alza qualche volta la voce, ma non ci si bada. -- Se l'affare va, la vostra fortuna e fatta, perche -- tenete a mente -- il sistema della nostra Ditta e tedesco: ricompensare le persone per quello che rendono. XIV. -- IL PAPA MIO FUTURO SUOCERO. Sono andato allo studio dell'avvocato per l'affitto della villa. Ma non ho avuto bisogno di domandare se c'era. Se ne sentiva la voce dall'anticamera. Gridava come un'aquila, cosa della quale ero prevenuto. -- S'accomodi, signore -- mi dice lo scrivano, un gobbetto con certe mani che spiccavano in nero su la carta bianca. Veramente quando io sento la gente che declama forte, ho l'abitudine di ritirarmi. Lo studio e molto in istile con le mani dello scrivano. Accomodarmi? dove? Il sofa e occupato da due grossi individui di campagna. Clientela poco distinta. La declamazione cresce. Si sente l'avvocato dire: "Affari sporchi, signore, affari molto sporchi! Nel mio studio tutto e pulito. (Pausa. Ripresa). Ma si, vada da chi vuole. Non c'e altra abbondanza che di avvocati". -- Senti come _el ziga_! -- dicono i due villani pieni di ammirazione. "No! -- si sente gridare ancora di la, -- e inutile che lei _mi dia dell'olio_. Sa piuttosto? ringrazi se non la denuncio. Esca, faccia il piacere: esca!" L'uscio si spalanca e vien fuori un signore un po' pallido. Passando, vede la mia distinta persona e dice: "Gli porto un affare che rappresenta dei buoni da mille e lui dice che gli guasto l'onore. Come se i buoni da mille fossero _stampigliati_ col bollo d'onore e senza! La guerra passa e gli affari rimangono". Non ragiona male, ma io resto impassibile: invece i contadini si guardan con tanto d'occhi: _Disel da bon?_ Il signore esce. Vien fuori l'avvocato con una faccia da burrasca, e dice: -- Avanti a chi tocca. I due villani entrano. Il mio futuro suocero manca di distinzione. -- Sempre cosi coi clienti, il suo principale? -- domando allo scrivano. -- Eh, quando gli toccano la corda sensibile.... E il gobbetto amabilmente mi spiega la storia del diverbio: si tratta del salvataggio di una Ditta tedesca, che puo esser messa sotto sequestro. -- Patriotta anche negli affari il vostro principale? -- Sa? -- mi dice il gobbetto, -- e di quelli che vogliono _sgrandire_ l'Italia. I villani escono. Entro io. Ci sediamo: i nostri due volti si trovano vicini e allo stesso livello. Lui mi guarda con aria truce; ma io lo domo con la mia abituale correttezza. Comincio il mio _expose_ con la mia parola persuasiva ed elegante. Il suo volto si rischiara, anzi il mio aspetto di perfetto _gentleman_ gli insinua degli scrupoli nella coscienza. -- Badi -- mi dice -- che nella villetta non vi sono tutti quei comodi che lei potrebbe forse desiderare. Non vorrei poi sentire lamentele. Faccio un gesto di completa assicurazione. Mi domanda, un po' dubitosamente: -- Lei ha referenze in citta? Io potrei fare il nome della mia Ditta; ma dico: -- Il signor Maioli. -- Un dignitoso imbecille -- dice lui. -- Perfettamente d'accordo. -- (Ma non si trattano cosi gli imbecilli, signor avvocato! Io li nomino sempre con molto rispetto). -- Il signor Cioccolani.... -- Padre o figlio? -- Figlio -- rispondo. -- Perche, c'e differenza? -- Certo: il padre e un valentuomo e un ottimo agricoltore: il figlio e la sua croce. Sono disgrazie di noi genitori. -- Ha anche lei un figlio poeta? -- Per fortuna no. Ho soltanto una figlia. Vedo che ha qualcos'altro da dirmi, e dice infatti: -- Scusi la domanda: ma la villetta e per lei? Lei mi intende. Ho apprezzato altamente la sua morale. La morale avanti tutto. -- La villetta -- dico -- e per mia madre, la quale trovasi presentemente in cura a Salsomaggiore, e dopo avra bisogno di aria balsamica e di perfetta quiete. (Eventualmente, faro venire la mia governante, camuffata da genitrice). -- Per questo -- risponde l'avvocato, -- lei non potrebbe fare scelta migliore. * Ci siamo lasciati perfettamente d'accordo. Tipo diverso dal mio, ma bell'uomo anche lui, il signor avvocato: solido, asciutto, baffi alla moschettiera: impressionante. Mi fa piacere: conserveremo cosi per l'erede tutta la energia della stirpe. _All right!_ "Egregio avvocato, mettendo al mondo, con la collaborazione della sua signorina, un erede solido, ordinato, metodico, noi ingrandiremo l'Italia". XV. -- ATTILA, RE DEGLI UNNI. Stupore! Esco dallo studio dell'avvocato, e incontro per il corso la contessina con la madre. Innebriante! Trionfale! Porta un bastoncino, ha grandi piume, pare la figura della _Tosca_. Accanto alla sua magnificenza saltellava sui tacchi lucidi il poeta Cioccolani, come un cagnolino al guinzaglio. Era anche lui, come me, tutto primaverile. E prima la contessina a fermarmi per ringraziarmi dei _marrons glaces_ e del mio bellissimo madrigale. -- Ma si copra, la prego. Io ero rimasto col capo rigorosamente scoperto, con molta ammirazione dei buoni provinciali, e soltanto al suo comando deposi la maggiostrina su la mia lucida capigliatura. -- Ma lor due non si conoscono? -- domanda la contessina. -- Mi pare, mi pare, -- fa il poeta Cioccolani. Parlava con l'_erre_ moscio. -- Mo' vada la che mi conosce! -- dico io. La contessina lo scusa, dicendo che lui va soggetto a distrazioni incredibili. Bella _maggia_ questo poeta, come dicono a Milano. -- Se lei mi permette, contessina, io devo farle un secondo madrigale: la sua presenza illumina di vibrazioni moderne queste vie da medio-evo. Il Comune le dovrebbe dare, almeno, un diploma di benemerenza. A questo mio complimento la contessina scoppia in una serie di "Ah! ah! ah!" cosi squillante che la gente si volta a guardare. Ma lei ride finche ha finito. Quando ha finito, mi dice: -- Il Comune? Il Comune socialista qui di P***? Se potesse, mi darebbe lo sfratto. Dica, dica lei, Cioccolani. -- La fine di Giovanna d'Arco -- dice il poeta. -- _Je m'en fiche_ -- dice la contessina. La contessa madre, che ha inteso rumore, si fa tradurre all'orecchio il mio madrigale, e lo trova molto appropriato. Mi vuole far sapere personalmente che nell'evo-medio i suoi antenati camminavano per le strade di P*** come su di un proprio feudo. * Ci soffermiamo alla solita pasticceria. La vecchia prende un _melange_ con molto latte, perche con molta cioccolata, perche con molto zucchero, perche con molte paste. La contessina prende un te molto _frappe_: il poeta solo del gelo, cioe un gelato. (Io mi sono servito qualche volta di un poeta per fare versi per le mie _reclames_. Era un uomo spettrale, che beveva liquidi infiammabili. D'altronde e notorio che i poeti si nutrono di eccitanti). Manifesto questa opinione: ma non e approvata. -- No, no, no, liquori! -- esclama la contessina. -- Precisamente il contrario. Ora poi che Cioccolani e in istato di grazia e di martirio, guai se prendesse eccitanti. Domando se il signor Cioccolani sta poco bene. -- Sta creando -- dice la contessina. Mi permetto di domandare che cosa sta creando. Cioccolani si e irrigidito e non risponde. -- Un poema drammatico -- risponde per lui la contessina. -- In prosa o in versi? -- domando io. Il poeta fa una smorfia di disgusto. -- Superato! In prosa lirica -- dice la contessina. -- Ah, benissimo -- dico io. -- E sarebbe? -- L'Attileide, o Attila re degli Unni, ossia la lotta delle stirpi. -- Press'a poco come adesso -- dico io. -- Vedete, vedete? -- esclama la contessina. -- Vedete, Cioccolani, che capisce anche lui? (Lui sarei io.) -- Raccontate, raccontate Cioccolani, quante persone vi saranno su la scena. -- Piu di trecento -- dice allora Cioccolani: -- Unni coperti di pardalidi, vescovi mitrati, cavalle avare, nazarei con le cesarie intonse, gli ultimi legionari romani, le vergini di Santa Genoveffa. La tragedia si svolge in tre grandi stazioni; la prima ad Aquileja, la seconda sui campi Catalaunici, la terza in una cattedrale di Pannonia. Sinceramente, donna Ghiselda, mi sarebbe necessaria almeno una gita ad Aquileja per qualche studio archeologico: ma adesso le autorita militari frappongono difficolta.... -- Scusi -- mi permetto di osservare, -- ma mi pare che Attila re degli Unni sia un personaggio poco simpatico. Il poeta non risponde: ma la contessina si infiamma: -- Poco simpatico Attila? Ah! Il magnifico genio della stirpe, il purificatore sublime! Mi permetto di non capire. -- E semplice -- risponde la contessina. -- Attila e la _Nemesis_, che purifica con l'esterminio l'umanita. -- Mi dispiace, ma non posso condividere questa opinione. -- La guerra, egregio signore -- dice Cioccolani, -- e nient'altro che la catarsi di purificazione: l'olocausto offerto ai geni oscuri delle stirpi. Senonche a questo punto il poeta Cioccolani muto voce: -- Ma cameriere, cameriere, venite qui: e inaudito! Ha trovato una cosa nera nel gelato bianco. -- Cosa c'e in questo gelato? Guardate! -- E presento al cameriere la cosa nera su la punta del cucchiaino. Una mosca! Disputa se e una mosca. E una mosca constatata. La contessa madre, che finora ha vuotato mezzo il cestello delle paste, si sveglia e vuol vedere. -- Orrore! Una mosca! Seconda disputa col cameriere se la mosca era caduta allora, o durante la mantecazione del gelato. La contessa madre vuole interloquire e dice misteriosamente: -- Adesso gli operai fanno apposta a mettere le porcherie nelle robe che devono mangiare i signori. Terza disputa se e stato quel cameriere oppure un altro cameriere a portare il gelato. -- Ma pretendete forse -- dice Cioccolani -- che io vi guardi in faccia per vedere chi e il cameriere che mi serve? Io constato una mosca. Ignorate, o ignorante, quanti milioni di microbi si nascondano sotto le ali di una mosca? Non dice mica male; ma mi pare che si possa risolvere la questione con l'ordinare un secondo gelato: e cosi il pericolo della mosca e eliminato. -- La guerra -- riprese Cioccolani immergendo la paletta del cucchiaino nella crema del gelato, -- la guerra e sempre un'opera di purificazione. -- Sara benissimo. Pero scusi, signor Cioccolani -- mi permetto di osservare, -- io credo che questa sua tragedia non potra avere oggi un gran successo. Qualche anno fa era di moda la Germania, e andava bene. Ma adesso...! Pensi che questo inverno, a Milano, e uscita appunto una satira contro la Germania, col titolo a un di presso come il suo... (Ma cosa hanno da ridermi in faccia tutti e due mentre parlo?) -- Ah! ah! ah! -- fa Cioccolani. -- Ah! ah! ah! -- fa la contessina. Mi pare che ridano alle mie spalle. Quando hanno finito di ridere, la contessina mi spiega: -- Ma non e Attila che vince! Chi vince e Roma, cioe il genio _latino_. -- Allora siamo a posto. -- La potenza della tragedia e immensa, -- mi spiega la contessina. -- Lei sa che quando Attila si presento ad Aquileja, sopra il cavallo, sotto la cui unghia non crescera filo d'erba, la cosa era molto grave. -- Lo credo bene. -- I cristiani con qualche secolo di predicazione pacifista avevamo smobilitato l'esercito delle legioni romane: ma la venuta di Attila richiama il Papa sul terreno della realta. Che cosa deve fare il Papa? Mobilitare! ma che cosa mobilita? Non c'e piu esercito. Allora, secondo una leggenda, popolare anche oggi, ricorre a San Pietro e San Paolo. Ma che cosa vuole che potessero fare San Pietro e San Paolo? La leggenda cristiana dice che San Pietro e San Paolo fermarono Attila. Cio e assurdo: Attila e il principio antitetico al Cristo: l'uno illumina l'altro, niente piu! Attila, fin che puo, va avanti e non indietro. Lei capisce benissimo che il giorno in cui Attila accetta di farsi frate, la storia si ferma come un orologio che ha consumata la carica. Mi guarda, signor Sconer? Io la guardavo infatti, un po' inebetito. -- No! non e il Papa con le sue ideologie, -- prosegui la contessina, -- che ferma Attila; e una donna sublime, santa Genoveffa, che con la clava spacca la testa di Attila, e allora Attila capisce subito, ed e anche fermato. -- Che vorrebbe significare -- dico io -- che, per persuadere i tedeschi, non c'e che un mezzo: spaccare la testa. -- Si! si! si! Vedete, Cioccolani? Capisce anche lui. Capiranno anche le turbe. (Lui sarei sempre io. Non e lusinghiero). -- Scusi, contessina -- domando, -- Attila e veramente morto cosi? -- Attila veramente e morto in un congresso carnale in Pannonia; ma e stato Cioccolani a ricavare da questo fatto comune un altissimo significato simbolico. Cioccolani e commosso, benche silenzioso. Io mi congratulo con lui. -- Lo rappresentano a Milano questo dramma? -- A Milano? -- dice allora Cioccolani. -- Questo dramma non puo essere rappresentato che a Roma, il centro della latinita. -- E il dramma -- dice la contessina -- che deve destare l'anima delle turbe romane. -- Questa -- mi permetto di obbiettare -- credo che sia una cosa difficile, commuovere i romani. -- L'arte puo tutto! -- Allora non parliamone piu. A questo punto Cioccolani guarda l'orologio sul braccialetto e dice: -- Sono le undici. La messa e gia cominciata. Venite, basilissa? -- Mi dispiace; c'e mamma che e un po' debole. (Mi ha vuotato un cestino di paste e la chiama debole!) Il poeta se ne va. -- Anche il signor Cioccolani e cosi religioso? -- Veramente Cioccolani -- risponde la contessina -- va a sentire la messa cantata per inspirarsi per il terzo atto dell'_Attileide_. Vedete, Sconer: la messa cantata contiene elementi lirici e drammatici di primissimo ordine che agiscono su le turbe. Le turbe non capiscono niente, ma si muovono con la suggestione lirica. I versi di Cioccolani sono come la messa cantata: non sono versi, sono ponti lirici, su cui le turbe devono passare. Devono! Il brivido panico, il furore dionisiaco investe le turbe, e passano la dove vuole il poeta. -- Qui la contessina si fermo, guardo con occhi strani, e poi disse: -- Ah voi, ma che dico voi, nessuno puo comprendere quale tragedia interiore si e svolta nell'anima di Cioccolani, e anche nella mia! Non capisco; e si deve vedere che non capisco, perche mi domanda: -- Conosce lei i _Canti Ermetici_ di Cioccolani? -- Mi dispiace.... -- E stata la sua prima affermazione lirica: il suo cervello e radio! (Un milione al grammo!) -- Ebbene, i _Canti Ermetici_ sono passati inavvertiti in Italia. L'Italia ignora Cioccolani! Ma non e ignorato in Germania: in una _Geschichte der jungen futuristichen italienischen Literatur_, Cioccolani e elencato tra i guerrieri piu audaci, _die tapfersten Soldaten_ che hanno spezzato il marmo sepolcrale della tradizione. Lei capisce benissimo che unicamente per questo fatto Cioccolani conserva un obbligo di gratitudine verso la Germania.... -- Scusi, contessina, anch'io sono sempre stato in ottimi rapporti con le ditte tedesche, ma mi sembrano un po' macellai. -- E la caratteristica dei grandi popoli, -- risponde con indifferenza. Io guardo quel suo volto con sempre maggior stupore. Ella, mentre cosi parla, prende con la mano la tazza del te: con volutta versa il contenuto giu nella gola. Sento un gorgoglio. Con la lingua ripassa su le labbra. Te, liquore, sangue: quella donna mi pare avida di volutta. -- Inoltre, -- riprese ella, -- noi amiamo la Germania; noi invidiamo (lei naturalmente non lo andra a riferire) questa _elite_ di guerrieri, di politici e di scienziati, che fanno marciare tutti i senza-patria del mondo in servizio dell'unica patria germanica! Ebbene, noi abbiamo sacrificato questi nostri sentimenti personali, io e Cioccolani: e siamo al servizio d'Italia, di questa democrazia che e il regno dell'incompetenza. Questa e la nostra tragedia! Ma cosa vuole? Noi siamo nobili e il nostro dovere e di sacrificarci. E strano! Ma anche avendo un cervello ordinato metodico come e il mio, viene un senso di capogiro. Desidero prendere commiato. -- Torna a Milano? -- mi domanda. Dico alla contessina che ho preso in affitto, per la mia genitrice, un piccolo _chalet_. -- Verremo una sera con Cioccolani e le faremo conoscere i _Canti Ermetici_. -- Contessina, scusi, quel _basilissa_ che dice Cioccolani, cosa vuol dire? -- Parola bizantina, vuol dire _regina_. * Finalmente sono solo. Vado in cerca della mia anima. Oh, povero Ginetto Sconer! E io stavo per sposare quella donna cosi istruita. Ma io sarei finito in una casa di salute! XVI. -- CANI E GATTI. Il giorno ventisei del mese di maggio ho preso possesso della villetta. Vi trovo madre figlia e servetta che sfaccendano ancora nelle ultime operazioni di raddobbo. La mia presenza, di perfetto _gentleman_, incute un po' di soggezione. -- Ci dispiace che ci trovi cosi -- dice la signora, -- ma gl'inquilini che c'erano prima, hanno lasciato una casa, una casa.... Mi fa poi osservare la disposizione delle camere; ma a me importa la sua disposizione. Solida! Anzi diro che se fosse messa con civetteria e non dovesse diventare mia suocera, vagheggerei che ella non fosse uno dei casi di fedelta coniugale debitamente constatati. Mi dice: -- Questa camera, la piu grande, la riserbiamo per la sua signora madre. -- Perfettamente. -- E adesso, Oretta, bambina mia, da al signore la consegna. Hai fatto per benino la nota di tutto? Sa, per regolarita.... Lei, se vuole, puo confrontare. Lodo la sua regolarita amministrativa, ma presento la mano guantata: -- Prego. In quella occasione sento per la prima volta la vocina della signorina Oretta: -- Si, mama, -- e levo dalla tasca del grembialetto un foglio piegato in quattro, e mi porse _la lista degli oggetti casalinghi consegnati, oggi, ventisei maggio, al signor...._ -- Ci manca il nome che non lo sapevo. -- Cavalier Ginetto Sconer. E un po' mortificata. Il mio sguardo penetrante passa dalla lista degli oggetti casalinghi, bicchieri, piatti, posate, alla lista del di lei volto: capelli, naso, bocca, ecc. Ma ella non resiste a lungo al mio esame: i suoi occhi devono essere di quelli secondo la prescrizione del dottor Pertusius perche si turbano subito, e dice: -- Scusi _bene_, se non e scritto bene.... -- Oh, benissimo. Bicchieri, piatti, posate. Certo non e quella scrittura vibrante delle signorine della buona societa: e una scritturina come lei, e anche la voce e come lei: una tranquilla cantilena, un po' provinciale. Il volto e regolare, anche troppo, perche non ha nessuno di quei motivi decorativi su cui il desiderio si impiglia. E cosi liscio che anzi il desiderio vi scivola. Gli occhi non hanno specialita: due semplici occhi! Il petto non offre rilievi visibili: ma certamente si formera, perche la madre autorizza le piu lusinghiere speranze. Molto notevoli sono invece i capelli di un nero _nubian_. Se non fossero li, tirati, tirati, se ne potrebbero ricavare effetti di primissimo ordine. "Ci sara molto da fare per ridurvi all'altezza della situazione, il giorno in cui anche voi, signorina Oretta, amabile oggetto casalingo, sarete regolarmente consegnata al cavalier Ginetto Sconer"; ma in questo punto delle mie meditazioni sento qualche cosa che mi fruga dietro, sui calzoni. -- Eh, ma cosa c'e? -- dico facendo un salto indietro. Una testa tremenda era attaccata ai miei calzoni. Era un cane di proporzioni colossali. -- Oh, non fa niente, signore; Leone, Leone, vieni qui. (E il cane della signorina. Veramente, non mi sarei pensato che anche questa signorina avesse la specialita del cane). -- Non e mica pericoloso quest'animale? -- Oh, tanto buono, tanto intelligente. Leone, vedi il signore? Ricordati, Leone, che devi essere molto educato col signore. La signorina Oretta parla cosi al suo cane con molta grazia; e sorride. Veramente prima aveva riso del mio spavento. Il bestione non mi sembra bene intenzionato. L'episodio sgradevole mi ha permesso pero di osservare che la signorina e fornita di magnifica dentatura e, quando ride, le si chiudono gli occhietti e le si apre la bocca. Mamma e figlia se ne vanno con il cane Leone, attaccato al grembiale della signorina. Rimane la servetta con la quale ispeziono meglio la nuova abitazione. Molto campestre. Il gabinetto poi e in istato, direi, primitivo. -- Vedete, ragazza mia, lo stato dei gabinetti e quello che permette di rilevare il grado di civilta dei popoli. Io, nella casa di mia proprieta a Milano, ho in ogni appartamento due _closets_: uno per i signori, l'altro per le persone di servizio.... Ma le mie parole svegliano nella servetta una ilarita infrenabile. Dice: -- Come se ci fosse una differenza.... -- Non si ride cosi davanti a Ginetto Sconer! Ma ella prosegui a ridere lo stesso: -- Ringrazi piuttosto se trova la casa cosi! E da tre giorni che lavoriamo. Lei deve sapere che per gli inquilini che c'erano prima, era tutto un gabinetto. Guardi il giardino, che ci avevamo messi tanti bei fiori, in che stato e ridotto! C'erano quattro diavoli scatenati di bambini che, con la scusa che adesso c'e la guerra, facevano i tedeschi, rovinando tutto. * Ho dormito nella nuova abitazione. Il letto e un po' sconquassato e le lenzuola un po' ruvide; pero mandavano un odorino di roba fresca che mi rassicuro. Sono stato un po' in ascolto se sentivo zanzare. Perche, dico, e una cosa indecente che un uomo sia come una botte di sangue a disposizione di un animalino che va e viene tutta la notte e vi prenda in giro col suo ronzio! Non sentendo zanzare, mi sono subito addormentato. La notte e passata tranquilla, ma al mattino presto, sul piu bello del sonno, un gatto mi ha svegliato. Bisognava sentire che miagolii! e poi me lo vedo entrare in camera con la coda dritta, tutto spelato, con due occhi e la gola aperta proprio verso di me. Ma questa e la casa delle bestie! "Gnau, gnau!" "Cosa vuoi? Via!" Macche! "Adesso mi monta sul letto." Mi e venuto un pensiero spaventevole: "E un gatto arrabbiato!". Mi butto giu dal letto, trincerato a buon conto da tutte le coperte, e munito del candeliere di ottone. Riesco a respingere il gatto e barricare la porta. Riprendo il sonno. Al mattino fatto viene la Lisetta, e dice: -- Che bel sole, eh? -- ma io le racconto la storia del gatto. -- Una gatta. E un regalo lasciato dagli inquilini di prima. Povera bestia! Non ha trovato piu nessuno in casa, ed e rimasta affamata. -- Ma voi avevate il dovere di spazzare via quella bestiaccia. Che diamine! Io le daro da mangiare una pillola di stricnina. -- Non lo faccia, signore! Sa che ammazzare una gatta che da il latte, porta disgrazia? -- Da il latte? -- E il mese di maggio, e la gatta ha fatto i gattini. Ecco qui la colazione. La Lisetta aveva una tazza di zuppa per la gatta. -- Ma voi siete cosi tenera con le bestie? -- E la signorina. * La Lisetta rassetta la camera. Mi pare abituata ad una pulizia molto sommaria; per lo meno molto a secco. Ah, i miei mobili, i miei _parquets_ lucidi, odorosi di trementina! -- No, no. Quelle cose li lasciatele stare: metto in ordine io. -- Ma lei non se ne discosta. -- Sono i miei arnesi di _toilette_. -- Quanta roba! -- esclama. -- Questo scatolino cos'e? -- L'_ongloir_. -- E questo cosino? -- Il _polissoir_. La tenuta delle unghie -- dico con intenzione -- distingue la rispettabilita delle persone. -- Oh, guarda che belle forbicine! -- Lasciate stare: per le vostre mani non servono. L'uso dello spruzzatoio lo capi subito, e comincio a pompare con soddisfazione: -- Come sa di buono! -- Fate, fate, ragazza mia, ma prima dei profumi, sono indispensabili molte abluzioni intime e profonde. A proposito, se invece di contemplare i miei arnesi di _toilette_, mi portaste un po' d'acqua.... -- C'e li la brocca e il catino. -- Molta acqua, molto piu acqua. -- Allora dica che lei vuol fare un bagno. -- Come si potra: _a la guerre comme a la guerre_. Voi, Lisa, e forse non voi soltanto, non potete imaginare la gioia del bagno. Un mio amico, che per una crisi economica dovette sostare per qualche settimana a Regina Coeli, mi confessava che la sua maggior sofferenza era stata quella di non aver potuto fare il bagno la mattina. La Lisetta torna su, dopo un po' d'attesa, con due secchi che traboccano. -- L'acqua e in fondo al pozzo, e il pozzo e cupo, -- dice. -- Ah, povera Lisetta! Ma parliamo d'altro. Voi avete qualche notizia su l'effetto che la mia persona ha prodotto ieri? Lisetta mi assicura che io ho prodotto un grande effetto, perche la signorina le ha raccomandato di fare molto bene la pulizia. -- E non ha detto niente in particolare? -- Ha detto: "Quando vai da quel signore, mettiti il grembiale bianco". -- Vedete, Lisetta? La vostra padroncina ha prevenuto quello che io stavo per dirvi. Credete: voi con un bel grembialino bianco; la vostra capigliatura un poco piu ravviata, e sopra una cuffiettina bianca; le vostre braccia nude, e preventivamente insaponate insieme con le mani, fareste tutt'altro effetto.... -- La livrea delle serve? -- esclamo Lisetta. -- Ah, mai! -- Pregiudizi, ragazza mia. Chi non porta una livrea? Anch'io indosso qualche volta il _frac_; l'abito, del resto, piu semplice che vi mette allo stesso livello con un ministro, col papa, col re, come con voi. Se ne ando infine; ed io stavo davanti allo specchio _ultimando_ la mia _toilette_ con un semplice vestito di sana democrazia, quando una voce mi fece trasalire. Era ancora Lisetta. Un po' seccante, in verita. -- Ah, che uomo straordinario e mai lei, signore! -- Perche? -- Perche non ho mai veduto farsi la cravatta cosi bene. La tocca, ci da dei colpettini delicati delicati, qua e la. Pare che fasci un bambino. -- Il modo di portar le cravatte e il vero _cibolet_ delle persone distinte. Avete mai visto simili cravatte? Senza fodera, mia cara, e tutta seta. Hanno un'altra anima le cravatte di tutta seta. E queste camicie le avete mai viste? -- Ah, signore! Tutta seta anche le camicie. E questi bottoncini sono brillanti veri? Mai visto un signore cosi. XVII. -- ED ALTRI ANIMALI. L'avvocato e venuto a trovarmi, per sentire se avevo bisogno di niente. Ci facciamo reciprocamente soggezione: io con la mia linea composta, lui con quei baffi da moschettiere. E meravigliato vedendo che io avevo gia in mano la mia corrispondenza, mentre lui aveva fatto tanti reclami. -- Niente reclami, -- dico io. -- Usi col postino il sistema turco del piccolo _bascisc_, e sara servito puntualmente. Passiamo all'esame della casa. -- Guarda come mi hanno lasciata questa povera casa! -- esclamava. -- La cucina bisognera farla imbiancare, assolutamente. Mi racconta la dolorosa storia: gli inquilini precedenti se ne sono andati via, zitti e quieti, di notte, come un campo arabo che levi le tende, e, naturalmente, senza pagare. -- Grave! -- dico io. Mi fa notare che la villetta era stata data in affitto ad un prezzo di favore, considerate le condizioni speciali di quella famiglia. -- Ah, molto grave! -- ripeto io. -- Non me lo sarei proprio mai imaginato. -- Molto piu grave ancora -- ripeto io. Mi guarda meravigliato. Ma anch'io sono meravigliato. Che vale essere avvocato, avere baffi alla moschettiera, quando si ignora che fare favori equivale a farsi dei nemici? Il mio "grave!" vuol dire tutto questo. Mi limito a domandare se per caso avesse nella sua villa una rimessa per la mia automobile. -- Lei ha l'automobile? -- Ma certamente. E curioso ed e lusinghiero: per questi piccoli borghesi sentir dire "la mia automobile" e come sentir dire "io sono conte". E quando poi i sassolini del vialetto hanno scricchiolato sotto le gomme della mia _limousine_, constato una profonda impressione. L'avvocato aveva fatto sgombrare, in fretta e furia, una rimessa, dove la mia automobile entro a pena a pena. Vedo la signora che fa due occhi, stringe le labbra in giu; e l'avvocato dice: -- Perbacco! Anche la signorina Oretta guarda la mia automobile. -- Come e bella, e vero, papa? -- Diciotto-ventiquattro HP, signorina -- dico io -- nuovo modello, messa in moto automatica, illuminazione elettrica. La signora mi domando come ho dormito. Volevo rispondere: "Letto molto sconquassato". Ma vi sostituisco l'affare della gatta. -- Gia -- mi dice l'avvocato -- hanno portato via tutto; e ci hanno lasciato i gatti. Dico io: -- Pero lei, avvocato, si varra dell'articolo del codice 1950, o qualche cosa di simile. -- Oh, bravo! -- mi fa la signora con significazione. -- Senti che te lo dice anche il signore? Gli infami! Dopo tutto quello che avevamo fatto per loro. Persino il carbone in cucina ci avevamo messo! E quello che hanno rovinato! Gli elastici del letto eran novi _noventi_. Cosa ci facevano poi...? I ragazzi ci saltavano sopra. Qui interviene la signorina Oretta: -- Lui, papa, ti ha scritto che paghera. -- Mi dispiace, signorina, -- dico allora io -- ma _paghero_ non basta. Tutti possono dire _paghero_. Si dice: _pago!_ signorina. -- Senti, bambina, -- dice mama, -- il signore come parla bene? Io ho parlato con amabile sorriso, ma con tutto questo inspiro soggezione. La signorina Oretta e confusa, e non risponde. * L'accordo fra me e la signora e completo, e diventa piu completo quando io pago l'affitto subito e senza discussione. Chi discute e lei. Entra in confidenza con me. Il Comune socialista e il suo incubo, e l'orco che le mangia la casa, cioe gliela rosica con l'aumento delle tasse. -- Signora, -- io le rispondo, -- non c'e che un rimedio: loro rosicano da una parte, e noi rosichiamo dall'altra. La signora non capisce il mio elegante linguaggio. Dice che mi fara imbiancare la cucina. * E idillico! E una famiglia idillica; e anch'io divento idillico. Pranzano -- con la buona stagione -- sotto la pergola. Quando si fa sera, accendono una gran lampada ad acetilene. E la signorina che fa i servizietti, porta il vassoio, si alza, va e viene, porta i fiammiferi, quei benedetti fiammiferi, che l'avvocato non sa mai dove se li metta. Spesso mi invitano a prendere il caffe. La signorina mi serve il caffe col suo bel tovagliolino. -- Oh, che bei ricamini! Ricamato da lei, scommetto. -- Invece sono stata proprio io -- dice madama Caramella. Faccio le mie piu vive congratulazioni. Famiglia molto buona, ma anche alla buona. L'altro giorno, visita, -- chiudeva il corteo il cane Leone -- al brolo, all'orto. Pere e pesche sono l'ambizione della signora. Ma i bruchi all'interno e i ladroncelli all'esterno, costituiscono una minaccia perenne, come il Comune socialista. -- Non si puo salvar niente! Vi sono queste pesche che vengono mature adesso, di giugno, grosse cosi, e che sono una bonta. -- Le ha persino contate. Macche! -- Oh, ma c'e adesso Leone per quei ladroncelli. Io cito la Svizzera dove le pesche possono pendere sul capo dei passanti senza che nessuno le tocchi. -- Quelli son paesi! Da noi non c'e nessun rispetto per la roba degli altri! Visitiamo anche il porcello, gia a me ben cognito. Mi dice la signora: -- Ogni anno, per Natale, ammazziamo il maiale, perche, lei capira, se si dovesse comperare tutto alla bottega, non si finirebbe piu, col prosciutto oggi a 0.90 all'etto. Pensi! Noi facciamo in casa i salamini, i ciccioli, le finocchiate, le coppe, il budino dolce col sangue. Il porcello, meta roseo e meta bianco, in eta ancor giovanile, viene fuori baldanzoso e ignaro di queste cose che lo riguardano. Il cane lo annusa con benevola sopportazione. -- E un maialino inglese, un Yorkshire -- dice l'avvocato. -- Carino, eh? -- dice la signora. -- Sentisse che prosciutti! Mi accorgo che esiste fra tutta quella _menagerie_ una certa familiarita. Guardo Oretta che mangia i ciccioli e il salamino. Forse questo matrimonio e una _mesalliance_. * Non c'e che il cane Leone che non sia idillico, anzi e insopportabile. Tutte le volte che varco il cancelletto della villa dell'avvocato, pare che mi veda per la prima volta: mi sbarra la strada con salti tremendi e con espressioni di cattivo augurio. E accorsa la signorina Oretta. -- Non abbia paura, signor cavaliere. Scherza. E non te l'ho detto, bestione, che il signore e nostro amico? -- Io credo, signorina, che converra rinnovare la presentazione -- dico io. -- Ha una fisonomia sospetta. -- Tanto intelligente! Leone, da subito la zampa al signore. Ma la bestia si rifiuto. -- Guarda che caparbio! -- Ma e naturale -- dice sorridendo l'avvocato. -- E un cane pastore di pura razza tedesca. -- Papa, ti prego! Sai che mi fai dispiacere. Non e vero Leone che sei italiano? Il cane Leone agita il testone festoso, e le dimostra tutto il suo nazionalismo. La signorina Oretta eseguisce una lotta a corpo a corpo col bestione: e molto graziosa. Il cane e abbattuto e sta. Contemplo. La testolina della signorina Oretta, con quei capelli, un po' sconvolti, mi appare piu seducente; gli occhi splendono all'improvviso come se dentro si fosse sviluppato un incendio. -- Figlia mia! La mia piccola primavera -- disse l'avvocato quasi sospirando. "E anche la mia" -- pensai. * Riscontro dei motivi di decorazione anche su la signorina Oretta: il nasino posa sopra le mensole di due graziosi ricami. Sul naso, in alto, sta un neo, non avvertito prima, ma non guasta perche si confonde con le sopracciglia. Le guance sono coperte di una peluria come le pesche. La bocca e disegnata con colorito assai forte, e quando ride le si formano agli angoli due piccoli ghirigori birichini. Pero l'apertura delle labbra sembra che non chiuda bene; questa cosa permette tuttavia di vedere il ricamo dei denti. Da quella bocchina semi-aperta mai ho visto venir fuori la punta della lingua; ma sembra che debba venir fuori quella vocina che dira sempre cose stupidine ma molto gentili. In complesso mi piace, e mi dichiaro soddisfatto. * L'altra mattina che sono partito presto per Milano, mentre salivo in automobile, la signorina mi ha domandato come sta mia madre. -- Benissimo, signorina. Vuol venire a Milano? -- Col papa e la mama. "Si, stella, caricheremo tutti." Carina quella fanciulla! La purita, checche ne dica Lionello, e un articolo che andra sempre. * Rivedo il mio appartamento, a Milano. Curioso! Mi pare deserto. Direi che ci sia caduta la polvere.... Cosa inverosimile e oltraggiosa per la mia governante. Eppure mi fa un certo effetto.... No, non e la polvere: e che c'e poco sole. Eppure c'era il sole a Milano! Ma poi ci colloco, con la fantasia, la signorina Oretta, che e diventata signora Oretta, e mi pare che vi sia una fontanella di campagna che sparge intorno la sua deliziosa freschezza. XVIII. -- ORETTA O GHISELDA? Mi piace proprio la piccola signorina Oretta? Ecco una cosa che non riesco ad individuare con quella precisione che e nel mio sistema. Io sono un uomo morale. La piccola Oretta e un frutto che sta maturando sull'albero della vita. Nel mio idillio campestre io godo nel contemplarla. Ma quando ritorno a Milano, non mi piace piu! La povera signorina Oretta, la in quella specie di _basse-cour_, mi produce un senso di sconforto. "Adagio, Ginetto, prima di sposarla". Certo se colloco la signorina Oretta nel mio appartamento, io trasporto a Milano l'idillio campestre. E cio e igienico. Come abbracciava laggiu con grazia quel bestione del suo cane! Quando abbraccera qui, cosi con grazia, anche me? E quegli occhietti? Sereni come due laghetti alpini. Le nubi dei desideri del di la non si sono ancora riflesse su quella serenita: e molto carina. Io la bacierei anche tanto volontieri. Io la vedo, quando sara mia moglie, li, tutta tranquilla, come un _pecorino_. Io arrivo a casa dal mio stabilimento, mi accosto piano, in punta di piedi, le sfioro la nuca con un soffio di bacio. "Ginetto, sei tu?" "Si, sono io". Essa mi ricambierebbe un bacio tanto virtuoso. Pero mi pare che nei primi tempi, almeno, in questo mio salotto, lei si trovera come sperduta. Io non riesco a figurarmi Oretta in _toilette_ di ricevimento. Oretta e una barchettina modesta con cui posso andare a riva a riva. Ma ecco sopravviene la contessa Ghiselda, la gran nave da battaglia, e mi manda a picco la barchettina. Io mai la sposero, ma con cio non e meno vero che quella donna ha colpito la mia imaginativa. Ma non soltanto la signorina Oretta, ma tutte le donne vanno a picco quando passa la contessina. Io non diro che la contessina non si lavi, ma e certo che lei e diversa dalle altre donne eleganti. Che profumo ha? Non lo so. E si che io me ne intendo! Profumo di selvaggina. Le altre donne eleganti sono troppo lavate, troppo lavorate, e lo dico contro il mio interesse! Sono come quelle costolette, preparate bene, ma che non si capisce piu che carne e. Io colloco anche la contessina nel mio salotto; e anche lei, per un altro verso, non va, non combina. E poi dico: se lei mi trasporta nell'amore l'entusiasmo che ha per la letteratura, dove si va a finire? "Velocita! Velocita!" come diceva quel giorno che agitava, come uno staffile, quel fusto di rose. Si va a finire a Vega! No! Noi sposeremo Oretta, piccola cornamusa campestre, dolce idillio trasportato a Milano. Canta, Oretta, al tuo Ginetto con la tua piccola cornamusa la dolce cantilena. * Mi balena un'idea. Suono: compare Desdemona. -- Desdemona -- dico -- lo so, voi non siete quello che si dice un _cordon bleu_, pero avete del buon gusto. Se per caso io capitassi qui, a giorni, con forestieri, voi preparerete un pranzo con tutte le regole. Mi raccomando la cristalleria, e la _jatte_ d'argento in tavola con molti fiori. Il portinaio si mettera il _frac_ e i guanti e servira a tavola. Ma tutto deve apparire come abituale, come ordinario. Ho deciso: Imbarco tutti e li porto a Milano e cosi colloco in luce nel mio salotto la signorina Oretta, la metto in opera: vedo che effetto fa. XIX. -- LE OPINIONI DI MIA SUOCERA. Appena sono di ritorno a P*** enuncio all'avvocato il mio programma di una bella corsa a Milano in automobile. "La signorina Oretta non conosce Milano? -- domando. -- Questo e grave". Papa era entusiasta: una bella gita in automobile. Ma Oretta disse che bisognava sentire mama. -- Ebbene, sentiamo mama. Abbiamo sentito mama: ma abbiamo trovato una opposizione che non sospettavo. -- Milano? A cosa fare a Milano? -- domanda mama. -- Che cosa fare a Milano? A vedere Milano. -- Condurre la mia bambina in giro per Milano e vedere quelle donne che sembrano le maschere che si vedevano una volta di carnevale, nelle vetrine? L'ultima volta che sono stata a Milano, ho detto a mio marito: "Andiamo via, che mi pare di essere una donna perduta". Lodo il suo elevato spirito di moralita, ma osservo che si tratta di una stilizzazione, di una valorizzazione della bellezza: direi un concetto democratico: la bellezza uguale per tutte! -- Creda, signora, che sotto quelle stilizzazioni ci sta la massima irreprensibilita. -- Sara -- dice madama Caramella -- ma quando una donna si mette la maschera, ha sempre un secondo fine. Io che da giovane non ero una donna da buttar via, tanto e vero che sono piaciuta a quell'uomo li, ho sempre portato la mia faccia. -- Signora, -- dico gravemente, -- lei non e stata, lei e una bellissima donna! E commossa, ma non la persuado. -- E vedere delle ragazzine -- continua lei -- della eta della mia Oretta, vestite da _bebe_, con una faccia che non si capisce se sono ragazze o cosa sono? E quelle sottane che fanno vedere tutte le gambe? -- Cosi carine! -- dico io. -- Una indecenza! -- dice lei. -- Signora -- dico io, -- se lei frequenta un salotto della buona societa, trova la padrona di casa che permette la visione delle piu seducenti specialita del gentil sesso. Cio e normale. -- E perche voi altri uomini siete dei pervertiti. L'avvocato taceva tormentandosi i baffi. Oretta serbava un decoroso silenzio. Sarebbe stato interessante sapere se il signor avvocato si sentiva della mia opinione o di quella della sua signora. -- Avvocato -- dissi, -- difenda lei la nostra causa. -- Veramente.... -- comincio l'avvocato. -- No, no, no! -- interruppe madama Caramella. Dopo i quali tre _no_, si capisce che non e piu ammissibile il _si_. XX. -- ENTRO IN INTIMITA. -- Lei pero, signorina, -- domandai -- ci sarebbe venuta volontieri a Milano. Parigi in piccolo. -- Vedere un po' di gran mondo.... -- Mama ha detto di no. -- Certo: sempre quello che vuole papa e mama. Mama pero esagera: e stata troppo intransigente con le belle signore di Milano. Sua madre, mi permetta, non tiene abbastanza conto dei diritti della bellezza. Mi spiego: e tengo alla signorina Oretta questo elegante discorso: -- Imagina lei, signorina, che cosa sarebbe il mondo senza la visione della bellezza? E che cosa e la bellezza? E la visione del gentil sesso. E percio si capisce il culto della bellezza, e anche il raffinamento della medesima. Del resto, quest'opera di raffinamento si compie per tutti i prodotti naturali. Permetta che io approfitti di un esempio che lei stessa mi offre. La signorina Oretta coi grossi ferri da calza, stava -- sotto la pergola -- lavorando un grosso calzettone da un grosso gomitolo. -- Se io con questa calza ordinaria -- continuai persuasivamente -- copro un vezzoso piedino (e sollevo il mostruoso calzettone), in tale caso io spengo la fiaccola della bellezza.... La signorina mi guarda. Pare il volto di una di quelle Madonnine di terracotta. -- La fiaccola della bellezza, signorina, deve stare sopra il moggio; non sotto il medesimo. Non dico di esagerare, come certi romanzieri che mettono in valore anche i minimi particolari dei _dessous_ del gentil sesso.... Non sussulta. Vi sono delle signorine che a questi discorsi vibrano come il manto di un destriero. Niente. Oretta sollevo gli occhi con la lentezza con cui si leva la stupefatta luna d'agosto. Le faccio i nomi di Lionello e di tanti altri scrittori che mettono giu quei libri d'amore che Dio li benedica! Questa fanciulla ignora totalmente la letteratura. Le piacerebbe andare a teatro a sentire i drammi seri. -- Ma non si va piu a teatro -- dico -- per sentire i drammi seri. -- E allora perche si va a teatro? -- Per tante altre ragioni: vedere come sono vestite le attrici.... Riprende il _tic e tac_ coi ferri. Sara effetto di quella lana grigia, ma e una realta che quelle mani non invitano a deporre un bacio. Proseguo: -- Ah, io sono molto dolente che la sua signora madre abbia _declinato_ il mio invito in modo cosi inverosimile. Sarei stato altamente lusingato di farle vedere la mia casa stile rococo: troppo lusso per me; ma e cosi. -- Descrivo il mio modesto appartamento. -- Ahi! troppo grande per me, che sono solo. A mangiare da solo -- creda, signorina -- vengono le idee melanconiche. -- Ma lei non sta con la sua signora madre? -- Gia, ma non basta a colmare i vuoti di un tenero cuore.... Non attacca. Seguita a fare _tic e tac_ con i ferri da calza. E deprimente. Questa ragazza e rivestita di caucciu. * Manca uno stile a questa ragazza. Non e nemmeno in istile _nature_, come _Sbrindolo_, ultima creazione di Lionello, che ha avuto un successo strepitoso: _Sbrindolo_ fiore selvaggio di campo, fanciulla con tutte le esuberanze di un'anima primitiva. Naturalmente muore, perche Lionello e il gran carnefice di tutte le sue creature. Invano io descriverei alla signorina Oretta la _sensazionale_ creazione di Sbrindolo. "Cane Leone, papa, mama!" Allora si commuove un poco. Essa e come la sala da ricevere dell'avvocato: senza stile, coi frutti di scagliola sotto le campane di vetro. Ma chi li mangia se sono di scagliola? La campana di vetro e inutile, signora Caramella. Vostra figlia e buona, buona, molto buona. Cio va bene per voi, ma per me ci vuole qualcosina di piu. La bonta e come la camicia lunga di Santa Veronica; capito, signorina? Qualche volta papa, l'avvocato, torna a casa con la luna di traverso: i giudici, i colleghi, il tribunale, la cassazione, il mestieraccio. Io mi diverto. Male; male, avvocato! Un avvocato che si lamenta dei giudici, vuol dire che guadagna poco. -- Se mio marito -- dice madama Caramella a me -- non fosse coscienzioso com'e, l'automobile, eh! eh! l'avremmo messo su anche noi da un pezzo! -- Ma quando siamo contenti noi tre -- dice la signorina Oretta, -- non basta, mama? L'avvocato allora se l'e presa, strofinata, baciucchiata sui baffi, e cane Leone faceva intorno una cornice di salti. * Mi e sembrato di scoprire nella signorina Oretta una vibrazione di altro genere, oltre a mama, papa e cane Leone. Io ne ho subito approfittato. La signorina guarda con attenzione un giornale illustrato dove c'e un figurino di moda: _Manteau_ con _fourrures_, costume di Parigi. -- Bello, eh, signorina? Anch'io appartengo al comitato che c'e a Milano per la moda italiana. Cio e patriottico, ma non se ne fara nulla. Parigi e Parigi. Strano! Le mie spiegazioni non interessano. C'era presente l'avvocato, che dice: -- Ma come? le pelliccerie per le signore che siamo oramai d'estate? -- Eppure e di gran moda -- dico io. -- Probabilmente le signore vogliono soffrire il caldo, come i soldati in trincea; e cosi d'inverno usera molto il nudo per soffrire anche loro il freddo. L'avvocato non ride, e la signorina nemmeno. Allora, giacche non si apprezza il mio spirito, parliamo sul serio: -- Caro signore, sta il fatto che le grandi case di pelliccerie di Parigi non hanno mai stipulato tanti contratti come quest'anno: le nostre sarte e modiste hanno importato in _robes_ e _manteaux_ per ben quindici milioni! -- E la nostra lira, -- dice l'avvocato, -- perde trentasei centesimi sul cambio. -- Perdera anche di piu, -- dico io. -- E siamo alleati! -- dice lui. -- Veda, avvocato, negli affari i rapporti sono automatici.... Ma il nostro colloquio e interrotto da un'esclamazione della signorina Oretta: -- Oh, che infamia! ma come si fa a stampare questi giornali? Cosa c'e? Guardiamo: in una pagina c'era il _manteau_ con _fourrures_, costume di Parigi, e nella pagina di contro alcuni cadaveri di soldati. Ha le pupille dilatate. -- Ma quando finira questa orribile guerra? -- Signorina, -- rispondo io, -- ci vorra ancora un po' di tempo. V'e tanta gente che ci guadagna sopra. Per esempio, a proposito di bottoni automatici, la piazza di Milano, che fornisce l'Italia, si e trovata improvvisamente sprovvista. Venivano dalla Germania. Un mio amico e riuscito a farne venire dalla Svizzera una grossa partita, e ha realizzato un forte guadagno. E gli automatici, come lei sa, sono piccolini cosi. Imagini poi per le cose piu grosse.... Mi guarda a me, come se la guerra fosse colpa mia. Si rivolge a papa e dice: -- Ma andranno bene tutti all'inferno! Papa e muto a questo proposito. XXI. -- LA LETTURA DEI "CANTI ERMETICI" E venuta la contessina col poeta Cioccolani. Questa volta lui si ricorda chi sono io; e dice: -- Buon giorno, caro Sconer. -- Cavalier Sconer, se permette. _Caro Sconer_ me lo faccio dir dalle amiche. (Mi pare che non abbiamo mai mangiato pasta e fagioli insieme. Buon giorno? ma veramente era sera oramai). -- Delizioso, delizioso, -- esclama la contessina -- questo _chalet_, sepolto nel verde. Venite a vedere, Cioccolani. Oh, come l'avete scoperto, Sconer? -- La prego, contessina -- dico -- non entri. Staremo fuori, qui nel giardino. -- Avete misteri? qualche ninfa dei boschi e prigioniera forse nel vostro castello, Sconer? -- Contessina, che cosa sento mai! Con la di lei imagine nel cuore, e possibile? -- M'avete l'aria di essere donnaiolo, voi. -- Oh! -- Siete forse un uomo pudico, voi? La contessina chiama il suo mammalucco per giudicare se io sono donnaiolo o uomo pudico. Ma subito dopo e chiamato per altra faccenda: -- Cioccolani, Cioccolani, venite, venite. Ah, superbo! Cioccolani e la contessina sono saliti su la montagnola. Sento lei che dice: -- La, la, dall'altra parte, quella sciabolata di luce verdelettrica! I cipressi che si incendiano lassu come candelabri pazzi! Quella nuvola che si sfalda; ecco ecco: cadono le torri, i cornicioni d'oro. Cavalle in corsa frenetica, liocorni, chimere! -- La demogorgone! -- risponde lui. Che cosa era successo? Una cosa che accade tutti i giorni: tramontava il sole. Lei gestiva e gridava come fa la Valchiria quando si rappresentavano le opere tedesche alla Scala. Lui, immobile, pareva Napoleone primo che assiste a una battaglia. Io ne approfitto per andare alla villa dell'avvocato: -- Lisetta, presto -- dico -- fate il piacere: ho degli ospiti. Pregate la signora se ha qualche cosa da servire, quello che c'e: caffe, rosolio, vermut. Mi vien da ridere: mi pare di essere corso per chiamare i pompieri che vengano a spegnere l'incendio della contessina. -- Ma dove era lei? -- mi dice quando io ritorno. -- Ha perso un magnifico spettacolo: il sole agonizzava col suo piu rosso e soffocato singhiozzo. -- Lo vedremo domani a sera. -- Siamo venuti -- dice la contessina -- a leggere i _Canti Ermetici_. Si ricorda, vero? "Proprio no", ma rispondo: -- Perfettamente! Eccellente idea! E perche, scusi, "ermetici"? -- Perche in apparenza non si capiscono.... -- Ah, benissimo. -- Non si capiscono -- corresse Cioccolani -- nel senso delle parole tradizionali; ma danno il senso panico anche alla persona piu idiota. -- Cosi che lei vuol vedere che effetto fanno i suoi versi sopra una persona idiota? Caro lei, non si confonda: dica pure. Pero guardi che lei e un bel tipo. Non si confonde mica. -- "Idiota" vuol dire -- dice gravemente -- nel suo senso primitivo, _persona non iniziata_. -- Per lei vorra dire cosi, per me vuol dire, "stupido". Ma lei parla in poesia e la cosa non mi riguarda. -- Sconer, vedete -- si affretta a dire la contessina --, e come per la messa cantata di cui vi parlavo. Ammetterete, Sconer, che il popolo non comprende i versetti rituali; ma ne subisce la suggestione. L'incidente e esaurito. Viene Lisetta. Porta un bell'apparecchio: tovagliolini, rosoli gialli, biscottini, e.... caramelle. La contessina si drappeggia in una sedia di vimini. La seduta e cominciata. Quanto e durata? Non so. Certo molto tempo. Ricordo che la Lisetta aveva portato poi due lampade da giardino: da principio le due fiammelle non facevano lume. C'era ancora sospeso il crepuscolo: poi fiammeggiarono, poi si consumavano rapidamente. Deve essere trascorso molto tempo. Da principio sospettai che si volessero prendere gioco di me. Io non capivo niente. No: facevano sul serio. E allora mi venne da ridere dentro di me. Lei stava ora immobile come una statua: e lui in piedi, con il libro in mano, si sbracciava e strideva forte con quella vocina: _Io sono un bolide lanciato nell'infinito. I grilli, seghe che sfaccettano il nero enorme della notte cristallina; i grilli, tendini di musica tesi disperatamente nello sforzo di tener ferma la notte che straripa._ Era poesia, ma mi e venuto questo pensiero: "Se io dovessi scrivere cosi ai clienti, mi sospenderebbero il pagamento delle tratte"; e allora ho provato una gran compassione per quel povero Cioccolani. -- Stia attento -- mi avverte lei, toccandomi. Sobbalzai. -- Arrivano gli spettri. -- _Gogo, gogogo, Orin Orin!_ -- fa lui. -- _Arrivano di corsa gli spettri! ecco gli scheletri che battono le nacchere: gogogo!_ -- e faceva una voce che mi venne in mente la gatta di quella mattina. -- _Noi siamo insaziati di volutta, gogogo! La vita non ci ha dato la volutta! Gogogo!_ -- Povero giovane! Forse leggera tutto il libro. La contessina stava immobile, e anch'io: ma io guardavo la contessina. Quelle due cosine gelatinose, di cui la signorina Oretta e tuttora sprovvista, li, invece, davanti alla contessina, si sollevavano lentamente e poi si abbassavano. Anche se non sono di moda, stanno sempre bene. _Gogogo!_ Venivano i brividi anche a me. Le caviglie delle gambe ogni tanto le guizzavano; e guizzavo anch'io. -- _Gogo, gogogo.... Orin!_ -- seguitava lui. E lei diceva a me: -- Sente i ritmi, gli anapesti, gli ottavini? Ma io, negli intervalli del _gogogo_, sentivo certi tuffi soffocati. Sono corso via, un momento. Era la Lisetta, dietro lo _chalet_, che scoppiava dal ridere. -- Fa il piacere, va via! * La seduta e finita. C'era la luna. Cioccolani si asciugava il sudore. Mi parve che seguisse un po' di silenzio imbarazzante. -- Veramente di effetto -- dissi io. -- Vero? -- esclamo la contessina, come riscossa da un sogno. -- Mi fa piacere, Sconer, sentir lei parlare cosi. E una lirica assolutamente pura! Adesso lei non prova che un _arriere-gout_; ma ad una seconda audizione, sentira tutto il dinamismo del Pan ultra-sensibile. -- Perfettamente. Silenzio con la luna. Per me la "lirica" era lei, e ne sentivo tutto il dinamismo. -- E l'_Attileide_, signor Cioccolani -- domandai a lui -- e del genere? -- Supera -- dice la contessina. -- Gli altri poeti -- declamo allora Cioccolani -- hanno plasmato modeste imagini; noi abbiamo soffiato il nostro alito dentro le imagini stesse. Non basta! Quella era l'umanita. Noi vogliamo superare l'umanita. Ed io ho l'onore, o signore, -- conclude tragicamente -- che al mio paese mi chiamano imbecille. -- Anche a me e accaduto qualche volta -- risposi, -- ma io non ci bado. Sono cose che accadono agli uomini superiori. -- Bravo, Sconer -- esclama la contessina con entusiasmo. -- Fate largo alla divina giovinezza che viene! Ma la luna si era fatta bianca e alta lassu: le candele gocciolavano. Dico io: -- Contessina, se loro vogliono accettare la mia ospitalita, ben volentieri. Ma li prevengo che l'ultimo tram passa alle undici e mezzo. Mi dispiace che lo _chauffeur_ dorma lontano di qui, se no, li farei accompagnare con la mia _auto_. * Cosi li ho accompagnati sino al tram. C'era la luna, e un lume nella campagna come di giorno. Disse la contessina: -- Sventuratamente bisognera per l'_Attileide_ rinunciare al teatro all'aperto come era nostra intenzione, e sopprimere molti Unni. La luna batteva in pieno sul volto della contessina. Pareva di madreperla. Parlavano poi della luna. Che cosa dicessero non so bene, ma parlavano della luna. Disse la contessina guardando la luna: -- Tutta questa terribile bellezza da sostener da sola! -- Ah, poteste, Ghiselda, sostenere voi la parte di Genoveffa! -- disse Cioccolani. Ma che facciano proprio sul serio? Perche, dopo tutto, anche per i poeti viene il momento di farsi una posizione riconosciuta. E percio domandai: -- Lei, signor Cioccolani, intende anche nella vita di seguitare a fare il poeta? Mi guardarono tutti e due come se il pazzo fossi io. -- E i suoi genitori sono contenti? -- Non parliamo di quella gente -- disse la contessina. -- Suo padre avrebbe la pretesa che andasse dietro alla trebbiatrice a contare i sacchi di grano. I genitori sono inutili quando non comprendono un figlio di genio. Finalmente arrivarono gli occhioni bianchi del tram. XXII. -- FACCIO DELLE _AVANCES_. L'altra mattina, domenica, l'avvocato mi ha voluto condurre su al primo piano a vedere la sua libreria con "i suoi cari libri", i libri "del suo caro babbo," con il ritratto "del suo caro nonno"; e appunto ho sorpreso Oretta nel cosi detto salotto che spolverava e rassettava. Non era ancora pettinata, e cosi un po' discinta, in gonnellino, ed un fazzoletto rosso annodato in testa, era in istile: pareva una beduina. Nel passare le ho detto: -- Oh, che brava massaia! Ma tenga un paio di guanti vecchi per non guastarsi le manine. L'avvocato mi presenta i suoi cari libri, a cui suo padre, quando era vivo, "faceva caro" con la mano, e anche lui "fa caro". -- Questa e un'intera biblioteca. Legati molto bene, -- osservo io. Mi presenta anche l'avo, cioe il ritratto: una faccia liscia come un cammeo, che usciva da una gran cravatta girata attorno al collo. -- Bel quadro! Gia allora usavano le cravatte cosi. Come si vede l'uomo posato! -- Eppure era un'anima da artista. Ascolto la biografia degli antenati. -- Questa stanza -- osservo io -- si potrebbe chiamare la galleria degli antenati. -- Ogni famiglia -- risponde l'avvocato -- dovrebbe avere una specie di sacrario in casa. -- Con gli affitti cosi cari, e impossibile! Pero constato con piacere che tutti i suoi antenati sono vecchi. -- Siamo infatti piuttosto longevi in famiglia. (Ecco un particolare interessante per l'erede). -- Del resto, anch'io in un libro che ho scritto.... Pare che l'avvocato si meravigli. --.... modestamente, si: un libro di igiene, dove sostengo il dovere di arrivare ai novantanove anni, che, del resto, e l'eta stabilita da Mose per le persone per bene. -- Bisognerebbe non inquietarsi mai.... -- Ecco appunto quello che io sostengo: avere sempre una visione serena della vita. L'avvocato spalanca il balcone. Splendido panorama! -- Guardi, da quassu, come si vede il mio _chalet_! -- dico io. -- E si sente! -- dice l'avvocato. -- L'altra sera hanno dato trattenimento sin tardi. Non credevo che lei si occupasse di poesia, cavaliere. -- Affatto, -- e spiego come e andata la cosa. -- Quel Cioccolani! -- dice l'avvocato --. Sa come lo chiamano in paese? _Theobroma, bevanda degli Dei._ Io rideva l'altra sera, ma mia moglie era furibonda: "Quell'imboscato! e quella matta in casa mia!" Le donne, sa bene, bisogna lasciarle dire. Certo se l'equilibrio mentale della contessa Ghiselda fosse pari alla bellezza, ella sarebbe una creatura perfetta: ma forse non avrebbe il fascino che ha. Io non mi vergogno di dirle, che, molte volte, quando la incontro, mi domanda a che cosa serve il nostro codice. Mi congratulo con l'avvocato. Anche lui, alla sua eta, ha il culto della bellezza. -- E tanto piu -- dice lui -- che, poverina, ella e vittima di se stessa. La nobilta della razza c'e sempre in fondo a tutte le sue stravaganze. -- Oh, si vede il tipo aristocratico! Guardi il naso. E quel Cioccolani e cosi ricco per darsi il lusso di fare il poeta? -- Suo padre, come gia le dissi, e un modesto proprietario, che ha la disgrazia di aver quel figliuolo. Il vecchio dice che gliel'hanno cambiato a balia; ma intanto bisogna che se lo sopporti. Ma sciagurato! Se vuoi fare della poesia, va nei campi di tuo padre. No, lui cerca la poesia a Roma, a Milano, a Parigi, come fanno le modiste per i cappellini. La poesia sta nella realta, mica nei fogli di carta! -- Perfettamente la mia opinione. -- Aver figli, oggi, e disgrazia -- conclude sospirando. -- Ma lei, scusi -- osservo io -- ne e esente: lei ha una figliuola sola, e un modello. -- Per un altro verso -- dice lui -- e un pensiero anche questo. Ma scusi, ma dica, cavaliere, ai tempi che corrono una figliuola come Oretta, di un sentire cosi delicato, che avvenire ha? Prima di questa guerra Oretta veniva qui in questa stanza, io le insegnavo qualche cosa, leggevamo buoni libri. Mi pareva che i miei morti stessero a sentire. Era una delle piu care gioie della mia vita. Ma adesso non so, non so piu cosa dire, cosa insegnare a mia figlia. E cosi cambiato il mondo! Sii buona? sii pietosa? sii pudica? Si, pudica! Non dire bugie? Spesso Oretta mi dice: "Papa, perche non mi chiami piu a studiare?" Io trovo la scusa che non ho tempo, ma sapesse che pena nel cuore! Condivido i suoi lodevoli sentimenti. -- Anch'io -- dico --, quand'ero piccino, mi ricordo che mia madre mi diceva: "Ginetto, sii buono, sii pudico, non dire mai bugie!" Ma poi quando si diventa grandi, creda che si trovano degli accomodamenti con queste cose, e tutto va a posto. Ma volevo domandarle, scusi, sa: lei non ha mica destinata la sua signorina al celibato? -- Perche? -- mi domanda stupefatto. -- Perche la signorina dovra pur prendere marito.... Gli ho toccato la piaga segreta del cuore. -- E ancora cosi bambina -- dice. -- Capisco: ma cresce notte e giorno. La bambina un bel giorno si sveglia, ed e un dovere provvedere a tempo. -- Le pare facile a lei? -- Eh, un po' difficile! La guerra sta provocando una vera crisi nella disponibilita dei giovani. Aggiunga poi il fatto economico: lei comprende benissimo, avvocato, che se prima della guerra una moglie costava per uno, oggi costa per due, e domani costera per tre. Il matrimonio e oggi una istituzione un po' barcollante. -- Pur troppo! E il vizio che fa strage nella nostra gioventu? -- Perfettamente, avvocato. Evitare il vizio! Esso e il piu grande alleato contro la perfetta salute. Un giovane solido, lei deve cercare. Solido, ma equilibrato.... -- E dove si trovano, che sono tutti dal piu al meno squilibrati? -- Pero se ne trovano. E lavoratore, perche, creda, avvocato: l'ozio, come diceva mia madre, e il padre di tutti i vizi. Naturalmente non povero, perche la poverta e una specie di malattia. -- Ma lei mi propone l'araba fenice, -- dice l'avvocato. -- Perche? Tutto si trova. E questione di avere la vista perspicace. Certo, un giovane con queste belle qualita, che porti stampato sul suo biglietto di visita: _Io cerco moglie!_ rappresenta un tesoro. Ma si trova! E allora lei oltre alla collezione degli antenati, fa anche la collezione dei posteri. E il giorno in cui dovesse chiudere gli occhi, sentirebbe dal suo mausoleo i figli dei figli che _fanno caro_ a lei come lei _fa caro_ ai libri del suo riverito antenato, qui presente. -- Mi pare che lei, cavaliere, sia di temperamento allegro. -- E un dovere, caro avvocato. * Ma un forte abbaiamento di cane Leone interruppe il nostro colloquio. -- Mi pare, avvocato, che ci sia un guerriero laggiu al cancello. XXIII. -- MELAI. Vediamo madama Caramella che va incontro verso il cancello; e dice forte: "Ma si figuri!" E poi chiama Oretta: "Oretta, vien giu". I sassolini del viale scricchiolarono sotto le scarpe ferrate: ma la presenza del guerriero non corrispose al rumore delle sue scarpe. Era un ragazzo un po' smilzo, un po' biondino, che quando ci vide si mise in posizione d'attenti, con una bocchina che sorrideva. Noi ordinammo: "riposo!" Madama Caramella spiego che era uno "dei suoi feriti," e che era venuto a prendere delle calze che gli avevano promesso. -- Ma -- dice lui -- io non volevo venire; ma siccome domani ci si veste e si va, cosi ho detto fra me: gia che te le hanno promesse quelle calze, tant'e che tu le prenda, che ti faranno bene lassu. Ma io proprio non volevo venire. Volevo venire l'altra sera, ma poi mi han fatto sbagliar strada. Sarei venuto domani, ma e che domani si parte. L'avvocato fa entrare in casa, e vuol presentare, ma non sa il nome. -- Melai, signor si. Sono Melai. -- Pare che si desideri sapere un po' di piu, e allora vien fuori tutto un getto come da un botticino a cui e tolto lo spillo: -- Marco Melai da Firenze, tanto per dire, perche allora mio babbo era di guarnigione a Firenze. Quando scoppio la guerra, io mi trovavo a Torino, studente per mo' di dire. Si faceva baldoria. E allora ho detto: "Melai che stai a fare?" Capira, ero solo. Papa al fronte, che e colonnello; signor si. -- E la mamma? -- domanda l'avvocato. -- Mammina e tanto che non c'e piu. Signor no. E mi sono arrolato prima del tempo in cavalleria. "Se ti va bene, se ti va, puoi far carriera", dico fra me. Ambizioni da ragazzi, si sa! Credevo allora che sarei entrato, sciabolando, a Trieste, e urlando: "Savoia, Savoia". Si seguito poi per sei mesi a far baldoria a Torino, tanto che mi fecero persino la canzonetta futurista. L'avvocato vuol sentir la canzonetta. Signor no, signor si, Melai finisce col cantare. O Melai, se tu tornassi, si farebbe a Torino baldoria; gia si sa che la tua gloria finira tra quattro sassi. -- E poi? -- domanda l'avvocato. -- Poi la cavalleria l'hanno appiedata e sono passato negli alpini. Oh, ma dopo che ho passato l'inverno lassu, ho messo giudizio. Signor si, sopra Cortina. Ora ci si ritorna. Dove? Non so. Ma domani si parte definitivamente. Ride. L'avvocato fa portare da bere. Melai fa il complimentoso e beve come una damina. -- Vero -- dice madama Caramella -- che pare una signorina? Biondino come e! -- Me l'hanno detto anche altri -- dice Melai. -- E pensare che ha gia fatto la guerra! -- dice l'avvocato. Oretta vien giu col pacchetto delle calze, legato con un filo tricolore. Melai prende per il filo, e grandi ringraziamenti. Madama Caramella spiega che son calze di vera lana, fatte coi ferri e con il sentimento; non per divertimento come fanno le signore. * Accompagnamento generale al cancello. Auguri e saluti. -- Ma tu non dici niente? -- domanda l'avvocato a Oretta. Oretta non dice niente. -- E cosi timida questa ragazza. Ritorno in silenzio. Il silenzio e rotto dall'avvocato. Dice: -- Chi fa la guerra? Contadini comandati da questi ragazzi. -- Si, capisco -- mi permetto di dire io -- ma per scorticare quei signori la, ci vogliono tipi come me e come lei. Questi ragazzi si fanno ammazzare cavallerescamente, si; ma come fringuelli. Io ho detto cosi nel modo piu innocente: ma non avessi mai pronunciato queste parole! Oretta sgrana due occhi che fanno scomparire tutta la serenita ai laghi alpini. Dice come in un singhiozzo: -- Ma se si porta via la fede a chi non ha che la fede, che cosa resta? Ah, e vile tutto questo, signore! -- Oretta! -- esclamo mama. -- Ma Oretta! -- esclamo il papa. -- Chiedo io scusa per lei, cavaliere. -- Non c'e di che -- dico io, -- anzi mi piace constatare che la signorina non e timida. Io non ho avuto l'onore di farmi intendere: io volevo dir questo: in guerra, il primo dovere e di ammazzare, ma non di farsi ammazzare. -- E allora, perche lei non ci va? -- Ma Oretta! -- dice ancora mama. -- Oretta! -- esclama il papa. -- Signorina, -- dico io --, noi lavoriamo gia per lo Stato. -- La perdoni -- mi dice il papa. -- E il gran patriottismo. (Mi pare patriottismo un po' sospetto). XXIV. -- CAPPELLETTI, _CHAMPAGNE_ E TARTUFI. La Lisetta viene su tutta sudata con la spesa. Dice: -- Oggi gran pranzo! Cappelletti, pasticcio con quelle cose che _spuzzano_ ma che costano. -- Tartufi. -- Si, bene. La signora ha spuntata la lesina. C'e sul fornello la pentola con dentro una gallina padovana che era la piu brava di tutte: un giudizio come me e lei; ma da una settimana non fetava piu e la padrona dice: "Non fa piu uova, tirale il collo!" Invece era piena, poverina! -- E la festa dell'avvocato? -- No, e la festa per la partenza, per il piacere, cioe, no: per il dispiacere della partenza di quel soldatino che e venuto l'altra sera. -- Ma non doveva esser partito? -- Parte stanotte. La padrona, parlando coll'avvocato, ha scoperto che il padre di quel Melai e amico d'un suo amico, o una combinazione del genere: fatto e che lui e andato al quartiere e l'ha invitato a pranzo. Cosi carino quel biondino.... -- Ma senti? Questa ragazza e gia in liquefazione. -- Ohi! Cosa crede che io sia di stoppa? Dica piuttosto che ce li portano via tutti, e noi povere ragazze dovremo stare li a dire il rosario. * Devo partire anch'io. Una favorevole combinazione mi chiama d'urgenza a Genova. E proprio verso le ore diciassette, incontro in citta l'avvocato e Melai che vengono su a piedi. Melai e in tenuta di guerra: montura pelosa: parte questa sera. -- Parte definitivamente? -- domando. -- Definitivamente. -- Allora partiamo insieme. L'avvocato mi prega di differire la partenza e venire a pranzo con loro. -- Impossibile! Domattina devo essere a Genova. Mostro il telegramma: "Tempo utile martedi. Stop. Ultima parola centomila. Stop. Grossa Berta. Saluti". _Grossa Berta_ e una espressione convenzionale per dire "buon affare". E domani e martedi, caro avvocato. -- Deve andare prima a Milano a trovare il denaro? -- domanda l'avvocato. -- Una modesta somma di centomila lire si trova sempre, -- rispondo io. -- E poi la ho in portafoglio. -- Beato lei. Occhi stupefatti del guerriero Melai. -- Io, a Torino -- dice -- facevo fatica a trovare cento lire. -- Ride. -- Ma scusi -- fa l'avvocato. -- E allora lei ha a sua disposizione il direttissimo delle due, poi l'altro direttissimo delle cinque. Ha l'automobile. -- Ci pensavo, infatti, di partire con la mia _auto_. Insiste, insistono tutti e due. -- Cosi stiamo piu allegri -- dice l'avvocato. -- Ebbene, ma un momento, perche _noblesse oblige_ -- dico io. Li prego di aspettarmi dieci minuti li al dazio. -- Vengo subito. Mi precipito con la mia _limousine_ alla pasticceria della Maddalena. Saccheggio quello che c'e di meglio in _fondants_ e in cioccolatini, una scatola tutta a ricami, degna di un dono nuziale, e tre bottiglie di _champagne extra dry_. Ritorno: carico l'avvocato e Melai. L'avvocato mi spiega come e stata la storia dell'amico dell'amico: fatto e che diventiamo tutti amici. -- Parte proprio stasera anche lei, caro Melai? -- Improrogabile. Tocca a noi, adesso. * Arriviamo tutti e tre in automobile. La signora ci attendeva al cancello. E tutta complimentosa, e a me dice: -- Fara penitenza con noi. -- Presento scatola e _champagne_. -- Oh, ma perche si e voluto incomodare? Ma guarda quanta roba! E i suoi occhi brillarono sopra quella costellazione multicolore di aristocratica dolcezza. Lisetta aggiunge una posata di piu. Pranzo sotto la pergola. Interessante. La signorina Oretta voleva che la Lisa girasse attorno col piatto come si usa nella buona societa: ma la Lisa non sa girare. E madama Caramella disse: -- Oh, scusate, io faccio alla mia maniera. -- Prese il mestolo in mano e comincio a far lei le porzioni della minestra. Delle terrine piene come fanno _i paesani_. Oretta voleva il vino nelle caraffe, ma l'avvocato sostenne il diritto nazionale del fiasco classico: e Melai appoggio quest'opinione col ricordo di quando si faceva baldoria a Torino. Pranzo, diremo cosi, non piu di etichetta, ma altamente nazionale. La gallina padovana non aveva serbato rancore, ma aveva ricamato di stelle lucenti il suo brodo; dove i cappelletti nuotavano in una corpulenza patriarcale. La signora sostenne modestamente la superiorita della manifattura casalinga dei cappelletti su quelli dell'industria meccanica. Ma io sostenni l'industria sua particolare, personale, delle sue gentili mani. La mia futura suocera mi voleva soffocare di cappelletti. Anche le manine di Oretta vi hanno contribuito, e speriamo non le manacce di Lisa. Povera Oretta! Il suo modo di tenere coltello e forchetta lascia molto, ma molto a desiderare. Madama Caramella, poi, e quasi indecente. Non stava a lei a dire sempre: "Una bonta!" "Oh, cari voi, io faccio con le mani". -- Ecco, signora -- dissi io -- una cosa che e permessa. Si, la questione e ancora in discussione se il pollo _a la broche_ si possa o non si possa mangiare con le mani. La regina d'Inghilterra la prima cosa che fece quando sali al trono, fu di mangiare il pollo con le mani, e l'autorita dell'Inghilterra in questa materia e molto rispettabile. Venne poi una _charlotte_ di albicocche, fatica speciale di madama Caramella. Vennero i miei _fondants_ e il mio _champagne_. Ci congratulammo reciprocamente; ma con tutto questo, il pranzo non fu allegro. Ad un certo punto Melai ammutoli; guardo attorno con occhio strano; disse: -- Eppure e cosi! -- Che cosa? -- domando l'avvocato. E Melai allora parlo. XXV. -- COSE EROICHE. Melai comincio: -- Sedendo su questa poltrona, mangiando queste buone cose, bevendo questo vino cosi buono.... (era il mio _champagne_). -- Le pare un sogno. E mo' vero? -- interruppe madama Caramella. -- Poverini, poverini, poverini! L'avvocato ammoni la sua signora che e sconveniente chiamare gli eroi "poverini". Ma Melai fece un gesto come per allontanare quella parola _eroi_; e poi disse: -- Mi pare di perdere l'anima che io avevo lassu. Capi che noi non capivamo, e disse: -- Lassu, vicino alla morte, si acquista un'altra anima. Si ha la sensazione che nel mondo non c'e nulla. Se anche avessi cento milioni, non avrei nulla! Si sente la rinuncia di tutto, anche alla giovinezza, anche all'amore. -- Oh, e terribile! -- disse l'avvocato. -- No, e piacevole -- disse Melai. -- Si diventa come i frati che hanno rinunciato a tutto. Eppure si possiede tutto, perche si sente l'anima. Sara forse perche io ero sul Cadore, una zona relativamente tranquilla. Lassu, sul Cadore, luce, selve odorose, monti, neve, orizzonti divini. Lassu a quelle altezze -- io non so come -- trovavo da per me certe idee che credevo non esistessero se non nei sogni dei poeti. Sanno che ciccavo lassu? Ho imparato a mordere tutte le erbe amare dei monti. Di notte attendevo il sole; quando c'era il sole, attendevo le stelle. Non ho mai avuto la sensazione della meraviglia del giorno, come lassu. Il sole e le stelle rotavano insieme come una giostra. Che cosa meravigliosa il giorno! Non ve ne siete mai accorti che e una cosa meravigliosa il giorno? Un verso di Dante mi nasceva in mente e bagnava l'anima: _l'ora del tempo e la dolce stagione._ Lo ciccavo anche quello come le erbe amare. Mi pareva che ogni mattina al sorger del sole, Iddio lavasse, in silenzio, la terra insanguinata. Fisicamente ero immondo, puzzavo. Ma dentro sentivo una gran purita, sentivo la gioia del cuore che batte. Se si muore, si muore bene. Domandai io allora: -- Molte bestioline e vero, lassu? -- Oh, si, tante! Io portavo la testa rasa come i frati. Eppure, veda stranezza! Avevo con me questo tubetto di profumo, e mi dava la sensazione di cose pulite, un'ebbrezza quasi sensuale. Eccolo! Guardo. -- Oh! Fornito da noi! Nostra fabbricazione. (Che caro giovane!) -- Certo -- continuo Melai -- bisognerebbe non ritornare in Italia! Sanno che io nei primi giorni avevo la nostalgia dei tremila metri? A Torino, a Milano, caffe aperti, cinematografi aperti, la luce elettrica, la gente che vi guarda con occhi strani. Batte le mani, guarda con curiosita. Non sanno che andiamo a morire? Gli amici vi riconoscono e dicono: "Oh, chi si vede!" Come dire: "Non sei ancora morto?" No, il paese non sente la guerra! Quegli altri si, la sentono! Anche il nostro soldato non sente la guerra; si batte bene, muore; ma per lui la guerra e _disgrazia_. Chi sa? Forse per questo siamo eroi. Ma i giornali questo non l'han detto. -- Ma non interessano i giornali? -- domando l'avvocato. -- Non interessano. -- E chi vincera la guerra? -- Non interessa! Interessa a chi poi scrivera la storia; a chi, dopo, dividera la terra; ma a chi deve morire non interessa. -- Ma la patria? ma la gloria? -- domando l'avvocato. -- Si, certo -- disse Melai. -- Ma non so perche: tutti quelli che sentono la patria o la gloria se li porta via la morte. Sono come dei predestinati. Madama Caramella era con la gola aperta, come avesse dentro una domanda che voleva venir fuori. E venne fuori. -- Fanno molta paura i morti? -- Molta paura? No. Un po' di notte che sembrano guardare la luna, ma paura, no. Sono morti. Un po' di puzzo. -- Cosi che lei non avrebbe paura -- domandai io -- ad ammazzare una persona. -- Perche dovrei aver paura? -- Ma non siamo tutti cristiani? -- usci dalla bocca aperta di madama Caramella. -- Si dice: ma nella guerra si domanda la mia pelle, e io gli domando la sua. Soltanto una volta Melai aveva provato un certo senso.... Lo preghiamo di raccontare. Racconto. -- C'erano, lassu, in una villetta due signorine molto gentili, che erano rimaste sole: parlavano veneto con grazia, accoglievano a trattenimento i nostri ufficiali. Una notte, il capitano scopri che dalla villetta partivano segnalazioni. Non c'era dubbio: le signorine avevano gli apparecchi in casa. Del resto la sorella maggiore ha confessato, e si e presa la responsabilita anche per la piu piccola. -- Ed e stata messa in prigione? -- domando Oretta. -- No, la abbiamo fucilata. Oretta guarda smarrita Melai. Lo guardiamo anche noi. Melai sorride: -- E come si fa? Silenzio. -- Ed e morta? -- Eh, gia. -- E come e morta? -- Molto bene: avanzo, grido: "Franz Joseph, Urra! Urra!". Caduta, pareva una rondine. Silenzio. Oretta trema; l'avvocato aveva il sigaro spento. In quel punto nel silenzio della campagna si senti _tin tin_, dolcemente. Era l'Ave Maria. Oretta fece il segno della croce. Quasi ci segnavamo anche noi. * Abbiamo accompagnato Melai al tram per la partenza definitiva. La signora mia suocera lo ha avvertito che in fondo alle calze trovera la sorpresa di una caramella. Io gli ho detto affettuosamente: -- Lei, signor Melai, e un po' alto di statura. Veda di non sporgere con la testa. E se mi permette, eviti le azioni cavalleresche. Io, intanto, le mandero della polvere di nostra creazione contro le bestioline. Il ritorno fu molto eloquente fra me e l'avvocato; monosillabico con la signorina Oretta. -- Si ha da vedere -- dice l'avvocato -- dopo tanti anni che e stato fabbricato il mondo, dopo Grozio, dopo Alberigo Gentile, che gli uomini si devano scannare, massacrare! Chi l'avrebbe mai detto? -- Qualche cosa, pero, si capiva -- dico io. -- Mi ricordo dell'esposizione di Milano, nel 1906. Qui c'era il padiglione della Francia: era l'arte _de se deshabiller_. Di fronte c'era il padiglione della Germania. Bene, sa lei che cosa ci avevan messo all'ingresso principale? Due bocche di cannone. "Ohi la!" mi ricordo che ho detto. E l'anno scorso, un commesso di una casa di Lipsia mi diceva: "Fate buoni acquisti, signor Sconer, perche quando nostro imperatore dara il segnale, la Germania si muovera come un serpente d'acciaio". Cosa vuole? Non avevano piu soldi, e l'imperatore ha detto: "Ragazzi miei, perche volete rubare in casa del vostro buon papa? Andiamo a rubare in casa degli altri". E stata una festa per tutti i partiti. Se la va, la va! La guerra e un affare. -- Ah, -- esclama forte madama Caramella-e perche non c'e piu religione. -- Brava! -- dico io. -- Quello che diciamo noi a Milano: _non c'e piu religione._ Ma ecco che l'avvocato _da fuori da matto_, e dice: -- Se non ci fosse quest'angioletto, andrei a farmi ammazzare anch'io. Allora l'angioletto _da fuori da matta_ anche lei, e dice: -- No, papa! no, papa, anche tu. -- Ma ci sara bene la Divina Provvidenza! -- dice ancora madama Caramella. -- Gia, ma non si muove -- le dico io. -- Ma sa, avvocato, che ora abbiam fatto? Oramai e mezzanotte. E domattina devo essere a Genova. Parto con l'automobile. * Mentre lo _chauffeur_ metteva in ordine la macchina, l'avvocato diceva: -- Guarda che luna! Gli alberelli, fermi nella luna, parevano d'argento. -- E pensare, in una notte cosi serena, quella povera Francia, quel povero Belgio.... -- E anche questa povera Italia, caro avvocato -- dico io --, perche non si sa mai! -- Ma tu -- dissi allo _chauffeur_ -- non guardare la luna e non pensare al Belgio, perche vogliamo arrivare a Genova: e non a Vega, o in fondo a qualche burrone. XXVI. -- UNO SPETTACOLO INDECENTE. L'affare di Genova si presentava eccellente ma alquanto complicato. Si trattava di riscattare subito una polizza di pegno di oggetti preziosi. La mia lungimirante pupilla prevedeva, che l'impiego di capitali in brillanti ed in perle, in questo precipitare dei valori cartacei, sarebbe stato un ottimo investimento; e nel tempo stesso mi procuravo doni nuziali, degni di me. A Milano (perche ho dovuto andare anche a Milano a consultare il mio legale), sgradevole sorpresa: Biagino, il mio _chauffeur_, chiamato sotto le armi. Peccato, un bravo ragazzo! Rubava su la benzina e su le gomme in modo del tutto soddisfacente. Altra sorpresa sgradevole: tornando un giorno a casa mia, quattro soldatini feriti, allineati contro il muro al passaggio della mia automobile, levarono le stampelle contro di me, dicendo: _Managgia li cani!_ Si capiva che erano romani, ma anche che i tempi si fanno climaterici. Smettiamo l'automobile! Sinceramente, fui molto felice quando potei commutare nei gioielli gli assegni bancari che avevo preso con me quando mi recai la prima volta a P*** per comperare la contessina dalla chioma d'oro. "Ebbene, compreremo invece Oretta dalla chioma bruna". Quei gioielli erano bellissimi. V'era tra essi una collana di perle di un oriente perfetto che rappresentava da sola un valore non troppo inferiore al totale della somma da me impiegata. "Gran Dio -- dicevo tra me -- quando io faccio vedere questo spettacolo a madama Caramella, essa e capace di commettere delle sciocchezze personali. Ebbene no, signora. Si tratta di un semplice regalo di nozze". E voglio vedere se gli occhi di Oretta si fisseranno con indifferenza su queste gioie degne di una principessa di casa regnante. "Via, signorina, che il tempo delle violette mammole e trascorso, e alle rose convengono si fatti ornamenti". Ebbene, quello che e successo appartiene al numero dei fatti inauditi, fantastici: direi cinematografici. Io ne ho segnata la data memorabile: venerdi, sette giugno, ore undici e mezzo del mattino. * Ma procediamo con ordine. Ero tornato da Genova a P*** col treno, dopo un viaggio disastroso; accaldato, assonnato, perche quando si porta con se una borsetta di simile valore non e il caso di addormentarsi. Pensavo con piacere a Lisetta: "appena arrivato, faccio levare due secchi d'acqua, di quell'acqua gelida dal fondo del pozzo". Ne sentivo in fantasia la sferzata dolce e ristoratrice. "Presto, Lisetta! Il mio pijama e questi due marenghi per voi: uno per secchio". Godevo a questo fresco pensiero. Appena sceso a P***, ho preso una carrozzella e, con la mia borsetta in mano, mi sono fatto condurre al mio _chalet_. Il cavallo andava assai piano, ma non importa. Appena fuori della porta, l'aria della campagna comincio a ventilare. V'era l'odore fresco del trifoglio rosso nei campi, v'era l'odore caldo delle spighe, mature ormai; v'erano i grappoli bianchi delle acacie. "La natura -- pensavo -- e sostanzialmente profumiera come me". Ma il cavallo andava assai piano, tanto che apersi la busta di un biglietto che mi giaceva in tasca. Era del mio meccanico e diceva: "Se torno, riprendero servizio presso di lei, se non torno, diro: Viva l'Italia". "Ma che bravo ragazzo! Siamo tutti patriotti, adesso. Speriamo che ogni cosa vada a finir bene, e allora faremo belle gite per queste colline idilliche, con la signora Oretta, e forse con l'erede, a cui presenteremo il mondo sotto il suo aspetto piu simpatico". Ma quando fummo al piede della salita, il cavallo si rifiuto di salire. -- Queste povere bestie -- disse il vetturale -- non mangiano piu biada e non hanno piu forza. -- Ebbene -- risposi, -- faremo quest'ultimo tratto a piedi. Sono sceso e, con la mia borsetta in mano, mi sono avviato verso lo _chalet_. Ma che cosa videro sotto la pergola le mie esterrefatte pupille? E lui o non e lui? Era Melai. Ma non era partito? Se era lui, evidentemente non era partito. Ho avuto una specie di turbamento premonitore. Melai si intravedeva, sotto la pergola, pacificamente seduto su la poltrona di vimini. Fumava beato una sigaretta e spingeva le spire del fumo verso il cielo. Ma non era solo. Oretta era in piedi davanti a lui. E papa? e mama? Nessuno! Nessuno, fuor che cane Leone, addormentato. Fin qui nulla di eccezionalmente grave; ma io avevo la percezione che stava per succedere qualche cosa di grave; percio, quasi senza volerlo, mi trovai giu nel fosso e guardavo attraverso la siepe quello che stava succedendo sotto la pergola. La scena era muta ma si capiva lo stesso. Gli occhi di Melai erano imbambolati nella contemplazione di Oretta; ed io sentivo che i miei occhi diventavano feroci. Ad un tratto la manina di Oretta si mosse, prese dalla scatola, che era sul tavolino di vimini, un cioccolatino: lo spoglio dolcemente, allungo la manina. La bocca di Melai era anche essa imbambolata. Butto via la sigaretta, e la signorina gli insinuo il cioccolatino nella bocca. E seguito. "Ma che confidenze son queste? Ma questo e un male ereditario! Ma quella scatola e la mia scatola, quei cioccolatini sono i miei cioccolatini!". Melai teneva ora chiusi gli occhi come alla prima comunione. "Ah, e questa la rinuncia, o impostore?" esclamai. "Ma qui succede qualche cosa di molto piu grave". Ad un tratto, cosa vedo? Vedo la signorina Oretta che si accosta anche piu verso di lui; allunga la mano, e immerge la mano dentro i capelli di lui. La mano passava e ripassava come se pettinasse: "la dama pettinava il damigello". Lui andava indietro con la fronte e si lasciava pettinare. Era uno spettacolo grandioso: muto. Ma io sentivo fischiarmi le orecchie. Mi parve ad un tratto che nella campagna ci fossero come nascosti dei piccoli genietti che accompagnassero quella scena con i violini. Forse erano le cicale. Poi, non so, o era il sole che si moveva sotto la pergola, o erano i miei occhi esterrefatti, ma le due figure si spostavano stranamente. Oretta si piegava sempre di piu, o si lasciava piegare; le pupille loro si avvicinarono; i due volti si confusero, e allora non si mossero piu. Ma questo evidentemente e un bacio! La musica dei genietti si fermo, e anche il sole si fermo. Non so per quanto tempo Melai e Oretta rimasero cosi, perche io ero oramai paralizzato in fondo al fosso. Mi riscossi un po' per volta, e dicevo: "Ma si baciano sempre! Brava, signorina Oretta, e congratulazioni anche a lei, signor Melai, congratulazioni! Ah, un bel santo!" Volevo apparire dicendo cosi, ma non potei, perche, d'improvviso, cane Leone si desto; latro con rabbia, latro con ferocia: lo vidi, con la gola spalancata e tutta la pelliccia furibonda, balzare verso di me. Mi sono trovato nel mio _chalet_, sporco come un mostro. Per fortuna avevo ancora con me la mia borsetta. XXVII. -- MI ADIRO PER LA PRIMA VOLTA. Soltanto quando mi trovai nel mio _chalet_, e lo specchio mi rimando la mia figura deformata e sudicia, ebbi la completa sensazione del mio dolore. Io ruggivo: "Infame! Santarellina! _Mamz'elle Nitouche!_ Tira via, non c'e papa! Ah, e timida, dice papa". L'edificio da me costruito con tanta cura, dispendio di tempo e -- diciamo pure -- di denaro, era crollato. E volendo essere esatti, bisogna dire: "seguitava a crollare". Una ragazzina minorenne, davanti alla quale io, con suprema delicatezza, mi sono trattenuto sempre dal proferire le parole sacramentali: "Signorina, io vi amo" dare dei baci cosi! baci di donna provetta. Ah, falsa minorenne! Forse non esistono piu minorenni. Probabilmente mentre io mi spazzolavo il vestito, essi seguitavano ancora a baciarsi; e allora dovetti constatare che io soffrivo. Infatti avevo gli occhi fuori della testa. E piu forse del bacio, mi faceva fremere la visione degli atti preparatori del medesimo, quando lei pettinava lui cosi dolcemente con la mano; quando lei gli insinuava nella bocca i miei cioccolatini. Cosi! Faceva cosi! E feci a me stesso l'atto di insinuarmi in bocca i cioccolatini col rosolio. "Tu soffri realmente, Ginetto Sconer, tu soffri!" Il sapore di quella fanciulla, che dovevo gustare io, se lo e invece gustato Melai. Guai se io fossi un uomo sanguinario come usa adesso! A quest'ora sotto quella pergola esisterebbero due cadaveri. * La mattina seguente stavo un po' meglio, ma non cosi che, quando venne Lisetta per rassettare le camere, io non dicessi: -- Ah, belle cose, belle cose che succedono in questa casa! Congratulazioni, molte congratulazioni con la vostra padroncina. -- Perche, signore? -- mi domando Lisetta. -- Voi non sapete forse quello che ieri e successo verso quest'ora, la, sotto la pergola? E raccontai quello che avevo veduto: -- Uno spettacolo indecente. Non saprei dire per quanto tempo ha seguitato a pettinarlo. -- Capira, signore, che finche lo pettina lei, non lo pettina la morte. Faceva cosi tutte le mattine nei giorni che lei e stato via. -- Voi dite? Ella diceva cosi. -- Ma quella sera che io sono partito, e partito anche lui! Allora era una falsa partenza. -- Non so, signore -- disse Lisetta --, ma io credo che abbia ottenuto una proroga per affari di famiglia. -- Ah, li chiamate affari di famiglia? Ah, un bell'ordine nell'esercito! -- La mattina dopo che lei e partito, signore, lo abbiamo visto comparire ancora qui, e la padrona gli ha fatto tanta festa. -- Allora sua madre sapeva tutto. -- Io credo di si. -- E anche lui, il padre? -- Oh, lui sa sempre le cose per ultimo. -- Ma questo amore come e nato? -- Chi lo sa, signore? L'amore nasce cosi! -- Ma come "cosi"? Cosi sotto la pergola? -- Tutto puo darsi, anche sotto la pergola. -- Ma voi Lisetta, che sapevate le mie intenzioni, voi che vedevate che io ero assente, perche non siete corsa ai ripari? -- Ah, signore -- esclamo Lisetta mortificata -- io ho fatto quello che potevo fare; e appena ho potuto, ho parlato alla signorina. -- Ebbene? -- Io non glielo volevo dire, signore, per non darle dispiacere. -- Vi autorizzo a parlare. -- Ebbene, gia che lo vuol sapere, la signorina ha detto: "Taci, taci Lisetta! Io sposare un uomo cosi grosso e rosso che potrebbe essere mio padre?". -- Cosi ha detto? Inaudito! -- Precise parole. -- Ma voi dovevate insistere: "un uomo che sa quel che dice, che sa quel che vuole, che conta qualche cosa nel mondo". -- L'ho detto, signore. -- E lei? -- Lei? Lei ha detto: "con tutte quelle sciocchezze che dice, che fa venire il latte ai ginocchi". -- Idiota fanciulla! Dovevate dirle che io ero d'accordo con suo padre. -- Anche questo ho detto. -- E vi ha risposto? -- Che piuttosto che sposare un parrucchiere, fosse anche coperto d'oro, si butterebbe giu dal campanile di San Fulgenzio, che e il piu alto della citta. -- Ma e pazza quella fanciulla! -- E innamorata, signore! Lisetta tacque, e anch'io. Ma quelle parole atroci riferite da Lisetta mi fischiavano alle orecchie. Io parrucchiere? Io sono un costruttore della bellezza, e anche di civilta, perche chi usa i miei prodotti e educato e civile. Sentivo in me un'auto-intossicazione di furore. -- Io tirero le orecchie a quel signore -- dissi. -- Non lo faccia, per carita -- disse Lisetta. -- Tutti quelli che sono stati in guerra hanno preso lo spirito sanguinario. -- Credete forse che io abbia paura? -- Oh, no, signore: ma dico che e un momento succedere una disgrazia. -- Io, del resto, non voglio fare tragedie, ma gli parlero ad ogni modo e gli diro il fatto mio: "Ah, lei, bel giovane, che contemplava le stelle. Lei preferisce pero contemplare qualche altra cosa sotto la pergola. Congratulazioni!" Oh, gli diro questo ed altro. -- E impossibile perche e partito. -- Non ci credo, perche doveva gia essere partito tante volte. Sara partito provvisoriamente. -- No, definitivamente. -- Allora gli scrivero: "Ah, falso sentimentale! Le piacciono invece le cose di questo basso mondo, compresi i miei cioccolatini". E, quella infelice, preferisce uno sbarbatello, che oggi c'e e domani non c'e, a me che nel mondo conto per qualche cosa. "Dico sciocchezze", io! "Un uomo grosso e rosso", io! -- Lei e un uomo che puo dare soddisfazione a qualunque donna. -- Voi avete proferito una grande verita. Ma voi non sapete tutto. Sapete perche io sono andato a Genova? Questo, vedete, e il terribile! Io sono andato a posta a Genova per comperare il regalo di nozze. E proprio mentre io comperavo i gioielli piu rari, ero tradito. -- Oh, povero signore! Ma davvero proprio? -- Dubitereste forse di quello che io dico? Venite qui, venite qui, Lisetta. Guardate. Guardate, tanto per avere un'idea di chi sono io. Questo era il regalo di nozze. La ho condotta nella mia stanza e ho aperto la borsetta. -- Maria santissima! Spavento! -- Guardate soltanto questa collana. Per darvene un'idea, neppure la regina ne ha una cosi. Allungo il dito per toccarla. -- Voi dovete sentire il peso. -- E sono perle vere? -- Vere? Vero oriente. Mica scaramazze. -- E costano tanto? -- Come voi, come lei, come lui, come tutta questa catapecchia, con l'avvocato e sua moglie compresa. Si, si, pigliate pure. Gia tanto io me ne andro di qui. Quelle forbicette, quella cipria. Anche quella pompetta dell'acqua d'odore, se vi fa voglia. E le permisi di saccheggiare la mia toletta. * Scesi in giardino perche sentivo che avevo gli occhi feroci, e la mia fisonomia era in disordine. Non vedevo piu niente. Ma quando ho visto i gattini di Oretta che immergevano la linguetta rossa nel latte bianco, attorno alla ciotola, ho dato un calcio formidabile: due gattini sono saltati in volata sopra la siepe. XXVIII. -- DIVENTO QUASI FILOSOFO E ANCHE POETA. Quel giorno mi sono eccitato; ma poi dopo mi sono calmato. Pero dentro mi e rimasta una sensazione amara e disgustevole. Eccola la, la impudica fanciulla! Io la vedevo dalla finestra del mio _chalet_, sotto la pergola, che lavorava, e c'era ai suoi piedi quell'abbominevole cane Leone. Chi avrebbe mai imaginato che colei fosse stata capace di dare dei baci cosi? di fare delle carezze cosi? Una fanciulla ancor minorenne! "No, signorina! voi eravate una falsa minorenne, un surrogato del giglio. Voi avete sorpreso la mia buona fede". Io rivolgevo mentalmente queste parole dalla mia finestra alla signorina Oretta quando mi accorsi che nel mio giardino c'erano dei gigli. Come erano nati? Probabilmente erano gia nati, e si erano dischiusi senza che io me ne avvedessi. Cosi forse e avvenuto di Oretta: si e dischiusa sotto l'amore. Le donne di Lionello si dischiudono d'estate e d'inverno; ma lo spettacolo naturale e piu bello. Se non che dovevo essere io a dischiudere, signor Melai. Io, non voi! Voi avete requisita la mia proprieta! Era la gelosia. Che spaventoso sentimento! Agisce da pompa aspirante al cuore e porta via tutto il sangue, tutta la proprieta. Voi non avete piu la vostra proprieta. Si! Eccola la, ma non e piu vostra: e di un altro. La proprieta di una donna non e come quella della mia palazzina. Non c'e altra abbondanza che di donne, ma che importa? E quella donna! Con quel ricamo della bocca, con quel sorriso, con quel sapore non ce n'e che una. Perche, Oretta, non hai fatto le carezze a me? Perche non hai pettinato, cosi, cosi i miei capelli? Mentre io facevo cosi e cosi, mi accorsi che questa operazione non si poteva compiere troppo bene, perche i miei capelli sono alquanto incatramati dalla pomatina. Ritrassi infatti la mano profumata bensi; ma appiccicata. Posso convenire che i capelli di Melai si prestano meglio a questa operazione. Ma cio non toglie che voi, signor Melai, abbiate requisita la mia proprieta. La quale si lascio requisire. E allora mi ritornarono alla mente quelle abbominevoli parole di lei: "Un uomo grosso e rosso...!". Ah, signorina Oretta! Un uomo grosso e rosso, io? "La vostra opinione, signorina -- la apostrofai dalla finestra -- e errata! Io sono io! Non saro un ragno, vestito in grigio-verde; ma io sono un uomo _in gamba_ e che conta qualche cosa nel mondo; e il vostro Melai e uno che oggi c'e, e domani non c'e. E voi, signorina? Io vi credevo capace, non solo di pudore, ma anche di comprendere il vantaggio della posizione eccezionale che io vi offrivo. Questa poesia di tipo superiore voi non la avete capita. Tal sia di voi". * Stavo ravviando col pettine i capelli disordinati, quando entro la Lisetta. -- Vi pare, Lisetta, che io sia grosso e rosso? I capelli rossi! No, rossi: tizianeschi. Lasciate, lasciate passare un po' di tempo, e poi vedrete che la vecchia e la giovane avranno a pentirsi amaramente. -- Forse lei, signore, ha ragione -- disse Lisetta. -- Sapesse adesso la mia padroncina quanto soffre da quando lui e partito. Non dorme piu, non mangia piu; e diventata pallida. -- Questa notizia -- dico io -- mi fa piacere. Prenda il papavero! Oh, non capita mica tutti i giorni ad una povera provinciale di trovare un marito con centomila lire di regali in soli gioielli, oltre il resto. -- Poverina! Sara calata, da quando lui e partito, di tre buoni chili.... -- Un chilo al giorno, -- dico io. -- Adesso si che non digerisce piu bene! -- Prenda la cascara sagrada, -- dico io. -- Prega tutto il giorno perche il Signore lo faccia salvo. -- Ditele che faccia anche un altro voto: di non uscire di casa il sabato, cosi sono due giorni, venerdi e sabato. -- Ma lei e ben cattivo, signore! -- Pretendereste forse che io fossi buono con chi mi ha fatto del male? XXIX. -- L'INUTILITA DELLA MIA SAGGIA ELOQUENZA. Io non avrei avuto questa conferenza con la signorina Oretta, se la persistenza di lei sotto la pergola non avesse eccitato sempre piu la mia indignazione. E d'altra parte il mio amor proprio oltraggiato domandava qualche riparazione. Ella si stava mattina e sera, sola soletta, sotto la pergola, curva a lavorare; con cane Leone, immobile ai suoi piedi. Deliberato il colloquio, feci una _toilette_ come per una visita di condoglianza. Infilai un paio di guanti e mi inoltrai per il vialetto. Il mio passo scricchiolante su la ghiaia fece voltare la testa ad Oretta. Cane Leone -- maledetto sempre -- era anche lui tetro: non volto la testa, non latro: ma si limito a mostrarmi i suoi denti. -- Buon giorno, signorina Oretta -- dissi. -- Io sono dolente di non aver potuto salutare ancora una volta il signor Melai, tanto caro e simpatico giovane. -- E partito. -- Definitivamente, lo so. (Silenzio). -- Permette, signorina, che io mi sieda? -- Ma la prego. ("E anche lei permette, e vero?" -- dissi con lo sguardo a cane Leone). Mi sono seduto su la poltroncina di vimini, dove sedeva Melai. -- Permette anche, signorina Oretta, che le parli? -- Ma la prego. Ella stava sempre con la testa in giu, sul ricamo. Ed io allora ho iniziato verso la signorina Oretta un discorso patetico e insieme persuasivo: -- Signorina Oretta -- cominciai --, le parlero, come dire? non poeticamente ma praticamente: prima di venerdi sette giugno, ore undici e mezzo del mattino, io vivevo nel convincimento che ella non avesse mai varcato la frontiera, come dire? dell'Amore. Anzi credevo che ella ne ignorasse persino l'esistenza: per conseguenza, io, da quel perfetto _gentleman_ che mi onoro di essere, mi sono mantenuto verso di lei sempre in un decoroso riserbo. Ho l'onore di essere ascoltato, e vero, signorina? La signorina Oretta non disse nulla ed io proseguii: -- Ma la mattina di venerdi sette giugno, alle ore undici e mezzo, reduce appunto da un mio viaggio a Genova, che ha, se permette, qualche relazione con quanto sono per dirle, ho dovuto constatare, in modo -- la prego di credere -- del tutto casuale ma irrefragabile, che lei sotto questo _berso_ era gia a conoscenza, per non dire in possesso, del territorio d'Amore. Specifico: e stato cosi e cosi.... Mentre io specificavo, credevo di essere interrotto: ma non fu cosi. Credevo che il suo volto arrossisse. Ma niente di tutto questo. Finii allora di specificare. Ella si irrigidi. -- Sono dolente -- dissi -- che il signor Melai sia partito, perche gli volevo, oh non gia fare scene tragiche, ma cosi, semplicemente dire: "Congratulazioni, signor Melai, congratulazioni sincere! Constatiamo che lei, dopo avere proclamato la vanita delle cose di questo mondo, e ritornato sopra la sua opinione; e che, dopo avere contemplato la luna e le stelle, ha trovato che e piacevole anche abbassare gli occhi sopra un amabile volto. Congratulazioni!". La signorina Oretta comincio a capire il mio significativo linguaggio e si scosse; ma io proseguii: -- E congratulazioni anche con lei, che ha saputo chiamare quel giovane ad una valutazione piu esatta dei beni terreni. Questa cosa ha fatto piacere a lui, per quanto abbia fatto dispiacere a me. Ma niente di male, signorina! Li per li, confesso, la cosa mi ha prodotto una certa impressione, direi sfavorevole al di lei confronto; ma poi ci ho pensato, e ho trovato che la cosa, o con l'intervento del signor Melai o con l'intervento di un altro, doveva succedere, o in quel giorno o piu tardi. Avrei desiderato col mio intervento,... ma non e questo l'argomento dell'attuale colloquio. Quello che mi premeva di significare, e che la mia attenzione si era posata con benevolenza sopra di lei: tanto e vero che mi ero permesso qualche _avance_ di matrimonio col di lei genitore, e ne avevo avuto buoni affidamenti. Ma io le diro di piu: il mio viaggio a Genova era avvenuto per acquistare l'omaggio di alcune bazzecole decorative, le quali non sono sdegnate anche dalle piu rigide virtu. Senonche la mattina del sette giugno ho assistito all'assalto della di lei virtu. Questo spettacolo, creda, non era nel programma del mio viaggio! Ma badi: io non discuto in questo momento la preferenza data al signor Melai: Melai le e simpatico, e percio io devo essere antipatico. Il mio orgoglio d'uomo e rimasto ferito. A lei non importa, lo so. Semplicemente mi sorprende che in una signorina, come e lei, che io avevo prescelto specialmente per le sue qualita di equilibrio mentale, abbia potuto aver luogo un fenomeno cosi folgorante di passione, diciamo cosi, irrazionale. "No! parlo piano -- dissi a cane Leone che stava attento: -- parlo piano come e mia abitudine: piano, ma energico e preciso". E attesi una risposta. Allora la signorina Oretta mosse le labbra, e venne fuori questa risposta: -- Noi ci conoscevamo da prima. -- Ecco un particolare del tutto ignorato -- dissi. -- Con cio ella vuole significare che esisteva un diritto di prelazione in favore del signor Melai.... Fece cenno di si. -- Il mio cuore sanguina; ma l'onore e salvo! La signorina Oretta ebbe allora un sussulto: con la mano frugo, trasse una lettera: me la offri. -- Signorina -- dissi -- ella vuole offrire la documentazione di quanto asserisce verbalmente; ma non importa, la prego. Ma ella insistette. -- Ebbene, quando ella insiste.... Allora io estrassi dalla busta la lettera, apersi il foglio, e lessi le cose seguenti: _"Signorina, mi chiamo Marco Melai; sono caporale nel 6o Battaglione Cividale. Ho ventidue anni e mi trovo in guerra dal 5 ottobre 1915. Sono stato gia ferito una volta. Mio padre e colonnello; la mia povera mamma non c'e piu in questo mondo. Credo che questa presentazione sia bastevole. Dove mi trovo? Sui monti. A lei indovinare. Vuole diventare la madrina dei miei alpini? La assicuro che sono giovani forti, buoni e valorosi. Non spetterebbe forse a me il dirlo, ma la verita non sta mai male"._ Rimisi la lettera nella busta, e gliela restituii con bel garbo. Ella la ripose nel non voluminoso archivio del suo seno. -- Ma mi permetta, signorina -- ripresi: -- dallo stile di questa lettera sembra che questo signore non conoscesse lei di persona. Oretta rispose: -- E nemmeno io conosceva lui. -- Sarebbe indiscrezione domandare qualche schiarimento in proposito? -- L'anno scorso -- disse allora Oretta -- io ero ancora a scuola, quando la signora direttrice ci ha invitate a dare qualche libro di lettura per i soldati.... Io allora ho dato le _Mie Prigioni_ di Silvio Pellico, dove c'era scritto, sul frontespizio, il mio nome.... -- E probabilmente anche l'indirizzo.... -- Si, signore. E allora una mattina, ecco che viene il postino, e mi consegna questa lettera qui.... -- Signorina, la prego: si calmi. E appena ricevuta questa lettera, lei ha risposto.... -- L'ho fatta vedere.... -- A papa! -- No, a mama. -- E mama ha detto? -- Di rispondere con due parole gentili. -- E lei, naturalmente, ha risposto. -- Si, signore. -- E lui ha continuato a rispondere.... -- Si, signore. Dopo io l'ho conosciuto qui all'ospedale, dove andavo con mama. Una volta, andando all'ospedale, io avevo una rosa con me.... -- E lui gliel'ha chiesta. -- Si, signore. -- E lei gliel'ha data. -- Si, signore. -- E mama era presente? -- Si, signore. (Ho capito: la rosa era diventata un rosaio). -- Permette ora una domanda? Lei vuol bene a suo papa oltre che a mama, e vero? Mi guardo stupefatta. -- Suo papa e un uomo serio, un uomo positivo. Egli sa che le rose fioriscono in maggio, ma dopo viene l'inverno. Il suo sguardo vede soltanto la primavera, ma il nostro e piu lungimirante e si estende in tutto l'orizzonte della vita. Crede lei, signorina, che il di lei babbo sara contento quando sapra che lei ha legato il suo destino a quello di un soldato? -- Allievo ufficiale, signore! -- Sia pure _allievo ufficiale_.... Io volevo dire _allievo cadavere_, ma me ne astenni; i due laghi alpini si venivano velando, e il mio primo sentimento fu di estrarre dalla tasca il mio fazzoletto, e passarlo su quel visino. Pero provavo piacere a vederla soffrire. -- Ma sono queste anime pure -- esclamo d'un tratto -- che si sacrificano oggi cosi. La signorina Oretta proferi queste parole con notevole eccitazione, e in quella circostanza io potei constatare l'agitarsi di quel seno, che fino a quel giorno brillava per la sua assenza. -- Signorina -- risposi -- condivido i suoi nobili sentimenti; pero se lei volesse ritornare sopra le sue deliberazioni, se vuol dimandarne una dilazione nella risposta, per conto mio sarei disposto a considerare come non avvenuto il fenomeno apparso sotto questo _berso_, la mattina del sette giugno. Ma la risposta fu improvvisa e non quale la mia generosita meritava. -- Signore -- mi disse -- io ho fatto quello che dovevo fare secondo il mio cuore. Se lui tornera, ci sposeremo. Se no, sara quello che Dio vorra. Lei diceva queste parole per conto suo, e due lagrime intanto, emissarie dei due laghi alpini, scendevano per conto loro giu per le gote. -- Quando e cosi, basta, signorina, basta! Quello che lei ha fatto e sentimentale, ma non e pratico -- dissi presentandole la mano guantata. Mi sono alzato e mi sono inchinato. * La signorina Oretta non poteva dichiarare in modo piu esplicito di avere abbandonato tutte le sue riserve al prestito nazionale per la guerra. Tuttavia e un fatto che le donne hanno la tendenza a dare il loro voto agli uomini di tipo sanguinario. Non mi parve dovere esporre la mia dignita a ulteriori insistenze. Prosegua, prosegua a piangere, signorina Oretta! Quando quel signore tornera, se tornera, non trovera che un naso, i capelli, e quattro ossi in croce della fu signorina Oretta. XXX. -- LA VENDETTA E IL CIBO DEGLI DEI. Seduto davanti allo _chalet_, io eseguivo una specie di bilancio consuntivo, quando un'ombra intercetto la luce, e si fermo davanti a me. Era madama Caramella. A quella vista sentii nascere in me un cosi concentrato furore che, per la prima volta, mi giudicai capace di una azione violenta. -- Buon giorno, cavaliere, -- mi dice con adorabile tranquillita. -- In settimana verra senza fallo l'imbianchino a pulire la cucina. -- L'imbianchino? Non occorre piu. -- Ma non viene la sua signora madre? -- No. E andata ad _Aix-les-Bains_. -- Oh, quanto mi dispiace! -- Anche a me. Silenzio. -- Mi pare di cattivo umore, cavaliere, -- dice madama Caramella. -- Io? Puo darsi. Ma lei invece, per quello che succede, mi pare di troppo buon umore. -- Qualche cattiva notizia nel bollettino della guerra? -- Nel bollettino della guerra? Non so: ma nel suo bollettino, si certo. -- Mio? -- Suo, si, di lei. Come? Non lo sa? Ma lei e entrata in guerra! Io ne sono ancora stupefatto: una donna come lei che non e piu una giovanetta, che fino a ieri aveva dato prova di equilibrio mentale, di senso della realta, decreta anche lei improvvisamente il salto nel vuoto; e finche lo fa lei il salto, poco male, ma ci spinge la sua figliuola e quel buon uomo di suo marito. Io credevo che lei volesse bene alla sua famiglia. Constato con piacere che madama Caramella e stupefatta alle mie parole. Madama Caramella mi domanda che cosa e successo. -- Lo domanda a me? Le sue vesti bruciano, e mi domanda che cosa succede? Lei lo deve sapere meglio di me. Non e lei che ha permesso a quel signor Melai di venir qui? -- Ma sono fidanzati. E naturale! -- Quanto a _naturale_, nessuno ne dubita. Anzi io le posso dire che tre giorni fa, alle ore undici e mezzo del mattino, tornando da Genova, ho assistito la, sotto quella pergola, ad una scena anche troppo naturale. Descrivo la scena, ma madama Caramella non stupisce, non arrossisce. Si limita ad osservare che un bacio tra fidanzati e una cosa che usa da molto tempo. -- Ma, e poi, scusi, cosa c'entra lei? -- Mi domanda cosa c'entro io? Arriveremo anche a questo punto. Intanto le faccio osservare che quello era un bacio speciale, come una _film_ di lungo metraggio, ai cui ultimi quadri io mi sono sottratto per ragioni di decoro personale. E lei poi si scandalizza per un po' di gambe che mostrano le ragazze a Milano! Ma lasciamola la! Questo fidanzamento e avvenuto col suo consenso? -- Sa lei forse -- domanda madama Caramella -- qualche cosa sul conto di Melai? Un giovane di famiglia onorata.... -- Non discuto affatto. -- Un giovane che ha sempre proceduto con la piu scrupolosa delicatezza, tanto e vero che la prima cosa fu di presentarsi a me con una lettera di suo padre. E d'altra parte domando e dico: ad un giovane che fa il suo dovere per la patria, ad un giovane ferito, all'ospedale, solo, poverino, che domandava di corrispondere con Oretta, potevo io dir di no? Ma se non ci aiutiamo fra noi, buoni, chi ci deve aiutare? -- E un'opinione rispettabile, ma non condivido. Il suo preciso dovere era invece, appena ella si accorse di quella passione, di troncare: taglio netto. Probabilmente anche lei, madama, si e lasciata sedurre dalla montura. -- Oh! -- Prego, si calmi. Osservi invece -- tanto per incidenza -- come e ridotta sua figlia. Pareva un fiorellino, e adesso e uno straccio. -- Ma bisogna bene soffrire qualche cosa in questo mondo.... -- Ma chi le ha dato da intendere questo? Madama Caramella guarda la mia calma con un principio di alienazione mentale. -- Oh, io sono certa -- disse madama Caramella -- che quando mio marito sapra tutto, dira: "Hai fatto bene!". -- Io non credo: ma se fosse cosi, direi che il di lei consorte e molto piu poeta di Cioccolani! Scusi, signora, ma lei sta in piedi e cio mi dispiace. Prendo una sedia, e prego madama Caramella di accomodarsi. Proseguo: -- Mi posso sbagliare, anzi mi auguro di sbagliare; ma lei, cara signora, ha commesso un'imprudenza le cui conseguenze possono essere incalcolabili. Lei ha arrestato il benessere della sua famiglia. Ma certo! Sa lei come vanno in malora le famiglie? Generalmente in conseguenza di un errore iniziale che passa quasi sempre inavvertito: che puo essere la firma a una cambiale di favore, un contratto sbagliato, una mancanza di precauzione igienica, un matrimonio fatto coi piedi: appunto una mancanza di igiene morale: e il suo caso! Dopo, cara signora, lei ha un bel seguitare a fare il bucato in casa, tener le galline, fare i salamini e i prosciutti in famiglia.... Constato con piacere che madama Caramella e presa da un po' di convulso. -- Ma quando sara finita la guerra, quando lui tornera, saranno felici. Non crede lei che la guerra finira presto? -- domando con ansia madama Caramella. -- Finire? Ma se e appena un anno che e cominciata? Dove ha letto lei queste panzane? Nei giornali forse? Ma cosa crede lei che scorticare i tedeschi sia facile come scorticare il suo porcello? Eh! eh! Noi uomini d'affari ne sappiamo qualche cosa. Finire? Ma, prima, si deve muovere l'America, che sono cento milioni; poi si deve muovere l'Asia che sono almeno altri cinquecento milioni. Pensi che adesso, con la telegrafia senza fili, si puo chiamare tutto il mondo alla guerra. -- Ma finira una buona volta. -- Puo darsi; ma dopo verra la rivoluzione, e chi si salvera saremo appena noi modesti capitalisti che sapremo, se occorre, comperare anche la rivoluzione. -- Ma Iddio non permettera.... -- balbetta la povera madama Caramella. -- Ma cosa vuole che Iddio, con una amministrazione cosi vasta, possa occuparsi di questi dettagli? Lei ha tempo, cara signora, di iniziare per la sua figliuola una cura ricostituente. -- Ma lui tornera, si fara una posizione, e una volta sposi, saranno felici. -- Lo auguro, ma elevo dei dubbi. Anche nella migliore delle ipotesi, lei non deve dimenticare che quel signore faceva baldoria. Io mai fatta baldoria! Poi lei ha sentito: fucila le signorine! Badi che io ammiro e amo il signor Melai: ma come individuo che possa dare la felicita alla sua signorina, escludo. Pero se le fa piacere, ammettiamolo! Se non che, coi tempi che verranno, il matrimonio sara un lusso che soltanto un milionario si potra permettere. E invece lei, mia cara signora, aveva proprio la felicita a portata di mano qui nella sua casa. Io gliene parlo con la massima calma, come del resto e mia abitudine: ma accentuo! Permette, signora? E sono andato di la e ho preso la borsetta. Mi siedo e proseguo: -- Le cose stanno cosi, signora: i miei occhi si erano posati con notevole benevolenza su la di lei signorina, e non sarei stato alieno dal domandarla in isposa. Sarebbe stato un matrimonio razionale, senza eccessiva passione da parte della signorina: lo posso ammettere. Prego non mi interrompa. Ma io non credo -- mi potro sbagliare, sa, -- io non credo che sia necessario fare precedere il matrimonio da un periodo incendiario, come una reticella Auer che prima bisogna bruciare. No, io non credo. Certo e che io ho coltivato nel mio cuore una speranza, una illusione; ma non parlo per me. Capira benissimo che a me non manca a chi buttare il mio fazzoletto. Parlo per quella povera signorina Oretta, che ha goduto un momento per un giro di valzer in un mattino di primavera; ma come deve scontare! E anche mi si stringe il cuore pensando a quel brav'uomo del di lei consorte, che meritava proprio di finire i suoi giorni tranquillo. Ma mi preme, signora, di documentare quello che io dico: io non _bluffo_; io documento! Aprii la borsetta. -- Ecco qui. Andai a Genova apposta. Ecco qui: questi, come ella puo vedere, erano i regali di nozze. Autentici e parecchi: balasci, smeraldi, turchesi, opere di gran lapidari: mica scaramazze! Madama Caramella non parla piu. Io proseguii: -- Invece di deperire, lei vedeva la sua figliuola bella, felice, moglie del cav. Ginetto Sconer, e da qui un anno lei, scusi, era nonna e la sua figliuola c'era il pericolo, caso mai, che ingrassasse di troppo. Destino, cara signora! Ma l'imbianchino ora e perfettamente inutile. Cosi ho tolta la seduta. XXXI. -- _CHAMPAGNE_, PESCHE E PROSCIUTTO. -- Cosa state facendo, signor Sconer? Sempre l'uomo georgico? -- L'ho fatto, ohime, contessina; ma ora sto facendo le valigie. Ero venuto qui a P*** per un certo affare, ma non si pote concludere. Lo metteremo alla partita del passivo. La contessina era venuta da me, questa volta, sola: senza il seguito del poeta al guinzaglio. -- Con quest'orribile caldo! -- Vi disturbo, Sconer? -- Lei mi perturba, non mi disturba. Certo io non la posso ricevere con tutte le regole del protocollo. E tutto sottosopra qui. -- Avete un bicchier d'acqua, Sconer? -- Ma lei ha sete, lei e sudata, lei e venuta a piedi per quella strada bruciata da questo terribile sole. (Era quasi mezzogiorno). -- Quando penso che la pelle del suo adorabile volto, delle sue adorabili mani puo oscurarsi, c'e da fremere per il rimorso. -- Avevo i guanti e il velo. -- Ah, meno male. -- E poi io mi diverto nella gioia del sole. -- Io no: d'estate preferisco l'ombra. -- Io invece il gran sole; e d'inverno andare per la neve, quando tutto e neve, sentir la gioia di affondare nella neve sino alla caviglia: respirare la neve. -- Allora preferisco il termosifone. Ma perline di sudore le si venivano formando su la fronte. Ella estrasse un moccichino di merletto del tutto insufficiente perche non era piu grande della palma della mia mano. Allora io spiegai i miei bellissimi fazzoletti. -- _Pardon!_ -- e ne posai uno delicatamente sul suo volto, un altro su la nuca. -- Voi, Sconer, mi velate come Iside. -- Veramente io vorrei fare il contrario. -- Siete ben temerario.... -- Conservero, contessina, questi fazzoletti imbevuti della di lei persona. Ma dicevamo? Ah, l'acqua. L'acqua qui e in fondo al pozzo, e il pozzo e cupo. Ma ora che ben mi ricordo, devono rimanere nella credenza due avanzi di una stirpe infelice. Se lei puo sostituire l'acqua con lo _champagne_.... (Sono proprio gli avanzi di quelle bottiglie di _champagne extra dry_ che mandai a prendere quel giorno per onorare Melai al pranzo; una delle quali probabilmente ha servito ad alimentare quell'incendio che io dovevo contemplare la mattina del sette giugno. Ah, povero mio _champagne extra dry!_) -- Probabilmente saranno calde, ma le facciamo subito _frappees_; le mettiamo giu nel pozzo. La contessina accetta con piacere. Realmente nella credenza erano onestamente rimaste obliate le due bottiglie dal collo d'argento. La contessina si diverte. Vuole metter lei le bottiglie nel secchio, e calar lei la fune. -- Un momento, contessina. -- Che cosa? -- Eh, ma se caliamo le bottiglie cosi, dopo, quando il secchio e nell'acqua, galleggiano e vanno via. E chi le ripesca piu? Bisogna legarle al secchio. E meravigliata. -- Sempre cosi previdente, Sconer? -- Sempre, contessina. Sistema della Casa. Leghiamo, caliamo le bottiglie. Ora i bicchieri. Nella credenza vi sono molti bicchieri, ma non le coppe per lo spumante. V'e un cavatappi di stile antiquato, ma non serve. E la prima volta che mi avviene di adoperare gli _oggetti consegnati oggi sei maggio al cavaliere Ginetto Sconer_ dalla signorina Oretta. Quante speranze, allora! Ma quel tempo e fuggito. Fiori la speranza al tempo delle violette, e la speranza mori al tempo delle rose. Non pensiamoci piu. Tovagliolini non ve ne sono: ma tovaglioli molti. Ghiselda ne spiega uno di lino grosso spigato. -- Pare una tovaglia. -- No, un tovagliolo. Ne abbiamo anche noi di cosi fatti alla nostra villa delle Cipressine. Nostra? Credo che sia svanita la villa delle Cipressine. Fece un gesto con la mano, e vi soffio sopra come su una bolla di sapone. -- Peccato! Ero nata la. Ora tiriamo su le bottiglie. La vista dell'acqua gelida nel secchio la attrae, vi immerge la mano, raccoglie l'acqua nella conca della mano e si diverte a farla cascare. -- Sa come Pindaro chiama l'acqua? -- Mi dispiace.... -- E sa come la chiama S. Francesco? "Umile e casta!" -- Oh, infelice! Ma noi berremo _champagne_. Stappo: il tappo salta. Pum! Lo _champagne_ ci spruzza, ma la contessina beve. -- Delizioso bere -- esclama -- quando si ha sete. Questo lo so anch'io. -- Un biscotto, Sconer? -- Ce n'erano tanti, e cioccolatini anche. Ora piu niente! Ma lei ha fame, contessina! -- Mio Dio, si. Guardo con stupore quella meravigliosa creatura, sottoposta anche lei alla legge della fame: ma sono cose che avvengono a mezzodi. Mi balena una idea luminosa. -- Contessina, se noi facessimo colazione? -- Qui? -- Si, contessina. -- Qui all'aperto? Vicino al pozzo? Sotto quest'ombra? Ah, delizioso! -- Tanto piu, contessina, che il pozzo agisce da termosifone refrigerante. Gia, ma non c'e niente da mangiare. Un momento, pero. Esco, trovo Lisetta, le racconto il caso, e la prego di portare qualche cosa: ma subito. Ritorno. -- Occorrera un piatto, delle posate -- dico alla contessina. (Ecco li la credenza con gli oggetti consegnati al fu cavalier Ginetto Sconer). -- Faccio io -- dice lei. Vuole lei preparare la tavola e mi impone la ubbidienza. -- Contessina -- dico tuttavia -- se vogliamo (ma come si puo dire questa volgare parola, _mangiare_?) fare un piccolo _lunch_, io credo che sia meglio metter prima fuori la tavola e preparare poi. Trasportiamo un piccolo tavolino vicino al pozzo, presso la siepe, all'ombria. Dopo di che, ella mi ordina di stare seduto. Rabbrividisco di piacere al suo ordine. Mentre ella va e viene e porta le stoviglie, io la ammiro. -- Contessina -- dico -- mi permetta di farle un complimento. Lei mi ricorda quelle meravigliose cameriste che si trovano nei romanzi del mio amico Lionello. Ride. Si vedevano, mentre lei va e viene, quelle due cosine gelatinose che danzavano. Ah, l'estate, col velo che a pena portano le signorine, e una stagione terribile! -- Contessina, mi permette un altro complimento? Ella portava due modeste scarpette di color grigio, che delineavano la forma del piede cosi dolcemente come una sementina di popone, e due roselline di perle erano il solo ornamento. -- Contessina -- dissi -- sinora ho creduto che i tacchi alla _Louis Kenz_ rappresentassero la piu alta espressione della moda, ma lei mi fa ricredere. Le sue scarpette sono i guanti _gris-perle_ delle sue incomparabili estremita. Si ferma, mi guarda con quei suoi occhi, e dice: -- Sa che lei, Sconer, dice delle sciocchezze? -- Tutto puo darsi, contessina. Ho la sensazione del vuoto. Mi tornano a mente le parole di Maioli: che Ghiselda e la piu bella nave che sia stata varata nell'oceano femminile. Che io sia gia trasportato nell'oceano? Ho paura e nel tempo stesso sento una gioia, una gioia che mi raddoppia la vita. Dio mio, che sia il bacillo dell'amore di cui parla il dottor Pertusius? Salvami, dottor Pertusius! No, lasciami morire. E cosi dolce morire cosi. L'universo mi guarda attraverso gli occhi di lei; la sua capellatura d'oro mi soffoca. Calmiamoci, Ginetto Sconer. Dissi allora: -- Io non dimentichero mai, contessina, questo giorno inaugurale. -- Perche, signor Sconer? -- E me lo domanda? Essere servito a tavola da lei! Mi permetta che noti questa data memorabile: quindici giugno! Essa fara da contrappeso ad altra data infelice. -- C'e tutto in tavola, vero? -- mi domando sorridendo. -- Si, manca una cosa e poi c'e tutto. -- Ah, i fiori, mancano i fiori. C'erano ancora dei gigli nel giardino: li coglie, cioe li vuol cogliere, ma il fusto resiste. Allora io levo dall'astuccio il mio temperino d'argento, faccio scattare la lama, offro. -- Ma lei ha tutto, Sconer! -- Tutto, contessina. Cosi ella taglia i gigli. Li aspira, e sospira: -- Ah, deliziosi i gigli! Sentite, Sconer! -- Si, deliziosi: ma hanno dentro l'inconveniente di quella cosina gialla. Vede? E pulisco la cosina gialla che si e attaccata su la punta del mio naso, e -- _pardon!_ -- anche sul suo. -- Piuttosto -- dico -- cogliamo delle rose. Colgo una rosa, la odoro, ma vedo venir fuori due bestie. Orrore! La contessina ride, ma io scuoto la rosa e schiaccio le due bestie. -- Cosa avete fatto, Sconer! Voi avete ucciso due bellissime cetonie. -- Ma perche erano entrate dentro le mie rose? -- Per amarsi -- disse la contessina -- e le rose sono il loro talamo profumato. -- Fortunate le cetonie -- sospirai io. Ella prende la rosa, e coi gigli la mette entro una caraffa, e questa dispone su la tavola. Dice: -- Ora c'e tutto! -- Mi dispiace -- dico io --, ma manca sempre una cosa. -- Dio mio! Che cosa? -- Cerca, non trova. -- Il sale, contessina. * La Lisetta viene, intanto, con una fiamminga di fette di prosciutto, cosi roseo, cosi spirituale che penso anch'io ai misteri della natura, che ha creato una bestiaccia tanto immonda, per fornire a noi un cibo tanto distinto. La contessina si siede, mangia. Come e interessante vederla mangiare! Una rosea fetta scompare nella rosea bocca. Sembra che mandi giu dei _fondants_. -- Ma sapete, Sconer, che questo _jambon_ e delizioso? -- Lo credo. (Deve essere il fratello maggiore del porcelletto della signora Caramella). -- Ma mi permetta: non teme lei che a mangiare cosi le possa far male al corpo? -- Male al corpo, Sconer? In che modo? Io non mi sono mai accorta di avere un corpo. -- Io, si. Sospirai profondamente. -- Dunque, contessina, deliziosa l'acqua, delizioso il vino, deliziose le cetonie, delizioso il prosciutto: tutto delizioso.... -- Ah, si, Sconer; forse anche la morte, deliziosa; ma non ne ho la sensazione: mi pare di non dover morir mai. -- Anch'io, contessina. Cioe, deliziosa la morte no; ma voglio dire che anch'io ho la sensazione di non dovere morire mai. Cosi che se noi due fossimo marito e moglie, non moriremmo mai. -- Ah, ah, ah! -- Da in uno scoppio di risa sconcertante che le si vede sino alla gola. -- Come Filemone e Bauci. Non conosco questi signori, ma mi pare che lei prenda la cosa in giuoco. Ma si fa seria d'un tratto e dice: -- Mio Dio, cosa stiamo facendo, Sconer? -- Stiamo facendo colazione, contessina. -- Ma e compromettente! -- Magari fosse, contessina. -- Ma lei e davvero audace! Io sospiro. Lei torna a dare in un altro scoppio di risa. Io sono disorientato. Qui sta per succedere qualche cosa di straordinario. E il sole che l'ha indorata? lo _champagne_ che l'ha eccitata? Non so: ma questa donna e titanica, folgorante. E la gioia trionfante. Vivere con lei, viaggiare il mondo con lei sempre in un delizioso _tete-a-tete!_ _Sleeping car_, _Excelsior hotel_, _Palace hotel_. D'estate al Capo Nord, d'inverno, _orient-express_, in Egitto, su quei battelli che solcano il Nilo, come in quel quadro che c'e Cleopatra. -- Ma che cosa ha lei, Sconer? -- Sogno, contessina. Questa donna e famelica. Ridendo, mentre io sogno, ha mangiato tutto il porcelletto. Che cosa devo darle ancora? Ma il piatto vuoto del porcelletto di madama Caramella mi fa sovvenire che esistono anche le pesche della medesima. Lei le ha contate: lo so. Ma non importa. -- Un momento, contessina -- dico. Mi allontano, ed eseguisco la requisizione delle pesche: un atto audace, non diro come furto; che, dopo tutto, vada per i miei cioccolatini che la signorina Oretta infilava nella bocca di quel signore; ma perche correvo il rischio di essere sbranato da cane Leone. Ritorno con le pesche. Alla vista delle pesche, la contessina e presa da gioia saltellante. -- Lei e ben gentile, Sconer. Lei lo sa che io adoro le pesche? _Tu la persica che si spicca e ne cola il succo giulio, dammi._ Io do le pesche. _Lei_, _voi_, _tu!_ ecco, siamo passati al _tu_! Oime, no! -- Sapete, Sconer, chi dice cosi? E un grande poeta che dice cosi. Sentite che profumo -- dice, e me le mette sotto il naso, le pesche! Povero Ginetto! -- Permettete, Sconer? Ne prende una e la morde; immerge quei denti nella carne della pesca. -- Contessina -- supplico -- non faccia cosi. -- Le vengono i brividi, Sconer? -- Direi di si. -- Anche mamma non puo vedere. -- Veramente io.... non e per le ragioni di mama! Mi fissa un momento sorpresa; con quelle labbra sanguinanti dalla pesca. -- Voi siete molto sensibile, Sconer! -- Tanto, contessina. Qui sta per succedere qualche cosa che decidera della mia vita. Anch'io, come madama Caramella, come tutti, entro in guerra. E se lei non distingue l'attivo dal passivo, che importa? Maioli, Maioli, tu stai per guadagnare l'automobile. Che fare? Gettarmi ai suoi piedi? Peccato! Adesso non usa piu. Mentre pensavo cosi, mi sorprendono queste parole di lei. -- Sapete, Sconer, che sono venuta qui anche giovedi scorso? Ma mi hanno detto che voi eravate assente. -- Infatti son dovuto andare a Genova per un certo affare di oggetti preziosi. -- Commerciate anche in oggetti preziosi? -- Ohime, si. Vado a prendere la borsetta, la apro. Ella vi immerge la mano. Esamina: scruta, pesa. Dice: -- Molto bello. Avevamo anche noi tanta di questa roba. -- Questi orecchini di brillanti -- dico -- mi sembrano quasi degni di lei. Mi piacerebbe provare. -- E inutile: non ho il lobo forato. Non credete? Ella piego la testa da un lato e, gorgogliando un caro riso, concedette alla mia mano di sollevare la impareggiabile seta dei suoi capelli, affinche io constatassi che il lobo non era forato. Ma nel toccare quel cosino dell'orecchio, elastico e dolce, io rabbrividii. -- Allora quest'anello, contessina. -- Oh si, questo smeraldo incastonato all'antica mi piace. -- Permette -- domandai allora -- che lo mettiamo in opera? Mi porse la mano. Io provai le dita e infilai l'anello nell'indice: rabbrividii per la seconda volta. Appressandomi, sentii il calore profumato di carne del suo alito. Si contemplo la mano un po' meditabonda. -- Ne aveva uno cosi anche mama, con uno smeraldo anche piu cupo. Ma io non ci tengo piu ai gioielli. -- Nemmeno io, contessina, benche oggi l'investimento del capitale in preziosi sia molto indicato. Sarebbe come una lirica del capitale! Ma le confesso che tengo di piu assai alla mia modesta palazzina in Milano, al mio modesto appartamento. E io le parlai allora della mia palazzina in Milano, mia proprieta; del mio appartamento in istile _Louis Kenz_, ma con tutto il _comfort_ moderno. -- Tutto, tutto, c'e tutto, ma manca solamente una cosa.... Ella mi ascoltava pensosa. Mi attendevo questa deliziosa domanda: "Che cosa le manca, caro Sconer?". E invece venne fuori quest'altra domanda: -- Sapete quello che accade a Cioccolani? XXXII. -- IL DISASTRO. Al diavolo! Io lo aveva dimenticato, ed ecco, anche in mezzo alla gioia del simposio, l'ombra di Cioccolani. -- Ammalato? -- Peggio. Una cosa indegna! Voi ricordate certamente, Sconer, l'_Attileide_ di Cioccolani.... Io ero atterrito. Anche allora, Cioccolani e l'_Attileide_, _Attileide_ e Cioccolani. -- Ebbene, signora, che cosa e accaduto all'_Attileide_, cioe a Cioccolani? -- Questo grande dramma -- disse la contessina -- era destinato all'aperto; ricordate, e vero? -- Perfettamente: le turbe, gli Unni, l'organo. -- Si pensava al teatro d'Albano sui colli laziali: ma il teatro d'Albano sventuratamente non esiste ancora. Allora abbiamo pensato ad un grande teatro di Roma, e ci siamo messi in corrispondenza con Roma. Ma Roma non ha risposto. -- Anche al telefono e lo stesso: Roma di solito non risponde. -- Vi prego di non scherzare. Hanno risposto -- dice lei -- ma fanno una difficolta: il nome di Cioccolani. -- Non e un bel nome. _Sconer_ e piu bello. -- Forse avete ragione? E terribile! Un padre ha il diritto di lasciare a un figlio genio la eredita di un nome volgare! Ma l'obbiezione che fanno quei signori di Roma e un'altra. Essi dicono: "Cioccolani non e un nome conosciuto". Non e _piazzato_. Capite? Quello che importa non e creare i _Canti ermetici_, creare l'_Attileide_. No! _Piazzarsi!_ Ah, mostruoso! -- Fino a un certo punto. In commercio, contessina -- mi permisi io di obbiettare -- si verifica lo stesso fenomeno. Si fabbrica un prodotto; ma la cosa piu difficile e _lanciarlo_, imporre il nome! "Ficcatevi bene in testa questo nome!". E si fa un uomo con un chiodo che penetra dentro la testa. Molte volte e la fortuna di un nome. _Pillole Plak!_ Qualunque farmacista le puo fabbricare. Ma _Pillole Plak_ si sono imposte. Sente che nome? _Plak_! Pare un comando. Naturalmente e un suono tedesco, cosi lo capiscono di piu. Ma la contessina, invece di ridere, rimase seria. -- Ah si, -- disse -- per voi, gente mercantile, l'_Attileide_ e i vostri empiastri sono la stessa cosa. Intanto quel povero giovine ne morira di dolore. -- Per cosi poco? Speriamo di no, contessina. Se l'_Attileide_ non potra essere rappresentata a Roma, si potra rappresentare a Milano: se non quest'anno, l'anno venturo. E questione di aspettare. -- Aspettare? Non si puo aspettare. -- Scusi -- dissi io -- Cioccolani non sara mica una donna, _pardon!_ in istato interessante, che non puo aspettare un giorno di piu. -- Questo appunto e il caso -- disse la contessina -- perche se venisse la pace, l'_Attileide_ e rovinata. -- Per questo non si preoccupi, contessina. Il governo italiano ha calcolato la guerra a tre mesi: ma il governo inglese, che e piu pratico, l'ha calcolata a tre anni. -- Voi mi consolate, Sconer. (Vedete le donne! Questa qui, presso il pozzo, vuole la guerra: quella la, sotto la pergola, vuole la pace). -- Contessina, -- dissi io -- mi conceda di non capire perche Cioccolani non puo aspettare. Si passo sconsolatamente la mano su la fronte come per dire: "Quest'uomo che non capisce niente!", e mi domando: -- Lei conosce la storia? -- Quale storia? -- Quella che si legge sui libri. (Caro angiolo, le volevo rispondere, se studiavo la storia sui libri, non diventavo gerente della societa X*** e compagni). Risposi: -- Certamente, contessina. -- Ebbene, Sconer, per quale ragione gli Ebrei conquistarono la Terra Promessa? -- Perche videro -- risposi io -- un campionario di uva bellissima, e gli Ebrei avevano sete. -- Bravo! Ma ci volle Mose, l'uomo di genio che disse loro: "Va, rapisci quell'uva, perche tu sei il popolo eletto e se i Cananei diranno di no, e tu fanne scempio". E perche Alessandro conquisto l'Asia? Perche disse ai Greci: Io sono Dio e gli altri son barbari. E perche Napoleone conquisto il mondo? Perche disse, _liberte, egalite, fraternite_, una menzogna colossale, ma non importa! _Allons, enfants de la patrie_; quaranta secoli vi guardano dall'alto di queste piramidi. E perche i tedeschi vogliono oggi conquistare il mondo? Perche il Kaiser ha detto, come Mose, _voi siete il sale della terra!_ _Deutschland ueber alles!_ Ebbene, Sconer, credete a me: e una formula che governa il mondo: ogni formula, ben inteso, e una menzogna, e l'una val l'altra. Ma non importa! L'essenziale sta nel colpire la imaginativa delle turbe. Basta un bimbo a guidare una mandria di buoi: basta una grande menzogna a guidare gli uomini. Non sapete che gli uomini son pazzi? non sanno, non possono, non devono ragionare? Ma occorre appunto per questo l'epifania del gran pazzo sublime; l'uomo di genio che li sappia attraversare con la corrente elettrica della sua parola. Mi sentivo un certo giramento di testa. Una donna istruita e grande, ma e seccante. -- Ebbene, Cioccolani.... (Mio Dio, torna ancora in scena Cioccolani. Cioccolani _for ever_!) -- Ebbene, Cioccolani e l'uomo di genio che ha trovato la formula risolutiva: "Volete la pace? Spaccate la testa ad Attila". Ah, voi ridete Sconer! -- Io ridevo, perche pensavo "Volete la salute? Bevete il ferro-china". -- Ma sapete voi, Sconer, che se Cioccolani fosse nato in Germania, invece di star qui a mendicare che gli si rappresenti il suo dramma, sarebbe al seguito del Kaiser, nella gran coorte dei poeti che cantano le sue glorie? Capite ora perche l'_Attileide_ non puo aspettare un minuto di piu? Il dramma ha un valore immanente; ma ha anche un valore contingente: supponete che la guerra termini per una combinazione qualsiasi; supponete, cio che Dio non voglia! che il Kaiser rimanga sconfitto.... -- In questo caso -- dissi io -- la formula di Cioccolani passa di attualita perche la testa e gia spaccata. -- Ed e ben questo il terribile. Il dramma e andato. Oh, finalmente avete capito! -- Ebbene, contessina, il signor Cioccolani ne prepari un altro sempre sul medesimo tema: "Volete la pace? Rifate la testa ad Attila". * Mi pareva di essere sopra un'altalena. Lei aveva certi occhi assenti, e mi faceva quasi compassione. Il sole aveva girato, e pendeva sopra di noi; per la campagna era un gran silenzio e mi sembro che nel mondo fossimo rimasti soli io e lei. La scossi un pochino, le presi la manina, e le dissi queste cose di cui anche adesso mi meraviglio: -- Contessina, dia retta a me. -- Che cosa? -- Perche, contessina -- dissi con la mia voce piu insinuante -- invece di pensare a tante cose tremende, a tanti uomini in grande stile, come Mose, Attila, Napoleone, Cioccolani, lei non ha mai pensato ad un uomo di stile piu modesto, ma piu accessibile, piu pratico.... Mi guardo. -- Mi guardi, mi guardi: guardi pur me, contessina: ad un uomo -- voglio dire -- perfettamente _gentleman_, ordinato, equilibrato, fedele compagno.... -- Un marito come si dice nella comune terminologia? -- Press'a poco. -- Col solito _menage_? -- Si, press'a poco. Anzi con un buon _menage_. -- E infatti -- mormoro -- l'idea del buon Maioli e di mama. -- Bisogna dar retta a mama. Tacemmo e quindi lei domando: -- E poi? -- E poi? E poi puo nascere un allegro bamboccio. -- Io? I suoi occhi espressero un grande stupore. -- Io certo no, -- risposi. --..... Un bamboccio ottenuto con onesta collaborazione -- aggiunsi. Le sue labbra sorrisero di un piccolo pallido sorriso, che mi incoraggio. -- E poi? -- Lei poi da il latte al suo bamboccino.... -- continuai persuasivamente. -- Io dare il latte? -- Lei o la balia, come preferisce. -- E poi? -- E poi il bamboccino diventa grande..., un bel bamboccione. -- E poi? -- E poi dara il braccio a mama: diventera la consolazione di papa e mama, cioe crescera sano, buono, ordinato.... Io parlavo, e lei mi seguiva docilmente, come trascinata da me. -- E poi? -- domando ancora. -- E poi, e poi! E poi passa la vita. -- Allora perpetuare la specie? Mi guardo con due occhi cosi attoniti che io vidi passare per essi l'imagine bianca della follia, onde dissi a me stesso: "Ginetto, sta attento a quello che fai": ma quel giorno ero deliberato a tutto. Rimasi anch'io sorpreso a quella domanda, _allora perpetuare la specie_. Io stavo per affrontare una grande battaglia. Colmai i bicchieri: io bevvi, ella bevve. -- Contessina -- dissi -- anch'io ho inteso dire che il matrimonio e in crisi, che e una formula oramai superata: ma con tutto questo, che vuol che le dica? Mi pare che una mogliettina graziosa, intelligente, buona, capace di ricevere e dare consigli, congiunta ad un uomo solido, equilibrato, intelligente, corpo d'un cane!, sia sempre una bella instituzione. -- Io dovrei -- disse -- allora diventare proprieta di un uomo. -- E un uomo, viceversa, sarebbe sua proprieta. -- Ed io dovrei essere oggetto di piacere per un sol uomo? -- Questa certo sarebbe la formula desiderabile. Quanto poi al piacere -- osservai pudicamente --, mi pare che sarebbe una cosa reciproca. Ella non sorrise nemmeno. -- E se io mi stancassi? -- domando. Ella aveva fatto questa domanda impura con tanta purita che io palpitavo, ma non osai di toccarla. -- Ah, contessina -- dissi -- ma chi sara mai l'uomo che possedendo lei non fara di tutto perche lei non si stanchi? Sorrise come ascoltasse una fola lontana, e disse: -- Io allora dovrei fare come le altre fanciulle che cercano marito. Allora io mi buttai nella voragine. -- Contessina, premetto; -- dissi -- ma nella fattispecie lei non ha bisogno di cercare, perche vi sono io. -- Lei? Con che tenerezza, con che languore proferi quel _lei_! Le sue pupille mi guardarono. Io vi ero caduto dentro come nel mare. Ella sorrideva. Non so perche, rimasi attonito anch'io quando quel _lei_ mi fece capire che _lei_ ero _io_. Ripetei. -- Perche no? Io! Mi guarda. -- Non capisco che cosa ci trovi di strano, che mi guarda cosi. Lei trova tutto bello, tutto delizioso: l'acqua, i fiori, le bestioline. A me pare che potrebbe trovare passabile anche Ginetto Sconer. Io sono uomo di parola, io la faccio _basilissa_ sul serio. Lei ha la sua villa delle Cipressine. Lei le vuol bene perche ci e nata. Noi supponiamo che vi siano i vetri rotti, i soffitti che cascano, e, sopra, tante ipoteche. E allora noi porteremo via le ipoteche, metteremo i vetri nuovi, rifaremo i soffitti. Se poi invece di un bamboccio, ne vogliamo far due, ne faremo due, ne faremo tanti. Quanti lei vuole. Tanti contessini e contessine, vestiti di bianco, per il giardino delle Cipressine, rimesso a nuovo, con tanti bei fiori; e dietro una _nurse_ inglese col manto di viola. D'inverno staremo a Milano, nella mia palazzina, o andremo anche in riviera, se fa bel tempo. Faremo anche qualche bel viaggio, se le piace. Non le pare un bel programma? Ma la pianti con Cioccolani e l'_Attileide_! Io ero liquefatto, come si vede, da essere raccolto col cucchiaio, come dicono a Milano. Mi aspettavo di essere raccolto, e invece lei disse: -- Ah, no! Ed ella proferi questo _no!_ con tanta passione che l'incanto fu rotto, e mi sentii come da una forza centrifuga trasportato ancora dalla voragine del mare su la riva. Il sangue pero mi girava nella testa, e intanto sentivo la sua voce quasi piagnucolosa che diceva: -- Anche lei, Sconer, come tutti, contro Cioccolani. -- Ma vuol mettere me con Cioccolani? Capisco quell'altro, ma Cioccolani, evvia! Io non potevo farle il torto di credere che lei fosse innamorata di quel Mardocheo.... -- Ah! -- esclamo come la avessi punta. -- Non lui, ma il suo genio. -- Ma che genio! Genio, caso mai, sono io che ho realizzato dal nulla. Io ero furente: io avevo affrontato la pazzia, la poverta, la letteratura, il matrimonio, per suo amore. Invece niente. Come avessi raccontata una fola. Nemmeno l'onore del rifiuto. Io non fumo che in circostanze solenni, ma in quel momento accesi una sigaretta senza nemmeno domandar compermesso. Sentivo ancora la sua voce, monotona come la pallina della _roulette_, che cadeva ancora dentro Cioccolani: sentivo queste parole, _Attileide, ascesi, genio, superamento, fanciullino, tutti contro il genio che appare_. -- Oh, non l'abbandonero io.... -- disse in fine. -- Se lo tenga. -- E nemmeno abbandoneremo la partita. Voi ci aiuterete, Sconer, e vero? Incredibile! L'incoscienza di quella donna arrivava sino al punto di ignorare che lei aveva offeso mortalmente un uomo come me. -- In che modo aiutare? Sono un letterato di Roma o di Milano forse io? -- Ma voi siete amico di Lionello. -- Ebbene? Che c'entra Lionello? -- Lionello e un puro. -- Con qualche riserva. Puro ero io, signora. -- Intendo dire nel senso che Lionello e un uomo arrivato, superiore all'invidia, accolto in tutte le grandi riviste, in tutti i grandi quotidiani. Egli potrebbe far l'atto generoso di aiutare un suo confratello annunciando con articoli entusiastici, come sa far lui, la prossima epifania dell'_Attileide_. Che ve ne pare? -- Uhm! Non ne so nulla. -- Avevamo pensato ad un giro per l'Italia, dando lettura dell'_Attileide_. -- Eccellente idea. -- E questione della voce.... -- Gia, manca le _phisique du role_. -- Pero la stampa dell'_Attileide_ e decisa. Prima si penso ad una grande rivista, poi abbiamo deciso per il volume. -- Ah, benissimo. -- La casa editrice di Milano ha pero mandato un preventivo di spesa un po' forte: diecimila lire. -- Gente mercantile a Milano. E poi col rincaro della carta.... -- I suoi genitori che non sanno che figlio hanno.... -- Io credo che lo sappiano.... --.... si sono rifiutati di dare dieci mila lire.... Intervallo di silenzio. -- Per questo motivo anche giovedi scorso sono venuta da voi. Secondo intervallo di silenzio. -- Avreste voi, Sconer, da prestare dieci miserabili mila lire? -- Dieci mila lire, contessina, non sono mai dieci miserabili mila lire. -- Per me si. -- Non discuto: sul danaro esistono opinioni disparate, che spiegano il loro frequente trasloco da una tasca ad un'altra. Lei si era venuta a sedere vicino a me su di uno sgabelletto, e comincio a piegarsi per accarezzare con la manina la stoffa dei miei calzoni. Faceva la boccuccia, e girava gli occhi smorti. -- Faccia il piacere, contessina, stia ferma con quelle mani. -- Caro, caro Sconer, fate un piacere a me. Naturalmente il denaro vi sara restituito, perche il libro avra un enorme successo. -- Quale libro? -- L'_Attileide_. -- Ah, si, l'_Attileide_! Non ne dubito, la fiducia nel successo e la prima condizione del medesimo. Ma io non ne tratto. -- E perche non volete trattare? -- Perche e un affare che non conosco, ed e sistema della nostra Casa di non trattare gli affari che non si conoscono. -- Ma se ve ne ho parlato tanto.... -- Non dico di no: ma non e la mia partita. -- Ebbene, Sconer, trattiamone esclusivamente come affare. Volete una cambiale firmata da me e da Cioccolani? -- Me ne guarderei bene. -- Allora, come volete, Sconer, trattarne come affare? -- Ne vuole trattare proprio come affare, contessina? -- Oh, caro, caro Sconer. -- Contessina -- ripetei -- lei e disposta proprio a trattare come affare? -- Certamente. Cominciai: -- Il fatto e questo: lei vuol varare l'_Attileide_ del suo Cioccolani. -- Precisamente. -- Lei faccia come la signorina Ester. I suoi occhi si aprirono e mi guardarono. -- La signorina Ester, lei lo deve sapere perche e tanto istruita, quando volle salvare il suo Mardocheo, si fece anche piu bella e poi si presento al terribile re Assuero, e lui quando la vide cosi bella, disse: "Se anche mi domandi la meta del mio regno, io te la daro". Lei contessina non ha bisogno di farsi piu bella, io non ho regni da offrirle.... Mi pare che capisca; ma non nel senso voluto da me. Ad ogni modo io era avviato e continuai: -- Lei che dice sempre: _superato, superato!_ Mi pare che si possa superare anche questo punto. Ma non potei finire che sentii per risposta un'impressione dolorosa. La mano della contessina si era posata con violenza su la mia guancia destra. Un rumore, come _plaf ciac_, risuono nel giardino. Quando mi riebbi, il giardino era vuoto. Mi affacciai fuori. Vidi, giu per la discesa, la gonna dell'abito _princesse_ che ondeggiava sdegnosamente sopra le scarpette. Deve aver detto anche: _Cochon!_ Il mio orgoglio sanguinava. Avevo offerto la morale tradizionale, ed ero stato respinto; avevo superato anch'io e offerto la morale in liberta, ed ero stato respinto, anzi schiaffeggiato! Io non so, io non capisco piu niente. Io avevo fatto alla contessina una offerta brutale, sia pure; ma e anche vero che io mi ero attenuto alle piu scrupolose lezioni della psicologia femminile, cioe che una donna ha pudore davanti all'uomo che ama; ma davanti all'uomo che non ama, non ha pudore. E invece un ceffone! Si, perche e stato un ceffone. Delizioso si, ma ceffone. * La mia guancia sanguinava. Venne Lisetta e disse: -- Cosa e stato? E stato Leone? -- No: e stata una leonessa. Lisetta mi applico il taffeta. Evidentemente e stato il mio anello a produrre lo sfregio su la mia guancia. Forse mi sono ferito da me stesso. Rivedo il volto fantastico del dottor Pertusius; pare che mi dica: "Acqua profonda di lucida follia; ma sincera. Se ci fosse stata l'insidia di uno scoglio, lei, cavaliere, finiva infilzato nel matrimonio. Non si lamenti, anzi lasci a quella nobile giovane l'anello a documento di riconoscenza." XXXIII. -- L'ULTIMO CAPITOLO POTREBBE ESSERE IL PRIMO. Ho fatto ritorno il giorno seguente a Milano in modo definitivo. Ho riposato nel mio letto, cosa che non mi succedeva da molto tempo. Dolce, caro, soffice lettuccio mio. Cosi elegante! Dopo tante emozioni e disinganni, temevo di soffrire di insonnia. Invece ho dormito abbastanza bene: la quale cosa e prova che i nervi sono sani e non mi ammalero mai di neurastenia, perche la storia registra casi gravi di follia e di suicidio per sventure come le mie. Pero la tranquillita del mio sonno e stata turbata, nel bel mezzo della notte, da una visione di sogno molto brutta. La mia camera e stata invasa da soldati tedeschi, con l'elmetto a chiodo in testa, e gli scarponi ferrati sul mio tappeto: "Gia i tedeschi a Milano?" Dicevano: "_Herr Ginetto Sconer, kommen Sie mit uns!_" "Perche devo venire con voi?" "Per la fucilazione." "Che diamine! Credo bene che loro abbiano intenzione di scherzare." "Noi mai scherzare." Ho avuto per la prima volta paura. Io che sono stato diverse volte in Germania, io che ho avuto sempre ottimi rapporti coi tedeschi, non li riconoscevo piu. Stavano tutti fermi nella mia stanza, ma tutti aprivano la bocca con quelle loro mandibole, che parevano _il delinquente congenito_ del dottor Pertusius. "Scusate, perche fucilare? Forse perche non mi servo piu della Casa X*** di Lipsia?" _Nein!_ Non era per ragioni commerciali, era perche io avevo detto che bisognava spaccare la testa ad Attila. "Etzel spaccare la testa a voi!" "Lo credo bene. E pensare che prima che voi metteste su quella brutta faccia, eravamo tanto amici, che si puo dire eravate voi i padroni di Milano. Del resto, non sono stato io, e stata la contessina, anzi e stato Cioccolani a dire che bisogna spaccare la testa ad Attila." "Allora fucilare anche contessina, anche Cioccolani." "Ma se quelli son vostri amici! E poi l'han detto in poesia. Si dicono tante cose in Italia, in poesia. Credano, signori, con questo sistema delle fucilazioni, loro concluderanno pessimi affari." Macche! Tiran giu le coperte del letto. Ho fatto un atto energico. Ho girato la chiavetta, e quelle brutte imagini sono state cancellate dalla luce elettrica. * Mi sono riaddormentato; ma al mattino -- come un lampo -- mi e sembrato di vedere la contessina Ghiselda. Essa si rifletteva su la specchiera che e di fronte al mio letto. Le chiome le servivano da accappatoio, ma per vestito aveva soltanto la sua bellezza. Essa era dolce e liquefacente come un _fondant_. Ahime, non era Ghiselda! Era Desdemona che apriva le finestre, e un raggio del sole di Milano feri la specchiera. Un brivido mi percorse il cuore. "Ah, signora -- esclamai, -- come Ginetto Sconer la avrebbe resa felice!" * Guardo il mio letto, e penso che dovro disdire al mobiliere la ordinazione del suo fratello gemello. Guardo il mio salone, e penso che io non ci collochero Oretta, non ci collochero Ghiselda. Povere mie belle poltrone deserte, miei bei tappeti! Povero Ginetto Sconer, che rimarra solo, solo, solo! Mi e venuta allora una certa commozione che e arrivata quasi sino agli occhi. Ma non pensiamoci piu. Mi consolero scrivendo le mie memorie. Cio sara utile anche nella eventualita che il Fisco voglia mettere una tassa sui celibi come si dice: io potro allora dimostrare che a me non mancava la buona volonta. Anzi le dettero. * Cosi avendo deliberato, mi recavo in un ufficio di copisteria ad ordinare una dattilografa, quando in via Dante un signore si ferma e mi guarda. Anch'io allora mi fermo e lo guardo. Ma lui prosegue, e anch'io proseguo. Ma dopo un po' si volta e mi guarda. Evidentemente mi ero voltato anch'io, altrimenti non mi sarei accorto che lui si era voltato. Allora siamo tornati indietro tutti e due, e ci siamo trovati a faccia a faccia. -- Scusi lei chi e? -- domando io. -- E appunto quello che io mi domandavo -- risponde lui --: lei chi e? Finalmente ci siamo riconosciuti. Era il pasticciere di P***. -- E lei -- disse -- e quel signore.... --.... che ha fatto tante spese nel suo negozio. Ahime, si; sono io. -- Che tempi, signore, che tempi -- esclamo lui. -- Proibita la fabbricazione dei dolci. Ah, non lo sa? La nostra industria e la sola sacrificata. Quelle belle torte, quei bei _fondants_, quelle sfogliate che erano la nostra gloria! Quei _marrons glaces_, si ricorda? -- Ah, i _marrons glaces_! -- Che cosa metteremo piu nelle nostre vetrine? Fichi secchi, castagne secche, qualche dattero. Ero venuto a Milano per una partita di caramelle di Torino.... Questo richiamo del passato mi esaspero. -- Ah, le famigerate caramelle! Buon giorno. E piantai quel signore sul marciapiede, perche era stato lui a darmi referenze sbagliate sul _bottoncin di rosa_. Una referenza sbagliata, tanto in commercio quanto in diplomazia, puo avere conseguenze incalcolabili. Del resto non creiamoci piu illusioni: le rose, oggi, nascono aperte. * Il giorno seguente la mia governante Desdemona mi avverte che c'e una signorina che chiede di me. -- Fate entrare nel salotto. Entro anch'io. Ma dove e? Ah, eccola la. Era la dattilografa. Stava in posa, con una manina guantata sopra il mio pianoforte Bechstein. Una penna del suo cappellino andava in giu, l'altra in su come l'elica di un aeroplano. Del volto si vedeva soltanto un naso a falce, e un occhio solo, perche l'altro era nascosto dal cappello. Ma quell'occhio era piu grande del vero. Senza il faro di quell'occhio non la avrei distinta, perche il mio salotto e grande e lei era piccola. La sua magrezza era cosi impressionante che quasi riusciva seducente. Mi accosto: essa mandava un profumo violento, ma dozzinale. Sorrido, perche certo costei ignora di trovarsi di fronte al gerente della ditta X*** e compagni. Dice il suo nome. Essa, collocandola in serie, sarebbe la signorina Zeta. Ma io la chiamero _la signorina Ossobuco_. Combiniamo per il giorno seguente, ed io stabilisco un compenso adeguato per le sue prestazioni. -- Ma e agile lei? -- domando. Si spoglia in un momento le braccia dei lunghi guanti e mi agita in faccia le mani con grazia e rapidita. Le braccia sono due stecchi, ma le mani sono carine. Ma rimane li in piedi; cioe la signorina non se ne va. -- Scusi -- domando -- ha qualche cosa da comunicare? Fa capire di si; ha qualche cosa da comunicare. -- Prego, s'accomodi. Si accomoda su l'angolo di una poltrona. E esitante. Desidera sapere se io sono _coniugato_ o se sono un _signore solo_. Stupisco di questa domanda indiscreta. -- Perche mi dispiace -- dice --; ma io sono una signorina che ha il suo onore. -- Questo non mi riguarda -- rispondo dignitosamente. -- Lei ha degli scrupoli?... Ma non mi risponde. Sta li, mi guarda, sorride. -- Prego, prego -- aggiungo in fretta e concludo: -- Se ha degli scrupoli, lei puo andare. Non se ne va, e mi dice che no, non ha degli scrupoli. Ma ha voluto preavvisarmi perche.... -- Perche lei e una signorina che ha il suo onore: me lo ha gia detto. Rimane un po' interdetta; si alza, e mi guarda con occhio lontano come fanno i conigli. Dice: -- E poi si vede che lei e cavaliere. -- Purtroppo. E una iettatura: io non mi imbatto che in signorine vestali. * Domenica e stata la prima seduta. Nel mio salotto _Louis Kenz_: le finestre sono aperte sul giardino; e io sono seduto -- in pijama di seta candida -- dentro la mia poltrona inglese, quando la signorina e entrata. Avevo fatto portare dallo stabilimento una macchina da scrivere con il nastro nuovo. La prego di mettersi in liberta. Gli occhi di lei, dilatati dall'ammirazione, guardano il giardino. Ora si vedono tutti e due gli occhi, in quanto si e levata il cappello. E una testolina piena di piccoli ricci, ma graziosi. -- Ah, signore -- esclama -- pare qui di essere in campagna. Cosi e a Milano. Appena vedono un po' di verde, dicono di essere in campagna. Ah, la campagna? Lei crede ancora alla virtu della campagna! Ma e un'illusione. Veramente non e per questo: e perche lei e anemica, e avrebbe bisogno della campagna. -- Ma come si fa? -- mi domanda. La signorina e lavoratrice, e deve vivere del proprio onesto lavoro. -- Ah, non e facile per una signorina vivere del proprio onesto lavoro! Non rispondo a queste interrogazioni ed esclamazioni. Indico il tavolino dove ho fatto disporre la macchina, e comincio a dettare: _Cav_, scriva pure per intero, _cavalier Ginetto Sconer_. Scrive; ma ecco la signorina si interrompe e dice: -- Mi favorisca uno sgabello perche volo sui piedi. Guardo, e infatti non toccava terra. Suono, e compare Desdemona. -- Desdemona, vi prego, portate uno sgabello per le estremita della signorina. (Mi pare che Desdemona non obbedisca con quella premura che costituisce una sua prerogativa). Dunque continuiamo: _Cavalier Ginetto Sconer, fisonomia rosea, da cui spira intelligenza e coraggio; capigliatura solida, denti solidi, tutto solido._ Qui la signorina si interrompe: osa guardarmi con quel naso impertinente, e poi si mette a ridere. Mi pare un po' audace. Che cosa c'e da ridere? -- Proseguiamo, signorina: _Questo sono io!_ Altro scoppio di risa, e poi la domanda: -- Lei? -- Si, io. Perche? Non le sembra l'originale conforme al ritratto? Ma proseguiamo. Riprende il _tic tac_ della macchina, ma dopo un po' domanda: -- Signore, per favore: ho caldo. Non avrebbe un bicchier d'acqua? Suono. Prego di portare un bicchier d'acqua. Desdemona ricompare con un bicchier d'acqua e con una faccia, questa volta, anche piu impressionante. Cio mi preoccupa: ma la signorina, affatto. Prende il bicchiere dal vassoio di Desdemona, e beve. Beve con grazia e dice anche lei: -- Delizioso! Questa parola mi perturba. Ah, dolce malinconia! quel giorno, presso il pozzo: delizioso tutto, l'acqua, lo _champagne_, la morte: tutto, fuorche Ginetto Sconer. -- Proseguiamo, signorina. Ma dopo un po' interrompe ancora e dice con stupore: -- Ma questo e un romanzo! -- Ma le pare? Sono le mie memorie. -- Ma no, e un romanzo. Io me ne intendo di letteratura. -- Anche lei si intende di letteratura? -- Certo, ho fatto le tecniche. Oh, ma delizioso, delizioso, delizioso.... -- Che cosa? -- Il romanzo. E da in uno scoppio di nuove risa, che mi ricordano gli squilli della contessina Ghiselda. Ma nel ridere, lo sgabello le sfugge, perde l'equilibrio, e mi cade fra le braccia. -- Oh, _pardon, pardon_, signore. Io la prendo e la rimetto in equilibrio, ma in questa operazione dovetti constatare che sotto la vestina esistevano due quote gemine di una consistenza che non si sarebbe sospettato; perche realmente questi fiorellini rachitici, cresciuti sull'asfalto di Milano, sono piu tenaci che non si creda a prima vista. Io non saprei ben ridire come sia avvenuto: io era partito dettando le mie memorie, e mi sono trovato la signorina fra le braccia. * Abbiamo sospeso la dettatura. Del resto e cosa nota anche nei ministeri che la dattilografia complica piuttosto le pratiche, invece di semplificarle. Quando lei ha saputo che io ero gerente della societa X*** e compagni, fu compresa da molta ammirazione. Cio mi compenso degli oltraggi subiti da quella stupida Oretta. Io le raccontai le mie sventure ed ella ne ebbe pieta: -- Oh, povero signore! Ma quelle signorine -- diceva -- non hanno avuto buon senso. E sempre quello che e parso anche a me, ma non osavo dirlo. Io stupisco: ho consumato tanto tempo per cercare chi mi dica: "Io ti voglio tanto bene"; e la signorina Zeta mi ripete spesso: "Quanto sei simpatico, Ginetto!" Certo la signorina Zeta e un surrogato; ma noi viviamo nell'eta dei surrogati: non e indicata per l'erede; ma e tanto tempo che si sente ripetere che gli eredi devono essere aboliti. In questo caso pensiamo soltanto alla nostra felicita personale. Si trascorre qualche ora piacevole con la signorina Zeta: parla con garbo, non si stupisce di certe sciocchezze, conosce i nomi delle _films_ del cinematografo, delle attrici, se ne intende di mode, di vetrine, e entusiasta della produzione della mia ditta. Tratta l'amore come un fatto di ordinaria amministrazione. Ha un suo decoro, non manca di rispettabilita. La posso benissimo condurre in qualche gita con me. In fondo essa e rappresentativa di una classe che si va sempre piu affermando: il proletariato; un proletariato senza calli, direi intellettuale, ma riconosciuto. Potra occupare un buon posto nel mio stabilimento. * Ma io mi sono sempre dimenticato: bisogna che mandi venti lire al dottor Pertusius per le sue prestazioni. FINE _Opere di_ ALFREDO PANZINI: _Piccole storie del mondo grande_ L. 4 -- _La lanterna di Diogene_ L. 5 -- _Le fiabe della virtu_, novelle L. 5 -- _Il 1859. Da Plombieres a Villafranca_ L. 5 -- _Santippe_, piccolo romanzo tra l'antico e il moderno L. 5 -- _La Madonna di Mama_, romanzo del tempo della guerra L. 5 -- _Novelle d'ambo i sessi_ L. 3 -- _Viaggio di un povero letterato_ L. 5 -- _Io cerco moglie!_ L. 6 -- ---- *** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IO CERCO MOGLIE! *** A Word from Project Gutenberg We will update this book if we find any errors. This book can be found under: http://www.gutenberg.org/ebooks/39506 Creating the works from public domain print editions means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg(tm) electronic works to protect the Project Gutenberg(tm) concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you charge for the eBooks, unless you receive specific permission. If you do not charge anything for copies of this eBook, complying with the rules is very easy. You may use this eBook for nearly any purpose such as creation of derivative works, reports, performances and research. They may be modified and printed and given away - you may do practically _anything_ with public domain eBooks. 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Information about the Mission of Project Gutenberg(tm) Project Gutenberg(tm) is synonymous with the free distribution of electronic works in formats readable by the widest variety of computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life. Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need, is critical to reaching Project Gutenberg(tm)'s goals and ensuring that the Project Gutenberg(tm) collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg(tm) and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation web page at http://www.pglaf.org . Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at http://www.gutenberg.org/fundraising/pglaf . Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state's laws. The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at http://www.pglaf.org For additional contact information: Dr. Gregory B. Newby Chief Executive and Director gbnewby@pglaf.org Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation Project Gutenberg(tm) depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS. The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit http://www.gutenberg.org/fundraising/donate While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate. International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: http://www.gutenberg.org/fundraising/donate Section 5. General Information About Project Gutenberg(tm) electronic works. Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg(tm) concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project Gutenberg(tm) eBooks with only a loose network of volunteer support. Project Gutenberg(tm) eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition. Each eBook is in a subdirectory of the same number as the eBook's eBook number, often in several formats including plain vanilla ASCII, compressed (zipped), HTML and others. 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